di Massimo Riso
   illustrazioni di Guido Goretti

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I  Puntata

Un evento che non si verificava da molti anni è accaduto in questo ultimo semestre: cinema e letteratura quasi in contemporanea si sono occupati di meteorologia. In tutti e due i casi si parla di una Terra avviata verso il freddo, verso un’era glaciale. Naturalmente mi riferisco al film: L'alba del giorno dopo - The Day After Tomorrow , di Roland Emmerich, e al libro: Apocalisse Bianca di Alessio Grosso, Gruppo Editoriale Mursia.

Il successo che hanno avuto: film e libro, per me è molto significativo, perché indica che è cresciuta la sensibilizzazione delle persone verso i danni causati dall’uomo all’atmosfera e di conseguenza al clima. Molti hanno giudicato il tempismo del lancio del film inadeguato: dopo l’estate scorsa eccezionalmente calda come è possibile andare verso il freddo?

Invece secondo me è stato perfetto, proprio a causa del caldo molte persone si sono convinte che effettivamente qualcosa nel clima sta cambiando. E poi, chi l’estate scorsa non avrebbe desiderato una bella nevicata?

Non è questa la rubrica adatta per una recensione, se volete leggere un’ottima recensione del film e un dettagliato resoconto di come la letteratura di fantascienza ha trattato l’argomento glaciazioni della Terra vi consiglio di leggere l’ultimo numero on line della rivista di fantascienza Delos che ha dedicato uno speciale sull’argomento.

Proprio leggendo questo speciale mi sono reso conto di quanto poco cinema e letteratura abbiano trattato l’argomento e questo rende ancora più eccezionale l’evento.

Ma se è pur vero che esiste scientificamente la possibilità che l’eccessivo caldo abbia come conseguenza l’inizio di una glaciazione, e gli inglesi lo sanno bene perché sarebbero i più esposti al fenomeno, è pur vero anche il contrario, anzi è la cosa più probabile.
In questo senso mi sono posto una domanda: se esistesse un fattore naturale che moltiplica in modo esponenziale gli effetti dell’effetto serra causato dall’inquinamento che cosa potrebbe succedere?
Con questa domanda in testa ho scritto il nuovo racconto di fantascienza che comincia con questo numero e ci accompagnerà per quattro puntate.

In questo racconto ho analizzato la sopravvivenza della specie umana fra duecento anni in un clima totalmente sconvolto dal caldo.
Ma il caldo è stato causato da un fattore perfettamente naturale innescato (come un detonatore innesca una bomba) dall’effetto serra provocato dall’uomo.

Ma la cosa più sconcertante che ho scoperto durante le mie ricerche per documentarmi su fattori scientificamente probabili che potessero causare tale effetto, è che questo fattore esiste realmente ed i suoi effetti sono ancora poco quantificabili ma sicuramente catastrofici.

Nel racconto naturalmente ho utilizzato questa causa per giustificate l’eccezionale temperatura che ci sarà fra duecento anni.
Quando si concluderà il racconto pubblicherò un dettagliato resoconto su questo argomento.
A questo punto molti si chiederanno, ma perché non ci dice quale è questa causa?
Non ve lo dico perché non voglio togliervi il piacere di scoprirlo durante la lettura del racconto.

Buona lettura a tutti.


LA CITTA’

Giulio ritornava a casa saltellando su e giù dal marciapiede, lo zainetto con i libri di scuola gli tamburellava sulla schiena. Ma come tutti i ragazzi di 14 anni non badava a queste cose, teneva invece nel marsupio una lattina vuota di aranciata.

La teneva nascosta per un uso particolare: ormai era una consuetudine fra i ragazzi della città, quando intravedeva qualche persona davanti a lui che percorreva la stessa strada e che valutava stesse allo scherzo, tirava fuori la lattina e cominciava a prenderla a calci.

Oggi aveva dinn’anzi a lui il sig. Giannelli, una persona già anzianotta, con tutti i capelli bianchi e un vistosissimo paio di baffi dello stesso colore dei capelli.

Appena lo vide prese la lattina, la buttò a terra e cominciò a prenderla a calci.

Il suono della lattina si diffuse subito lungo la via.

Quasi istantaneamente il sig. Giannelli si fermò e si girò indietro.

“Giulio! Quante volte devo dirti che le lattine non vanno prese a calci ma depositate nei contenitori per il riciclaggio.”

“Si, lo so che le lattine vanno riciclate. Vanno comunque schiacciate, per cui due calci non possono fargli male.”

“Purché poi la depositi in un contenitore.”

“Si, stia tranquillo signor Giannelli, al primo contenitore la getto dentro.”

“E non si getta. Si deposita.” Poi brontolò quasi fra se: “Giovinastri, ormai non c’è più rispetto per le cose.”

Dopo circa 20 metri “gettò” la lattina nel contenitore. Il sig. Giannelli lo guardò e scrollando la testa si allontanò sconsolato.

L’ultimo tratto di strada lo fece di corsa. Salì i gradini di casa due alla volta e si precipitò sul campanello.

“Ciao mamma.”

“Ciao Giulio, come è andata il compito in classe di matematica?”

“Benissimo, era molto facile. “

Giulio era un ragazzo con un’intelligenza molto al di sopra della media, tutto ciò che insegnavano a scuola per lui era di una banalità estrema.

“Cosa c’è di buono da mangiare?”

“Prima vatti a lavare le mani.”

“D’accordo, d’accordo. Non vedo il nonno, ha già pranzato?”

“Si, lo sai che lui vuole mangiare a mezzogiorno, ora è in camera a leggere le notizie in rete.”

Giulio era orfano, il padre era morto in un incidente in miniera quando lui aveva appena due anni, di fatto non lo aveva mai conosciuto, aveva sempre vissuto con la madre e il nonno.

“Come sempre mamma fai da mangiare ottimamente.”

“Grazie. Cerco di apportare qualche variante, questi prodotti di sintesi hanno quasi tutti lo stesso gusto.”

“Infatti, quando mangio in casa dei miei amici il cibo non è così gustoso.” Disse mentre si alzava da tavola. Poi aggiunse: “Vado un po’ di là con il nonno.”

“D’accordo:”

Toc, toc.

 

Lago delle Agoraie

“Avanti, entra pure.”

“Ciao, nonno. Cosa si dice di bello in rete oggi? Che bella quella foto, dove è quel posto?”

“Porc… me la sono dimenticata, devo stare più attento.”

“Eh? Attento a cosa?”

“Mmm…. Credo che ormai tu sia abbastanza grande, chiudi un po’ la porta e vieni qui. Prendi una sedia, ti faccio vedere alcune cose. Ma promettimi che non ne farai parola con nessuno, soprattutto non dire mai a nessuno che l’hai viste qua. Al più se proprio non dovessi farne a meno dovrai dire che ne hai sentito parlare in giro da persone non bene identificate.”

“D’accordo.”

“Vedi, queste sono immagini di come era la Terra prima, fuori da qui, all’aperto. Ormai sono passati quasi duecento anni.

Dalla tua espressione vedo che non capisci bene di cosa parlo.

Ora ti spiego. Ma mi raccomando…”

“Sicuro, non ne parlerò con nessuno.” Si girò a guardare la porta chiusa. “E mi sembra di capire, neanche con mamma.”

“Soprattutto, se sapesse che ti dico queste cose mi farebbe una dei quelle scenate...

Andiamo con ordine. Ora noi viviamo in questa città nel sottosuolo dell’Antartide, come questa ve ne sono molte altre sparse per il mondo, fino a qui ci siamo?”

“Si, questo ce lo insegnano anche a scuola.”

“Però non ti insegnano perché viviamo nel sottosuolo.”

“Si che ce lo insegnano, siamo costretti a stare quaggiù perché fuori é troppo caldo, da quando il sole ha aumentalo la sua attività, l’uomo per poter sopravvivere è stato costretto a scavare nel sottosuolo le città. Con il passare degli anni la temperatura esterna è diventata talmente alta che non è più stato possibile vivere fuori. E oggi non si può più uscire se non con speciali attrezzature, se no si finisce arrostiti in pochi secondi e quasi sempre sono solo sonde automatiche ad uscire per installare antenne di comunicazione e quant’altro.”

“Già, questo è quello che insegnano, e badano bene che qualunque altra notizia venga immediatamente eliminata.”

“Perche? Non è cosi?”

“No, ma mi raccomando…”

“Si, si, stai tranquillo. In effetti io è già da un po’ che mi chiedo come mai notizie e immagini di come era la Terra prima non ne circolino, sicuramente sotto ci deve essere qualcosa.”

“Dovevo pensarlo che un ragazzo della tua intelligenza prima o poi si facesse venire dei dubbi.

Vedi questa immagine, mi hai chiesto prima dove era quel posto, ebbene è il laghetto delle Agoraie nella foresta del monte Penna in Liguria, nella vecchia Europa. La Liguria è la terra di origine della nostra famiglia. Gli antenati di tuo padre vivevano a Genova, una bellissima città sul mare. Già, non hai mai visto il mare. Ti faccio vedere alcune foto.”

“Quanta acqua, ma da dove veniva?”

“Non veniva, c’è sempre stata da quando si è formata la Terra.

Non tutte le persone accettano in modo rassegnato quello che ci viene propinato, molte si ribellano e fanno circolare di nascosto le notizie vere e anche molte immagini. Alcuni hacker hanno messo a punto programmi che permettono di trasmettere immagini e filmati senza che nessuno se ne accorga. I dati vengono camuffati sotto i più disparati aspetti: da comunicazioni audio a innocue e-mail, ma all’interno criptate si trovano immagini come queste.”

“Ma come mai…”

“Come mai è proibita la circolazione di queste immagini?

“Beh... si.”

“Devi sapere che l’innalzamento della temperatura non è stato causato da un aumento dell’attività del Sole, ma da un effetto serra causato dall’inquinamento dell’aria.”

“E il disastro è stato causato da coloro che ci governano ora.”

“Esatto, vedo che hai afferrato il concetto. Coloro che ci governano ora erano i proprietari delle più grandi multinazionali di allora, di fatto detenevano in mano il potere economico del pianeta.

Soltanto loro avevano la disponibilità economica ed i mezzi tecnici per poter costruire queste città sotterranee. Vi era la ressa ad acquistare anche un solo appartamento di pochi metri quadrati, capisci era la sopravvivenza.”

“Per cui mi sembra di capire che queste città sono private, erano e restano di proprietà di queste multinazionali.”

“Esatto, ed è per questo che anno messo in giro ad arte che l’innalzamento della temperatura è causato da un aumento dell’attività solare.”

“Già, se la gente sapesse che siamo costretti a vivere sottoterra per colpa loro scoppierebbe una rivolta.”

“Col passare degli anni siamo riusciti ad organizzare un database contenente le prove sufficienti a convincere la gente, ma non solo delle notizie del passato che ci tengono nascoste, anche quelle del presente.”

“Del presente?”

“Si, sull’ambiente esterno, non è vero che è completamente rovinato, forse ci potrebbe essere la possibilità di ripristinare il clima, ma loro naturalmente se ne badano bene di fare ciò, se potessimo ritornare a vivere fuori perderebbero il controllo assoluto che anno sulla gente.”

“Giulioooo.”

“C’è la mamma che ti chiama,” disse il nonno mentre chiudeva il programma visualizzatore di immagini. “Vai a sentire quello che vuole, ritorneremo sull’argomento un’altra volta.”

“Si, mamma, che cosa c’è?”

“C’è Enrik che ti cerca.”

“Ciao, Enrik.”

“Ciao, abbiamo deciso oggi pomeriggio di andare alla foresta, vieni?”

“Giulio si girò verso sua madre.”

“D’accordo, vai. Ma ricordatevi di uscire prima delle 18, a quell’ora sulla foresta comincia a piovere.”

“Si certo lo so.”

“Si, lo sai, ma l’altra volta sei arrivato fradicio.”

“E’ che ci eravamo dimenticati.”

“Appunto, non dimenticartene.”

“Tranquilla, ciao, io vado.”

La foresta era un grande parco situato al centro della città, dove vi erano state piantate e lasciate riprodurre in modo spontaneo molte varietà di vegetali provenienti da ciò che la gente si era portata dietro quando si furono trasferiti in questa città, e molte anche recuperate dall’ambiente esterno prima che la città venisse sigillata. Tutte furono modificate geneticamente per riprodursi con la scarsa luce artificiale, ma soprattutto per aumentare la produzione di ossigeno mediante la funzione clorofilliana. La foresta era il principale depuratore dell’aria della città.

 

FINE PRIMA PUNTATA