La disastrosa alluvione che ha colpito la provincia di Valencia nel
pomeriggio-sera di martedì 29 ottobre 2024 è stata innescata da una
serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all'interno della
medesima depressione che sabato 26 aveva interessato il
Nord-Ovest italiano con eventi alluvionali tra Savona e Genova, in
Valle Bormida e in Toscana, e che poi, ormai isolata dal flusso
perturbato principale delle medie latitudini (cut-off) è andata a
localizzarsi intorno a Gibilterra (in Spagna si parla di DANA =
Depresion Aislada en Niveles Altos, per indicare una depressione
isolata ed evidente per lo più alle quote medio-alte della
troposfera).
Il drammatico bilancio dell'evento è in continua
evoluzione: per ora (6 novembre) sono accertati 217 morti, ma i
dispersi sono in numero ancora imprecisato.
Sono a migliaia le vetture asportate e
accatastate dagli eccezionali straripamenti
dei corsi d'acqua nei dintorni di Valencia (autore ignoto, via
www.rsi.ch).
Secondo
AEMET, l'agenzia statale di meteorologia della Spagna, la
precipitazione più intensa è stata registrata a Turís,
nell'entroterra 35 km a Ovest del capoluogo, con ben 771,8 mm nella
giornata, di cui:
42,0 mm in 10 minuti
102,6 mm in 30 minuti
184,6 mm in un'ora
319,6 mm in 2 ore
476,2 mm in 3 ore
581,0 mm in 4 ore
616,8 mm in 5 ore
620,6 mm in 6 ore
Inizialmente il dato era provvisorio e sottostimato – si parlava di
almeno 618 mm -
poiché mancava un'ora di registrazioni a causa di avarie di
trasmissione, ma poi i tecnici Aemet durante un sopralluogo il 6
novembre hanno potuto scaricare i dati completi dal datalogger della
stazione meteorologica, colmando la lacuna (post
originale sul profilo X di Aemet - Comunidad Valenciana).
Aemet comunica che i 184,6 mm caduti in un'ora sono
un nuovo primato nazionale per la Spagna su tale intervallo, ma è
probabile che lo siano anche le altre quantità rilevate su durate da
10 minuti ad almeno 18 ore, mentre il record nazionale giornaliero
(817,0 mm il 3 novembre 1987 a Olivia, sempre nella Comunità Valenzana)
è rimasto insuperato.
Inoltre è possibile che questi valori rappresentino dei
record anche a livello europeo. Di sicuro superano ampiamente i
casi italiani di 554 mm caduti in 8 ore il 13
agosto 1935 alla centrale di Lavagnina, sull'Appennino presso Ovada (causa del
crollo della diga di
Molare con 111 morti), di 504 mm caduti per lo più in 7 ore
a Salerno il 25-26 ottobre 1954 (325 vittime), e di
496 mm piovuti in 6 ore il 4 ottobre 2021 a Montenotte
Inferiore (Savona), attuale record italiano su tale intervallo
orario.
Pluviogramma con le precipitazioni
registrate a intervalli di 10 minuti il 29 ottobre 2024 a Turìs,
nell'entroterra 35 km a Ovest di Valencia, centro di scroscio
dell'evento (fonte: pagina
X di Aemet -
Comunidad Valenciana).
Dettaglio delle
precipitazioni registrate a intervalli di 10 minuti il 29 ottobre 2024
a Turìs (fonte: pagina
X di Aemet -
Comunidad Valenciana).
Le quantità registrate a Turìs sono a maggior ragione
sbalorditive se confrontate con la precipitazione media annua
(poco meno di 500 mm), che il 29 ottobre si è concentrata in appena
3 ore, mentre nella giornata (ma per lo più in 8 ore) la località
ha ricevuto quasi il doppio del valore annuo normale!
L'Aemet indica anche 491,2 mm in otto ore a Chiva
(sempre nei pressi di Turìs).
Sono quantità che nessun territorio, anche se
correttamente (e giustamente) manutenuto, e soprattutto se
naturalmente non dimensionato per smaltire di norma grandi quantità
d'acqua, può sopportare senza gravi
conseguenze.
Piogge intense erano previste da giorni e l'allerta
rossa era stata emessa da Aemet fin dall'alba di martedì 29 ottobre,
ma in serata gli imponenti straripamenti dei fiumi, oltre a
sconvolgere territorio, strade e autostrade, ferrovie e centri
abitati, hanno dunque determinato il tragico bilancio in termini di
vite umane con il concorso di
ritardi delle autorità governative locali nel diffondere l'allarme
alla popolazione, elemento che sta suscitando grandi polemiche
e proteste.
Anche il fatto che a Valencia-centro, a differenza dell'entroterra,
stesse piovendo molto poco (meno di 10 mm nella giornata) può aver
contribuito a generare un'ingannevole impressione di normalità tra i
cittadini.
Carta delle precipitazioni del 29
ottobre 2024 nella provincia di Valencia. Si noti il fortissimo
gradiente pluviometrico tra la costa (meno di 10 mm a Valencia) e
l'entroterra (massimo di almeno 618 mm a Turìa), zona da cui hanno
preso origine le eccezionali piene responsabili di centinaia
di vittime
(fonte:
AEMET, Agencia Estatal de Meteorologia).
La Comunità Valenzana di per sé non è nuova a
questo tipo di episodi, essendo anzi tra le zone maggiormente
propense allo sviluppo di violenti nubifragi autorigeneranti in Europa
e nel Mediterraneo, insieme alla Catalogna, al Midi francese (dove
si parla di épisodes cévenols o méditerranéens) e alla Liguria,
trovandosi alle spalle di un mare caldo che dispensa enormi
quantità di energia e vapore acqueo per lo sviluppo dei sistemi
temporaleschi, con la complicità di fattori orografici e dinamici
locali.
Un altro evento drammatico avvenne proprio a Valencia il 14 ottobre
1957 causando almeno 81 vittime per il violento straripamento del
fiume Turia che attraversava la città, e di cui - a seguito
dell'episodio - venne deciso lo spostamento dell'alveo di 3 km a Sud
dell'area metropolitana, dove si trova attualmente. Questo intervento,
completato nel 1973, martedì notte ha scongiurato una catastrofe nel
centro di Valencia, dato che il nuovo e ampio alveo ha permesso di
smaltire senza grandi problemi una portata di 2000 m3/s, a
differenza di quanto avvenuto nei dintorni, più a monte e in bacini
idrografici limitrofi (in particolare lungo la Rambla del Poyo,
poco più a Sud).
Tuttavia l'evento attuale appare di particolare gravità, le
precipitazioni che lo hanno causato sono senza precedenti noti, e
infatti oggi, dalla fisica dell'atmosfera e dagli studi di
attribuzione del ruolo dei cambiamenti climatici antropogenici negli
eventi estremi, sappiamo che mare e atmosfera più caldi rendono più
intense e probabili precipitazioni violente come queste (e la
superficie del Mediterraneo nel suo insieme in questi giorni è 1,0 °C
sopra la media 1982-2015, secondo il
SOCIB - Balearic Islands Coastal Observing and Forecasting System,
su dati
Copernicus), e ciò va a peggiorarne ulteriormente gli impatti,
di per sé spesso già amplificati e complicati dall'interferenza con il
territorio antropizzato.
Infatti una
prima valutazione di World Weather Attribution indica che il
riscaldamento globale antropogenico ha raddoppiato la probabilità e
aumentato del 12% l'intensità delle piogge estreme del 29 ottobre 2024
in Spagna.
D'altronde, l'articolo
"On the variability of convective available potential energy in the
Mediterranean Region for the 83-year period 1940–2022; signals of
climate emergency", pubblicato a settembre 2024 su Theoretical and
Applied Climatology, segnala che nell'ultimo ottantennio
l'aumento delle temperature ha incrementato l'energia disponibile in
atmosfera per lo sviluppo di temporali severi nel Mediterraneo,
descritta dall'indice termodinamico CAPE ottenuto dai radiosondaggi
dell'atmosfera (Convective Available Potential Energy).
In conclusione, gli ingredienti di episodi alluvionali
come quello di Valencia e dintorni sono molti e interconnessi in
modo complesso: una precipitazione estrema ragionevolmente
amplificata dal riscaldamento globale antropogenico, causa di piene
catastrofiche dei corsi d'acqua i cui effetti in termini di danni e
vittime sono stati peggiorati dall'intensa urbanizzazione del
territorio nonché da carenze e sottovalutazioni da parte delle
autorità locali, nonostante la tempestiva emissione di un'allerta
rossa da parte dell'agenzia meteorologica nazionale.
Sono invece del tutto prive di fondamento le notizie
di un ruolo di azioni di inseminazione artificiale delle nubi (cloud
seeding) nella formazione dell'eccezionale nubifragio, come dichiarato
da Sandro Fuzzi del CNR-ISAC in
un'intervista di Quotidiano Nazionale, e da Antonello Pasini del
CNR-IIA su
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