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ALLUVIONI DI MAGGIO 2023
IN EMILIA ORIENTALE E ROMAGNA

SMI / Redazione Nimbus
20 maggio 2023

 


Maggio 2023 ha visto consolidarsi un cambiamento di configurazione meteorologica sull'Europa, con persistenza di anticicloni protesi dall'Atlantico (Penisola iberica inclusa) alla Scandinavia, e di depressioni sull'Italia e il Mediterraneo centrale.

Da un lato questa modalità di circolazione atmosferica ha permesso a gran parte del Paese di ricevere piogge frequenti e abbondanti in grado di attenuare la storica siccità dell'ultimo anno e mezzo (per lo meno quella dei suoli superficiali, mentre per inumidire a dovere quelli profondi e alimentare i corpi idrici sotterranei servirebbero apporti più lenti e graduali, e soprattutto la fusione della neve che però nell'ultimo inverno è stata nuovamente molto scarsa su Alpi e Appennini), dall'altro lato ciò è talora avvenuto a suon di episodi alluvionali di cui sono state vittime soprattutto l'Emilia orientale e la Romagna a seguito degli straordinari episodi piovosi dell'1-3 e 16-17 maggio 2023.

Completa inondazione dell'abitato di Solarolo (Ravenna) il 17 maggio 2023 (autore ignoto, via pagina FB Emilia Romagna Meteo).


Nel primo episodio, dal pomeriggio dell'1 al mattino del 3 maggio, la localizzazione di un minimo depressionario sul medio Tirreno, con conseguente orientamento dei venti umidi al suolo da Nord-Est verso l'Appennino settentrionale, ha prodotto piogge da sbarramento orografico intense e prolungate specie sulle colline tra le province di Modena, Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, dove sono diffusamente caduti 150-250 mm d'acqua in circa 36 ore (talora quanto dovrebbe piovere in tutto il trimestre marzo-maggio). Secondo l'Agenzia Regionale per la Prevenzione e l'Ambiente dell'Emilia-Romagna (ARPAE), in 62 anni di misure non aveva mai piovuto così tanto in due giorni in primavera a scala regionale.

Si sono verificate centinaia di frane con danni a strade ed edifici in Appennino, mentre in pianura le piene fluviali - eccezionali e anticipate da un'allerta arancione e poi rossa di ARPAE - hanno prodotto rotte di argini lungo il Sillaro, il Senio e il Lamone, inondando Faenza, Bagnacavallo e dintorni; circa cinquecento evacuati e due vittime.
Il canale Ravone, tombato sotto la città di Bologna, ha invaso via Saffi, mentre le casse di espansione realizzate sul Samoggia e l'Idice hanno funzionato permettendo all'acqua di sfogarsi in sicurezza laminando i deflussi e scongiurando disastri a valle.
 

Localizzazione prevista dei fronti e della depressione "Minerva"
("Chappu" secondo l'Istituto di Meteorologia dell'Università di Berlino)
alle h 12 del 16 maggio 2023.
 

Il secondo episodio, il 16-17 maggio, ha incredibilmente interessato con modalità analoghe le medesime zone, determinando però effetti ancora più gravosi e stavolta catastrofici.

Le nuove piogge, molto intense, si sono sviluppate per l'intervento della depressione mediterranea battezzata "Minerva" dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare nel quadro della nomenclatura Eumetnet, ciclone extratropicale insolito per intensità, localizzazione e traiettoria a fine primavera. Il suo centro, risalito dal Nord Africa alla Sicilia il 15 e poi il 16 maggio all'Italia centrale con minimo barico sceso fino a 995 hPa, sotto l'occlusione del fronte associato ha fatto nuovamente convergere un forte flusso di aria molto umida contro i rilievi dell'Emilia orientale, della Romagna e del Montefeltro marchigiano (provincia di Pesaro-Urbino), dove nei due giorni, come atteso, sono caduti diffusamente 100-250 mm di pioggia tra la pedemontana e l'Appennino su un territorio ancora fragile e con suoli superficiali saturi dopo la precedente alluvione del 3 maggio.

I pluviometri ARPAE di Casola Valsenio (bacino del Senio, provincia di Ravenna) e Trebbio (bacino del Lamone, provincia di Forlì-Cesena) hanno registrato rispettivamente 242,8 e 254,8 mm di pioggia il 16-17 maggio, con cumulate mensili parziali (1-18 maggio) giunte ormai a 536,0 e 609,8 mm.

I 536 mm di Casola Valsenio corrispondono al 58% della media annua che è pari a 926 mm (periodo 1961-1990, fonte: Atlante Climatico dell'Emilia Romagna, ARPAE).




Si è così sviluppata una nuova piena repentina ed eccezionale dei corsi d'acqua, con sormonti e rotture di argini lungo 24 di questi (praticamente tutti) da Bologna a Rimini. In particolare - da Ovest a Est - lungo l'Idice, il Santerno, il Senio, il Lamone e il Savio. Questi ultimi due fiumi hanno gravemente inondato i centri di Faenza e Cesena, ma le zone sommerse sono vaste in tutti i territori limitrofi della "bassa" bolognese, del Ravennate e del Cesenate (circa 34.000 ettari), con pesante coinvolgimento di zone abitate, strade, autostrada A14 e ferrovie. Nuovamente fuoriuscito anche il Ravone, tombato sotto la città di Bologna.

Un'onda di piena importante, tuttavia con effetti meno gravi, si è propagata anche lungo il fiume Secchia nel Modenese, mentre il settore più occidentale della regione è stato quasi interamente risparmiato (l'osservatorio di Piacenza-Alberoni ha ricevuto appena 5 mm di pioggia il 16-17 maggio!).

I livelli fluviali hanno spesso superato la scala misurabile dagli idrometri impedendo di rilevare la situazione ai colmi di piena, che talora si sono comunque valutati superiori ai massimi storici (ARPAE segnala infatti le massime piene note per l'Idice a Sant'Antonio e per il Santerno a Sant'Agata, con valori rispettivamente superiori a 14,38 e 14,87 m).

Circa 300 frane (alcune già attive in passato e riattivatesi, altre nuove e innescate dai diluvi recenti) hanno martoriato i versanti collinari e montani nell'Appennino emiliano orientale e romagnolo, devastando edifici e viabilità, mentre le coste hanno subito gli effetti di forti venti da Est e di una notevole mareggiata e marea di tempesta.

Ben 14 vittime, decine di migliaia gli evacuati, e il bilancio sarebbe stato probabilmente più grave se l'evento non fosse stato correttamente anticipato da un'allerta rossa di ARPAE.


 

Allerta di ARPAE emessa alle ore 12 di martedì 16 maggio 2023.

Precipitazioni cumulate in 48 ore dalle h 21 UTC (h 23 locali) del 15 maggio 2023 alle h 21 UTC del 17: in viola, tre nuclei >200 mm sui rilievi alle spalle di Forlì e Faenza (fonte: ARPAE).
 

Per trovare una situazione analoga in passato occorre risalire a fine primavera 1939: anche in quell'occasione vi furono in questa zona due eventi gravosi a distanza ravvicinata (20-23 maggio e 28 maggio-2 giugno), responsabili di alluvioni nei bacini del Lamone, del Montone, del Ronco e del Savio). I totali pluviometrici di maggio 1939 superarono i 400-500 mm sull'Appennino Romagnolo (531 mm in Campigna, presso il confine con la Toscana, si veda questo articolo). Nel secondo evento, a fine mese, gli effetti furono disastrosi, benché all'epoca la pianura romagnola fosse meno antropizzata rispetto all'attuale, dunque con minori interferenze con manufatti umani e minore quantità di beni esposti a potenziale danno. Per contro, a differenza di oggi, all'epoca non c'era alcuna possibilità di previsione e allertamento.


17 maggio 2023: l'autostrada A14 sormontata dalle acque di piena
tra Forlì e Faenza.
 



17 maggio 2023: inondazione e crollo di un edificio a Cà di Lugo (Ravenna) per la rottura di un argine del fiume Santerno, visibile a sinistra nell'immagine
(f. Leandra Ricci Bitti, via Emilia Romagna Meteo).
 



17 maggio 2023, Sasso Marconi, Bologna
(f. Leandra Ricci Bitti, via Emilia Romagna Meteo).


Crollo del ponte della ferrovia tra Sant'Agata sul Santerno e Lugo
(via Emilia Romagna Meteo).
 

Le colline di Castrocaro, poco a monte di Forlì, prima e dopo l'evento di metà maggio, sfregiate da intensi processi di fluidificazione dei suoli in un'area pseudo-calanchiva priva di interferenza antropica, con diffusa asportazione della vegetazione soprastante (via pagina FB Meteo Pedemontana Forlivese).


2023: un maggio tra i più piovosi,
non solo in Emilia-Romagna ma anche a livello nazionale

Fin da ora maggio 2023 risulta tra i più piovosi registrati in Italia in almeno un settantennio secondo una valutazione del CNR-IRPI (carta in basso), e con le ulteriori piogge attese nei prossimi giorni - intense stavolta soprattutto al Nord-Ovest - potrebbe divenire perfino il più piovoso di tutti.

All'osservatorio geofisico di Modena, peraltro risparmiato dalle piogge più intense dei due eventi di inizio e metà mese, dall'1 al 17 si sono raccolti 206,4 mm di precipitazione, ad ora già in seconda posizione tra i mesi di maggio più bagnati dall'inizio delle misure nel 1830, e non è escluso che si possa superare il primato mensile registrato solo quattro anni fa, nel maggio 2019 (241,8 mm).

Il SIAS, Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano, comunica sulla sua pagina Facebook che, "pur essendo solo a metà del mese, per ben 46 stazioni SIAS sulle 93 esaminate, l'accumulo del mese di maggio al giorno 15 già risulta superiore ai massimi accumuli mensili di maggio per il periodo 2002-2022 [periodo di attività della rete di stazioni SIAS]... Quello del 2023 si candida a risultare per la Sicilia il maggio più piovoso dopo quello eccezionale del 1966, ma il mese non è ancora finito e l'anomalia potrebbe risultare ancora più marcata se, come si prevede, altre fasi instabili caratterizzeranno la seconda parte del mese".

 

Carta delle precipitazioni 1-16 maggio 2023 in Italia e collocazione del caso attuale nella distribuzione crescente delle precipitazioni di maggio. Nonostante sia appena passata la prima metà del mese, l'acqua registrata dall'insieme dei pluviometri italiani è già superiore a quella raccolta in 60 dei 69 mesi di maggio interi del periodo 1951-2019 (fonte: CNR-IRPI), e ulteriori piogge abbondanti sono in corso.


Eventi complessi da valutare, tra cambiamenti climatici
e interferenza con le infrastrutture umane

Eventi alluvionali come quelli dei giorni scorsi in Emilia-Romagna sono il risultato di complesse interazioni tra un insieme di cause, naturali e antropiche, pertanto mal si prestano a commenti frettolosi, parziali e fuorvianti che sono all'ordine del giorno nei mezzi di informazione e sui social network. In attesa di poter fare analisi più approfondite, ci limitiamo qui a riassumere alcuni elementi:

- le precipitazioni sono state eccezionali, dell'ordine di grandezza dei massimi noti in un secolo nella zona, e anche superiori - in un poco più di due settimane - alla metà della media annua (fino a circa 250 mm in due giorni e oltre 600 mm nelle prime due decadi di maggio);

- La pianura romagnola è particolarmente incline alla pericolosità idraulica, come ben evidenziato nella cartografia ISPRA: tramite una fitta rete di canalizzazioni, i lavori di bonifica susseguitisi nei secoli hanno permesso di ricavare terre abitabili e coltivabili in luoghi precedentemente paludosi, tuttavia in occasione di piene straordinarie la rottura o il sormonto degli argini dei corsi d'acqua con alveo pensile (sopraelevato rispetto al piano campagna) può determinare inondazioni improvvise e rovinose, come peraltro avvenuto anche in altri anni recenti, seppure con gravità ed estensione minore (20 settembre 2014, 13 maggio 2019).
La forte antropizzazione della zona amplifica inoltre i danni alluvionali
.
Ciononostante, eventi pluviometrici di tale portata avrebbero probabilmente causato guasti rovinosi, anche in un territorio meno occupato.

- La cura del territorio montano (come la gestione dei boschi, delle coltivazioni, dei muretti a secco) è doverosa e importante per molte ragioni - economiche, culturali, paesaggistiche - ma non può scongiurare il verificarsi di disastri idrogeologici a seguito di piogge così intense e concentrate. Le alluvioni di maggio 2023 in Emilia-Romagna non sono state causate dall'abbandono delle terre appenniniche!

- Azioni spesso invocate come salvifiche, quali la rimozione della vegetazione ripariale che cinge i fiumi o l'asportazione di materiale sabbioso-ghiaioso dagli alvei, sono dannose poiché rispettivamente compromettono la stabilità delle sponde e alterano il profilo idrodinamico dei corsi d'acqua innescando pericolosi processi erosivi a monte.

- In assenza di valutazioni modellistiche di "weather attribution" non è possibile stabilire quale sia stato il contributo dei cambiamenti climatici antropogenici all'evento, tuttavia è noto che questi rendano più probabili gli episodi di pioggia intensa attraverso una maggiore evaporazione dai mari divenuti più caldi, e da una maggiore capacità dell'aria calda di contenere vapore acqueo, dunque acqua precipitabile (Legge di Clausius-Clapeyron, +7% di vapore alla saturazione per ogni grado °C di aumento di temperatura di una massa d'aria).
 

Grazie a ...

Pierluigi Randi (presidente Associazione Meteo Professionisti - AMPRO) e a Luca Lombroso (Osservatorio geofisico di Modena) per la preziosa condivisione di dati e informazioni, noonché allo staff dell'associazione Emilia-Romagna Meteo per l'instancabile diffusione di aggiornamenti di cronaca meteo sulla propria pagina Facebook.

 



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