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ghiacciaio Ciardoney: BILANCIO 2018 DI NUOVO NEGATIVO
(-1,45
m) e FORTE regresso frontale (-15 m),
NONOSTANTE UN INVERNO MOLTO NEVOSO

Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus
12 settembre 2018

 

Lunedì 10 settembre 2018 la Società Meteorologica Italiana ha eseguito le misure di bilancio di massa e variazioni frontali al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso), grazie all'appoggio logistico e operativo di IREN Energia e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, nell'ambito delle regolari campagne di osservazione sulle Alpi promosse dal Comitato Glaciologico Italiano.

Nonostante l'inverno molto nevoso in alta quota sulle Alpi occidentali, anche quest'anno il bilancio di massa è stato negativo, pari a -1,45 m di acqua equivalente nell'insieme del ghiacciaio, molto simile alla situazione osservata nel settembre 2017 (-1,39 m) e alla (sfavorevole) media dei precedenti 26 anni di osservazione (-1,31 m).

Massiccio anche il regresso della fronte, -15,5 m, valore che porta a quasi 460 m il ritiro complessivo dalle prime misure del 1972.
 

La nuova palina n. 3 installata il 10 settembre 2018 nel settore mediano del Ghiacciaio Ciardoney per affiancare quella in uso, collocata nel luglio 2015 fino a 10 m di profondità e destinata verosimilmente a fuoriuscire del tutto dal ghiaccio entro il 2019 a seguito della rapida perdita di spessore glaciale in corso (187 cm in questo punto durante l'estate 2018). Il ghiacciaio è completamente spoglio di neve residua fino alle quote più elevate (3100 m), salvo irrilevanti e ininfluenti accumuli di valanga alla base delle pareti.


D'altronde sul settore mediano-inferiore del ghiacciaio la neve stagionale ha cominciato a esaurirsi già alla metà di luglio 2018, e in seguito, a causa del caldo anomalo e persistente, il nevato è scomparso del tutto entro inizio settembre esponendo a fusione tutta la superficie glaciale.

Nessuna nevicata estiva ha peraltro interrotto l'ablazione, che è così proseguita senza sosta attenuandosi solo in corrispondenza dei brevi episodi freschi del 25-26 agosto e dell'1-2 settembre (primi fiocchi di neve al mattino del 1° settembre con effimera imbiancata sul ghiacciaio).


Ore 8 del 10 settembre 2018: dopo il primo volo per il trasporto del personale, Airstar Elicotteri provvede al carico di materiale per la manutenzione e il rinforzo del traliccio della stazione meteo, danneggiato nello scorso inverno dalle numerose tempeste di vento
(e dal formidabile carico di neve sui tiranti di controventatura).
 

Ore 9: vista del ghiacciaio dai pressi del Colle Ciardoney verso la fronte.
 

Abbozzo di "fungo" glaciale poco a valle del Colle Ciardoney:
sotto al blocco roccioso il ghiaccio, ombreggiato, fonde più lentamente
rispetto all'intorno (ablazione differenziale), così il masso rimane in rilievo
su una sorta di piedistallo.
 



Talora il blocco roccioso - soprattutto se di forma irregolare e in equilibrio precario - scivola dal suo piedistallo di ghiaccio e il processo ricomincia daccapo, appena più a valle, come nelle due immagini qui sopra.
 



I massi che si trasformano in funghi glaciali derivano dalle sempre più frequenti frane che si originano dalle Uje di Ciardoney, a seguito dello scongelamento del permafrost e della "decompressione" dei versanti dopo l'abbassamento della superficie glaciale
(qui sopra, poco a Est del Colle Ciardoney).
 

L'entità delle perdite di spessore glaciale alle singole paline ablatometriche, rispetto
al 6 settembre 2017, è stata la seguente:

1. (Colle Ciardoney, circa 3100 m): -40 cm (modesti residui di neve presenti nei dintorni)

2. (circa 3050 m): -138 cm

3. (circa 3000 m): -187 cm

4. (circa 3000 m): -172 cm

6. (circa 2950 m): -181 cm

7. (circa 2900 m): -250 cm

(palina n. 5 non più presente)

Qualora si fosse combinata con una magra stagione di alimentazione (come le molte vissute negli Anni Novanta), la lunga e calda estate 2018 si sarebbe tradotta in perdite glaciali ancora più drammatiche (record negativi di -3,36 m di acqua equivalente nel 1997-98, -3,00 m nel 2002-03 e -2,43 m nel 1998-99).

La rapida diminuzione di spessore in corso in questi anni ha richiesto la posa di nuove paline ablatometriche in affiancamento a quelle esistenti nei siti di misura n. 3, 4 e 6, in procinto di fuoriuscire completamente dal ghiaccio prima di fine estate 2019 con rischio di perdita dei dati di bilancio di massa.
 

Daniele Cat Berro (SMI), il filmaker Stefano Rogliatti (collaboratore RAI Torino),
e Umberto Bado di Guide Alpine Torino
predispongono la perforazione del ghiaccio per la posa della nuova palina n. 4
tramite la sonda a vapore (modello "Heucke") cortesemente messa a disposizione
dai colleghi del CNR-IRPI di Torino / gruppo di ricerca GeoClimAlp (f. Luca Mercalli).
 

Luca Mercalli avvia la sonda a vapore, alimentata a gas.
 

Stefano Rogliatti, Umberto Bado e Luca Mercalli durante l'installazione della palina n. 4.
 

 

Dettagli della perforazione del ghiaccio al sito n. 6 (circa 2950 m), operazione
che in condizioni normali richiede circa 25-30 minuti per giungere a 10 m di profondità
e installare un'intera sequenza di 5 elementi lignei da 2 m ciascuno.
 

La nuova palina n. 6 viene inserita nel foro appena praticato nel ghiaccio:
al tasso di ablazione attuale (prossimo a 2 m/anno in questo tratto di ghiacciaio),
servirà per le misure dei prossimi 5 anni circa,
salvo il verificarsi di annate ancora più negative.
 

Come quasi sempre osservato negli anni recenti, la superficie del ghiacciaio era percorsa da bédières profonde  1 - 1,5 m, incise dal ruscellamento superficiale dell'acqua di fusione ancora abbondante nonostante l'ombreggiamento da parte di folte nubi cumuliformi al momento del sopralluogo (tra le h 9 e le h 12 del 10 settembre 2018).

Si stima che nel corso dell'estate 2018 la fusione complessiva della neve stagionale e del ghiaccio abbia fatto defluire dal Ghiacciaio Ciardoney (superficie poco superiore
a 0,5 km2) circa 2 milioni di m3 d'acqua
: per la particolare combinazione tra copiose precipitazioni invernali e intensa fusione estiva, è stata la quinta stagione più abbondante dal 1992 in termini di contributo agli apporti torrentizi, utili per la produzione idroelettrica nel bacino Orco-Soana.
 

Scendendo verso la fronte si notano le trasformazioni morfologiche più rilevanti:
rapido assottigliamento del ghiaccio, risalita del margine frontale con affioramento di nuove fasce rocciose e abbandono di copiosi depositi glaciali (soprattutto blocchi di frana precipitati dalla Grande Uja di Ciardoney), smembramento del tratto terminale del ghiacciaio anche ad opera degli impetuosi torrenti di fusione (bédières).
 

La palina n. 7, posta alla quota più bassa (circa 2900 m), è ancora infissa nel ghiaccio per 265 cm: ragionevolmente affiorerà del tutto entro il 2019 o il 2020, e dato l'esiguo spessore glaciale residuo non verrà più sostituita. 
 

Veduta generale del ghiacciaio dalla stazione fotografica "S2" il 10 settembre 2018
(f. Diego Marzo).
L'apparato è spoglio di neve residua, e il colore grigiastro del torrente glaciale testimonia l'intensa fusione ancora in corso, con copioso trasporto di sottili limi in sospensione
(glacier milk = latte glaciale).




L'estate 2018 (trimestre giugno-agosto) è stata la quarta più calda nelle lunghe serie di misura del Piemonte e delle Alpi occidentali, come all'osservatorio SMI di
Moncalieri-Collegio Carlo Alberto, dopo il caso storico del 2003,
e poco sotto quelli del 2015 e 2017.
Al Ghiacciaio Ciardoney le stagioni 2016-17 e 2017-18 hanno mostrato forti analogie in termini di accumulo nevoso invernale, di temperature estive, e di conseguenza anche di fusione e perdite di massa glaciale.


Serie delle misure di accumulo invernale, ablazione estiva e bilancio di massa netto.
Il valore complessivo di bilancio di -1,45 m di acqua equivalente della stagione 2017-18
si colloca vicino alla media dei 26 anni di osservazione precedenti (-1,31 m).
Un'annata non tra le peggiori, ma che ha penalizzato ulteriormente un ghiacciaio
già provato da una lunga serie di stagioni molto negative.
Il bilancio cumulato dal 1992 è ormai di -35,6 m.
 

Dettaglio della serie del bilancio di massa netto (ghiaccio perso ogni anno
nell'insieme del ghiacciaio, espresso come "lama" d'acqua media, in m).
La media di tutta la serie di misura (27 anni) è pari a -1,32 m/anno, ma nel tempo si è aggravata, da -1,03 m/anno nel periodo 1992-2002 a -1,52 m/anno nel 2003-2018.
 

Il regresso annuo di 15,5 m ha portato a ben 458 m circa il ritiro complessivo
dalle prime misure del 1972.


La stazione meteorologica "Campbell", dopo una prima riparazione d'urgenza
il 27 giugno 2018, è stata oggetto di manutenzione straordinaria,
 con la sostituzione di un pannello fotovoltaico guasto e la stabilizzazione del traliccio danneggiato dalle tempeste dell'inverno 2017-18 (intervento a cura dell'elettricista
Diego Marzo e della ditta Natural House, Castellamonte - TO).
L'operatività delle misure tuttavia non si è mai interrotta (f. Diego Marzo).


Andamento giornaliero dello spessore nevoso totale al suolo alla stazione meteorologica, dall'annata idrologica 2012-13 in poi (osservazioni da "snowcam").
La fusione nivale osservata nel giugno 2018 (linea azzurra) è stata la più rapida degli ultimi 6 anni, insieme al caso del 2017 (linea viola)
.
Così, pur dopo un'ottima stagione di alimentazione, il manto nevoso sul pianoro intorno alla stazione è scomparso del tutto già il 9 luglio 2018 (nella media). Pochi giorni più tardi (13 luglio) si notavano i primi affioramenti di ghiaccio vivo sul pendio inferiore del ghiacciaio, ed entro inizio settembre l'apparato era completamente privo di neve residua.


Gli ormai insignificanti ghiacciai di Valsoera ripresi dal Colle Ciardoney. Il meridionale, a sinistra nell'immagine, conserva ancora una discreta quantità di ghiaccio, mentre il settentrionale, a destra, è pressoché estinto e sepolto dalle frane che si staccano dalla soprastante Punta Scatiglion.
 



Altre vedute dal Colle Ciardoney verso il bacino dei ghiacciai di Valsoera:
in alto il 6 settembre 2017, qui sopra il 10 settembre 2018.
Il piccolo lago formatosi e ingranditosi nel corso degli Anni Duemila
al piede della trasfluenza glaciale del colle, e ben sviluppato a fine estate 2017, nel 2018 è rimasto ingombro da un massiccio accumulo locale di neve, di origine forse in parte valanghiva. Una situazione tuttavia non rappresentativa delle reali condizioni,
molto negative, dell'adiacente ghiacciaio Ciardoney.


Salvo diversa indicazione, le immagini sono di D. Cat Berro.
 

Missione condotta con l'assistenza tecnica e la collaborazione di:









 

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