di Roberto Pedemonte

Freddo polare

Mentre sto scrivendo queste righe, siamo tutti in attesa del “freddo polare” che, come i mass media stanno annunciando già da alcuni giorni, dovrebbe raggiungere le nostre regioni nelle prossime ore. In effetti, a guardare una qualsiasi carta meteo, si nota un importante sviluppo, nel senso dei meridiani, di un’area anticiclonica piuttosto solida (con un massimo di oltre 1050 hPa), posizionata sull’Atlantico, che richiama aria dalla alte latitudini sospingendola, lungo il suo bordo orientale, verso l’Europa centrale e il bacino del Mediterraneo. La massa d’aria prevista in arrivo è di origine artica marittima e, sebbene da noi questo tipo di massa non comporti, generalmente, il raggiungimento delle temperature più estreme, quali quelle derivanti dall’espansione sul nostro continente dell’anticiclone di origine termica siberiano, produce sicuramente un forte abbassamento della colonnina del mercurio.

Tutto ciò fa parte del gioco. La circolazione generale dell’atmosfera modella il naturale evolversi degli eventi meteorologici ed è in queste azioni che rientra l’alternarsi delle situazioni del tempo nelle varie stagioni. Se vogliamo ridurre all’eccesso queste parole, alle nostre latitudini, questo significa freddo in inverno e caldo in estate. Questa è la natura, la quale, in un sistema caotico, governa da sempre l’evoluzione del tempo. E’ evidente che, tanto per restare in territorio nazionale, ogni area o sotto-area climatica risponde in maniera differente a queste sollecitazioni, rimanendo interessata in modo anche piuttosto diverso rispetto un’area limitrofa. A Genova possiamo personalmente sperimentare un esempio interessante, rilevando la repentina variazione di effetti che, sovente, il medesimo tipo di evento meteorologico produce in brevissimo spazio: al di qua e al di là dei Giovi e del Turchino.

Se è vero tutto ciò, perché ogni qualvolta che si affaccia una irruzione di aria fredda, i mass media in generale, invocano l’aggettivo polare, non già per definire l’origine di tale aria, ma per prevedere i gradi di freddo a cui dovremo soggiacere? E’ possibile sostenere che l’Italia sia sotto la morsa del “freddo polare”, e poi presentare una tabella nella quale vengono indicate le temperature reggiunte da alcune città dove i valori sono, e non per tutte le località, di pochi gradi sotto zero? Coloro che scrivono gli articoli per i giornali o per i servizi radiotelevisivi, sanno che cosa sia il freddo in questa stagione nelle regioni polari? Ne dubito, a meno che, non precisandolo, intendano sostenere il paragone con il freddo che, nelle regioni ad alta latitudine, si prova nella stagione estiva.

Spesso e sempre maggiormente vengono indicati l’effetto serra e le variazioni climatiche per giustificare un evento che in realtà fa parte, a pieno diritto, del “gioco” di cui parlavamo prima. Purtroppo nei mass media viene a mancare sempre più la moderazione, il raziocinio. Ogni accadimento viene presentato come eccezionale, in previsione di scenari prossimi venturi catastrofici. La meteorologia, giovane scienza, ma pur sempre scienza, che diventa spettacolo (Paperissima docet). E’ necessario dare spazio agli eventi estremi, che pur si verificano, nella maniera corretta, senza illazioni, e senza usare frasi inconsulte tipo “Il clima è in aumento!” (ascoltata personalmente a un TG): qualcuno vuole essere così gentile da spiegarmi che cosa vuol dire il clima è in aumento?

La bora a Trieste, le precipitazioni invernali intense, anche nevose, nel Mezzogiorno d’Italia, l’acqua alta a Venezia, le temperature di alcuni gradi sotto lo zero nel Val Padana, e si potrebbe proseguire ancora: e allora? Tutto ciò fa parte del naturale evolversi degli eventi atmosferici. Fino a quando le notizie fornite ai cittadini sui fatti meteorologici, sullo stato del clima o sulle variazioni climatiche, che evidentemente esistono (il clima è variabile per natura), saranno fornite da persone non competenti, le quali cercano di trasformare ogni evento meteo in notizia “boom”, sarà molto difficile far nascere nelle persone una coscienza meteorologica comune, basata su serie e consolidate attestazioni scientifiche.

Veniamo a noi, o meglio alla nostra rivista. Da questo numero, purtroppo, dobbiamo rinunciare alla collaborazione del CMIRL per quanto concerne la cronaca meteo della Liguria. Ciò avviene a seguito del nuovo organigramma adottato a seguito dell’accorpamento del CMIRL all’Arpal Liguria e, conseguentemente, a una nuova distribuzione dei compiti d’istituto. Confidiamo tuttavia di poter inserire nuovamente tale rubrica e, naturalmente, recuperare le cronache passate. Altra novità riguarda una tabella comprendente, per ogni mese della stagione di riferimento, i dati di temperatura, precipitazione, umidità, vento e fattore wind-chill, relativi ad alcune stazioni distribuite sul territorio italiano e dei paesi confinanti.