di Roberto Pedemonte

 

FREDDISTI E CALDISTI

Lo splendido scritto di Luca Mercalli inerente una recente nevicata, apparso su NimbusWeb http://www.nimbus.it/eventi/011213nevicata.htm credo abbia ricordato in chi lo ha letto, e sicuramente in noi, la consapevolezza di quanto siano fortunati gli “amatori” del tempo meteorologico. Intendiamo includere in questa categoria non solo chi si occupa di meteorologia per mestiere o per passione, ma tutti coloro che accettano, talvolta gioiscono e comunque partecipano a quelle che per altri sono le osticità cagionate dalle condizioni atmosferiche, specialmente nella stagione fredda. Quando accade che la neve, il ghiaccio o il vento la facciano da padroni, gli “amatori” non cercano, come altri, un capro espiatorio per forza di cose nel vicino di casa, che magari ha tagliato la siepe che difendeva dal vento il suo giardino o nei misfatti di El Niño, del quale proclamano i suoi effetti malefici con sicumera scientifica o nell’amministrazione pubblica che non ripulisce dalla neve il marciapiede davanti la propria abitazione (magari ignorando che, come da Regolamento di Polizia Comunale, è loro compito). Gli “amatori” godono delle avversità atmosferiche: una prolungata bufera di neve che costringe a spostarsi a piedi tra mille difficoltà o un vento impetuoso che obbliga a imbacuccarsi con pastrani e sciarpe, ben sapendo che ogni sforzo sarà inutile. L’aria gelida arriverà comunque a contatto con la nostra pelle.

Luca, nel suo articolo, introduce il termine “freddisti”. E’ vero, gli “amatori” sono nella quasi totalità “freddisti”; amano cioè il freddo, sempre alla ricerca di nuovi record. Un inverno durante il quale si susseguono senza sosta fronti dall’Atlantico è deludente: temperature miti, cieli uniformi, pioggia o pioviggine, contorni sfumati. E’ autunno questo, altro che inverno! Altra atmosfera si respira in occasione di avvezioni d'aria di origine artica o, meglio ancora, polare continentale, non c’è che dire. Anche se siamo convinti “freddisti”, non possiamo negare la presenza degli “amatori caldisti”, amanti del caldo, anche se interiormente riusciamo a giustificarne l’esistenza esclusivamente se residenti in ben circoscritte porzioni della superficie terrestre (Siberia, Groenlandia, Canada settentrionale e Alaska). D’altronde non si può negare che con temperature che vanno per lunghi periodi al di sotto della soglia dei –40°C si possano desiderare inverni con temperature miti, cieli uniformi, pioggia o pioviggine, contorni sfumati.

Vivendo a Genova, bisogna ammettere, non si è nella località ideale per saziarsi dei sollazzi del “freddista”, anche se è sufficiente spostarsi di pochi chilometri e le opportunità aumentano: ci si può ritrovare nelle vallate interne o a quote oltre i 1000 m o, ancora, superare lo spartiacque padano per rigenerarsi nello spirito “freddista”, anche se qui, escluso le creste montuose, viene a mancare il fattore vento.

Cercherò allora di rincuorare i freddisti liguri, e genovesi in particolare, abitatori della costa. Certo che a leggere sui quotidiani o ascoltare in televisione i valori delle temperature, specialmente le minime, di altre località ci si rimane male. Possibile che in questi giorni di dicembre e di inizio gennaio, in quasi tutte le località italiane, si registrino minime sotto lo zero, –11°C a Bolzano, –10°C a Torino e a Genova si è sempre costantemente di qualche grado sopra lo zero? Ma allora perché le fontane di piazza Colombo e di piazza De Ferrari si sono presentate talora parzialmente ghiacciate?

Vediamo di raccapezzarci e iniziamo ad analizzare i dati forniti dai mezzi di comunicazione. L’Aeronautica Militare, Servizio Meteorologico Nazionale in Italia, gestisce, insieme all’ENAV (Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo), le stazioni sinottiche sul territorio italiano che sono collegate al WWW (World Weather Watch), sistema mondiale per acquisire in tempo reale dati meteorologici che vengono inviati ai centri regionali (continentali) per l’elaborazione a fini climatologici e di previsione del tempo. I dati delle stazioni sinottiche sono quindi quelli che, generalmente, vengono messi a disposizione dei mass media per la divulgazione al pubblico perché sono reperibili quotidianamente in tempo reale. Ora, l’Aeronautica Militare e l’ENAV, come è naturale, gestiscono le stazioni meteorologiche dove hanno sede gli aeroporti e, solo in taluni casi, presso uffici ubicati in centri urbani, posti isolati o in alta montagna (una prece per Plateau Rosa).

In considerazione di quanto riferito, risulta evidente che le temperature divulgate dai mezzi di comunicazione e riferite a molte città, in realtà vengono registrate presso gli aeroporti di quegli abitati, lontani dall’area urbana e, talvolta, ubicati in altri comuni. Tanto per fare alcuni esempi, annotiamo che la temperatura riferita a Torino viene registrata a Caselle Torinese 12 km in linea d’aria dal centro; quella di Ancona a Falconara Marittima 11 km dal centro; di Verona a Villafranca di Verona 11 km dal centro; di Roma a 26 km dal centro; di Bari e Venezia a 8 km dal centro; di Catania e Cagliari a 7 km dal centro; di Milano, Firenze, Bologna e Genova a 6 km dal centro; di Napoli e Pescara a 4 km dal centro. Gli spazi che offrono le piste aeroportuali, prive di ostacoli e aperte in tutte le direzioni sono, in effetti, ideali per l’impianto di stazioni meteorologiche ma, come noto, soggiacciono a diverse caratteristiche ambientali rispetto i centri urbani. Inoltre, maggiore è l’estensione del centro abitato e più grande la valenza dell’isola di calore che produce, divaricando maggiormente la forbice tra temperatura urbana e temperatura rurale (o aeroportuale, vista la normale ubicazione campestre degli aeroporti), anche su distanze esigue.

Consultando anche sommariamente i dati climatologici relativi alle temperature minime degli osservatori ubicati negli aeroporti e confrontandoli con quelli reperiti nelle stazioni impiantate all’interno del centro abitato per ogni località presa in considerazione nell’elenco precedente, si ottengono queste differenze: a Napoli aeroporto il termometro segna mediamente 4°C in meno rispetto Napoli città; 3.5°C in meno per Ancona; 3°C in meno per Torino, Milano e Catania; 2°C in meno per Firenze, Bari, Pescara, Bologna, Venezia e Cagliari; 1.5°C in meno per Verona; 1°C in meno per Roma; ma 1°C in più per Genova. Questa, come si diceva, è la differenza media; se si considerano i giorni in cui prevalgono correnti settentrionali e/o in cui è maggiore l’irraggiamento notturno, i valori estrapolati sono destinati a essere incrementati.

Stando ai dati appresi, dunque, Genova è l’unica città a comportarsi in maniera opposta a tutte le altre. Il sito del suo aeroporto è più mite del centro città. Per chi ne conosce l’ubicazione è tuttavia una considerazione ovvia: si tratta di area catturata al mare; è come un’immensa nave che si getta nelle acque del mar Ligure in una posizione riparata a nord da ripidi monti senza sbocchi diretti di valli interne. La capannina meteo si trova sul terreno erboso tra due piste, a poche decine di metri dalle rocce frangiflutti che proteggono la struttura dalla furia delle onde. Ritengo si possa dire fuor di dubbio l’osservatorio più marittimo del mondo.

Guardando i valori minimi di temperatura di questi primi giorni di gennaio, riportati dal Corriere della Sera che abbiamo sotto mano, leggiamo per esempio, Genova 2°C mentre in città il termometro dell’Università DIAM registrava 0°C. Singolare il dato del 4 gennaio riferito al giorno precedente, riportato dal quotidiano: Genova minima 9°C; in città la minima è stata di 2°C! Da annotare che il ghiacciamento delle pozzanghere o dell’acqua presente nelle fontane è spesso dovuto alla temperatura in prossimità del suolo, spesso sotto zero (-3.1°C il 1° gennaio)

Un'altra chicca è rappresentata dalle temperature riportate dal “Corriere” riferite a Trieste. In realtà sono quelle registrate all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, ubicato in provincia di Gorizia, a 31 km in linea d’aria dalla città e in un ambiente climatologico differente da quello del capoluogo giuliano. Non si capisce il motivo di tale artificio, considerato oltretutto che l’Aeronautica Militare possiede un osservatorio nella città! E’ come se le temperature fossero rilevate a Masone o Busalla e divulgate come appartenenti alla città di Genova. Bah!

Saranno consolati i “freddisti” genovesi da queste nostre “rivelazioni”? Se non lo sono, pensino ancora a un altro fattore importante del freddo che qui sperimentiamo sovente: il raffreddamento da vento, il wind chill. Elemento di valutazione tanto utilizzato in altri paesi e da noi menzionato con parsimonia dalla meteorologia ufficiale ma ben conosciuto dalla pelle dei cittadini. Questo è un argomento che merita tuttavia un’attenzione particolare in altra sede.

In ultima analisi, condividiamo l’esortazione di Luca rivolta ai “caldisti”, e ne aggiungiamo una per i “freddisti”:
se non ti va il ghiaccio vai ad abitare ad Ajaccio;
se il caldo temi vai ad abitare a Rovaniemi.


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