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ANCORA CON LE PREVISIONI STAGIONALI: PROFEZIE SENZA FONDAMENTO
Claudio Cassardo, Univ. Torino, 12 Ott. 2004
Dal quotidiano "Leggo", martedì 12 ottobre 2004

Pag. 1: "Clima sempre più pazzo: si annuncia un inverno con poche piogge ma intense" - segue rimando all'articolo a pag. 3

Pag. 3: Maracchi, direttore dell'IBIMET CNR di Firenze, commentando la diminuzione degli eventi piovosi e l'aumento dell'intensità degli stessi negli ultimi 15 anni, dice che "Le precipitazioni autunnali interesseranno inizialmente soprattutto Nord e Sud Italia, meno il centro dove arriveranno più tardi". E per l'inverno si prevede una conferma di questa tendenza, con una diminuzione significativa del numero di giorni piovosi e un aumento della siccità.


Non è la prima volta che si incontrano, sui mezzi di comunicazione di massa, simili profezie meteorologiche. Ricordo, tra le altre, a fine agosto 2002, l'allerta lanciata su "La Stampa" ed altri quotidiani circa un'imminente alluvione in Piemonte (non verificatasi).

Le previsioni stagionali fanno parte di esperimenti scientifici lanciati da grossi centri internazionali, tra i quali l'ECMWF di Reading, delle quali sono in fase di studio l'attendibilità ed il significato statistico delle mappe stesse. Esse sono, in generale, basate su simulazioni del tipo "Ensemble prediction system", costruite facendo girare più modelli di circolazione globale a bassa risoluzione. Le uscite di tali modelli sono puramente indicative: nel'estate 2003, ad esempio, questo sistema non fu in grado di prevedere l'entità dell'anomalia termica positiva sull'Europa
(Riferimento: The exceptional warm anomalies of summer 2003, F. Grazzini, L. Ferranti, F. Lalaurette and F.Vitart, ECMWF Newsletter No. 99 – Autumn/Winter 2003).

Si è anche a conoscenza di altri tipi di "previsioni climatiche", come ad esempio l'andamento delle SST (temperature superficiali del mare) nelle aree interessate dal fenomeno "El Nino", ma anche in questo caso è in fase di studio l'influenza di questo parametro, di tipo locale (infatti si verifica nell'oceano Pacifico vicino all'equatore) sul clima globale.

La climatologia è, invece un riepilogo statistico della meteorologia di una data regione. La statistica insegna però che gli eventi passati non influiscono su quelli futuri: se in un dato luogo negli ultimi 100 anni c'è stato un unico evento alluvionale, per esempio nel 2003, se ne può dedurre che la ricorrenza statistica è di un evento ogni 100 anni, ma ciò non consente di prevedere che per altri 99 anni si può stare tranquilli... Si veda in effetti l'evento dell'alluvione in Piemonte nel 1994, per il quale furono stimati tempi di ritorno di oltre 100 anni, ma che fu seguito dalla più recente e disastrosa alluvione del 2000 (senza contare poi le altre alluvioni più localizzate che hanno funestato a più riprese le valli piemontesi tra il 1993 ed il 2002). Inoltre, va anche tenuto conto che il clima può anche cambiare, come dimostra l'attuale incremento nelle temperature.

Insomma, notizie di questo tipo divulgate sulla stampa senza le necessarie spiegazioni interpretative fanno molto male alla meteorologia. Innanzitutto sono presentate quasi come certezze. In secondo luogo, insinuano nell'opinione pubblica l'idea che le previsioni climatiche siano già sin d'ora una realtà, e quindi possano essere diffuse senza necessità di spiegare come vanno interpretate e che quindi ci si possa fidare ciecamente di esse. Oppure, insinuano l'altrettanto negativa idea che si possano ottenere previsioni semplicemente analizzando il clima passato ed estrapolandolo.

Purtroppo, come l'episodio di Pasqua 2004 insegna, la realtà è ben diversa: in certe condizioni meteorologiche, neppure la previsione a 24 ore ha un sufficiente grado di accuratezza. Del resto, si chiamano "previsioni" non per niente.

 


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