di Roberto Pedemonte

Versione stampabile 

Come consuetudine l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha resi noti i dati relativi all’andamento climatico per l’anno 2001 nel mondo, a mezzo della consueta pubblicazione n° 940. Vediamo di analizzare le caratteristiche meteorologiche più interessanti dell’anno trascorso.

TEMPERATURE

La temperatura superficiale media dell’intero pianeta è stata di 0.42°C superiore al valore climatologico normale, riferito al periodo 1961-1990. Questo è comunque il secondo anno più caldo dall’inizio delle registrazioni nel 1861, preceduto dal 1998. Ma osservando i dati da un punto di vista geografico si nota che il 2001 è stato il più caldo in assoluto se si considerano le regioni extratropicali settentrionali (a nord del 20° parallelo) con una differenza rispetto alla norma di +0.67°C. Le regioni extratropicali dell’emisfero australe (a sud del 20° parallelo) hanno fatto registrare un temperatura media che ha eguagliato il record verificatosi nel 1998 con 0.30°C oltre la norma.

Nel periodo invernale le temperature dell’emisfero boreale sono risultate piuttosto rigide, con scarti sotto la norma di 1°C e oltre 3°C rispettivamente in gran parte degli Stati Uniti e nella Federazione Russa. In Siberia, a Ojmjakon, il 29 gennaio è stata registrata una temperatura estrema di –61.4°C. Altre anomalie fredde invernali si sono registrate nell’India settentrionale e in Bolivia. Anche in Canada, nonostante l’inverno rigido, la temperatura media è stata di 1.7°C sopra la normale climatologia, risultando, insieme al 1999, il 3° anno più caldo dal 1948 mentre negli Stati Uniti è stato il 6° anno più caldo negli ultimi 107 anni. In Giappone il valore del termometro ha superato di 0.18°C quello normale, stabilendosi al 12° posto in graduatoria, mentre in Australia per il terzo anno consecutivo la temperatura media è risultata vicino alla norma.

In Europa, gli estremi del freddo si sono verificati in Scandinavia con –43.6°C in Norvegia a Kautokeino, -39.9°C a Karesuando in Svezia e –40.0°C a Enontekio in Finlandia tra il 23 e il 24 febbraio. Anche il mese di aprile ha riservato sorprese gelide, con una punta di –29.7°C il giorno 14 a Nikkaluokta, in Svezia. In questo paese la media annua è stata 0.7°C, e in Norvegia di 0.3°C, sotto la norma. Nonostante questi valori più bassi del normale, il resto d’Europa ha riscontrato temperature più alte: in Francia e Islanda è stato il 6° anno più caldo dal 1949. In Islanda, a dicembre è stata registrata la temperatura di 18.4°C, la più alta mai registrata per dicembre. Nella lunga serie della CET (Central England Temperature), che ha ormai raggiunto 343 anni di osservazioni, l’ottobre 2001 è risultato il più caldo mai registrato. Lo stesso mese è stato il più caldo in 100 anni in Danimarca e in Germania dove, in quest’ultimo paese, è stato di 4°C sopra la norma.

PRECIPITAZIONI

La Niña ha dominato nei primi mesi del 2001 nell’Australia settentrionale e centrale provocando precipitazioni oltre la norma con fenomeni estremi. Ad Alice Springs, per esempio, in quattro giorni, nel mese di gennaio, sono caduti 240 mm di pioggia; solamente 40 mm in meno della quantità media annua. Nell’Iran settentrionale, in agosto, un’improvvisa alluvione ha causato almeno 183 morti nelle province del Golestan e del Khorassan. In Siberia, dopo un inverno freddo, le alte temperature primaverili (a marzo la temperatura è stata da 2 a 5 gradi sopra la media) hanno accelerato lo scioglimento delle nevi e dei ghiacci provocando inondazioni che, in Yakuzia, hanno costretto 300.000 persone ad abbandonare le proprie case. Anche la calda primavera degli Stati Uniti determinante il rapido scioglimento delle nevi, abbinata a forti precipitazioni temporalesche, ha provocato vasti allagamenti; il fiume Mississippi è stato interdetto alla navigazione per un tratto di 640 km. Precipitazioni sopra la media in Bolivia, nei primi mesi dell’anno, e in Argentina tra agosto e ottobre. A Buenos Aires, in quest’ultimo mese, sono caduti 250 mm, il doppio del normale. Tra febbraio e aprile in Mozambico, Zimbabwe, Malawi e Zambia, pesanti piogge hanno causato allagamenti che hanno provocato la perdita di 200 vite umane, la distruzione dei raccolti e migliaia di senza tetto. A settembre, i corsi d’acqua del Chad e il fiume Niger, in Guinea, sono esondati e hanno sommerso oltre 17.000 ettari di terreni coltivati e causato la morte di quasi 100 persone. A novembre, centinaia di vittime nella gravissima alluvione di Algeri, dove sono caduti più di 100 mm di pioggia in poche ore. Piogge torrenziali a Java, in Indonesia, hanno provocato in febbraio gravissimi danni all’agricoltura e alle abitazioni. A Vihn, nel bacino del Mekong in Viet Nam, alla fine di ottobre, sono caduti 685 mm in una settimana; tra agosto e ottobre le inondazioni che hanno colpito il Delta di quel fiume, hanno provocato numerose centinaia di morti.

In Europa si sono avuti quantitativi superiori al normale nei primi tre mesi dell’anno in Inghilterra e Galles. Il periodo di due anni, tra aprile 1999 e il marzo 2001, è stato il piovoso della serie temporale di 236 anni delle precipitazioni in questi due paesi. In Bretagna, nel periodo ottobre 2000-marzo 2001, il totale delle precipitazioni è stato eccezionale; ovunque superiore tra il 20% e il 40% e in alcune località è stato stabilito il nuovo record di quantità di pioggia per il semestre invernale: Rennes 721 mm, Brest 1260 mm. Nel mese di marzo si sono registrate disastrose inondazioni in Ungheria; il fiume Tisza ha raggiunto a Zahony, 7.60 m oltre lo zero igrometrico, raggiungendo il più alto livello dal 1888. In luglio gravi alluvioni hanno causato 52 morti nel sud-ovest della Polonia, nel bacino della Vistola, dove 140.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Anche nella Repubblica Ceca il tributo di vittime è stato molto alto: 39 morti.

URAGANI E TIFONI

Nel 2001 nel Nord Atlantico si sono verificate 15 tempeste, cinque in più della media sul lungo periodo. Nove di queste hanno raggiunto il livello di uragano, quattro delle quali sono diventate di categoria 3 o superiore (vento a oltre 179 km/h); continua così il periodo di grande attività degli uragani, iniziato nel 1995. Nell’Oceano Pacifico occidentale si sono formati 26 cicloni tropicali (media periodo 1971-2000: 27 cicloni). Cinque di essi hanno raggiunto in seguito il livello di tempesta tropicale nell’Oceano Indiano sud occidentale (la metà del normale).

In giugno la tempesta tropicale Allison ha fatto registrare più di 750 mm di pioggia in molte località del Texas sud orientale. Il lento movimento lungo la fascia meridionale degli Stati Uniti ha causato 41 morti, estesi allagamenti e gravissimi danni, tanto che Allison risulta essere la tempesta tropicale con più costi materiali mai avvenuta negli States. Il ciclone tropicale diventato successivamente l’Uragano Michelle, che ha prodotto incessanti precipitazioni e 10 decessi in Nicaragua, dopo aver deviato sulla Jamaica, si è diretto verso Cuba all’inizio di novembre, dove risulta essere stato l’uragano più grave dal 1952, raggiungendo categoria 4. Il più grave tifone del Pacifico occidentale è stato Chebi, che ha colpito in giugno la provincia di Fujian, in Cina, con venti a 120 km/h, causando 150 morti. Altri tifoni di minore intensità, con venti che non hanno superato 111 km/h, come Utor e Toraji, hanno comunque provocato in luglio nelle Filippine la morte di oltre 100 persone il primo e 200 il secondo.

GRAVI ED ESTESE SICCITA’

La gravissima siccità che ha interessato l’Asia centrale e meridionale dal 1998 è proseguita anche nel 2001, interessando maggiormente l’Iran, l’Afghanistan e il Pakistan. In queste regioni le precipitazioni del semestre umido (novembre-aprile) sono state meno del 55% del normale e la congiuntura con le elevate temperature estive, ha reso ancora più grave la situazione sanitaria e alimentare.
Nonostante gennaio nel Corno d’Africa sia stato uno dei più piovosi da 40 anni, continua il periodo siccitoso. La stagione piovosa più lunga (marzo-maggio) ha avuto apporti pluviometrici molto al di sotto della norma e, in alcune aree, il mese di maggio è stato il più asciutto dal 1961; anche la stagione piovosa breve (ottobre-novembre) non ha fornito piogge tali da tamponare la necessità di acqua per la popolazione, che dura da ormai tre anni.
Condizioni molto siccitose si sono verificate durante l’estate e autunno australe nella maggior parte del Brasile. Nel primo semestre dell’anno, anche il nord della Cina, parte dell’America Centrale, le due Coree e il Giappone sono stati colpiti da grave siccità e conseguente razionamento dell’acqua potabile. Le coste americane dell’Oceano Pacifico settentrionale hanno avuto il periodo invernale (novembre 2000-febbraio 2001) avaro di precipitazioni, tanto che sono stati presi provvedimenti di razionamento dell’acqua. La fine dell’anno ha visto l’intero Canada privo, o quasi, di precipitazioni: a Montreal 35 giorni senza pioggia; in molte aree è risultata la stagione più secca in oltre 100 anni di misurazioni pluviometriche.
Anche la copertura di ghiacci marini, nel 2001, è rimasta, come per gli anni precedenti, di circa il 3% inferiore alla media a lungo termine, sia per l’Artide che l’Antartide.