OPINIONI 

Questo rapporto, presentato al convegno "Météorologie et Medias" in occasione delle Huitièmes Entretiens du Centre J. Cartier  - Lyon, Francia   5-8.12.1995, benché ormai datato è sempre purtroppo attuale nella sostanza.

Meteorologia e comunicazione in Italia
Luca Mercalli, Società Meteorologica Subalpina, Torino

1. La meteorologia italiana: un passato esemplare, un presente confuso

Aprite un qualsiasi libro di storia della meteorologia e troverete la memoria delle fondamentali invenzioni che hanno trasformato lo studio dell'atmosfera da semplice descrizione a scienza quantitativa: sono in gran parte italiane, come il barometro di Torricelli (1643), gli anemometri di Leonardo da Vinci, il termometro di Galileo (1593-97), perfezionato dal granduca di Toscana Ferdinando II (1641), inventore dell'igrometro a condensazione. Nel '700 nascono osservatori meteorologici di grande prestigio: Roma, Padova, Milano, Torino, Parma, ma è dopo il 1861 che la scienza meteorologica italiana trova la propria identità nazionale, con l'istituzione del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia-UCM (Roma, 1876), organo del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste in stretto contatto con realtà culturali e operative private; la diffusione dell'informazione è molto attiva, se confrontata con i mezzi dell'epoca: Bollettino Meteorico giornaliero, Rivista meteorico-agraria. Alla fine del secolo l'Italia ha una propria Società Meteorologica (Torino, 1881) che diffonde un prestigioso e ricco Bullettino Mensile (fondato da padre F. Denza nel 1865) e gestisce una rete di oltre 250 osservatori privati.

Nel 1902 l'UCM istituisce un "Servizio Aerologico", che, in accordo con le proposte dell'Organizzazione Meteorologica Internazionale, apre la strada alle osservazioni del profilo verticale dell'atmosfera, necessarie allo sviluppo delle prime previsioni meteorologiche: nasce così la "Sezione Presagi". Nel 1913, la fondazione del Servizio Idrografico Italiano, nell'ambito del Ministero dei Lavori Pubblici, introduce una prima divisione tra le reti di osservazione. Ai circa 150 osservatori dell'Ufficio Centrale si aggiungono oltre 4000 stazioni termopluviometriche, i cui dati giornalieri vengono regolarmente pubblicati. L'efficienza e la qualità del Servizio Idrografico Italiano sono ammirate e riconosciute in tutto il mondo. Dopo la prima guerra mondiale, nel 1925, il Commissariato per l'Aeronautica si attribusce tutti i compiti riguardanti la previsione, sancendo così il passaggio della meteorologia operativa in ambito militare. La crisi di identità dell'Ufficio Centrale porta nel 1941, a dirigere gli sforzi dell'ente verso le necessità dell'agricoltura, al punto che la denominazione viene cambiata in Regio Ufficio Centrale di meteorologia e di ecologia agraria (UCMEA). Dopo la seconda guerra mondiale il prestigioso Ufficio era ormai relegato ad una funzione di secondo piano, limitato alla raccolta ed all'elaborazione di dati; il termine "Meteorologia" scompare dalla denominazione, che è oggi ridotta a Ufficio Centrale di Ecologia Agraria (UCEA), la cui funzione è particolarmente rivolta all'agrometeorologia. Il Servizio Idrografico, dopo il 1960 ha iniziato una fase di declino che lo ha portato attualmente in una profonda crisi al limite della funzionalità minima.

Nel 1980 la meteorologia italiana si può considerare giunta al suo punto più basso: i due grandi servizi storici, l'Ufficio Centrale di Meteorologia ed il Servizio Idrografico, privi di motivazioni, di mezzi e di personale, sull'orlo della disfatta, e il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare (AM), che, benché rappresentante italiano nell'ambito dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale, è occupato a soddisfare le sole necessità del traffico aereo senza curarsi della domanda della società civile in continua crescita.

2.La produzione dell'informazione meteo nel 1995: un'anomalia fra i paesi occidentali

Dopo il 1980, la mancanza di riferimenti sicuri nel settore meteo, vista la scarsa disponibilità del prodotto dell'Aeronautica Militare, ha portato alla creazione di una nuova offerta, sia pubblica sia privata, nata tuttavia in modo estremamente disordinato e senza un quadro legislativo di regolamentazione. La Regione Emilia Romagna si pone all'avanguardia di questo nuovo corso, con la creazione del primo servizio meteorologico a scala regionale (1981), inizialmente rivolto al settore agricolo, in seguito esteso a tutte le espressioni della meteorologia civile. Oggi il Servizio Meteorologico Regionale dell'Emilia Romagna occupa una posizione di elevato livello nella meteorologia nazionale, sia per la dotazione di mezzi e personale sia per la qualità dell'informazione prodotta. Esso dispone di un proprio modello di previsione meteo a mesoscala basato sulla post-elaborazione delle informazioni ECMWF. Il decennio 1980-90 vede moltiplicarsi le iniziative locali: la Regione Veneto si concentra inizialmente sulla meteorologia alpina per la previsione delle valanghe e successivamente estende l'attività all'agrometeorologia, il Friuli Venezia Giulia si concentra sullo studio operativo della grandine, la Lombardia sull'agrometeorologia. In Piemonte vengono costituite due reti di osservazione regionali, una in teletrasmissione per scopi idrogeologici e di protezione civile (120 stazioni), l'altra agrometeorologica (400 stazioni). In Valle d'Aosta la meteorologia è un affare trattato nell'ambito dell'aeroporto regionale, in Liguria tra il 1994 e il 1995 nascono contemporaneamente due servizi meteorologici regionali, uno privato, uno pubblico, ovviamente in posizione di antagonismo. Altri centri agrometeorologici sorgono in Toscana, in Umbria, in Abruzzo, in Campania, in Sardegna. Tra il 1990 e il 1992 anche l'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL) sviluppa un proprio servizio di previsione meteorologica basato su un modello a mesoscala. Le previsioni vengono inizialmente prodotte per motivi di sicurezza e di gestione degli impianti, soprattutto in area alpina, ma in seguito vengono commercializzate per via telematica attraverso una società del gruppo (ISMES). Infine, anche il Ministero dell'Agricoltura, attraverso il Sistema Informativo Agricolo Nazionale ha rivalutato il ruolo dell'antico Ufficio Centrale di Ecologia Agraria con la realizzazione della Rete Agrometeorologica Nazionale, nell'ambito della quale è stato sviluppato un nuovo modello di previsione a mesoscala, il DALAM (Data Assimilation Limited Area Model), sempre basato sui dati dell'ECMWF. E non è finita: esiste una moltitudine di altri enti, pubblici (Università, Istituti di Ricerca) e privati che acquisisce informazione meteorologica da fonti diverse, la confeziona e la rivende ad altri enti pubblici o privati.

La caratteristica comune di questo caotico panorama è la scarsa o inesistente collaborazione tra i singoli soggetti. Anche quando si tratta di enti di Stato i progetti sono sviluppati in modo indipendente, con enorme spreco di risorse finanziarie e umane. Si pensi al costo ed alla complessità organizzativa necessari allo sviluppo di un modello previsionale a mesoscala: in Italia ne esistono almeno 4 ma nessuno è soddisfatto dei risultati, ad iniziare da quello dell'Aeronautica Militare, l'unico a carattere nazionale e ufficiale.

3. La diffusione dell'informazione meteo: un forte rumore di fondo

La frammentazione degli organismi preposti alla elaborazione della previsione, la scarsa credibilità di molti, la mancanza di un vero leader, rendono quanto mai difficoltoso il trasferimento dell'informazione dall'ambiente tecnico al grande pubblico.

3.1 I giornali

I giornali nazionali pubblicano frequentemente i dati provenienti dall'Aronautica Militare diffusi in sintetici bollettini dalle agenzie di stampa, ma la risoluzione spazio-temporale è sempre carente. In qualche caso sono pubblicate le più affidabili previsioni dei Servizi Regionali, ma solo dove esistono (Emilia Romagna, ad esempio). Grandi quotidiani nazionali si affidano a consulenti esterni che rielaborano e presentano in forma più comprensibile i dati dell’A.M., corredandoli di cartine con la situazione barica al suolo e la simbologia del tempo previsto. Molto spesso i piccoli quotidiani locali copiano dai più grandi oppure si avvalgono delle fonti più diverse, talora di dubbia attendibilità.

3.2. La televisione

La televisione è certamente il mezzo più efficace e seguìto per la diffusione delle previsioni meteo. Solo RAI 1 e RAI 2 mantengono rubriche presentate da personale competente e direttamente inserito nel Servizio Meteo dell'Aeronautica, in qualche caso, soprattutto su alcuni programmi di RAI 2, lo spazio meteo è illustrato da personale in divisa militare, una singolarità che pur attribuendo fascino e credibilità all’informazione, spesso è condotta in maniera scarsamente comprensibile al pubblico. La qualità della rubrica serale di RAI 1 è senza dubbio la migliore, poiché unisce all’informazione discorsiva anche un commento della situazione barica. Su entrambe le reti viene inoltre diffusa l’animazione delle immagini METEOSAT della giornata.

Più carente l’informazione fornita dalle reti regionali di RAI 3: la scala territoriale più limitata non corrisponde infatti ad un maggior dettaglio nella previsione: sullo sfondo di una cartografia regionale vengono infatti riportati simboli meteorologici che non hanno riscontro sulla reale topoclimatologia del territorio, in quanto nascono da modelli previsionali (in genere sempre di fonte AM) che non dispongono della necessaria risoluzione spaziale. In questo caso l’utente ha una visione distorta della previsione, che crede effettivamente differenziata sulle varie località dove viene applicata una nuvola piuttosto che il sole, quando si voleva in realtà definire una situazione di variabilità sull’intera regione.

Per quanto riguarda le reti televisive private a scala nazionale, in alcuni casi la rubrica meteo viene curata da società di consulenza che traggono informazioni dai consueti canali internazionali in radiofacsimile.

Le piccole reti radio-televisive locali dedicano spazio all’informazione meteo semplicemente riportando le previsioni diffuse dalla stampa.

3.3 Il telefono / Videotel

Il panorama della diffusione di previmeteo via telefono non poteva che essere ancora una volta estremamente confuso. Attraverso il servizio a pagamento 144 Telecom è possibile accedere ad un messaggio nazionale poco affidabile e di difficile fruibilità (lunga procedura di scelta della zona di interesse attraverso interazioni vocali e da tastiera). Alcune società private diramano bollettini con lo stesso sistema, basandosi su fonti ignote, e danno più l’impressione di far trascorrere i costosi minuti piuttosto che fornire un servizio serio e conciso.

A livello regionale, a seconda della presenza o meno di strutture pubbliche locali preposte alla produzione ed alla diffusione di informazione meteo, sono disponibili messaggi registrati su segreteria telefonica gratuita (si paga il solo costo della chiamata). Ad esempio, il messaggio giornaliero della Regione Emilia Romagna fornisce le pervisioni a 5 giorni nonché alcuni dati di precipitazione rilevati il giorno precedente in alcune stazioni del proprio territorio. Altre regioni curano la diffusione di previsioni meteo per l’agricoltura o per la valutazione del rischio valanghe (bollettini AINEVA); ad eccezione dell’Emilia Romagna dotata di proprio modello a mesoscala, in genere le informazioni meteo provengono dalle fonti più diverse: Aeronautica Militare, ENEL, prodotti WEFAX di Offenbach o Bracknell interpretati da tecnici o consulenti locali.

Le stesse informazioni sono in genere reperibili sulle pagine VIDEOTEL (sistema poco diffuso in Italia) e su TELEVIDEO (reti nazionali e locali), creando un vero e proprio labirinto di proposte selvagge e scoordinate nel quale l’utente occasionale si trova completamente privo di guide.

3.4 Le previsioni e le inondazioni del novembre 1994: tutti i nodi vengono al pettine, ma non basta ancora.

Le forti precipitazioni che avrebbero colpito le Alpi occidentali tra il 4 e il 6 novembre 1994 erano state previste correttamente, in particolare dal modello di Offenbach DW con almeno tre giorni di anticipo. I messaggi di allarme furono diramati da alcuni Enti, soprattutto regionali, seguendo i canali ufficiali delle Prefetture e dei Servizi Municipali. Ma, complice un week-end, fu una catastrofe: 70 vittime. Anche se la meteorologia ha oggi conquistato margini di affidabiltà pienamente soddisfacenti, l'informazione, buona o scadente che sia, si disperde nella confusione. Da un lato il conflitto delle competenze: quali sono le previsioni ufficiali? Stato? Regioni? Enti di Ricerca? Servizi Pubblici o privati? Chi si assume le responsabilità di evacuare un paese? Così i messagi di allarme sono rimasti sulle scrivanie dei burocrati. Dall'atro lato un pubblico completamente sfiduciato nei confronti del bombardamento di informazione meteo contrastante. Alla fine, alle previsioni è meglio non dare retta, tanto sbagliano sempre...

Deve crescere la qualità e l'autorevolezza delle informazioni, solo allora si potrà iniziare la lunga e delicata fase della crescita culturale del pubblico, l'educazione all'uso delle previsioni.

L'alluvione del novembre 1994 in Piemonte ha risollevatto le polemiche dell'inadeguatezza del sistema meteo italiano, ma dopo un anno non si percepiscono che deboli segnali di rinnovamento, difficilmente sufficienti a catalizzare una completa riorganizzazione della struttura.

3.5 Il pubblico specializzato: agricoltura, volo libero, turismo, la domanda insoddisfatta.

Anno dopo anno, anche in Italia si va facendo più pressante la domanda di informazione meteorologica differenziata, da parte di un pubblico vasto ed esigente. L'agricoltura è il settore che più basa sulle previsioni a medio termine (3-5 giorni) scelte che si riflettono sul reddito d'impresa. Gli agricoltori sono più o meno fortunati a seconda delle regioni, potendo disporre di servizi efficienti come l'Emilia Romagna, o rimanere del tutto privi di assistenza. In alcuni casi, consorzi o associazioni di produttori si sono affidati a consulenti, utilizzando e distribuendo a pagamento previsioni locali (ad esempio le previsioni ENEL-CRAM diffuse dall'ISMES alle associazioni dei viticoltori in Piemonte).

Nel settore del volo libero, l'esigenza di informazione meteorologica di alta qualità (radiosondaggi) è del tutto insoddisfatta. L'accesso ai dati dei pochi profili verticali dell'atmosfera eseguiti in Italia in alcuni aeroporti, è praticamente impossibile al di fuori degli addetti ai lavori. Gli amanti del volo libero sono così costretti ad arrangiarsi con quello che trovano, spesso a rischio della propria pelle: è un problema di sicurezza che potrebbe assumere dimensioni inaspettate. Se si affronta il vasto panorama dell'utenza turistica, si ha un ulteriore esempio di quanto sia trascurata in Italia un'informazione di base quale quella meteorologica, che - al di là dei problemi di sicurezza della persona - è uno dei fattori primari di un settore economico vitale. Il vasto pubblico degli alpinisti-escursionisti (sono più di 300.000 i soci del Club Alpino Italiano) non sa dove rivolgersi per ottenere le informazioni utili alla programmazione di un'ascensione. E' il caso di dire che almeno nelle Alpi, gli italiani hanno imparato ad ottenere previsioni affidabili dai Servizi meteorologici delle nazioni confinanti (Francia, Svizzera, Austria), via telefono, VIDEOTEL, televisione e radio, una vera e propria "caccia al meteo" che è ormai un fatto di costume locale.

Il quotidiano toscano "Il Tirreno", del 15 settembre 1995, pubblicava una piccante inchiesta sull'inadeguatezza delle previmeteo italiane, in seguito ad una rivolta degli albergatori di Forte dei Marmi contro le reti televisive Canale 5 e RAI 3, colpevoli di aver annunciato tempo pessimo, facendo fuggire migliaia di turisti (...e di milioni di lire!) mentre il sole splendeva sulle spiagge. Sono episodi che si commentano da sè.

4. La mancanza di una scuola universitaria

A fronte di una variegata e caotica offerta di informazione meteorologica più o meno affidabile, l’Italia si distingue per la mancanza di una tradizione didattica nel settore. Se si eccettuano le scuole di formazione Ruolo Fisici dell’Aeronautica, peraltro accessibili solo chi scelga la carriera militare, non esistono corsi secondari o universitari espressamente dedicati alle scienze dell’atmosfera. Nelle facoltà di ingegneria - che più sarebbero adatte a sviluppare la didattica della meteorologia operativa, il problema è del tutto ignorato. Occasionalmente esistono facoltà di fisica che sviluppano alcuni ottimi corsi in fisica dell’atmosfera e agrometeorologia (Roma La Sapienza, Bologna, Firenze...), ma si tratta di esperienze isolate, più legate alla volontà di singoli docenti che al rispetto di programmi di istruzione ben definiti. Tale situazione genera due risvolti negativi: da un lato la mancanza di formazione di professionalità nel settore meteorologico, che peraltro ne avrebbe estrema necessità, dall’altra l’impossibilità di creare validi riferimenti nell’ambiente della ricerca. In effetti non si può dire che in Italia manchino brillanti ricercatori competenti nei vari settori della fisica dell’atmosfera e delle scienze ad essa correlate, ma essi operano generalmente in modo indipendente, senza seguire programmi di lavoro che definiscano gli obiettivi prioritari, con scarsi contatti operativi interdisciplinari. Il risultato è un’estrema frammentazione degli studi prodotti che il più delle volte non raggiungono che una piccola parte della comunità scientifica. Anche nelle scuole inferiori anno dopo anno va crescendo l’interesse per la didattica della meteorologia e della climatologia all’interno dei corsi di scienze naturali, ma i docenti si scontrano con la carenza di personale professionalmente preparato, o hanno difficoltà a identificare l’ente in grado di soddisfare le loro richieste. Il quadro delineato ha un ulteriore risvolto negativo, in quanto lascia molto spazio all’improvvisazione da parte di figure professionali talora del tutto prive delle più elementari basi nozionistiche, o comunque esterne all’ambiente della ricerca scientifica aggiornata ed internazionale. Il problema dei falsi meteorologi assume particolare gravità in sede di incarichi di progettazione e gestione di impianti, di valutazioni assicurative o perizie giudiziarie, un enorme mercato sommerso del quale le proporzioni sono ignote, attualmente coperto da figure professionali non adeguate (ingegneri civili, geologi, agronomi, geometri...o peggio!).

A tal riguardo è in atto un’azione congiunta delle tre associazioni scientifiche italiane coinvolte nel settore meteorologico (SMS-SIMA-AGI) per la costituzione di un elenco di professionisti la cui effettiva specializzazione e preparazione siano certificate da una commissione nazionale, a tutela tanto dell’esperto quanto del consumatore.

La certificazione della competenza nel settore delle scienze dell’atmosfera dovrebbe essere estesa anche ai giornalisti che a vario titolo commentano informazioni o fatti legati alla meteorologia ed al clima.

5. Un pubblico assetato di informazione, disorientato e deluso

In Italia, la generale mancanza di documentazione e di cultura nell’ambito della meteorologia si percepisce anche dalla scarsa produzione editoriale: i titoli di opere divulgative sono pochi, di scarsa qualità e quasi sempre frutto di traduzioni o adattamenti di autori stranieri. L’offerta di testi e manuali a livello operativo o universitario è praticamente inesistente, salvo rari esempi quali la collana di manuali di meteorologia e agroclimatologia curata dal Servizio Meteorologico regionale dell’Emilia Romagna.

Eppure, oltre alla meteorologia di grande consumo delle previsioni, esiste una meteorologia che fa felici tanti italiani appassionati di atmosfera così come lo si può essere di tennis o di francobolli. La meteorofilia in Italia esiste, ma è da sempre un desiderio frustrato. C'è il collezionista di record, nazionali o mondiali (specializzato a sua volta in sole temperature o precipitazioni...), c'è il bibliofilo che accumula testi antichi e moderni sul clima, c'è il grande segmento degli osservatori dilettanti, quelli che hanno la stazione meteo nel giardino di casa. Tutti hanno in comune la difficoltà di comunicare tra loro e lo scontro aspro con le istituzioni scientifiche dello Stato, che - forse per coprire cronica inefficienza e scarsa professionalità - si chiudono dietro un paravento di segreti o di inaccessibili procedure per la richiesta di dati o anche soltanto di un consiglio, di un cenno di approvazione.

La pubblicazione nazionale di settore, la Rivista di Meteorologia Aeronautica, pur proponendo articoli di buon livello, è lontana ed impenetrabile per il lettore non professionista, sembra piuttosto un organo di informazione riservato ai militari. Il Bollettino Geofisico dell'Associazione Geofisica Italiana (AGI, Roma), recentemente rinnovato nella sua veste, pur trattando frequentemente temi meteorologici non può - come dichiara lo stesso titolo - riconoscersi totalmente nel pubblico degli amatori dell'atmosfera. Solo la rivista mensile AER (Bologna) ha creato un primo esempio di divulgazione di buon livello esclusivamente dedicata a tali argomenti. Più tardi, nel 1993, è nata NIMBUS, la rivista trimestrale edita dalla Società Meteorologica Subalpina (SMS) di Torino. In questo caso è stata creata una vera e propria struttura associativa, culturale e scientifica, sulla base dell'esperienza dell'antica Società Meteorologica Italiana (1881), spentasi nel 1942. Attualmente l'associazione non è configurata su scala nazionale ma si rivolge ad un pubblico italiano, francese e svizzero delle Alpi occidentali: gli iscritti sono oltre 800 e non sono semplicemente lettori di una rivista tecnica, ma partecipano attivamente alle attività culturali con lettere, scambio di dati, segnalazione di fenomeni singolari, bibliografia locale, corsi di formazione, fotografie (si è concluso nell'ottobre 1995 il Primo Concorso di Fotografia Meteorologica). La scelta territoriale è stata determinata dalla volontà di aprire un dialogo scientifico con realtà maggiormente progredite, utilizzando come "cantiere di lavoro" una zona che, seppur percorsa da una frontiera, presenta innumerevoli affinità geografiche, climatologiche ed etnografiche.

Oggi la Società Meteorologica Subalpina, la Società Italiana di Meteorologia Applicata (Roma) e l'Associazione Geofisica Italiana (Roma) hanno iniziato a sviluppare programmi comuni a livello nazionale al fine di accrescere sia le potenzialità culturali del pubblico esperto o amatore, sia il dibattito sociale sul tema meteo che sta alla base delle scelte della pubblica amministrazione.

6. Il rimedio? Un servizio meteorologico civile nazionale

Alla luce di una situazione così complicata della meteorologia italiana, quali possono essere le vie da seguire per migliorare la qualità dell'informazione e offrire al pubblico credibilità e sicurezza?

Da anni, il piccolo mondo della cultura meteorologica italiana lo va ripetendo alla noia: la creazione di un servizio meteorologico civile nazionale. Solo con un ente forte ed autorevole, in grado di gestire ed ottimizzare le risorse economiche disponibili, sarà possibile uscire dal caos delle iniziative indipendenti e scoordinate. questo non vuol dire centralizzazione e oppressione delle realtà locali, tutt'altro: la meteorologia ha bisogno di uno stretto contatto con il territorio. Ma ha bisogno anche di regole precise e di programmi coerenti per dare frutti. Una testa sola deve decidere le linee guida, molte braccia potranno così lavorare in armonia pur nel rispetto delle autonomie locali. Sempre sulla già citata pagina de "Il Tirreno", compare un'intervista a Franco Prodi, presidente del CNR di Bologna: "La situazione italiana è assurda. Come investimento di capitali gli acquisti costosi sono stati fatti. il passo in più, che sarebbe di costo minore, va invece a intaccare gelosie regionalistiche. Poi esistono incompetenze diffuse e lo sfascio dei servizi tecnici nazionali". Franco Barberi, Sottosegretario alla Protezione Civile: "Il servizio meteo dell'Aeronautica è nato per i piani di volo e dà al pubblico pronostici grossolani. Per l'informazione al pubblico è opportuno invece il coinvolgimento dei centri regionali". Già ma per il momento in Italia si può solo dire che "ognuno fa il bello e il cattivo tempo".

Bibliografia

AER - Rivista mensile del Servizio Meteorologico Regionale dell’Emilia Romagna, Bologna.
FIERRO A.1991 - Histoire de la météorologie. Denoël-Mediations.
MANGIANTI F., BELTRANO M.C. 1990 - Il collegio romano: 100 anni di osservazioni meteorologiche. Ufficio Centrale di Ecologia Agraria, Roma:48.
MERCALLI L., SPANNA F. 1993 - Meteoché? Riv. della Montagna, Torino, 24(7):69-76.
PERINI L., CITTARELLI B. 1995 - La meteorologia al servizio dell'agricoltura. L'informatore agrario 37:73-77.

 


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