DOVE MI TROVO:  Nimbus Web » FAQ: domande e risposte» Uragani sul mediterraneo

25 Ottobre 2003
URAGANI SUL MEDITERRANEO?
Intervista al Prof. Lionello, Università di Lecce
Redazione Nimbus

Sempre più spesso giornali e riviste riportano notizie allarmistiche sulla possibilità di formazione di uragani sul Mediterraneo, a causa dell’anomalo riscaldamento estivo delle acque marine. Abbiamo chiesto un autorevole parere a chi si occupa di queste complesse ricerche, il Prof. Piero Lionello  , docente di Oceanografia fisica e fisica dell’atmosfera all’Università di Lecce e di Modellistica e simulazione all’Università di Padova, che ringraziamo per il tempo che ci ha voluto dedicare.

1) Ci può spiegare in termini sintetici come funziona il processo di immagazzinamento termico da parte delle acque marine, sia per effetto della radiazione solare, sia per conduzione con l'aria sovrastante? Qual è il processo prevalente?
E qual’è il meccanismo inverso, ovvero la cessione energetica al sistema atmosferico e come può agire per intensificare l'attività di una perturbazione?  Può bastare una burrasca di pochi giorni a riequilibrare le anomalie termiche superficiali?

Il bilancio termico del mare dipende da 4 meccanismi: il riscaldamento per effetto della radiazione solare e gli scambi con l'atmosfera, suddivisi in scambio di radiazione termica, scambio di calore sensibile e di calore latente. Lo scambio di calore sensibile corrisponde al trasferimento di calore "per contatto" fra superficie marina e masse d'aria sovrastanti. Lo scambio di calore latente corrisponde al raffreddamento della superficie marina per evaporazione ed al riscaldamento dell'atmosfera durante  il successivo processo di condensazione del vapore. Su scala globale e in media  annuale arrivano alla superficie della Terra circa 340W/m^2 sotto forma di radiazione solare. Circa la metà di essi vengono assorbiti dalla superficie oceanica, che ne trasferisce circa un terzo all'atmosfera al netto degli scambi reciproci di radiazione termica. I rimanenti 2/3 sono ripartiti fra calore latente e calore sensibile, dove il primo costituisce il contributo 5 o 6 volte maggiore.

Riscaldamento e raffreddamento del mare sono processi  profondamente asimmetrici. Il riscaldamento avviene progressivamente ed in modo regolare durante tutto l'anno, raggiungendo la massima intensità durante le assolate giornate estive. La penetrazione del calore all'interno del mare è molto lenta, perché gli strati superiori riscaldati e meno densi di quelli inferiori non si mescolano con il fluido sottostante. Il risultato finale è un forte gradiente di temperatura negli strati superficiali del mare che raggiunge il massimo in estate. Al contrario, il raffreddamento, in particolare per rilascio di calore latente, è un processo irregolare  e violento, che, quando soffia sul mare aria  fredda e secca, può raggiungere 1kW/m2. E`, appunto, dovuto a violente burrasche. Il suo effetto è formare alla  superficie marina acqua più densa di quella sottostante,  che affondando  determina uno  strato di fluido omogeneo chiamato strato mescolato. Questo raggiunge il massimo spessore alla fine dell'inverno.

La scorsa estate è stata caratterizzata da un'area di alta pressione molto stabile e persistente sul Mediterraneo e l'Europa. Un lungo periodo di giornate assolate, con l'assenza di perturbazioni e venti in grado di rimescolare gli strati superiori del Mediterraneo, ha determinato la formazione di uno strato superficiale dalla temperatura particolarmente elevata. L'aria fredda e  le perturbazioni di questo inizio autunno hanno agito in direzione opposta: hanno schermato la radiazione solare, favorito lo scambio di calore latente alla superficie marina,  mescolato gli strati superficiali del mare, riportandone la temperatura a valori normali nelle medie climatologiche.

Ricercatori dell'ENEA hanno recentemente presentato uno studio basato su osservazioni satellitari della temperatura superficiale del Mediterraneo, in cui mostrano come essa presenti un ciclo annuale con un massimo di circa 26°C in estate ed un minimo di circa 15°C in inverno. Le temperature estive elevate del 2003 hanno determinato un livello assolutamente anomalo, prossimo ai 29C, che non ha precedenti da quando sono disponibili  le osservazioni satellitari (cioè dal 1985). Tuttavia, un inizio autunno particolarmente freddo ha già riportato la temperatura media ai valori tipici degli ultimi 20 anni.

2) Ritiene coerenti con l'attuale stato della ricerca la diffusione di voci sull'elevata probabilità di formazione di uragani di tipo tropicale sul Mediterraneo? 

Gli uragani tropicali  sono  sistemi che si sviluppano in oceano aperto, nei pressi dei tropici, ed alterano la circolazione  per un raggio di un migliaio di chilometri attorno all'occhio centrale. Questa dinamica non sembra verosimile nel Mediterraneo, collocato alle medie latitudini (dove la forza di Coriolis ha un ruolo fondamentale) e caratterizzato da una complessa articolazione di penisole, sottobacini e elevate catene montuose che vincolano l'estensione dei sistemi meteorologici e limitano l'intensità dell'interazione aria-mare che alimenta gli uragani. Inoltre, lo sviluppo degli uragani, che avviene attraverso processi non ancora completamente compresi, richiede alcuni requisiti: elevata temperatura degli strati superiori del mare ( > 26C fino ad almeno 60m di profondità), elevata umidità della colonna d'aria, instabilità dell'atmosfera, circolazione atmosferica debole e relativamente omogenea lungo la verticale. In genere gli ultimi due requisiti non sono presenti durante l'autunno nel Mediterraneo. In questi termini, la "voce" sulla formazione di uragani nel Mediterraneo ha deboli basi scientifiche. 

3) Ritiene che la forte anomalia termica positiva dell'estate 2003 sul Mediterraneo possa da sé costituire un elemento di intensificazione dei fenomeni pluviometrici estremi o ci vogliono anche altri fattori? (tenendo presente che ci sono state disastrose alluvioni autunnali anche al terminedi estati fredde, quali quella del 1977... o quelle della Piccola Età Glaciale)

L'anomalia termica di questa estate sembra in gran parte già scomparsa e quindi durante questa stagione autunnale il problema, presumibilmente, nemmeno si pone. Tuttavia, l'eventualità che l'aumento della temperatura degli strati superficiali del Mediterraneo e l'alterazione nei regimi di

circolazione atmosferica possano determinare la formazione di eventi meteorologici di intensità anomala, richiede un'analisi attenta e un alto livello di priorità nella ricerca scientifica. Esistono sistemi meteorologici, denominati "Mediterranean Lows", che estraggono la loro energia in modo determinante dai processi di rilascio di calore ed umidità alla superficie  marina  e che potrebbero aumentare in frequenza ed intensità in un clima più caldo e umido. Anche processi di ciclogenesi "convenzionali", quali la ricorrente formazione di cicloni nel Golfo di Genova, potrebbero diventare più violenti e le precipitazioni aumentare in intensità.

Nel valutare questa possibilità occorre tuttavia considerare accanto all'effetto di un'anomala temperatura superficiale, anche quello delle variazione dei regimi di circolazione a scala planetaria. La formazione di cicloni nel Mediterraneo è spesso innescata da sistemi che transitano lungo la principale "storm track" che attraversa il Nord Europa. Vi sono indicazioni che un riscaldamento globale implicherebbe uno spostamento del ramo principale della "storm track" verso il Nord-Est dell'Europa ed un suo allontanamento dal Mediterraneo, con conseguente indebolimento del principale meccanismo di "innesco" dei cicloni in questa regione. E` attualmente controverso quale sia il meccanismo dominante in un clima futuro, ed è giustificata la preoccupazione per un possibile futuro aumento dell'intensità delle perturbazioni. Per quanto riguarda gli andamenti nella seconda meta del 20° secolo, l'intensità dei cicloni nel Mediterraneo presenta larghe fluttuazioni su scale decennali, che caratterizzano la variabilità del segnale e  rendono incerta l'identificazione di tendenze sistematiche sugli eventi estremi, le cui evidenze sono, quantomeno, controverse, in base alle osservazioni disponibili.

Alcune notizie allarmistiche sui giornali


Torna indietro

Guida al   sito    |    Contattaci    |    Segnala il sito    |   Credits    |   Copyrights