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NOBEL PER LA FISICA 2021
ALLA MODELLIZZAZIONE DELLA COMPLESSITA'
DEL CLIMA TERRESTRE

5 ottobre 2021
Valentina Acordon - SMI/Redazione Nimbus

Il premio Nobel per la Fisica 2021 è stato assegnato questa mattina a Giorgio Parisi per la scoperta dell'interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici dal livello atomico alla scala planetaria e a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann per il contributo allo sviluppo dei modelli fisici del clima terrestre, quantificandone la variabilità e prevedendo in modo affidabile il riscaldamento globale.

Dopo il Nobel per la Chimica 1995 a Paul Crutzen, Mario Molina e Frank Sherwood Rowland per la comprensione del meccanismo di distruzione dell’ozono stratosferico, è la seconda volta che un premio in una disciplina pura, come la fisica e la chimica, viene assegnato a protagonisti delle scienze dell’atmosfera (Manabe e Hasselmann), mentre nel 2007 Al Gore e l’IPCC ricevettero il Nobel per la Pace per l'impegno nella diffusione delle informazioni sui cambiamenti climatici antropogenici, sicuramente di grande profilo, ma percepito più come un riconoscimento politico-mediatico.
 


Il Nobel per la Fisica di quest’anno unisce due ambiti solo apparentemente molto lontani, la fisica teorica e la fisica dell’atmosfera e del clima, accomunati dallo studio dei sistemi complessi, caratterizzati cioè da disordine e caos e spesso di difficile comprensione.

Il Nobel premia lo sviluppo di nuovi metodi per descriverli e prevederne il comportamento a lungo termine e dimostra, casomai ce ne fosse ancora bisogno, come le nostre conoscenze del sistema climatico siano fondate su solide basi scientifiche e rigorose analisi di dati, come sottolineato da Thors Hans Hansson, membro del Comitato per il Nobel per la fisica.

Syukuro Manabe (1931), meteorologo e climatologo, negli anni Sessanta quale ricercatore del Geophysical Fluid Dynamics della NOAA ha dimostrato la correlazione tra l’aumento di concentrazione di CO2 in atmosfera e l’aumento della temperatura terrestre, ed è stato il primo a studiare il rapporto tra il bilancio radiativo e il trasporto verticale di masse d’aria (articolo "Thermal Equilibrium of the Atmosphere with a Given Distribution of Relative Humidity", sul Journal of the Atmospheric Sciences), ricerche che nel 1969 lo portarono insieme ai suoi collaboratori allo sviluppo del primo modello fisico climatico. I risultati, usciti nel 1975, prevederono un riscaldamento globale di 3,5 °C in risposta a un raddoppio delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, sostanzialmente in linea con le nuove previsioni che verranno affinate dalla comunità scientifica nei decenni successivi, e con quanto - purtroppo - via via si sta verificando.

Negli anni Settanta gli studi di Klaus Hasselmann (1931), climatologo, meteorologo e oceanografo tedesco, direttore dal 1975 al 1999 del Max Planck Institut für Meteorologie di Amburgo, hanno unito la meteorologia al clima, dimostrando come quest’ultimo sia prevedibile nel lungo periodo con affidabilità tramite modelli fisici nonostante il tempo meteorologico sia meno prevedibile anche a breve termine. Inoltre sempre Hasselmann ha sviluppato un modello per identificare i segnali lasciati sul sistema climatico dai fenomeni sia naturali sia di origine antropica consentendo così di dimostrare come l’aumento recente della temperatura globale sia dovuto alle emissioni di CO2 collegate alle attività umane.

Segnaliamo inoltre che Giorgio Parisi (1948) - fino a pochi mesi fa presidente dell'Accademia dei Lincei - si è impegnato per la stesura e diffusione nel 2021 dei documenti delle grandi accademie scientifiche dei paesi del G7 sui cambiamenti climatici e sulla biodiversità.

Leggi il comunicato ufficiale della Fondazione del Premio Nobel.
 



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