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RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI
  

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Corso multimediale di meteorologia

GLI IMBROGLIONI DELLA WEBMETEO

Ecco i commenti dei lettori, elencati in ordine cronologico.

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sabato 7 aprile 2001 12:29

Mi complimento per l'articolo su cui condivido praticamente tutto.
Unica cosa, la Resolution 40 a mio avviso limita la libera circolazione di idee e limita il progresso scientifico danneggiando di fatto tutti coloro che semplicemente vogliono arricchire il proprio bagaglio culturale e scientifico o solo capire un po' di più di meteorologia e previsioni. Dopo tutto tali prodotti sono comunque prodotti anche con i soldi del cittadino.
Io invece auspicherei una completa liberalizzazione delle informazioni, regolamentandone però l'utilizzo e la rielaborazione: se l'utilizzo diviene commerciale si dovrà pagare una sorta di licenza e nessuno potrà rivendere tali rielaborazioni senza licenza...e comunque si creerebbe un business regolamentato e nuovo mercato!
Ma se il semplice agricoltore vorrà vedere da solo se potrà lavorare nei campi la prossima settimana (anche a +168h!), secondo me dovrebbe averne la possibilità...non è poi così difficile distinguere un'area di alta pressione con su scritto A o H da una di bassa...
In tal modo i Servizi Meteo Ufficiali sarebbero anche spronati a dare quel qualcosa in più, a fare di meglio, tramite utilizzo di Modelli non idrostatici e così via...
Completa libertà e uguaglianza da un lato, ma anche mercato e meritocrazia dall'altro
Antonio Sanò

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domenica 8 aprile 2001 08:49

Spero che quello che descrivi non accada perché molto del mio divertimento che mi procura questa passione deriva proprio dalla consultazione delle carte su Internet e dall'elaborazione di una previsione personale.
Stefano Nava

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domenica 8 aprile 2001 22:15

Mi complimento anch'io e condivido pienamente tutte le tesi esposte.
Speriamo solo che la nuova legge sull'editoria non avvantaggi solo "loro"

Emilio Lo Savio

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martedì 10 aprile 2001 22:00

Il mio punto di vista si trova in sintonia con quanto detto da Antonio e Stefano,non si può privare la divulgazione di cultura e informazioni del patrimonio scientifico,andrebbero liberalizzate tutte quante.
Certo ci saranno sempre quelle attendibili e quelle non, ma dobbiamo noi valutare quale informazione sia veritiera e quale invece non lo sia (controllando proprio la fonte del messaggio).
Alessandro Ceppi

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martedì 10 aprile 2001 22:06

Dopo la nefasta legge sull'editoria sarebbe la mazzata definitiva al mondo meteorologico amatoriale italiano. D'altronde è evidente anche ad un asino che c'è chi sta approfittando a tutto braccio di questo pullulare gratuito di informazioni meteorologiche in rete. Fatto di per se non criticabile sotto un certo punto di vista.

Criticabile, e probabile causa dell'eventuale stop alle informazioni gratuite, è semmai il modo di approfittare della cosa. Non ci si accontenta di realizzare un prodotto vendibile, ma regolarmente si va a spargere letame verso gli altri al fine di erigersi a paladini ed unici possessori della verità meteorologica.

Di qui le eventuali giuste e sacrosante precauzioni di chi, gratuitamente, pone in rete preziose informazioni. Chi non farebbe lo stesso vedendo usufruire commercialmente del proprio lavoro e ricevere in cambio rimorchi di letame?

Ad intenditor.......

Paolo Sartori - MORI (TN)

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martedì 10 aprile 2001 22:46

Egr Dott Mercalli,
sono Massimo, di 3bmeteo. Condivido molte cose dette nel suo articolo, sulla proliferazione delle informazioni meteo in Internet, sul fatto che molti siti (mi ci metto anch'io) utilizzano carte elaborate da altri. Ma non penso che qui sia l'imbroglio, basta che si citi la fonte. Mi sento però di fare alcune osservazioni.
La prima è che non vedo perché la meteorologia non debba essere un business, inteso come possibilità di creare un'entità privata che sia in grado di fornire un servizio. Io sono assolutamente d'accordo, perchè purtoppo dai carrozzoni come l'Aeronautica militare, o altri enti pubblici, non pensiamo che possa venire qualcosa di costruttivo. Si possono trarre solo dati, utilissimi, ma manca la voglia e forse la capacità (eccetto per qualche punta di diamante) di imporre la meteorologia come materia necessaria nella cultura di ognuno. E è forse per l'incapacità di queste istituzioni che oggi la meteorologia è da molte persone "di strada" considerata più vicina all'astrologia che ad una scienza, seppure imperfetta, qual'è. Quindi io dico ben vengano delle iniziative private volte a "fare businness" con la meteorologia. Ma sempre nel rispetto della legalità e soprattutto della buona fede degli utenti. Noi, con il nostro sito, ci stiamo dannando l'anima per fare previsioni su tutta l'Italia che siano il più possibile precise ed accurate. Per che cosa? Beh, se valutassi le ore che ci investiamo direi solo per la passione e per la soddisfazione di fare una cosa che molti giudicano ottimale. E' vero che sono gli utenti poi a valutare la bontà della previsione e se la trovano buona ci ritornano, altrimenti si allontanano. 
Concordo sul fatto che molti si presentano come se fossero gli inventori della meteorologia, mi riferisco al principale sito italiano di meteorologia (principale per numero di accessi), che sembra abbia inventato la meteorologia l'altro ieri e che tutti gli altri siano delle inutili comparse: siamo i primi di qui, i primi di là,......., questo effettivamente non mi piace. Anche perché sono i primi grazie al materiale che gratuitamente molti utenti generosi e forse un po' troppo ingenui, gli mandano, contando di vederlo pubblicato in prima di copertina. E non si sporcano le mani facendo previsioni dettagliate, gratuitamente, per gli utenti. Anche se bisogna dagli atto di essersi saputi imporre e avere avuto delle brillantissime intuizioni. 
Noi stiamo cercando, con molti sforzi e investendo tempo e risorse che forse mai ci torneranno indietro, qualcosa di buono nella previsione. Speriamo di riuscirci.
Sai che ti dico? Spero che molti modelli diventino a pagamento, un prezzo simbolico, giusto, anche per un privato (oppure si distinguano due tariffe, quella per uso privato e quella professionale) quanto meno per porre un po' d'ordine al meteointernet.
Massimo Bettinelli
3bmeteo

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giovedì 12 aprile 2001 18:19

Sono pienamente d'accordo e mi congratulo per l'articolo espresso, in quanto mette pienamente in evidenza la realtà "amara" della web-meteo italiana.
In sintesi gli ignoranti si fanno furbi e "guadagnano" sulla sapienza, sulla cultura, sulla professionalità degli altri. 
Da segnalare inoltre che questo aspetto è evidente anche in altri settori lavorativi. 
Ma questo deve far riflettere tutti, dal semplice cittadino, all'ente più importante che investe tanti soldi per il proprio lavoro, a diffidare da questi falsari, da questi bugiardi che utilizzano in maniera sbagliata la meteorologia. 
Occorre una vera regolamentazione di tutto questo enorme traffico informatico. 
Non si può e non si deve dipendere da un semplice computer per sapere che tempo meteo ci sarà.
Certo può servire a favorire il proprio profitto, ma occorre una normativa,  per fare un esempio è come mettere dei cartelli stradali "da rispettare" alle innumerevoli strade cittadine.
Ultima nota, il sistema meteorologico nazionale deve svegliarsi e darsi da fare, altrimenti i FURBI continueranno a criticarlo ma alimentandosi delle sue risorse.
Lorenzo Marani

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venerdì 13 aprile 2001 21:45

Non sono contrario in linea di principio ad un prodotto meteo commerciale seppur confezionato da "non professionisti" della meteorologia. Bisogna però stabilire delle regole precise su come venderlo. Citare correttamente le fonti mi sembra un sacrosanto dovere. Cosa che non fanno questi cantinari senza scrupoli, ragazzi-prodigio della meteo italiana che, oltre ad infarcire il loro prodotto (che poi è scopiazzato da altri) con una serie di menzogne eclatanti, oltre a sfruttare meschinamente e subdolamente il lavoro di altri, oltre a vomitare critiche a destra e a manca, oltre a presentare una scienza dell'atmosfera come un abito griffato, oltre a dilettarci con ridicoli "editoriali" in cui le configurazioni bariche vengono proposte come una partita di risiko, oltre a censurare in maniera sistematica (peggio del KGB) qualsiasi voce fuori dal coro, finiranno per provocare l'oscuramento delle infometeo in rete per la disperazione di migliaia di appassionati come me e di tutti coloro che non potranno più attingere informazioni dalla rete. Per fortuna che molta gente ha capito (molti con un po' ...di ritardo) con chi aveva a che fare : con degli imbroglioni da smascherare al più presto. Se dovessero chiudere un po' mi dispiacerebbe : la comicità di certe loro affermazioni, di certe loro "invenzioni", le loro premonizioni da "crystal sphere", quel ritenersi un centro più attrezzato di una base Nato, rappresenta un momento di divertente svago in certe monotone giornate di lavoro.
Roberto Meda


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giovedì 19 aprile 2001 13:55

la scuola, la scuola...... li' si deve o dovrebbe agire e comunque buon lavoro, 
m. tesi 

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venerdì 20 aprile 2001 08:57

Sono in sintonia con voi.Si fa della scienza meteorologica una vera telenovela a danno di chi vi si dedica da anni con scrupolo scientifico e preparazione personale adeguata (fisica. matematica,statistica).Senza dubbio ci deve essere libertà di manifestare i propri interessi e passioni anche nel nostro campo anche senza un curriculum adeguato ma allora atteniamoci ai fatti e alle considerazioni di chi opera con serietà.
E se si vuole aprire un sito di meteorologia senza i presupposti sopra citati lo si titoli per esempio ,Racconti dal fantastico,Cronache visionarie,Sotto i cieli di altri mondi e ricordatevi il leggendario titolo Centomila previsioni sopra i mari.
Un saluto da Lucio Ponte.

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lunedì 23 aprile 2001 12:09

Io penso semplicemente che il fenomeno meteorologico amatoriale divenuto core business su internet segua un po' la filosofia anarchica e facilona della rete, dove l'utente navigatore è abbindolato, schedato, usato da chi è più bravo , più lesto (fante) a proporre un prodotto web facendolo diventare verità assoluta e magari credendoci un po' lui stesso. Quando manca l'informazione ed una coscienza di divulgazione meteorologica tutto si sa diventa più difficile non penso per incapacità di chi sta sui vari carrozzoni ma di chi li amministra. L a mancanza di un prodotto meteorologico nazionale non da imputare quindi ad una mancanza di volontà ma all'eccessiva frammentazione e alla non possibilità di molte istituzioni che operano ad esempio nell'ambito meteorologico dell' assistenza al volo di " fare " meteorologia generale. Invito tutti quanti a visitare un Centro Meteorologico Regionale (CMR), il CNMCA ( Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica) dove nasce lo scarno prodotto meteorologico nazionale o semplicemente una stazione meteorologica . Vi troverete dei professionisti , alcuni con le stellette , altri senza che al di la dei loro meriti individuali hanno un denominatore comune: l' iter formativo.Quanti sanno che iter formativo deve seguire un osservatore meteo dell' Aeronautica Militare per ottenere la certificazione? Quanti sanno che valore ha uno strumentista abilitato alla manutenzione e taratura della strumentazione di una stazione aerologica? La formazione e l'esperienza operativa non si acquistano nel virtual convincimento di esser "Romeo er meio previsore del Colosseo". Semmai questo tipo di approccio alla meteorologia sensazionalistica ( made USA ma loro possono permetterselo) confonde ancora di più le idee e ci fa perdere la memoria storica di cosa fu , dico a questo punto un meteorologo.
Paolo Caraccio  - http://www.lacittadelvolo.com

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domenica 29 aprile 2001 09:28

Nel mondo della meteorologia al giorno d'oggi si distinguono tre categorie, i professionisti, gli appassionati e gli imbroglioni. L'ultima categoria esiste ovunque e non poteva mancare anche nella nostra amata scienza. Non è un reato, come giustamente è spiegato nel commento di Nimbus, creare un business attorno alla meteorologia, ma è altrettanto vero che lo sfruttamento di fonti non "consenzienti" non è corretto. In rete sono oggi disponibili moltissime risorse, e se un domani le informazioni principali saranno a pagamento, i beneficiari saranno proprio gli imbroglioni che hanno costruito un business di
basso profilo attorno alla meteo, perché saranno anche gli unici che avranno soldi da investire e continueranno a farlo anche a costo di prezzi maggiori, per non veder finire la propria attività. Dobbiamo solo preoccuparci di fare uno sforzo per raccogliere le persone che veramente valgono e hanno a cuore la
meteorologia come scienza (o come business), ma nel senso più buono del termine. Il business meteo americano porta la diffusione e la conoscenza e tanta completezza di dati in rete, ma in Italia mancano i radar on-line per esempio e questi li possono fornire solo enti o istituzioni, dati i costi
elevati di gestione, ma questo riguarda essenzialmente la burocrazia e la gestione delle risorse nel nostro paese, che non gode di ottima salute. Credo inoltre che molti millantatori non abbiano molte più risorse di quante ne possa avere io personalmente, dato che non aggiungono nulla di proprio al panorama
scientifico meteorologico. La distinzione tra meteorologia scientifica e meteorologia "consumer" è essenziale, e come al solito in Italia si da la prova peggiore di convivenza tra queste due facce della meteo; siamo come al solito un paese rissoso nel quale invece che cogliere le opportunità e sfruttarle nel modo migliore per progredire, ci areniamo, mentre gli altri vanno avanti. L'unica possibile
soluzione è che la popolazione meteo capisca dove è l'area scientifica e dove invece si entra in un altro campo.

Luca Ronca - Stratus -
http://www.meteostratus.it

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venerdì 4 maggio 2001 20:49

Spett.le nimbus,
sono un "addetto ai lavori" mi occupo di meteorologia sopratutto aeronautica da molti anni per passione e per lavoro , (ufficio meteo aeroporto di Torino sotto la direzione del sig. Modena responsabile del servizio) , sono pienamente d'accordo con quanto da voi scritto , trovo che la creazione di siti internet sulla meteorologia costruiti e gestiti da perfetti sconosciuti diventati improvvisamente "previsori" senza citazione alcuna delle loro fonti(o peggio con notizie false) e senza possibilità di misurare l'attendibilità porta alla dispersione del numero di visitatori dei siti seri,alla disinformazione e al discredito in chi le previsioni le fa con una adeguata correttezza di scala (tra l'altro il quotidiano La Stampa ha ultimamente un nuovo servizio meteo che non so da dove arriva ).
Vi consiglio di criptare i vostri servizi e le fonti e di segnalare gli abusi.
Mi sono spesso chiesto perchè esista una totale disgregazione delle fonti(a/m,enti locali , enav , ecc) uno scarso coordinamento tra enti pubblici stessi in un settore che potrebbe dare un servizio efficace e lavoro a molti giovani.
Mi auspico la nascita di un ente nazionale per la meteorologia(o un autorità) che occupi una posizione di garante delle informazioni acquisite , distribuite diffuse ai cittadini.
Complimenti per tutto.

Massimo Fassone

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lunedì 7 maggio 2001

Credo che buona parte dei problemi puntualmente sollevati nell'articolo
derivi dal fatto che in Italia non sono mai stati definiti gli standard professionali  nececessari per fornire consulenza meteorologica.
Negli Stati Uniti l'American Meteorological Society (http://www.ametsoc.org/AMS/) rilascia l'abilitazione di 'Patented Meteorologist' solo a chi dimostra di possedere un consistente background sui vari aspetti delle discipline atmosferiche e della pratica meteorologica.
D'altra parte nei paesi civili esistono da tempo opportuni corsi di studi finalizzati alla formazione meteorologica, e chi li frequenta consegue un'adeguata preparazione e i titoli accademici appopriati.
Credo che la Società Meteorologica Italiana stia svolgendo un prezioso servizio di coordinamento e di stimolo fra gli appassionati e i cultori delle scienze meteorologiche e possa dare un valido contributo per l'adozione anche in Italia di tali standard sia nel settore della formazione che in quello dell'esercizio della professione meteorologica

Dino Zardi - Università di Trento
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venerdì 13 luglio 2001

 Il problema  è indubbiamente attuale e "pesante". Infatti, al giorno d'oggi, soprattutto grazie ad internet (ed alla pluralità dei mass-media) esiste una sovrabbondanza di informazioni meteorologiche, sia in lingua straniera che anche in italiano, tanto che è possibile crearsi delle previsioni del tempo fatte in casa anche senza grossi mezzi. Su internet (ma anche sui giornali) si possono trovare molto facilmente tantissimi siti, in molti dei quali la qualità della grafica presentata è veramente molto accattivante. Talora, le informazioni presentate lo sono molto meno. Quello che manca quasi totalmente è un indice di affidabilità e qualità dei servizi e del materiale pubblicato o almeno di chi lo fornisce. 
Questo problema, a mio modo di vedere, non è soltanto un problema della meteorologia in sè ma è uno dei problemi connessi con la diffusione dei prodotti via rete. Con gli attuali motori di ricerca, infatti, selezionando le parole chiave si ha un'uguale probabilità di finire su siti scientificamente affidabili oppure no. Raramente si dispone di una classificazione della qualità delle informazioni, cosa che ogni utente deve crearsi da solo attraverso l'esperienza (e non tutti sono in grado o hanno il tempo per farlo).
Inoltre, per quanto riguarda la meteorologia, esiste un ulteriore problema. Chi è il meteorologo? o il climatologo? Non esiste in Italia un albo di meteorologia, per cui chiunque può definirsi meteorologo o climatologo. Questo fatto non è ovviamente d'aiuto anche per quanto riguarda l'immagine della scienza meteo stessa. 
La stessa anomala situazione italiana, unico stato al mondo in cui esiste il Servizio Meteorologico Nazionale Distribuito, un'entità strana, interessante solo sulla carta ma in pratica ancora tutta da definirsi e da svilupparsi e soprattutto da organizzarsi, non favorisce la chiarezza nel campo della meteorologia.
L'unico motivo di ottimismo che intravedo è il lento miglioramento della situazione nel tempo. Se non altro, al giorno d'oggi il numero di persone che svolgono seriamente un'attività scientifica nel campo meteorologico ed atmosferico è in netto aumento e si sta avvicinando ai numeri delle vicine nazioni europee. Un maggiore coordinamento tra queste persone (ed in questo la Società Meteo neonata si sta impegnando attivamente) e la certificazione della qualità dell'attività svolta sono auspicabili in un prossimo futuro.

Claudio Cassardo - Università di Torino

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venerdì 3 agosto 2001

Credo che il problema di fondo per l'Italia sia la mancanza di interesse
generale della gente alla meteorologia.
In questo contesto, credo che sia positiva l'innumerevole crescita di siti
che si dedicano alla meteorologia, pero' il concetto di fondo e' che mancano
esperti nel settore. I particolare, credo che sia decollato lo sviluppo
informatico senza un parallelo sviluppo delle conoscenze meteorologiche. 

E' per questo che la qualità dei servizi offerti e' scadente, però e' solo
con la crescita degli introiti che si possono fare investimenti per
migliorare le tecnologie di tali servizi. 
Mi sento di controbattere l'opinione generale. Infatti tra i tanti siti, ce
ne sono alcuni che suscitano interesse agli appassionati nel settore come
me, specie trovi siti che hanno immagini spettacolari come il "volcanic
plume" dell'Etna e immagini di cicloni e alluvioni disastrose. 
Bisogna comunque notare che in tutto il mondo e non solo in Italia ci sono
siti meteo scadenti. I problemi dell'internet sono infatti globali, certo
che c'e' chi ci sa sguazzare di più nel caos. 
Regolamentare e' giusto, ma come in tutte le cose bisogna guardare i pro e i
contro. Tagliare le gambe ai più deboli non e' giusto, bisogna informare,
documentare e giungere a conclusioni costruttive. 

Vitri Danny 

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