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LA CALABROSA, FIGLIA DI NEBBIA, VENTO E GELO

Daniele Cat Berro, SMI / Redazione Nimbus
9 marzo 2021

 


Tra sabato 6 e domenica 7 marzo 2021 correnti orientali fredde e umide, entrate sotto forma di bora dal Carso e propagatesi lungo la Valpadana (innescando temporali sulle Venezie già la sera di venerdì 5) hanno generato una estesa e persistente coltre piovigginosa di stratocumuli in Piemonte, a ridosso delle Alpi occidentali. Affogate nelle nubi stratiformi, alcune celle nuvolose a maggiore sviluppo verticale hanno prodotto rovesci di pioggia localmente più copiosi tra notte e mattino del 6 marzo (22 mm a Borgomanero, 13 mm ad Alba, 12 mm a Pinerolo, fonte ARPA Piemonte). 

In montagna, a partire da quote di circa 1100 m, la concomitanza - peraltro non rara - di nebbia, temperature sotto 0 °C e moderati venti da Est, ha causato, sugli alberi, l'estesa formazione di calabrosa, deposito di ghiaccio che ricorda la galaverna, tuttavia traslucido e di consistenza dura e crostosa.

Ecco alcune immagini (dell'autore dell'articolo) riprese al mattino di domenica 7 marzo a circa 1300 m nei boschi misti di latifoglie sulle alture tra Corio, Rocca e Forno Canavese (Torino), in atmosfera nebbiosa con temperature attorno a -1 °C.


 


 

Il vento sospinge le goccioline sopraffuse di nebbia (liquide nonostante la temperatura inferiore a 0 °C) contro gli oggetti, in questo caso rami e tronchi di alberi e arbusti (rododendri nelle due immagini qui sopra), sui quali congelano immediatamente costruendo spettacolari arabeschi e "decorazioni" di ghiaccio nella direzione da cui il vento soffia (la forma "a bandiera" non deve trarre in inganno...), accrescendosi proporzionalmente all'intensità del vento stesso: tanto più questo è forte, quante più goccioline vengono "sparate" contro gli oggetti nell'unità di tempo, e pertanto la crescita del ghiaccio è rapida.


Sui rami più sottili come quelli delle betulle ma non solo,
essendo la superficie di contatto molto stretta, si sviluppano
"lame" di ghiaccio dal curioso aspetto dentellato, in questo caso larghe
fino a 5-6 cm.


Queste infiorescenze maschili di nocciolo sono rimaste intrappolate in posizione obliqua nel ghiaccio in accrescimento, mentre erano piegate dal vento che proveniva da destra nella foto (Est-Nord-Est).


In questa immagine, ripresa sul filo della dorsale montuosa, si nota come la calabrosa si sia formata maggiormente sulla sommità degli arbusti, più esposta al vento, rispetto alla loro base, in posizione più riparata dal "flusso nebbioso".
 


 


Ecco in sintesi come si differenziano in formazione e aspetto i principali tipi di ghiaccio che si deposita sugli oggetti in condizioni di gelo ed elevata umidità atmosferica.

Rugiada congelata (white dew): deposito di gocce d'acqua vicino al suolo nelle notti serene, inizialmente in forma liquida (rugiada), in seguito congelate in piccoli elementi di ghiaccio trasparente per l'abbassamento della temperatura superficiale sotto 0 °C nel corso della notte.

Brina (hoar frost): cristalli di ghiaccio generati dalla sublimazione inversa (brinamento) del vapore acqueo atmosferico - dallo stato di vapore a solido senza passare per quello liquido - in prossimità del suolo (tipicamente sull'erba per irraggiamento/raffreddamento notturno con cielo sereno).

Galaverna (soft rime): deposito di ghiaccio in aghi e scaglie generato dalla nebbia congelante (freezing fog) in condizioni di vento calmo o molto debole, non solo a ridosso del suolo ma anche a diversi metri di altezza sugli alberi e strutture avvolti dallo strato nebbioso; assume colore bianco e consistenza soffice e fragile, sgretolandosi facilmente al tatto.

Calabrosa (hard rime): come la galaverna, ma in presenza di vento, anche soltanto moderato. Ghiaccio più o meno traslucido, meno bianco della galaverna (soprattutto se di modesto spessore), di consistenza molto più dura e crostosa per il rapido e "caotico" congelamento delle singole goccioline sopraffuse; si stacca con difficoltà dagli oggetti, anche percuotendoli.
Quando si forma su supporti di sezione più ampia e complessa, come tralicci, croci di vetta ed edifici, può formare ammassi di sorprendente spessore e dimensioni, determinando talora il crollo delle strutture.
All'osservatorio di montagna del Mont-Aigoual (1567 m, Cévennes, Francia) l'apporto di aria molto umida dal Mediterraneo d'inverno può generare, sugli oggetti entro le nubi, coltri di calabrosa spesse fino a 120 cm in 24 ore!

 

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