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18-19 NOVEMBRE 2013: ALLUVIONI IN SARDEGNA

20.11.2013
SMI - Redazione Nimbus


Violenti nubifragi hanno colpito con effetti alluvionali diverse zone della Sardegna, ma in particolare i settori nord-orientali (dall'Ogliastra alla Costa Smeralda) nella giornata di lunedì 18 novembre 2013.

Per quanto responsabile di eventi estremi, si è trattato di una situazione
relativamente comune in autunno nel Mediterraneo: una depressione sulle Baleari (battezzata "Ruven" dall'Istituto di Meteorologia dell'Università di Berlino; "Cleopatra" è una denominazione non ufficiale) ha convogliato verso la Sardegna aria caldo-umida da Sud-Sud-Est che, insieme all’instabilità dovuta ad aria più fredda in alta quota, e all’apporto di abbondante energia e vapore acqueo dal mare ancora tiepido dopo l’estate (27-28 °C in superficie sul Tirreno centrale, 2-3 °C sopra media), ha alimentato per diverse ore imponenti celle temporalesche rigeneranti, visibili nelle immagini satellitari qui sotto.

Immagine Meteosat10 nel canale infrarosso di lunedì 18 novembre 2013 - ore 13 UTC
(ore 14 italiane). Due nuclei temporaleschi interessano la Sardegna nord-orientale,
ed è possibile riconoscere la caratteristica forma a "V" delle formazioni nuvolose,
indizio di sistemi convettivi rigeneranti. Fonte: Eumetsat.


Immagine Meteosat10 nel canale infrarosso di martedì 19 novembre 2013 - ore 10 UTC
(ore 11 italiane). Le precipitazioni più violente sulla Sardegna sono terminate, mentre una linea temporalesca - dopo aver interessato la Calabria - si estende dalle regioni ioniche al basso Adriatico, colpendo in particolare il Salento (tromba d'aria su Gallipoli, Lecce).
E' riconoscibile inoltre la struttura spiraleggiante delle nubi intorno al minimo di pressione in superficie tra le Baleari e la Sardegna. Fonte: Eumetsat.
 

 

 Analisi al suolo, h 00 UTC del 19.11.2013: la depressione "Ruven" (minimo inferiore a 1000 hPa) è collocata poco a Est delle Baleari, e investe la Sardegna con un flusso caldo-umido sud-orientale che alimenta la formazione di celle temporalesche (Institut für Meteorologie, Berlin).

Secondo la rete di pluviometri del Servizio Agrometeorologico Regionale (SAR) della Sardegna i massimi di precipitazione si sono collocati nell'immediato entroterra del Golfo di Orosei (Nuoro), con valori, nella sola giornata del 18 novembre, di 385.6 mm a Dorgali-Filitta e 378.2 mm a Oliena. Notevolissimi gli apporti piovosi anche un po' più a Sud, in Ogliastra, con 316.4 mm a Villanova Strisaili, zona tuttavia non nuova a violenti nubifragi con precipitazioni incentivate dal sollevamento orografico delle masse d'aria umida in arrivo dal Tirreno sui fianchi orientali del Gennargentu.
Assai anomala, benché inferiore, la quantità di 151.6 mm rilevata a Palmas Arborea, alle porte di Oristano, zona solitamente molto asciutta (media di circa 600 mm/anno) il cui reticolo idrografico non è dimensionato per smaltire senza gravi effetti simili quantità di pioggia.

Al di là dei singoli dati pluviometrici, straordinari ma di cui esistono riscontri storici passati (vedi le descrizioni più avanti), colpisce l'elevata estensione dei territori colpiti, dall'Oristanese, all'Ogliastra, alla Gallura. Particolarmente funestata dalle esondazioni e dalle alluvioni-lampo ("flash-flood") l'area di Olbia e quella del bacino del Fiume Cedrino (entroterra tra Nuoro e Orosei).

Alla gravità del bilancio (attualmente di 16 vittime e un disperso, 2300 sfollati e 43 feriti) ha contribuito l'interessamento di zone ad elevata densità abitativa e di infrastrutture (in particolare Olbia e dintorni).
Qui la crescente occupazione e artificializzazione del territorio - senza tenere presente l'insegnamento di episodi alluvionali passati - negli ultimi decenni spesso ha interferito con il reticolo di deflusso naturale delle acque, che in una regione come la Sardegna rimane asciutto per lunghi periodi dell'anno.
Una situazione che peraltro accomuna molte regioni d'Italia. Per questo, a parità di grandezza meteorologica dell'evento, questa alluvione ha prodotto effetti particolarmente importanti, di cui si sono occupate ampiamente le cronache giornalistiche nazionali e locali.



Durante l'impetuosa esondazione del Fiume Cedrino il rilevato di accesso al ponte sulla strada provinciale 46 presso Dorgali (Nuoro) è parzialmente crollato,
causando una delle 16 vittime dell'alluvione (fonte: "La Nuova Sardegna").
 


L'episodio di violente piogge è stato ben delineato dai modelli numerici di previsione con 24-48 ore di anticipo. Qui sopra, carte di previsione delle precipitazioni in Italia, rispettivamente intervalli
h 12-18 e h 15-21 UTC di lunedì 18 novembre 2013, emesse domenica 17 novembre: ben visibile un nucleo di particolare intensità (>100 mm in 6 ore, fondo scala del modello) risalire da Sud
il versante orientale della Sardegna verso l'Ogliastra e la Gallura (fonte: MetOffice).


Per quanto violento e responsabile di vittime e danni estesi e gravi, questo episodio alluvionale non è da considerarsi una novità assoluta per la Sardegna, poiché esistono riscontri di altri casi analoghi in passato, in particolare, negli ultimi 15 anni:

1999, 12-13 novembre: grave alluvione per un nubifragio rigenerante sul Cagliaritano; a cavallo dei 2 giorni cadono 462 mm a Uta e 443 a Decimomannu (quasi pari all'apporto medio annuo!), 2 vittime.

2004, 6 dicembre: colpita l’Ogliastra, 517 mm in 24 ore a Villanova Strisaili, strade cancellate e ponti crollati, 2 vittime.

2008, 22 ottobre: nubifragio alluvionale sul Campidano di Cagliari, 372 mm in poche ore a Capoterra, 5 vittime, inondazioni su 40 chilometri quadrati di territorio con altezze d'acqua fino a 2 metri.

Più indietro nel tempo si ricordano inoltre:

1940, 18-20 ottobre: 700 mm ad Arzana (Ogliastra), storica piena del Flumendosa (sud-est della regione).

1946, 26-27 ottobre: flash-flood notturna nel Cagliaritano con effetti peggiori a Sestu ed Elmas (esondazione Rio Matzeu), altezze d'acqua fino a 4 m, una quarantina di vittime.

1951, metà ottobre: in 4 giorni, fino a 1400 mm di pioggia sull’Ogliastra, 5 vittime, distruzioni diffuse, due paesi (Gairo e Osini) furono abbandonati.


Elenco alluvioni storiche in Sardegna meridionale


Tanta pioggia e così concentrata, è colpa del riscaldamento globale?
Non si può dare una risposta univoca a questa domanda. Gli effetti del riscaldamento globale si sovrappongono agli eventi estremi naturali accrescendone eventualmente frequenza e intensità. Ma non è possibile distinguere quanta parte è dovuta alla normale variabilità naturale e quanta alle nuove condizioni indotte dall’attività antropica, tra cui l’aumento della temperatura del mare che è uno degli ingredienti che alimentano i nubifragi. L’unica certezza è che gli estremi meteorologici non potranno che intensificarsi in futuro via via che cresce la temperatura globale e quindi per un Paese già così fragile come l’Italia è fondamentale investire sulla manutenzione del territorio e la protezione civile.
A tal proposito, si legga questo articolo curato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici.

 


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