di Diego Rosa

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   (Seconda parte)

Climatologia della neve

La neve si presenta in grandi estensioni del globo in quantità, frequenza e date molto diversificate.

In queste regioni si possono identificare in particolare alcuni regimi nivometrici:

- Regime delle regioni marginali (mediterranee ed oceaniche)
- Regime del dominio continentale
- Regime delle regioni ipernevose
- Regime del dominio alpino
- Regime dei climi artici
- Regime dei climi dell’emisfero meridionale

Il regime delle regioni marginali

E’ il regime delle regioni dove la neve è un fatto che viene ad interrompere il corso normale delle piogge sia eccezionalmente nelle zone più calde che regolarmente nelle zone più fredde. In ogni caso le cadute di neve si hanno esclusivamente nei 2, 3 mesi più freddi dell’inverno.
E’ probabilmente nel fondo del golfo del Messico (Fig. 1) ove si situa, nell’ emisfero Nord, la latitudine più bassa ( già in zona intertropicale) delle nevicate nel piano. Si sono avute cadute di neve anche a New Orleans, addirittura a Tampico, sulla costa messicana (22° di latitudine!). Nel vecchio mondo invece, la neve non sembra scendere sotto i 32 ° lat. N.
In Europa si possono evidenziare chiaramente due sub-regimi nivometrici distinti: quello che caratterizza il dominio marginale mediterraneo con cadute di neve invernali e quello del dominio marginale oceanico con cadute di neve soprattutto primaverili.

Dominio marginale mediterraneo

Le nevicate del dominio mediterraneo si concentrano sostanzialmente nel periodo 15 dicembre – 15 febbraio, sia perché il freddo è sensibile solo in tale periodo, sia perché le depressioni circolano allora liberamente da W ad E attraverso lo stretto di Gibilterra, ed è ancora frequente la formazione delle depressioni sottovento del golfo di Genova che portano aria polare marittima direttamente nel mediterraneo. La neve si presenta in tali occasioni (ad altitudini abbastanza basse) anche nel nord Africa e nel vicino Oriente. A Gerusalemme (800 m s.l.m.) nevica 2 anni su 3, a Napoli e Barcellona fa un’apparizione seppur effimera quasi ogni anno, a Bilbao, Madrid, Fiume, Salonicco e Genova, 3-4 volte l’anno. Ed appena si sale in quota, i giorni di neve aumentano sensibilmente: 5 giorni in Algeria (versanti mediterranei) a 600 m s.l.m., 15 a 1200 m, mentre il periodo nevoso può raggiungere i 4, 5 mesi. Tale andamento appare anche sulla costa pacifica degli Stati Uniti, così a S. Francisco di tanto in tanto, come a Palermo e Corfù, appare la neve ma in quantità estremamente scarsa: qui si ricorda il record giornaliero e stagionale dei 9 cm del febbraio 1887. Tutt’altro discorso per le montagne costiere dello stato di Washington e per la Sierra Nevada, in California. In queste montagne, investite dall’umido flusso del Pacifico della stagione invernale (il clima ha caratteristiche mediterranee) si sono stabiliti record (ufficiali) nordamericani e mondiali di nevosità: Monte Shasta Sky Boul (CA): 480 cm durante un singolo episodio nevoso, 13-19 febbraio 1911, record degli Stati Uniti; monte Tamarack (CA), record americano di precipitazione nevosa in un mese: 991 cm, gennaio 1911; Monte Baker (WA), record mondiale stagionale: 28,96 m, annata 1998-1999.

Dominio marginale oceanico

Anche nel dominio marginale oceanico la stagione nevosa non dura più di 3 mesi ma essa risulta spostata verso la primavera: da gennaio-febbraio, talora solamente da febbraio, ad aprile. È questo il regime tipico della Gran Bretagna, dove normalmente nevica in marzo 4 anni su 5. Aprile stesso può vedere nevicate eccezionali. La costa atlantica francese ed, in parte, le zone montuose portoghesi denunciano lo stesso regime. La spiegazione di tutto ciò è che tali regioni non possono conoscere la neve d’invasione calda (di raddolcimento,“ neiges de redoux” della letteratura francese) ma solo quella apportata dalle invasioni d’aria polare marittima più frequente in primavera.


Fig. 1. La neve ai confini dei paesi caldi. 1- Cadute di neve normali nel piano. 2- Cadute di neve eccezionali nel piano. 3- Cadute di neve eccezionali in quota. 4- Cadute di neve normali in quota. 5- Principali sistemi glaciali alle basse latitudini (da “La Neige” di Ch. P. Péguy. PUF- Paris)

 

Regime del dominio continentale

Europa

Il regime di tale dominio è influenzato grandemente dall’anticiclone invernale centro-europeo o russo-siberiano. In Francia comincia a manifestarsi già in Lorena, in Italia nelle Alpi orientali. E’ il regime tipico dei paesi dell’Est e della Russia europea. L’andamento delle precipitazioni, con massimo estivo e minimo invernale, condiziona le nevicate. Così febbraio, il più secco dell’anno è molto meno nevoso di dicembre e di gennaio nonché di marzo e aprile (nella Russia europea), mesi quest’ultimi caratterizzati da precipitazioni abbastanza consistenti ma comunque moderatamente nevosi perché la pioggia riappare con sempre maggiore frequenza in funzione della latitudine e della continentalità del clima. Il coefficiente nivometrico di aprile passa così dal 40% dell’ alto Volga al 20 % di S. Pietroburgo. Questo riscaldamento assai precoce fa si che il massimo (unico) si collochi comunque in inverno, a gennaio a S. Pietroburgo, a dicembre nel bacino del Volga. E’ questo un regime che potremmo definire, nonostante i suoi eccessi, continentale di transizione.
Alle latitudini più elevate o più ad Est, per la maggiore durata del freddo e la siccità invernale si passa ad un regime continentale più marcato, caratterizzato da 2 massimi nivometrici in autunno ed in primavera, con gennaio e febbraio assai indigenti. Oltre gli Urali il secondo massimo si appiattisce sino quasi a scomparire.

Andando ancora più a nord entriamo nel dominio del clima artico.

Nord America

Un tipo di transizione tra quello oceanìco e quello continentale è quello che caratterizza le facciate orientali dei continenti, bagnate dalle correnti fredde emergenti.
La rudezza dell’inverno prolunga verso la primavera un periodo estremamente nevoso (Quebec più di 3 metri di neve all’anno, Montreal 2,8 metri, la stazione di Cartwright: 5,5 m alla latitudine di Liverpool ed al livello del mare, tra i record mondiali) con un massimo di precipitazioni localizzato in gennaio.
A Terranova comincia a nevicare già a novembre, ad ottobre nei paesi del S. Lorenzo e dei grandi laghi. Qui leggendarie, per la loro abbondanza, sono le nevicate di dicembre dei loro bordi orientali causate da avvezioni di aria artica continentale che si umidifica sopra i grandi specchi d’acqua non ancora ghiacciati.
I mesi primaverili sono più nevosi di quelli autunnali. Questo succede ad es. a Montreal ed a Quebec dove marzo è più nevoso di novembre, aprile più di ottobre.
Oltre il Pacifico, sul versante nordorientale dell’Asia, dall’ isola di Hokkaido all’isola di Sahalin e nella Kamĉatka troviamo una situazione nivometrica analoga.

Asia centrale

Le sterminate regioni aride dell’Asia centrale presentano un particolare regime continentale. Qui l’inverno è freddissimo, ma così secco che l’apparizione della neve è un evento assai poco frequente (pochi giorni l’anno, da dicembre ad aprile), con accumuli normalmente insignificanti. Le (scarse) piogge si concentrano da maggio a settembre.

Regime delle regioni ipernevose

Tali domini sono caratterizzati da un freddo persistente che dura gran parte dell’anno, così che può nevicare per 10, 12 mesi. Il regime nivometrico segue d’appresso quello pluviometrico. Le più alte vette dell’Eurasia e dell’ America e le immense estensioni caratterizzate dal clima artico presentano questi regimi.

Regioni montuose d’ alta quota

Sulla cima del Bianco nevica tutto l’anno ed il massimo delle precipitazioni si ha d’estate. Anche sui massicci intertropicali dove la variazioni delle temperature sono molto limitate: Ande, Kenya, Kilimagiaro, Ruwerzori, può nevicare in ogni stagione, 500 m appena sopra la quota dove al contrario non nevica mai. Nell’Himalaya, a quote superiori ai 5000 - 6000 m dai primi di giugno a metà agosto il monsone scarica quasi giornalmente notevoli quantità di neve nei versanti più esposti. A queste quote il regime nivometrico segue fedelmente quello delle precipitazioni.

Regioni artiche

Si possono individuare tratti distintivi propri che differenziano le regioni artiche oceaniche da quelle artiche continentali.

Lo Spitzbergen rappresenta bene le prime. Qui la neve è possibile tutto l’anno, senza peraltro essere mai abbondante, essendo la forma esclusiva da fine novembre a marzo, e dominante per 9, 10 mesi, il mese più nevoso essendo febbraio. L’Islanda presenta un regime analogo, attenuato però dalle temperature più clementi. Reykjavìk non vede la neve che da fine ottobre ai primi di aprile, potendo piovere con una certa probabilità anche in gennaio. Ma basta alzarsi di poche centinaia di m perché essa sia la forma di precipitazione preponderante durante tutto l’inverno.
Diversa è la situazione nei versanti artici dei continenti (Nord Siberia, Nord Canada). Qui la neve è esclusiva da settembre a giugno, da ottobre a maggio nelle zone un po’ meno fredde (ad es. Terra di Baffin), essendo proprio i mesi estremi di tali periodi i più nevosi. Ma le precipitazioni più abbondanti e solamente liquide, si hanno nei mesi centrali dell’estate.


Fig. 2. Regime artico continentale. Numero di giorni di neve.
Nottingham Island (Canada, 62° lat. N.)

 

Regime del dominio alpino

Il regime nivometrico delle Alpi varia in funzione della quota. Vi si evidenziano pure differenze tra il versante meridionale e quello settentrionale, tra la parte orientale e quella occidentale.
In estrema sintesi si può dire che esistono due tipologie fondamentali. Regimi a massimo unico di stagione fredda e regimi a doppio massimo (primaverile – autunnale). I primi sono sostanzialmente i regimi delle quote medie-basse dove fattore fondamentale è la temperatura, i secondi sono quelli delle quote più elevate dove l’andamento delle precipitazioni entra sempre più in gioco. Esemplari sono i grafici di 2 stazioni delle Alpi francesi riportati nella figura 3 qui sotto e relativi a Bourg- d’Oisans (700 m, massimo unico in gennaio) e a La Bérarde (1720 m, massimi in dicembre e marzo).
A quote ancora più alte, al Gran S. Bernardo (2476 m), i massimi si collocano a novembre ed aprile.
Il massimo unico si accentua andando verso Sud (si va verso un regime appenninico o alpino mediterraneo) non solo a causa delle temperature più elevate all’inizio ed alla fine dell’inverno, anche alle quote più alte, ma anche a causa dell’andamento delle precipitazioni sempre più concentrate verso i mesi centrali dell’inverno. Il doppio massimo al contrario si accentua andando verso Est dove le precipitazioni hanno un minimo invernale sempre più marcato.


Fig. 3. Esempio di regimi nivometrici alpini.
Altezza della neve caduta in mm.
Tratto discontinuo: Bourg - d’Oisans (700 m); tratto continuo: La Bérarde
(1720m). Alpi francesi.

 

Regimi nivometrici dell’emisfero Sud

I regimi dell’emisfero meridionale si differenziano totalmente da quelli dell’emisfero settentrionale, ciò a causa della maggior estensione degli oceani rispetto ai continenti.
In America meridionale la neve non appare regolarmente nel piano che a sud di La Plata. A Cordova (418 m s. l. m.) essa è un fatto eccezionale come a Lisbona (ma la città argentina si trova a latitudine più bassa). Tuttavia in Brasile è stata segnalata a Ouro Preto (20° lat. S.) e a Curytiba (25° lat. S.), ad altitudini di 900 - 1000 m. Ancora in Argentina nevica sporadicamente a Mendoza ai piedi delle Ande, mentre sulla costa cilena bisogna scendere sotto i 40° lat. S. di Valdiva per vedere qualche fiocco. In Australia può nevicare sino ai 32° di lat. S. e nella parte più meridionale dell’ Africa australe questo può avvenire 3-4 volte l’anno, a 1000 m di quota (regime a massimo unico, in luglio-agosto).

Il carattere iperoceanico di questo emisfero con basso gradiente intermensile delle temperature, si manifesta con maggiore evidenza ancora più a sud e da notevole originalità ai regimi nivometrici.
Il passaggio dal dominio delle nevicate rare a quelle frequentissime qui è brusco, con la quota e con la latitudine.
A Rio Gallegos (51°lat. S., Patagonia) nevica con una certa abbondanza solo in luglio, a Capo Horn, solo 600 km più a sud, può nevicare tutto l’anno, tuttavia senza costituire mai la forma predominante delle precipitazioni.
Le Alpi australiane possono vedere la neve in ogni stagione già a partire dai 1500 m. Nello stretto di Magellano dove si segnalano 27 giorni di precipitazione solida all’anno, la pioggia sparisce già a partire dai 1200 m di quota. Si sovrappongono così quasi senza continuità regimi ipernevosi a regimi dove la neve è una manifestazione abbastanza marginale. Nelle Ande più meridionali il limite delle nevi permanenti è così basso (1000 m) che le lingue glaciali possono scendere, con spettacolare effetto, sin dentro la foresta.

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