di Roberto Pedemonte

Caldo afoso e “mass-media”

Maggio e giugno veramente caldissimi, quest’anno. Le temperature medie sono state, nel Centro-Nord le più alte degli ultimi decenni. In alcune località si sono superati valori storici secolari. E come sempre i “mass-media” si sono scatenati con i loro consigli scontati: “bevete più acqua”, “andate al mare”, “non state a lungo esposti al sole”, e le previsioni e le affermazioni più “audaci” di fantomatici esperti: “luglio ed agosto pareggieranno il conto, con freddo e piogge continue”, “l’Italia si sta tropicalizzando, dicono alla NASA”, “il mare è caldo quanto non si verificava da 3000 anni (testuale sulle reti RAI!) e si potranno generare dei tifoni tropicali” e con comparazioni illogiche e prive di un contenuto informativo utile come quelle relative alla “temperatura percepita” ovvero “all’indice di calore”.

Già ne parlammo esattamente un anno fa: che senso ha dire che ad es. a Milano la temperatura massima, di 34°C, con 49 % di umidità relativa equivale a 39°C percepiti se non si precisa almeno qualitativamente questo: equivale a 39°C in condizioni di bassa umidità o meglio di umidità relativa via via decrescente al crescere della temperatura, e se non si aggiunge una doverosa precisazione in merito ai rischi sanitari cui si può incorrere alle diverse temperature percepite.

La norma cui si fa implicitamente riferimento è quella proposta da Steadman nel 1979. é chiamata “Heat Index” o “HI” ed è adottata tra gli altri dal “National Weather Service” americano. Essa compara il disagio fisiologico percepito ad una data temperatura ed umidità relativa a quello sperimentato in un ambiente ad una temperatura, di norma superiore, in cui la temperatura di rugiada sia di 57°F cioè 14°C. Basta una breve navigazione su Internet per scoprirlo.

Ancora una volta si è lasciata sfuggire un’occasione per iniziare ad informare il pubblico in modo razionale cercando di trasmettere un qualche primissimo elemento di cultura scientifica così carente in Italia.

Diego Rosa