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BREVE STORIA DEL CLIMA
Flannery T.
Salani , 2008
218 pagine, schemi in bianco/nero, poco illustrato,
cop. in brossura, dim. 13 x 20 cm .
€10 
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| Descrizione | Autori | Indice | Un estratto
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UN ESTRATTO

Introduzione
Che cosa sono i mutamenti climatici?


Chiunque prenda in mano, questo libro forse si chiederà che cosa significhi il titolo. E una cosa molto seria affermare che siamo gli 'arbitri del clima'. Se qualcuno, dieci anni fa, mi avesse detto che il nostro pianeta era in immediato pericolo, non gli avrei prestato grande attenzione. La storia di questo libro è la storia di quanto abbia appreso da allora e di come abbia finito per cambiare idea.

Nell'ultimo decennio c'è stata una rivoluzione in campo meteorologico e ora capiamo molto di più sul sistema climatico terrestre e sulle sue variazioni. Certo, il clima è sempre stato mutevole, ma oggi cambia a un ritmo innaturale e siamo noi i responsabili del fenomeno. Purtroppo, la maggior parte dei cambiamenti danneggia il pianeta.

Ho scritto questo saggio nella speranza che la gente in futuro possa ancora salire, come ho fatto io, sul ghiacciaio di una montagna tropicale e contemplare, in basso, fitte giungle, pianure e paludi di mangrovie e, più in là, scogliere coralline.

Dovrebbe essere sacrosanto diritto di tutti vivere nella maniera più soddisfacente possibile su questo magnifico mondo e guardare per esempio gli orsi polari, le grandi balene e i ghiacciai antartici dal vivo. Credo sia un grave errore privare le future generazioni di simili gioie per continuare a sprecare elettricità e a guidare auto troppo grandi.

Vorrei sensibilizzare i cittadini sul loro diritto di parlare; i nostri leader, in politica come in affari, devono sentire la loro voce. Spero che questo libro aiuti i lettori ad agire con fermezza, perché se la gente continuerà a lasciar fare ai politici le stesse cose che hanno sempre fatto, verrà trascinata verso la rovina assieme a loro.

Nel 1981, quando avevo venticinque anni, scalai il monte Albert Edward, una delle vette più alte dell'isola tropicale della Nuova Guinea.
I pascoli colar bronzo della cima contrastavano con la giungla verdeggiante tutt'intorno, e tra i cespugli alpini crescevano macchie di felci arborescenti, le cui fronde merlettate mi ondeggiavano sopra la testa.
Più giù, i prati alpini terminavano all'improvviso davanti a una foresta di alberi stentati ricoperti di muschio. In pochi metri si passava dalla luce del sole al buio, e lì alberelli sottili come matite erano ricoperti di muschio, licheni e felci trasparenti.

Tra le foglie morte del suolo mi stupii di rinvenire tronchi di felci arborescenti morte. Poiché le felci arborescenti crescevano solo nei prati, era chiaro che la foresta stava salendo verso la cima. Giudicai avesse divorato almeno trentà metri di prato in un tempo inferiore a quello che OCCOrre a una felce arborescente per marcire sul suolo umido della foresta: dieci o al massimo vent'anni.
Perché la foresta si stava espandendo? Mi ricordavo di aver letto che i ghiacciai della Nuova Guinea erano in via di scioglimento. La temperatura sul monte Albert Edward era dunque così aumentata da permettere agli alberi di crescere là dove un tempo metteva radici solo l'erba? Era forse una prova di mutamento climatico?

Sono un paleontologo che studia i fossili e le ere geologiche, perciò so quanto i cambiamenti climatici abbiano contribuito a determinare il destino delle specie, ma quella era la prima prova concreta di un mutamento capace di influire sulla Terra entro l'arco della mia vita. Sapevo che qualcosa non andava, ma non capii bene cosa.

Benché avessi gli strumenti necessari per comprendere l'importanza delle mie osservazioni, presto me ne dimenticai. Problemi all'apparenza più importanti reclamavano la mia attenzione. Certe popolazioni abbattevano le foreste pluviali per fare legna e convertire il terreno all'uso agricolo, e gli animali più grandi che vivevano in quei luoghi, cacciati senza pietà, rischiavano l'estinzione. Nel mio paese, l'Australia, la crescente risalita delle acque salate minacciava di distruggere i terreni più fertili. Il pascolo eccessivo, l'inquinamento idrico e l'abbattimento delle foreste minacciavano preziosi ecosistemi e la biodiversità, ossia la gamma e la varietà di forme di vita che esistono nel nostro ambiente.

Perciò i mutamenti climatici rappresentano una grave minaccia oppure non è proprio il caso di preoccuparsi? E se fosse una via di mezzo tra questi due estremi, cioè un problema che presto dovremo affrontare, ma non è immediato?

Nemmeno gli scienziati sono d'accordo su tutti gli aspetti della ricerca in campo meteorologico. Siamo scettici incalliti, abituati a mettere in discussione il nostro stesso lavoro e quello altrui. Una teoria scientifica è valida solo finché non ne è stata dimostrata la falsità, e per molti è difficile riflettere con calma sui mutamenti climatici, perché sono prodotti da tanti fattori che diamo per scontati nel nostro modo di vivere.

Alcuni dati sono certi. I mutamenti climatici derivano da un particolare tipo di inquinamento atmosferico. Conosciamo esattamente le dimensioni della nostra atmosfera e la quantità di inquinanti che vi si riversa. La storia che vorrei raccontare riguarda gli effetti di alcuni di quegli inquinanti (i cosiddetti gas serra) su tutte le forme di vita sulla Terra.

Negli ultimi diecimila anni il termostato della Terra, che regola il nostro clima, è stato puntato in media su una temperatura al suolo di 14° C. Nel complesso questa temperatura ha favorito noi esseri umani, che siamo riusciti a organizzarci magnificamente, seminando piante alimentari, addomesticando animali e costruendo città.…Continua sul libro

 

 

 

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