DESCRIZIONE (a cura dell'Editore)
Fabio Tironi,
Centro Meteo
Lombardo
Si prova un senso di piacevole sbigottimento, quasi di incredulità, nello sfogliare questo volume.
Non
dovrei essere io a dirlo, visto che chi scrive è uno dei soci fondatori
dell'Associazione. Ma per i casi della vita (mio figlio compirà i 3
anni proprio nei primi giorni di settembre del 2011) sono stato
fattivamente poco coinvolto nella sua realizzazione e perciò, non
avendolo visto crescere giorno per giorno, lo osservo quasi
dall'esterno, come si farebbe, da padre, con il flglio di un amico.
Lasciatemi dire, quindi, che probabilmente nessuno di noi nell'inverno
2008 - ai tempi del concepimento (tanto per proseguire l'analogia) -
aveva in mente una visione così elaborata del risultato che avremmo
raggiunto. Ed è per questo che la sintesi necessaria per questo articolo
che mi sono incaricato di scrivere mi sembra un vestito troppo stretto,
ma bisogna pur provarci.
Ci
son così tante cose da dire che è forse bene cominciare dai numeri,
visto che è proprio il caso di dire che l'Atlante CML di numeri ne ha in
abbondanza: 352 pagine a colori rilegate in brossura, formato 24x33,
più di 200 fotografie (alcune delle quali davvero spettacolari ed
inedite), oltre 500 illustrazioni tra carte tematiche, grafici e tabelle
appositamente realizzate per l'Atlante, basate sui dati di quasi 400
stazioni meteo della rete CML. Un'opera articolata in 3 parti,
comprendenti in totale 39 capitoli più un'appendice statistica, alla cui
stesura hanno partecipato a vario titolo oltre 20 autori.
Bene,
come colpo d'occhio penso di aver reso l'idea, se non altro in termini
quantitativi, ma ancora non sapete cosa troverete nell'Atlante, ed è ora
di cominciare a parlarne. |
Un estratto della 1a parte, che tratta i
tipi di tempo. Nel caso specifico si descrivono gli episodi di maltempo autunnale con un focus sulle sciroccate.
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Non
vi preoccupate: l'Atlante CML non è un generico testo didattico, valido
ad ogni latitudine. Ogni elemento che ci guida alla comprensione dei
fenomeni atmosferici è calato nel contesto del nostro territorio per
dare al lettore la massima possibilità di confrontarsi con situazioni
conosciute e verificabili. Non troverete quindi lezioni di fisica
teorica condite da formule e grafici incomprensibili per chi non abbia
una cultura universitaria a indirizzo scientifico, ma dati facilmente
leggibili perché esposti con un linguaggio semplice.
Le
basi teoriche ovviamente sono rigorose, e la revisione scientifica del
testo lo garantisce, ma il tutto è presentato con riferimento ad eventi
realmente avvenuti, letti attraverso le mappe di sintesi dei dati
rilevati nell'occasione dalla rete CML, confrontate con le carte di
reanalisi, le immagini satellitari, le foto scattate dagli appassionati
ed ogni altro strumento disponibile, come scansioni radar o
documentazioni reperibili presso gli archivi pubblici.
Andando
nel concreto, l'Atlante ci spiegherà, ad esempio, i diversi tipi di
regime anticiclonico che portano il bel tempo estivo, quelli che
favoriscono i temporali pomeridiani piuttosto che quelli che portano i
periodi siccitosi o l'afa che ci "regala" le notti insonni.
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La nevicata "rossa" del 21 febbraio 2004 e una foto notturna
che introduce l'ampio capitolo dedicato al foehn
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Scopriremo
cosa si intende per "flusso zonale", quali sono le situazioni che
portano il foehn e come esso interagisce con le diverse zone climatiche
della nostra regione, oppure ancora cos'è, come nasce e cosa dobbiamo
attenderci dalla nota figura depressionaria chiamata in gergo "Genova
Low".
E
ancora: le sciroccate, il tipico caso di maltempo (ma non l'unico) che
storicamente causa episodi alluvionali nelle nostre regioni, ma che,
come scopriremo nella sezione specifica che riguarda i tipi di tempo da
neve, può anche essere foriero delle grandi nevicate che restano
impresse nella memoria collettiva.
Anche
qui l'Atlante ci viene incontro, con ampia documentazione storica sugli
episodi nevosi, a partire dai più recenti, spiegando quale sia il
giusto mix di ingredienti meteorologici che devono combinarsi nel
pentolone atmosferico per consentire quel piccolo miracolo che, sebbene
inviso a taluni, per poche ore ci fa tornare bambini, regalandoci
momenti di gioia.
Cos'è
un "cuscino freddo", e quando una retrogressione fredda continentale
assume le caratteristiche che portano il "burian"? Come nascono episodi
come il blizzard di Santa Lucia del 2001? Perchè in inverno talvolta fa
più freddo in città che in montagna? Quale tipo di tempo favorisce le
inversioni termiche, perchè le nebbie persistono diversi giorni e quali
sono le zone climatiche della nostra regione in relazione a questi tipi
di tempo?
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Un
estratto del capitolo sui temporali con foto di Roberto Paparella e
Stefano Anghileri. Nell'ultima immagine, per gentile concessione di
Massimiliano Brambilla, un eccezionale documento inedito del tornado di Arcore. |
Come
vedete, c'è veramente molto da dire ed è pressochè impossibile pensare
di raccontarvi tutto il libro seguendo la traccia dei vari capitoli.
Siamo solo a pagina 77 del nostro Atlante ed incontriamo il capitolo
dedicato ai fenomeni temporaleschi.
Qui
l'avvento di Internet ha davvero rivoluzionato il modo di osservare
questi fenomeni. Fino a pochi decenni fa un temporale, spesso anche se
violento e con effetti significativi per le aree colpite, proprio per
l'estrema localizzazione del fenomeno, poteva rimanere sconosciuto ai
più. Un appassionato di Milano avrebbe potuto osservare in lontananza
verso Nord-Est un forte sviluppo di congesti, sudando all'afa dei suoi
32 gradi senza tuttavia venire a conoscenza del fatto che, magari, a
Bergamo quei pittoreschi nuvoloni stavano scaricando sulla città una
grandinata devastante che aveva abbassato la temperatura di 15 gradi.
Oggi
questo scenario è impensabile. La disponibilità di strumenti come i
radar meteorologici e le reti di rilevamento delle fulminazioni ci hanno
messo in grado di monitorare in tempo reale il nascere dei temporali ed
il loro spostamento sul territorio. A questo si aggiungano le
informazioni scambiate in continuazione sui forum dagli appassionati che
si collegano a migliaia da ogni angolo della regione e che condividono
foto degli eventi e di recente, sempre più spesso, anche video.
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Un estratto del capitolo sugli eventi eccezionali:
la tragica alluvione della Valtellina nel 1987
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Il
risultato è che quasi nessun fenomeno atmosferico oggi passa più
inosservato. Ma non solo: la possibilità di monitorare lo spostamento
dei temporali consente ai cosiddetti "chaser" (cacciatori) di inseguirli
in attesa di registrare gli eventi più fenomenali, i cosiddetti
"tornado". Stiamo così scoprendo che la nostra apparentemente tranquilla
regione è forse solo una regione fortunata, dove episodi come quello
del tornado di Arcore del 2001 sono certamente molto rari, ma non
impossibili e neppure improbabili.
Alcune
occasioni temporalesche hanno in sè il potenziale per divenire
pericolose in un territorio sempre più urbanizzato come il nostro. Un
episodio come la grandinata di Casorezzo del 1986 potrebbe causare danni
incalcolabili se, invece di colpire una zona relativamente poco abitata
e prevalentemente agricola, si verificasse su una città qualsiasi della
nostra regione.
Lo stesso si può dire di
altri episodi come quelli alluvionali. Tutti conoscono quelli che
avvengono su larga scala, ma grazie alla rete di rilevazione CML è
possibile osservare le cosiddette "flash flood", alluvioni lampo che
colpiscono aree limitate sulle quali in poche ore si scaricano ingenti
quantitativi di pioggia, corrispondenti alle precipitazioni attese,
magari, in due mesi "normali".
E'
molto importante, in particolare per gli enti preposti, come la
Protezione Civile, conoscere questi aspetti del nostro clima per sapere
come organizzarsi per affrontarli, poichè prevenirli è impossibile, ma
conoscerli aiuta, e speriamo che questo Atlante possa aiutare anche in
questo.
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Un estratto dalla seconda parte dell'Atlante. In sequenza oraria,
pagine tratte dai seguenti capitoli: La valcamonica; Le valli bergamasche; La bassa pianura tra Adda e Mincio; I grandi laghi lombardi.
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La seconda parte dell'Atlante è dedicata alla descrizione dei climi e dei microclimi.
Questa
parte del volume è quella più ricca di contributi fotografici. Il
territorio è rappresentato sempre in relazione agli eventi atmosferici
osservati, ma oltre a far emergere le peculiarità di interesse
strettamente meteorologico, emerge la bellezza di una regione che viene
spesso descritta come devastata dall'intervento umano, ma che sa ancora
meravigliare coloro che sanno mettersi in relazione con la natura e
catturarne i segreti meglio custoditi.
Si
tratta di un primo tentativo organico di effettuare una mappatura delle
aree climatiche presenti nel nostro territorio, grazie alla conoscenza
acquisita negli anni dai collaboratori che nel territorio ci vivono e lo
osservano da vicino in ogni stagione dell'anno. A questa conoscenza si
affianca una raccolta di dati capillare che viene utilizzata per
scattare delle istantanee sul comportamento delle aree climatiche in
relazione ai tipi di tempo più significativi, che talvolta risultano
disgiunti dalle configurazioni meteo su scala regionale o europea.
Spesso, infatti, il tempo locale è governato da elementi come le brezze o
come una particolare orografia, che assumono una magnitudine superiore
rispetto alle condizioni sinottiche e che quindi determinano una diversa
risposta del territorio, vuoi attraverso elementi completamente
originali, oppure semplicemente amplificando o smorzando gli effetti
della situazione meteo generale.
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Un estratto dalla seconda parte dell'Atlante. In sequenza oraria,
pagine
tratte dai seguenti capitoli: Brezze e venti di lago; Alta pianura e
Brianza; Milano e il clima urbano; La valle del Ticino. |
Le
aree climatiche sotto elencate non hanno la pretesa di fornire un
quadro esaustivo del territorio. Crediamo e ci auguriamo che questa
prima edizione dell'Atlante possa far emergere la curiosità e lo stimolo
in nuovi appassionati che ci aiutino ad approfondirne la conoscenza ed
individuare al loro interno ulteriori suddivisioni o la presenza di
particolari microclimi.
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Alpi e prealpi -
Alta Valtellina e livignasco -
La bassa e media Valtellina -
La Valcamonica -
Val Sabbia e Valtrompia -
Le valli bergamasche -
La Valsassina -
I grandi laghi lombardi -
Brezze e venti di lago -
Lecco e dintorni -
Como e dintorni -
Le valli lariane -
Le valli varesine -
Valganna e Valmarchirolo -
Alta pianura e Brianza -
I capoluoghi pedemontani: Varese, Bergamo, Brescia
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L’Olgiatese -
La valle del Ticino -
La media pianura tra Adda e Mincio -
La bassa pianura da Lodi a Mantova -
Il Pavese: dal sud Milano all’Oltrepo
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Alessandrino e Lomellina -
L’Appennino -
La Valle del Freddo -
Milano e il clima urbano
E siamo quindi giunti alla terza parte del libro, quella dedicata alle carte tematiche.
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Un estratto della cartografia riguardante le temperature minime e massime |
Occorre fare immediatamente una precisazione, che affido all'introduzione di Bruno Grillini:
"L’obiettivo
di questa sezione dell’Atlante non può essere quello di definire le
temperature “normali” nelle diverse località della regione (che
richiederebbe una lunga serie storica), bensì quello di individuare le
differenze locali nel campo termometrico e la loro evoluzione tipica
nell’arco dell’anno (obiettivo perseguibile anche con un numero più
limitato di osservazioni)."
Si
tratta di una serie di carte riguardanti le temperature minime e
massime in ogni mese dell'anno, le precipitazioni annuali e la nevosità
delle stagioni invernali, la distribuzione dei temporali nei mesi
estivi, della nebbia nei mesi invernali e infine i campi del vento. Il
tutto avviene in modo estremamente chiaro e convincente attraverso le
consuete rappresentazioni cartografiche che accompagnano gli articoli di
analisi del clima apparsi sul sito CML negli anni più recenti, che qui
si avvantaggiano della maggiore risoluzione disponibile sulla carta
stampata. Ogni carta è accompagnata da un commento che evidenzia gli
spunti più interessanti che emergono dall'analisi, che risulta
particolarmente ampio nelle sezioni dedicate ai fenomeni osservati
(nebbie, temporali, grandine).
Quanto
ai dati utilizzati per le carte tematiche, come ben spiegato da Stefano
Anghileri nell'introduzione all'appendice statistica: "Il campione
utilizzato è composto da 254 stazioni cioè quelle la cui serie storica
dal 2005 al 2009 presenti più del 90% dei dati giornalieri di un mese
per ogni mese dell’anno per almeno uno dei cinque anni presi in
considerazione."
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Un estratto delle pagine dall'appendice statistica |
Abbiamo due elementi: un elevato numero di stazioni ed una serie storica limitata a soli 5 anni. Perchè?
Bisogna
dire che non mancano certo nella rete CML alcune stazioni con una serie
storica più consistente, ma in un lavoro che cerca di gettare le basi
per una mappatura climatica del territorio, sarebbe stato poco
rappresentativo utilizzare una serie trentennale per un numero esiguo di
stazioni, e ciò non avrebbe fatto altro che ripercorrere quanto già
fatto da altri autori utilizzando le serie storiche delle stazioni AM o
di altri enti pubblici. Il confronto con le serie storiche citate è
presente comunque nel testo con la finalità di fornire al lettore gli
elementi necessari per verificare la coerenza dei dati della serie CML.
Coerenza che non manca, anche perché la densità elevata delle stazioni
sul territorio consente al CML di eseguire una correzione dell'errore -
inevitabile in una raccolta dati di questo tipo - grazie alla
disponibilità di molteplici fonti di dati omogenee.
Cinque
anni sono quindi un promettente inizio, ma solo quando l'arco temporale
coperto sarà più ampio il lavoro assumerà una piena valenza scientifica
e potrà essere considerato un capitolo conclusivo.
In
un certo senso l'Atlante serve un po' anche a questo: a rendere
consapevoli i collaboratori della loro importanza. Il CML è
un'associazione, e in un contesto come questo, basato sul volontariato, i
risultati non si ottengono se non c'è una visione comune e se gli
obiettivi di lungo termine non vengono verificati strada facendo.
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Siamo
giunti alla fine di questa "fatica" e spero di esservi riuscito a
trasmettere qualcosa, non solo dei contenuti, ma anche dell'amore che il
CML ha per questa scienza bistrattata e a volte umiliata da certa
informazione, che si chiama meteorologia. L'Atlante non esisterebbe
senza la passione degli oltre 300 collaboratori che hanno inserito la
loro stazione nella nostra rete, ma bisogna ringraziare anche il lavoro
volontario ed impagabile delle persone dello Staff che quasi
quotidianamente presidiano le attività dell'Associazione, occupandosi
ciascuno del proprio compito e permettendo a tutto ciò di esistere e
continuare a crescere.
Di
tutto questo è possibile trovare traccia ormai indelebile in questo
volume completamente edito dal CML, al quale è affidato il compito di
consolidare le conoscenze acquisite fino ad oggi sul clima della nostra
regione e renderle patrimonio culturale comune, con l'ambizione di
occupare a lungo un posto nello scaffale delle nostre biblioteche,
magari (e ce lo auguriamo vivamente) affiancato in futuro da nuove
edizioni.
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