Genova        
Numero 20, anno VI        
aprile 2006        

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   di Roberto Pedemonte
 

SOCIETA’ METEOROLOGICA ITALIANA

La Rivista Ligure di Meteorologia ha cambiato aspetto grafico. Già dal numero precedente avevamo dato un taglio nuovo alla copertina e da questo numero anche le pagine interne della rivista avranno la medesima impostazione. Questo Non significa che siano cambiati i nostri, pur modesti, obiettivi o che dopo venti numeri nuove idee stravaganti si siano allignate nelle nostre menti. Più semplicemente, nel nostro piccolo fertile terreno, abbiamo cercato di apporre qualche miglioramento grafico (grazie al nostro Massimo Riso), che renda più leggibile e per certi versi più ammiccante il contenuto, pur rimanendo, quest’ultimo, fedele a quanto ci eravamo proposti ormai cinque anni fa (vedi Editoriale del n° 1).

Nel nostro intento c’è anche quello di aprire nuove finestre sul mondo della meteorologia senza abbandonare, anzi cercando di migliorare ciò che riteniamo di buono sia stato fatto in passato. Oltre alle consuete rassegne e agli interessanti articoli in questo numero presentiamo la nuova rubrica “Meteorologia d’altri tempi”. Riportiamo parte della presentazione per introdurvi a quello che è il nostro scopo, ovvero “… rivisitare pagine di cronaca e di storia della meteorologia del passato, tempi in cui l’uso di strumenti, seppur in crescita, era limitato a pionieri, tempi in cui la scienza meteorologica, ben lungi dall’essere organizzata e codificata come al giorno d’oggi, era riserva di pochi scienziati e appassionati che dedicavano a essa la loro vita. Studiosi che hanno compiuto, nel corso della loro attività scientifica, esperimenti rivoluzionari, viaggi pericolosi, costruito strumenti innovativi o dedicato il loro tempo alla raccolta delle osservazioni sui fenomeni dell’atmosfera, descrivendoli, misurandone i valori con apparecchiature non ancora normalizzate, spesso anche non confrontabili…”.

Ad aprile, come consuetudine, si è svolta l’Assemblea Generale della Società Meteorologica Italiana, quest’anno al castello Borello di Bussoleno, splendida dimora storica medievale in posizione magnifica sulla Valle di Susa e nuova sede della SMI. Benché l’ubicazione sia terribilmente periferica rispetto al territorio italiano, abbiamo costatato che le presenze (una sessantina), si sono mantenute pressoché stazionarie a confronto di quelle conteggiate negli anni scorsi, in sedi più “centrali”. D’altra parte un numero maggiore di partecipanti non sarebbe neanche potuto essere accolto nel pur ospitale salone del maniero. Ambiente superbo, relatori interessanti, clima (non solo meteorologico) amicale. Insomma una bella giornata tra amici, condensata di relazioni, libri, discussioni meteo, ecc.

Abbiamo altresì notato che seppure il numero dei partecipanti, come detto, sia rimasto quasi invariato, è variata, o meglio si è concentrata, l’area di provenienza degli intervenuti: l’angolo nord occidentale del paese (Piemonte in testa [ovviamente], qualche ligure, ancora meno emiliani e toscani, non sapremmo dire da altre regioni, anche vicine!). Un ritorno alla Subalpina? Possibile che tra i mille e più soci sia il solito 5% che possa dedicare un solo giorno all’anno, ripetiamo, un solo giorno all’anno a un incontro che vede protagonista la scienza amata e che consente di fare la conoscenza personale di altri che hanno la stessa “passione” (vedi ancora Editoriale di RLMet n° 1). Diciamo conoscenza personale perché sebbene via Internet, Posta Elettronica e Messenger vari sia molto facile e meno dispendioso in soldi e tempo fare e coltivare amicizie, è solo conoscendoci di persona che è possibile far progredire la Società, farle intraprendere, compiutamente, la strada della pienezza del nome che porta. Un giorno ogni anno da dedicare alla nostra Società dovrebbe essere sacrosanto. E’ evidente che intraprendere un viaggio dalle regioni più lontane rispetto alla sede dove si terrà l’Assemblea non sia agevole e sia anche dispendioso. Ma se ben pensiamo in quali maniere, anche futili, spesso è speso il denaro, pensiamo non sia impossibile raccogliere questo invito.

Per chi scrive è così, con la presenza fisica all’Assemblea Generale, che si consolida l’appartenenza alla nostra Società. Facciamo uno sforzo. Facciamo in modo che la prossima sia l’assemblea di tutti i soci.

 

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