RICORDO DI ANDREA BARONI (1917-2014),
UN GRANDE "GENERALE" DELLA METEOROLOGIA
15.11.2014
Maurizio Ratti – redazione di Nimbus e
osservatorio di Pontremoli
"Il
cielo, per me
è sempre stato davvero tutto"
(Andrea Baroni)
All’età di 97 anni e 9 mesi compiuti, la sera del 13 novembre ha
terminato il suo lungo e intenso cammino il noto meteorologo Andrea
Baroni.
Era nato a Fabriano (AN) il 14 febbraio 1917, nel pieno della
Prima Guerra Mondiale, poi si trasferì ancora giovanissimo a Roma con la
famiglia e divenne ufficiale dell’Aeronautica Militare alla
vigilia del secondo conflitto bellico mondiale.
Di stanza in Provenza al momento dell’armistizio del settembre 1943, fu
arrestato e condotto nei lager nazisti come molti altri militari
italiani internati: la storia è rivissuta nel libro di Annalisa Venditti
«Andrea Baroni – Il cavaliere delle rose e nelle nuvole», recensito
anche su NIMBUS 67-68.

Andrea Baroni, a destra, insieme a Edmondo
Bernacca: con la loro rubrica fissa di previsioni su RAI1 tra Anni
Settanta e Ottanta portarono diffusamente, per primi,
la meteorologia all'attenzione di un vasto pubblico in Italia.
Fu a lungo segretario della Rivista di Meteorologia Aeronautica,
ma la sua popolarità crebbe con la trasmissione “Che tempo fa” su
Raiuno, rubrica che precedeva il telegiornale delle ore 20 e che il
nostro condusse durante un periodo di vent’anni (fra il 1973 e il 1993)
alternandosi all’inizio con Edmondo Bernacca - primo ad avere avvicinato
il grande pubblico alle scienze atmosferiche - e con Guido Caroselli
dopo il 1980.
La frase di sottotitolo a questo ricordo del gen. Baroni dice tutta la
passione che egli ebbe sempre per la meteorologia: per lui, infatti, non
fu solo professione e servizio, ma persino risorsa nell’affrontare la
dura vita del lager, quando aveva solo gli occhi per seguire nubi e
correnti in quota.
Piace ricordarlo pienamente lucido e brillante nell’esporre il proprio
pensiero a braccio, alla già veneranda età di 88 anni: era il 2005, a
Trieste, dove una rappresentanza di soci SMI lo salutò e gli offrì una
copia di Nimbus al termine di un suo magistrale intervento all’annuale
convegno organizzato dall’UMFVG.
Ieri mattina, dando un’occhiata ai vari forum meteo, erano numerosi i
messaggi scritti per dare l’estremo saluto con simpatia, nostalgia,
gratitudine ad un grande della meteo: «lo stile non si studia e non
si impara», «quando la meteo non era mai esagerazione,
sensazionalismo e la costante ricerca di un click»,
«preparatissimo, serio e appassionato», «le sue previsioni erano
umane e coinvolgenti»...
Si spera che la sua testimonianza continui a fare scuola pur nelle
mutate condizioni sociali e «ambientali».
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