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          23 MAGGIO 1953: 50 ANNI FA LA TEMPESTA CHE SPEZZO’ 
          LA GUGLIA DELLA MOLE A TORINO 
          Claudio
          Castellano, Gennaro Di Napoli, SMI redazione Nimbus - 20 Maggio 2003 
           
           
          "Nel cuore della tempesta abbiamo attraversato la città con un'auto 
          per renderci conto della situazione. In piazza Castello la "1400" è 
          stata investita da un vortice che l'ha trascinata di fianco per una 
          decina di metri: la "1400" pesa 11 quintali. Sembrava di viaggiare 
          immersi in una vasca d'acqua. In via Po la sabbia ci copriva il 
          parabrezza e toglieva la già scarsa visibilità (...). Si udì uno 
          schianto, come un boato allucinante, pensammo al crollo di una grossa 
          casa. Era la Mole!”  
          (La Stampa, 24/5/1953). | 
           
          
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          Crolla la Mole Antonelliana. 
          L'eccezionale bufera di vento scatenatasi a Torino il 23 maggio ha 
          spezzato la guglia del famoso monumento facendone precipitare un 
          tratto di quarantacinque metri . La Mole Antonelliana era il più alto 
          edificio in muratura d'Europa (m 167,50) (Disegno di Walter Molino)  | 
           
          
        
          Nel tardo pomeriggio del 23/05/1953, preceduto da una tempesta di 
          sabbia, un temporale violentissimo investe Torino, provocando cinque 
          vittime; una raffica di vento stronca gli ultimi 47 m della guglia 
          della Mole Antonelliana, che cade nel giardino sottostante 
          sgretolandosi in un cumulo di macerie.  
           
          "La perturbazione (...) fu accompagnata in primo luogo da una pioggia 
          di terra e sabbia effettuatasi su largo territorio, fenomeno questo 
          che, in quanto di origine locale, è eccezionalissimo in Europa. Nei 
          giorni 22 e 23 maggio mattino il cielo si era mantenuto leggermente 
          coperto, l'atmosfera fosca ed un'afa notevole appesantiva l'aria. 
          Nelle ore pomeridiane del 23 su larga estensione del Veneto e della 
          Lombardia si erano manifestati temporali e grandinate susseguentisi da 
          oriente ad occidente. Nel Piemonte verso le ore 18 il cielo si oscurò 
          rapidamente e nel settore compreso tra il Canavese ed il Biellese si 
          produsse una improvvisa irruzione d'aria proveniente da varie 
          direzioni, ma prevalentemente da nord-ovest ed est, che determinò 
          violenti turbini e trombe in serie, spostantisi lentamente, che 
          sollevarono dai campi del basso Canavese (nella zona di Montalenghe) e 
          della conoide della Stura di Lanzo (Front e Lombardore), fortemente 
          disumiditi per il lungo periodo di siccità avutosi in precedenza, 
          notevoli quantità di finissima terra, prendendola in carico e 
          sospin-gendola verso ovest. Questa cadde allo stato asciutto, prima, e 
          poi con pioggia, a Caselle, Venaria, Settimo, Bertoulla, S. Mauro e 
          Torino. Alle ore 19 le nubi caliginose bassissime avanzanti da N e NE 
          sovrastavano i margini orientali di Torino e si estendevano, spinte da 
          vento violentissimo, su tutta la città, oscurando l'atmosfera, 
          rendendo penoso il respiro e depositando ovunque terra impalpabile e 
          sabbia fine, anche nell'interno delle case. (...)  
           
          Si può calcolare che 
          il complesso dei turbini abbia avuto il suo massimo su un area di 
          raggio di una decina di chilometri con epicentro al centro di Torino: 
          ovunque si ebbero danni notevoli, interruzioni di linee elettriche e 
          delle vie di comunicazione, schianto e sradicamento di alberi d'alto e 
          medio fusto (centinaia di pioppi e platani sui viali e parchi della 
          città, del cimitero e nella campagna), rovine di fabbricati
          e distruzione di costruzioni, tra le quali l'abbattimento di 47 metri 
          (400 tonnellate) della guglia che sormontava la cupola della Mole 
          Antonelliana, producendo ovunque vittime umane 
          e molti feriti." (CAPELLO 1953). | 
           
          
        
          
          L’analisi meteorologica dell’evento 
          I giorni precedenti 
          I giorni che precedettero la tempesta del 23 maggio 1953 furono 
          caratterizzati da un’intensa invasione di aria calda di matrice 
          africana, che portò le temperature ben al di sopra dei 30 °C in 
          pianura dal 17 al 22. Il giorno 21 maggio si raggiunse l’apice del 
          caldo con una punta massima di 35.8 °C a Torino città (valore record 
          per il mese di maggio, ancora imbattuto). L’anomala onda di calore era 
          ben strutturata a tutte le quote e anche alla stazione del Plateu Rosa 
          (3488 m) si raggiunse il valore di 7.2 °C nel pomeriggio del 20 
          maggio.  | 
           
          
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          Carta delle isoterme al livello isobarico di 850 hPa (circa 1500 m) 
          alle ore 00 UTC del 21 maggio 1953. Nel pieno dell’ondata calda 
          africana con l’isoterma di 15 °C che si estende dalla Tunisia fin 
          verso il Nord Italia.   | 
           
          
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          La configurazione meteorologica tra il 17 e il 22 maggio 1953 assunse 
          caratteristiche estive con un robusto promontorio anticiclonico di 
          matrice africana esteso dalla Mauritania all’Europa centrale e massima 
          subsidenza tra la Francia meridionale e l’Italia Nord-Occidentale. Nei 
          bassi strati l’apporto di aria marina verso le Alpi, trasportata da 
          venti tra sud e sud-est, contribuiva ad aumentare l’umidità.  | 
           
          
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          Carta di analisi al livello isobarico di 500 hPa 
          alle ore 00 UTC del 23 maggio 1953. E’ ancora ben strutturata la 
          campana anticiclonica di matrice africana responsabile dell’intensa 
          onda di calore. Allo stesso livello isobarico le isoterme assumono 
          valori tipici delle grandi onde di calore nel cuore dell’estate (un 
          nucleo di -12 °C abbraccia la Spagna, la Francia meridionale e parte 
          del Piemonte)   | 
           
          
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          Andamento delle temperature minime, massime e 
          medie giornaliere a Torino città, dal 15 al 25 maggio 1953, con 
          raggiungimento del valore record mensile  
          il giorno 21 (35.8 °C).  | 
           
          
        
          Il 23 maggio 1953 
          Il 23 maggio 1953 l’onda di calore inizia a cedere, ma resiste l’alta 
          pressione tra la Penisola Iberica e la Francia.  
          Il cambiamento più significativo nella configurazione meteorologica si 
          rileva nei bassi strati con l’espansione dell’alta pressione verso la 
          Scandinavia e un suo prolungamento lungo i paralleli, con asse 
          ovest-est, a nord delle Alpi.  
          A sud delle Alpi e sul Mediterraneo la pressione tende a calare per la 
          conseguente estensione verso ovest (con moto retrogrado) di un’area 
          depressionaria presente sui Balcani.  
           
          In queste situazione si determina un rientro di aria da est sulla 
          Pianura Padana, responsabile della formazione dei primi strati 
          nuvolosi che coprirono il cielo nella prima parte della giornata, come 
          descritto da CAPELLO. Le condizioni di elevata umidità per l’afflusso 
          di aria umida giunta nei giorni precedenti, anche con venti dal mare 
          tra sud e sud-est, le elevate temperature a tutte le quote, gli 
          elevati valori di geopotenziale con isoterma dello zero gradi oltre i 
          3500 m e presumibilmente un limite della troposfera ancora molto 
          elevato, rendevano altamente instabile l’atmosfera, facendo aumentare 
          sensibilmente la probabilità temporalesca.  
          Nel pomeriggio del 23 maggio la diminuzione della pressione sul 
          Tirreno con la formazione di un minimo depressionario in prossimità 
          della Corsica accentuarono i gradienti barici attivando l’avvezione di 
          aria da est nei bassi strati.  | 
           
          
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           Evoluzione della situazione meteorologica al livello del mare il 23 
          maggio 1953. Carte di analisi (dall’alto in basso) alle ore 00, 12, 18 UTC del 23/05/1953 e alle ore 00 UTC del 24/05/1953.
           
           
          L’area di alta pressione presente tra la Francia e la Danimarca con 
          valori di 1018 hPa, disposta alle 00 UTC del 23/05/1953 con asse SW-NE, 
          tende nelle ore successive a estendersi verso est piegandosi lungo i 
          paralleli. Nel contempo sul Tirreno la depressione termica già 
          presente nei giorni precedenti si approfondisce ulteriormente fino a 
          formare un minimo di 1013 hPa in prossimità della Corsica. Sulla 
          Pianura Padana affluiscono pertanto venti da est. 
            
            
            
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          L’avvezione di aria umida da est che si genera nel pomeriggio del 23 
          maggio 1953 è all’origine della formazione di nubi temporalesche, la 
          cui intensità raggiunge l’apice nelle zone di massima convergenza 
          delle correnti orientali e ove i rilievi accentuano ulteriormente il 
          sollevamento delle masse d’aria, ovvero sulle zone piemontesi comprese 
          tra Biellese, Canavese e Torinese. L’analisi della carte delle 
          isoterme al livello isobarico di 850 hPa nella giornata del 23 maggio 
          1953 non mostra significative irruzioni di aria fredda (la diminuzione 
          tra le ore 00 e le ore 18 UTC del 23/05/1953 è di appena 0.5 °C a 850 
          hPa e di 2.5 °C a 500 hPa), ma alle quote elevate le lievi 
          infiltrazioni fredde di aria da est sono sufficienti ad accentuare 
          l’instabilità di una massa d’aria già fortemente instabile.  | 
           
          
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          Carta delle isoterme al livello isobarico di 500 hPa alle ore 00 UTC 
          del 24/05/1953. Il confronto con la stessa analisi delle ore 00 UTC 
          del 23/05/1953 mostra l’estensione dell’isoterma -15 °C dai Balcani 
          verso il Piemonte.   | 
           
          
        
          Nel corso della giornata le temperature massime rimasero su valori 
          inferiori ai giorni precedenti, complice la maggiore copertura 
          nuvolosa, ma con umidità elevate. Alle ore 18 gli annunci della 
          tempesta si manifestano tra Biellese e Canavese, spesso associata a 
          forti grandinate, poi le raffiche di vento raggiungono la zona di 
          Torino e l’area urbana. Alle ore 19:20 all'Aeritalia, lontano 
          dall'epicentro del fenomeno, si misurarono raffiche massime di 110 
          km/h. Una nube di sabbia e polvere sollevata dal vento precedeva il 
          fronte delle precipitazioni e investì anche Torino. Il meteorologo 
          torinese C. Felice Capello, testimone dell'evento, non fa menzione di 
          nubi a imbuto caratteristiche delle trombe d'aria e ritiene 
          responsabili della caduta della Mole le raffiche discendenti dal 
          cumulonembo (in effetti la presenza di un’estesa nube di sabbia e 
          polvere, come rilevato da numerose testimonianze sull’area torinese, 
          fa pensare a un esteso fronte di raffica per le violente discendenze 
          da una imponente nube temporalesca) ; tuttavia lo classifica come "una 
          estesa tromba o un gruppo di trombe" (CAPELLO 1953), consapevole che 
          lo scorrimento di correnti fredde in quota su aria calda e umida 
          rappresenta la condizione di possibile sviluppo di trombe d'aria. 
          BILANCINI (1953) è incerto tra un groppo e una tromba; noi concordiamo 
          nel lasciare aperta la questione. 
           
          Un evento dalle caratteristiche simili, ma meno intenso, si manifestò 
          nella serata del 14 maggio 1998. Come nel 1953 la tempesta del 14 
          maggio 1998 intervenne a seguito di irruzione di aria da est dopo 
          un’ondata di caldo estivo. Il fronte temporalesco con violente 
          raffiche di vento colpì dapprima il Canavese (intorno alle 21.30), poi 
          si spostò verso sud e sud-ovest raggiungendo Torino città. Anche in 
          questo caso l’arrivo del temporale fu preceduto da una riduzione della 
          visibilità per il sollevamento di terra e polvere a opera delle 
          violente raffiche di vento discendenti dalla bse della nube. In tale 
          occasione l’epicentro si registrò tra Caselle, Borgaro e la zona 
          nord-ovest di Torino; la raffica di vento massima registrata 
          all’Aeroporto di Caselle fu di 120 km/h.  
           
          Per classificare la tempesta del 23 maggio 1953 si può ricorrere alla 
          Scala di intensità della Tornado and Storm Research Organisation (TORRO), 
          la quale individua 11 gradi di intensità di tempeste di vento o 
          tornado, da T0 a T10 
           
          T0: 61.2 ÷ 86.4 km/h 
          T1: 86.5 ÷ 115.2 km/h 
          T2: 115.3 ÷ 147.6 km/h 
          T3: 147.8 ÷ 183.6 km/h. 
          … 
          T10: 432 ÷ 482.4 km/h 
           
          (http://www.torro.org.uk/index.htm) 
           
           
          Sulla base dei danni osservati durante l’evento si può stimare per la 
          tempesta del 23 maggio 1953 un‘intensità di grado T3 della Scala Torro. 
          L’evento temporalesco del 14 maggio 1998 verrebbe invece classificato 
          di grado T1, T2 della Scala Torro.  
           
          Secondo la classificazione TORRO un temporale viene classificato 
          “grave, violento”, se le raffiche di vento superano gli 88.5 km/h, 
          anche in assenza di tornado.  
           Bibliografia 
          CAPELLO C.F. (1953) - Un’area di perturbazione atmosferica periodica 
          nella Pianura Padana. Riv. Geogr. It., 60, 3. Firenze.  
          BILANCINI R. (1953) - Descrizione della bufera scatenatasi il 23 
          maggio. La Stampa, 26/5/1953  
          DI NAPOLI G. - MERCALLI L., 2001 - Il clima di Torino. Storia 
          meteorologica della città dal 1675. Società Meteorologica Italiana - 
          Torino, doc. inedito.  | 
           
          
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