Rivista Ligure di Meteorologia |
|||
STAMPA
![]()
|
|||
(terza parte) Struttura dell’atmosfera terrestre CENNO STORICO Già nell’antichità si ipotizzava che l’aria avesse un
peso, ne parla tra gli altri Platone nel Timeo. Lo stesso Aristotele
accenna ad un esperimento realizzato pesando una vescica prima vuota e
successivamente gonfiata d’aria. Il peso della vescica rigonfia sarebbe
risultato maggiore. Un esperimento che non convince, forse ideato ma non
eseguito: in realtà a causa della spinta di Archimede nella vescica
rigonfia non sarebbe stato possibile apprezzare alcun cambiamento di peso
se non quello, che si può ipotizzare estremamente limitato e forse allora
non misurabile, dovuto alla possibile compressione dell’aria insufflata
all’interno. Lo spessore dell’atmosfera L’esperienza del Puy-de-Dôme aveva dimostrato una
diminuzione di non trascurabile entità della pressione su un migliaio di
metri di dislivello e l’altezza dove essa si sarebbe praticamente
annullata se si fosse estrapolato linearmente l’andamento rilevato si
sarebbe collocata attorno ai 10 km. Ma non era così, questa altezza si
sarebbe rilevata enormemente maggiore. Nello stesso secolo considerazioni
puramente geometriche sulla estrema luce crepuscolare che giunge sino a
noi anche quando il sole è già 16-18 gradi sotto l’orizzonte, fecero
supporre che l’ultima atmosfera ancora capace di diffondere la luce solare
si collocasse a circa 80 km dal suolo. Successivamente nel XIX secolo la
misura dell’altezza delle nuvole madreperlacee e nottilucenti alte (in
media 24 km per le madreperlacee, ben 80 km per le nottilucenti generate
ad esempio in seguito alla famosa eruzione del Krakatoa del 1883)
confermarono questa ipotesi. Alla fine dello stesso secolo, si verificò
mediante triangolazioni a terra che l’altezza delle parti più alte delle
aurore boreali poteva raggiugere i 1000 km e negli anni ’20 del secolo
appena passato, si riuscì a determinare la quota di accensione delle
meteoriti: variabile da 60 a oltre i 160 km. Considerazioni di cinetica
dei gas portarono successivamente a considerare l’altezza, circa 2500 km,
alla quale le molecole atmosferiche, a causa della loro agitazione termica
e della rarefazione dell’aria, non sarebbero più state controllate dalla
gravitazione terrestre e avrebbero potuto sfuggire nello spazio
interplanetario. Tale altezza avrebbe segnato i confini estremi
dell’atmosfera. In seguito grazie a conoscenze acquisite nel campo della
fisica dei gas rarefatti si dedusse che alle alte quote le molecole
sottoposte all’irraggiamento solare dovevano essere in gran parte
ionizzate, cioè elettricamente cariche avendo perso uno o più elettroni, e
sarebbero ricadute, assieme agli stessi elettroni, sotto il dominio del
campo magnetico terrestre, qui più efficacie di quello gravitazionale.Tenuto
conto dell’energia potenziale in tale campo (campo geomagnetico di Gauss
equivalente a quello generato da un dipolo magnetico posto al centro della
terra con asse poco discosto da quello di rotazione ed intensità sulla
superficie della terra variabile da 24 a 45 nanotesla (da 24 a 45 10-9
Tesla) lungo l’equatore magnetico, 62 e 70 nanotesla risp. sul polo
magnetico Nord e sul polo magnetico Sud ) si pensò di collocare il confine
dell’atmosfera su una superficie di forma all’incirca elissoidale centrata
sulla terra con semiasse minore e maggiore rispettivamente di 64000 e
128000 km, superficie sulla quale il campo magnetico generato da dipolo
magnetico terrestre sarebbe stato di 10 nanotesla. Misure dirette
realizzate dopo il 1958 mediante satelliti artificiali e sonde spaziali
hanno consentito di conoscere meglio il dominio del campo magnetico
terrestre sull’atmosfera. Esso si esercita all’interno di una superficie,
chiamata “magnetopausa”, che rispetto a quella prima ipotizzata, è
deformata enormemente dal flusso di particelle cariche provenienti dal
sole (il cosìdetto vento solare) assumendo la forma che ricorda quella di
una cometa caudata, con dimensioni di circa 10 per 200 raggi terrestri. La temperatura dell’atmosfera Da sempre, appena guardando la neve imbiancare le cime
dei monti, si sapeva che la temperatura dell’aria doveva diminuire con la
quota, diminuzione verificata nel XIX secolo anche mediante ascensioni con
palloni areostatici (prima ascensione scientifica nel 1804 compiuta da dai
fisici Biot e Gay – Lussac sino a quasi 4000 m, massima quota raggiunta
nell’800, 9150 m, nel 1894) e da misure in osservatori che proprio
nell’800 cominciarono ad essere realizzati in alta montagna. Ma solo
all’inizio del secolo successivo si scoprì che oltre ad una certa altezza
la temperatura non diminuiva più anzi dopo essere rimasta quasi costante
per un certo tratto, aumentava in modo significativo. E’ attribuito al
meteorologo parigino Teisserenc de Bort la scoperta ufficiale della
“stratosfera ”, o meglio della “tropopausa”, la sua zona inferiore, dove
il gradiente termico, che più in basso è di regola negativo e mediamente
pari a – 6,5 °C per 1000 m, si annulla (successivamente nella stratosfera
propriamente detta, si inverte), scoperta annunciata con un comunicazione
all’Accademia delle Scienze di Francia, nel 1902. Fondamentale per questa
scoperta fu l’uso dei palloni sonda il cui primo lancio avvenuto nel 1892
fu eseguito da Gustave Hermite, nipote del celebre matematico Charles
Hermite.Tali palloni riempiti di idrogeno e recanti dei registratori
automatici potevano arrivare anche a 15 km di altezza dove scoppiavano
mentre la strumentazione cadeva a terra, rallentata da un pallone pilota;
ora raggiungono i 30 km e dotati di trasmettitori radio sono ancora
largamente utilizzati (radiosondaggi) per le previsioni meteorologiche
(alcune migliaia vengono lanciati quotidianamente in tutto il mondo).
1) Densità dell’atmosfera Consideriamo uno strato orizzontale di aria di area
unitaria e spessore infinitesimo dz In una situazione di equilibrio
statico il peso dello stratarello è esattamente equilibrato dalle forze di
pressione che agiscono sulle due superfici; il che implica che la
differenza di pressione anch’essa infinitesima, dP, sia: Per l’aria vale con buona approssimazione l’equazione dei gas perfetti : PV = RT (2) dove P è la pressione in pascal, V è il volume in m3 di una mole d’aria (di massa M = 28,96 grammi), R è la costante dei gas = 8,314 J/mole/K, T e la temperatura assoluta in K Avendosi D = M/V, sostituendo la (2) nella (1) si ottiene subito: dP/P = -(Mg/RT)dz (3) Questa è una semplice equazione differenziale del prim’ordine
dovuta a Laplace, che dice che diminuzione percentuale della pressione è
direttamente proporzionale all’aumento della quota ed inversamente
proporzionale alla temperatura assoluta. T= T0 - Bz (4) con T0 = 15 °C, B= 6,5 °C/km, z in km Si ottiene inserendo i valori numerici nella (3): P/P0 = (1- 0,02255 z)5,26 (5) con P0 = pressione al suolo = 1013,25 bar Si vede subito che la pressione e con essa la densità si annullerebbe completamente per z = 1/0,02255 = 44,3 Km, contro tutte le evidenze date dalle osservazioni. Se prima di quella quota essa aumentasse o rimanesse costante la pressione finirebbe per assumere rispettivamente un andamento iperbolico tipo P=k ( 1/(1+cz))h od esponenziale tipo P= k e-fz , calando più lentamente, congruentemente con i fenomeni osservati. 2) La propagazione anomala del suono I rumori di violente esplosioni si propagano per centinaia di km di distanza. L’area di udibilità attorno alla sorgente non si presenta tuttavia compatta ma interrotta da una larga fascia di silenzio oltre la quale il suono si risente ma con un ritardo anormalmente lungo.Ciò è indizio di una rifrazione dei raggi sonori prima verso l’alto, indi verso il basso(si veda sotto la figura 2) spiegabile solo con la diminuzione e poi con l’aumento della sua velocità con la quota. Poiché la velocità del suono aumenta con la temperatura (e non con la densità) si deve ipotizzare che essa dopo la nota diminuzione nella troposfera, subisca un aumento.
Fig. 2 Traiettoria dei raggi acustici nell’audizione anormale (Gutemberg) 3) La riga verde del cielo notturno Mediante misure interferenziali il Babcock ha stabilito che la riga spettrale verde della lunghezza d’onda di 0,5577 micron propria della luminosità del cielo notturno e dovuta alla diffusione della luce solare dalla più alta atmosfera, ha una larghezza di 0,035 10 –5 micron. Siccome la larghezza delle righe di assorbimento/emissione di un gas dipende dall’agitazione termica delle particelle emittenti, sui deve ipotizzare che al livello da cui tale riga proviene la temperatura superi abbondantemente i 1000 K. Prossimamente: |