Tra il Monviso e le
Alpi Marittime si annidano alcuni piccolissimi ghiacciai, in forte
disgregazione e prossimi a estinguersi, tuttavia di
particolare interesse in quanto
i più meridionali delle Alpi, in posizione estrema e marginale
nell'ambito del glacialismo alpino e quindi molto sensibili al
riscaldamento globale.
Il
Nuovo Catasto
dei Ghiacciai Italiani (2015) conteggia 13 unità glaciali
superstiti
(6 in Valle Gesso, nel
Parco
Naturale delle Alpi Marittime,
e 7 intorno al Monviso), per un totale di 0,72 km2
di superficie, in riduzione dell'85% rispetto all'area
raggiunta durante la Piccola Età Glaciale (1820-50) e stimata dal
progetto
Glariskalp tramite la georeferenziazione delle morene storiche.

21 settembre 2018:
la parete Sud del Monviso ripresa dall'aereo,
con i ghiacciai del Viso (a sinistra, circondato a valle da un bell'arco
morenico
che ne indica la massima estensione intorno al 1850), e Sella
(a destra, parzialmente ombreggiato).
La giornata è torbida e afosa in Valpadana, ma serena e piuttosto
limpida
sulle Alpi del Sud sopra i 1500 m, in regime di correnti
nord-occidentali.
Alle h 12 UTC l'isoterma 0 °C è a ben 4250 m secondo il radiosondaggio
eseguito all'aeroporto di Cuneo-Levaldigi, particolarmente in alto per
un giorno di fine settembre...
Il 21 settembre 2018 la Società
Meteorologica Italiana, grazie alla disponibilità
dell'Aero
Club Torino e del suo pilota istruttore Riccardo Di Bari, ha effettuato
una ricognizione fotografica di questi ghiacciai, trovandoli ancora
in parte coperti da neve residua sopravvissuta alla
quarta estate più calda da un secolo e mezzo in Piemonte, dopo il
nevoso inverno 2017-18.
Si tratta per lo più
di accumuli di valanga su conoidi alla base di canaloni, che - pure in
un contesto di generale e intensa deglaciazione - localmente e
temporaneamente possono proteggere modesti ghiacciai di questo tipo in
virtù della loro posizione spesso incassata ed esposta a Nord
all'ombra di alte pareti rocciose, in una zona soggetta a una
copiosa nevosità invernale (media di 620 cm/anno ai 2000 m del
Lago Chiotas, il doppio che a Sestriere, alla stessa quota in Val di
Susa).
Tuttavia, pur
rallentando la fusione, questi irregolari residui nevosi che di tanto
in tanto si mantengono entro fine estate difficilmente potranno
scongiurare la scomparsa totale o quasi di tali ghiacciai.
Gli studi sul
glacialismo delle Alpi Marittime furono avviati tra fine Ottocento
e inizio Novecento da ricercatori e alpinisti quali
Alberto Viglino,
Fritz Mader e
Alessandro Roccati.
In seguito sono proseguiti con annuali campagne degli operatori del
Comitato
Glaciologico Italiano, e in particolare con le ricerche dell'Università
di Pisa - Dipartimento di Scienze della Terra, dedicate - oltre
che alle
variazioni storiche dei ghiacciai locali - anche allo studio del
permafrost e dei numerosi
rock-glaciers della zona.

La scura parete
settentrionale del Monviso con il Ghiacciaio Superiore di Coolidge,
pensile e alimentato per lo più da valanghe.
Crollato quasi interamente il 6 luglio 1989 (distacco di oltre
250.000 m3 di ghiaccio), in seguito si è in parte
ricostituito
ma con spessori e volumi decisamente più esigui.

Vista più
ravvicinata del Ghiacciaio Superiore di Coolidge, coperto dai depositi
di detrito roccioso franato e convogliato dai tre canaloni
soprastanti, sotto la vetta del Monviso.
Una crepaccia terminale lo attraversa quasi per intero, ma i modesti
spessori di ghiaccio (probabilmente non oltre 10-20 m), e il profilo
ormai appiattito al di sopra di un gradino roccioso, non lasciano
immaginare il pericolo di un ulteriore collasso.

Un'altra veduta dei
ghiacciai del Viso e Sella (versante Sud del Monviso).
La
via normale di salita alla vetta passa proprio per il canale
roccioso obliquo che collega i due ghiacciai, al centro dell'immagine.

Poco più a
Sud-Ovest, già in territorio francese presso il confine tra l'alta Val
Maira e l'Ubaye, grazie alla posizione ombreggiata sotto la parete
nord dell'Aiguille de Chambeyron (3409 m) resiste una piccola porzione
del Glacier Occidental de Marinet.
E' il più meridionale delle Alpi francesi, e negli ultimi decenni
è stato
studiato e monitorato da Alain Assier dell'Université Joseph
Fourier di Grenoble (negli Anni Novanta vi veniva effettuato anche il
bilancio di massa).
Il Glacier Oriental de Marinet (estrema sinistra nell'immagine) invece
si è estinto.

Più a valle i
Glaciers de Marinet evolvono in uno spettacolare complesso di
rock-glaciers (ghiacciai rocciosi), i più studiati delle Alpi
francesi (dettagliato
articolo di Evin et al., 1990).

Dettaglio del
rock-glacier occidentale del Marinet.

Il versante
sud-orientale del massiccio dell'Argentera (3297 m, Valle Gesso),
attualmente deglacializzato, conserva solo alcuni accumuli di valanga,
nonché modesti apparati morenici che indicano la presenza di
glacionevati durante la Piccola Età Glaciale.

Lo stesso si può
dire dei circhi sotto le adiacenti cime del Baus e di Brocan.

La maggior parte
dei ghiacciaietti delle Alpi Marittime si trova nel gruppo
Clapier-Maledia-Gelas. Insieme al Clapier, quello di Ciafraion (qui
sopra) è il più esteso (0,11 km2 stimati nel 2010), grazie
alla posizione nettamente ombreggiata sotto la parete Nord della Cima
dei Gelas (3143 m, in alto a destra). Proprio in virtù
dell'ombreggiamento, diffusi accumuli di valanga resistevano il 21
settembre 2018.

Appena più a Est,
incassata in un ripido valloncello roccioso,
la residua placca del Ghiacciaio del Gelas (0,05 km2 nel
2010).

Dettaglio del
Ghiacciaio del Gelas: la fronte è nascosta da accumuli di valanga
dell'inverno 2017-18, ma il resto dell'apparato glaciale è spoglio di
neve residua, con il ghiaccio scuro affiorante ed esposto a fusione
(benché rallentata dalla posizione ormai ombrosa
a inizio autunno).
In alto a sinistra, la caratteristica cuspide rocciosa della Cima
della Maledia (3061 m),
ben visibile anche nell'immagine qui sotto.


Nelle due foto qui
sopra, i resti del Ghiacciaio del Muraion (versante Nord-Est della
Maledia), ormai completamente disgregatosi, e non più incluso nel
Nuovo Catasto
dei Ghiacciai Italiani.

Il Ghiacciaio di
Peirabroc, a breve distanza dalla bella mulattiera per il
Rifugio Pagarì,
si può considerare quasi estinto, ma di esso si conserva la splendida
morena edificata durante la Piccola Età Glaciale, tra le più
appariscenti delle Alpi occidentali per l'abbondanza del materiale
detritico franato nel bacino glaciale, e che ricorda quella
del piccolo
Ghiacciaio della Capra (Valle Orco, Gran Paradiso).

Infine, ecco il
ghiacciaio più meridionale di tutte le Alpi! E' quello del Clapier,
che fascia la base dell'omonima montagna (3045 m, a destra nella
foto), a sua volta il "3000"
più a Sud della catena alpina.

Dettaglio del
settore sommitale del Ghiacciaio del Clapier, che conserva ancora una
discreta quantità di ghiaccio.

I ghiacciai del
Clapier (a sinistra) e di Peirabroc (a destra).

Ancora uno sguardo
a Nord-Ovest, verso il gruppo del Gelas: al centro dell'immagine si
scorge il circo del Ghiacciaio della Maledia, quasi completamente
sepolto da abbondante detrito roccioso.


L'invaso
artificiale ENEL del Chiotas, a 1978 m nel severo ambiente roccioso
sotto il versante sud-orientale dell'Argentera. Contiene 30 milioni di
m3 d'acqua ed è sbarrato dalle due dighe di Colle Laura
(più piccola, a sinistra) e del Chiotas (più grande, a destra),
entrambe completate nel 1980.
Con un salto di
1048 m alimenta la centrale idroelettrica "Luigi Einaudi" di Entracque,
la più grande d'Italia con una potenza di 1300 MW.
I dati meteorologici raccolti alla diga in quasi 40 anni delineano
un clima particolarmente nevoso, con media annua di 620 cm
di neve fresca e massimo di 1112 cm nell'inverno 2008-09.
Anche l'inverno 2017-18 è stato ricco di nevicate, con 843 cm di neve
fresca.
Il manto nevoso al suolo si è esaurito il 27 maggio 2018, con due
settimane di ritardo rispetto alla media. Dunque non stupisce che,
nonostante l'estate molto calda, irregolari accumuli di neve in quota
siano sopravvissuti, semmai fa riflettere il fatto che - nell'insieme
delle Alpi occidentali - i forti calori estivi abbiano ancora una
volta prevalso rispetto ai pur abbondanti accumuli nevosi invernali,
determinando un'altra stagione
complessivamente
negativa.
Si ringrazia l'Aero
Club Torino, con Riccardo Di Bari, Danilo Spelta e Francesco
Maritano
per il gentile supporto e l'assistenza prestata.
Devolvi il 5 per mille alla SMI,
sosterrai le ricerche su clima e ghiacciai!

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