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ATLANTE DEI CLIMI E MICROCLIMI DELLA LOMBARDIA

Centro Meteo Lombardo , 2011
352 pagine, A colori, molto illustrato,
cop. in brossura, dim. 24 x 33 cm .
€45 
Sconto di € 9 per i soci SMI 


| Descrizione | Autori | Indice | Indice

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DESCRIZIONE (a cura dell'Editore)

Fabio Tironi, Centro Meteo Lombardo

Si prova un senso di piacevole sbigottimento, quasi di incredulità, nello sfogliare questo volume.
Non dovrei essere io a dirlo, visto che chi scrive è uno dei soci fondatori dell'Associazione. Ma per i casi della vita (mio figlio compirà i 3 anni proprio nei primi giorni di settembre del 2011) sono stato fattivamente poco coinvolto nella sua realizzazione e perciò, non avendolo visto crescere giorno per giorno, lo osservo quasi dall'esterno, come si farebbe, da padre, con il flglio di un amico. Lasciatemi dire, quindi, che probabilmente nessuno di noi nell'inverno 2008 - ai tempi del concepimento (tanto per proseguire l'analogia) - aveva in mente una visione così elaborata del risultato che avremmo raggiunto. Ed è per questo che la sintesi necessaria per questo articolo che mi sono incaricato di scrivere mi sembra un vestito troppo stretto, ma bisogna pur provarci.

Ci son così tante cose da dire che è forse bene cominciare dai numeri, visto che è proprio il caso di dire che l'Atlante CML di numeri ne ha in abbondanza: 352 pagine a colori rilegate in brossura, formato 24x33, più di 200 fotografie (alcune delle quali davvero spettacolari ed inedite), oltre 500 illustrazioni tra carte tematiche, grafici e tabelle appositamente realizzate per l'Atlante, basate sui dati di quasi 400 stazioni meteo della rete CML. Un'opera articolata in 3 parti, comprendenti in totale 39 capitoli più un'appendice statistica, alla cui stesura hanno partecipato a vario titolo oltre 20 autori.
Bene, come colpo d'occhio penso di aver reso l'idea, se non altro in termini quantitativi, ma ancora non sapete cosa troverete nell'Atlante, ed è ora di cominciare a parlarne.
Un estratto della 1a parte, che tratta i tipi di tempo. Nel caso specifico si descrivono gli episodi di maltempo autunnale con un focus sulle sciroccate.
Non vi preoccupate: l'Atlante CML non è un generico testo didattico, valido ad ogni latitudine. Ogni elemento che ci guida alla comprensione dei fenomeni atmosferici è calato nel contesto del nostro territorio per dare al lettore la massima possibilità di confrontarsi con situazioni conosciute e verificabili. Non troverete quindi lezioni di fisica teorica condite da formule e grafici incomprensibili per chi non abbia una cultura universitaria a indirizzo scientifico, ma dati facilmente leggibili perché esposti con un linguaggio semplice.

Le basi teoriche ovviamente sono rigorose, e la revisione scientifica del testo lo garantisce, ma il tutto è presentato con riferimento ad eventi realmente avvenuti, letti attraverso le mappe di sintesi dei dati rilevati nell'occasione dalla rete CML, confrontate con le carte di reanalisi, le immagini satellitari, le foto scattate dagli appassionati ed ogni altro strumento disponibile, come scansioni radar o documentazioni reperibili presso gli archivi pubblici.

Andando nel concreto, l'Atlante ci spiegherà, ad esempio, i diversi tipi di regime anticiclonico che portano il bel tempo estivo, quelli che favoriscono i temporali pomeridiani piuttosto che quelli che portano i periodi siccitosi o l'afa che ci "regala" le notti insonni.

 

La nevicata "rossa" del 21 febbraio 2004 e una foto notturna
che introduce l'ampio capitolo dedicato al foehn
Scopriremo cosa si intende per "flusso zonale", quali sono le situazioni che portano il foehn e come esso interagisce con le diverse zone climatiche della nostra regione, oppure ancora cos'è, come nasce e cosa dobbiamo attenderci dalla nota figura depressionaria chiamata in gergo "Genova Low".

E ancora: le sciroccate, il tipico caso di maltempo (ma non l'unico) che storicamente causa episodi alluvionali nelle nostre regioni, ma che, come scopriremo nella sezione specifica che riguarda i tipi di tempo da neve, può anche essere foriero delle grandi nevicate che restano impresse nella memoria collettiva.

Anche qui l'Atlante ci viene incontro, con ampia documentazione storica sugli episodi nevosi, a partire dai più recenti, spiegando quale sia il giusto mix di ingredienti meteorologici che devono combinarsi nel pentolone atmosferico per consentire quel piccolo miracolo che, sebbene inviso a taluni, per poche ore ci fa tornare bambini, regalandoci momenti di gioia.

Cos'è un "cuscino freddo", e quando una retrogressione fredda continentale assume le caratteristiche che portano il "burian"? Come nascono episodi come il blizzard di Santa Lucia del 2001? Perchè in inverno talvolta fa più freddo in città che in montagna? Quale tipo di tempo favorisce le inversioni termiche, perchè le nebbie persistono diversi giorni e quali sono le zone climatiche della nostra regione in relazione a questi tipi di tempo?

 


Un estratto del capitolo sui temporali con foto di Roberto Paparella e Stefano Anghileri. Nell'ultima immagine, per gentile concessione di Massimiliano Brambilla, un eccezionale documento inedito del tornado di Arcore.

Come vedete, c'è veramente molto da dire ed è pressochè impossibile pensare di raccontarvi tutto il libro seguendo la traccia dei vari capitoli. Siamo solo a pagina 77 del nostro Atlante ed incontriamo il capitolo dedicato ai fenomeni temporaleschi.

Qui l'avvento di Internet ha davvero rivoluzionato il modo di osservare questi fenomeni. Fino a pochi decenni fa un temporale, spesso anche se violento e con effetti significativi per le aree colpite, proprio per l'estrema localizzazione del fenomeno, poteva rimanere sconosciuto ai più. Un appassionato di Milano avrebbe potuto osservare in lontananza verso Nord-Est un forte sviluppo di congesti, sudando all'afa dei suoi 32 gradi senza tuttavia venire a conoscenza del fatto che, magari, a Bergamo quei pittoreschi nuvoloni stavano scaricando sulla città una grandinata devastante che aveva abbassato la temperatura di 15 gradi.

Oggi questo scenario è impensabile. La disponibilità di strumenti come i radar meteorologici e le reti di rilevamento delle fulminazioni ci hanno messo in grado di monitorare in tempo reale il nascere dei temporali ed il loro spostamento sul territorio. A questo si aggiungano le informazioni scambiate in continuazione sui forum dagli appassionati che si collegano a migliaia da ogni angolo della regione e che condividono foto degli eventi e di recente, sempre più spesso, anche video.

 

Un estratto del capitolo sugli eventi eccezionali:
la tragica alluvione della Valtellina nel 1987
Il risultato è che quasi nessun fenomeno atmosferico oggi passa più inosservato. Ma non solo: la possibilità di monitorare lo spostamento dei temporali consente ai cosiddetti "chaser" (cacciatori) di inseguirli in attesa di registrare gli eventi più fenomenali, i cosiddetti "tornado". Stiamo così scoprendo che la nostra apparentemente tranquilla regione è forse solo una regione fortunata, dove episodi come quello del tornado di Arcore del 2001 sono certamente molto rari, ma non impossibili e neppure improbabili.

Alcune occasioni temporalesche hanno in sè il potenziale per divenire pericolose in un territorio sempre più urbanizzato come il nostro. Un episodio come la grandinata di Casorezzo del 1986 potrebbe causare danni incalcolabili se, invece di colpire una zona relativamente poco abitata e prevalentemente agricola, si verificasse su una città qualsiasi della nostra regione.
Lo stesso si può dire di altri episodi come quelli alluvionali. Tutti conoscono quelli che avvengono su larga scala, ma grazie alla rete di rilevazione CML è possibile osservare le cosiddette "flash flood", alluvioni lampo che colpiscono aree limitate sulle quali in poche ore si scaricano ingenti quantitativi di pioggia, corrispondenti alle precipitazioni attese, magari, in due mesi "normali".

E' molto importante, in particolare per gli enti preposti, come la Protezione Civile, conoscere questi aspetti del nostro clima per sapere come organizzarsi per affrontarli, poichè prevenirli è impossibile, ma conoscerli aiuta, e speriamo che questo Atlante possa aiutare anche in questo.

 

Un estratto dalla seconda parte dell'Atlante. In sequenza oraria,
pagine tratte dai seguenti capitoli: La valcamonica; Le valli bergamasche; La bassa pianura tra Adda e Mincio; I grandi laghi lombardi.
La seconda parte dell'Atlante è dedicata alla descrizione dei climi e dei microclimi.

Questa parte del volume è quella più ricca di contributi fotografici. Il territorio è rappresentato sempre in relazione agli eventi atmosferici osservati, ma oltre a far emergere le peculiarità di interesse strettamente meteorologico, emerge la bellezza di una regione che viene spesso descritta come devastata dall'intervento umano, ma che sa ancora meravigliare coloro che sanno mettersi in relazione con la natura e catturarne i segreti meglio custoditi.

Si tratta di un primo tentativo organico di effettuare una mappatura delle aree climatiche presenti nel nostro territorio, grazie alla conoscenza acquisita negli anni dai collaboratori che nel territorio ci vivono e lo osservano da vicino in ogni stagione dell'anno. A questa conoscenza si affianca una raccolta di dati capillare che viene utilizzata per scattare delle istantanee sul comportamento delle aree climatiche in relazione ai tipi di tempo più significativi, che talvolta risultano disgiunti dalle configurazioni meteo su scala regionale o europea. Spesso, infatti, il tempo locale è governato da elementi come le brezze o come una particolare orografia, che assumono una magnitudine superiore rispetto alle condizioni sinottiche e che quindi determinano una diversa risposta del territorio, vuoi attraverso elementi completamente originali, oppure semplicemente amplificando o smorzando gli effetti della situazione meteo generale.

 

Un estratto dalla seconda parte dell'Atlante. In sequenza oraria,
pagine tratte dai seguenti capitoli: Brezze e venti di lago; Alta pianura e Brianza; Milano e il clima urbano; La valle del Ticino.
Le aree climatiche sotto elencate non hanno la pretesa di fornire un quadro esaustivo del territorio. Crediamo e ci auguriamo che questa prima edizione dell'Atlante possa far emergere la curiosità e lo stimolo in nuovi appassionati che ci aiutino ad approfondirne la conoscenza ed individuare al loro interno ulteriori suddivisioni o la presenza di particolari microclimi.

  • Alpi e prealpi
  • Alta Valtellina e livignasco
  • La bassa e media Valtellina
  • La Valcamonica
  • Val Sabbia e Valtrompia
  • Le valli bergamasche
  • La Valsassina
  • I grandi laghi lombardi
  • Brezze e venti di lago
  • Lecco e dintorni
  • Como e dintorni
  • Le valli lariane
  • Le valli varesine
  • Valganna e Valmarchirolo
  • Alta pianura e Brianza
  • I capoluoghi pedemontani: Varese, Bergamo, Brescia
  • L’Olgiatese
  • La valle del Ticino
  • La media pianura tra Adda e Mincio
  • La bassa pianura da Lodi a Mantova
  • Il Pavese: dal sud Milano all’Oltrepo
  • Alessandrino e Lomellina
  • L’Appennino
  • La Valle del Freddo
  • Milano e il clima urbano
E siamo quindi giunti alla terza parte del libro, quella dedicata alle carte tematiche.

 


Un estratto della cartografia riguardante le temperature minime e massime

Occorre fare immediatamente una precisazione, che affido all'introduzione di Bruno Grillini:
"L’obiettivo di questa sezione dell’Atlante non può essere quello di definire le temperature “normali” nelle diverse località della regione (che richiederebbe una lunga serie storica), bensì quello di individuare le differenze locali nel campo termometrico e la loro evoluzione tipica nell’arco dell’anno (obiettivo perseguibile anche con un numero più limitato di osservazioni)."

Si tratta di una serie di carte riguardanti le temperature minime e massime in ogni mese dell'anno, le precipitazioni annuali e la nevosità delle stagioni invernali, la distribuzione dei temporali nei mesi estivi, della nebbia nei mesi invernali e infine i campi del vento. Il tutto avviene in modo estremamente chiaro e convincente attraverso le consuete rappresentazioni cartografiche che accompagnano gli articoli di analisi del clima apparsi sul sito CML negli anni più recenti, che qui si avvantaggiano della maggiore risoluzione disponibile sulla carta stampata. Ogni carta è accompagnata da un commento che evidenzia gli spunti più interessanti che emergono dall'analisi, che risulta particolarmente ampio nelle sezioni dedicate ai fenomeni osservati (nebbie, temporali, grandine).
 
Quanto ai dati utilizzati per le carte tematiche, come ben spiegato da Stefano Anghileri nell'introduzione all'appendice statistica: "Il campione utilizzato è composto da 254 stazioni cioè quelle la cui serie storica dal 2005 al 2009 presenti più del 90% dei dati giornalieri di un mese per ogni mese dell’anno per almeno uno dei cinque anni presi in considerazione."

 


Un estratto delle pagine dall'appendice statistica

Abbiamo due elementi: un elevato numero di stazioni ed una serie storica limitata a soli 5 anni. Perchè?

Bisogna dire che non mancano certo nella rete CML alcune stazioni con una serie storica più consistente, ma in un lavoro che cerca di gettare le basi per una mappatura climatica del territorio, sarebbe stato poco rappresentativo utilizzare una serie trentennale per un numero esiguo di stazioni, e ciò non avrebbe fatto altro che ripercorrere quanto già fatto da altri autori utilizzando le serie storiche delle stazioni AM o di altri enti pubblici. Il confronto con le serie storiche citate è presente comunque nel testo con la finalità di fornire al lettore gli elementi necessari per verificare la coerenza dei dati della serie CML. Coerenza che non manca, anche perché la densità elevata delle stazioni sul territorio consente al CML di eseguire una correzione dell'errore - inevitabile in una raccolta dati di questo tipo - grazie alla disponibilità di molteplici fonti di dati omogenee.

Cinque anni sono quindi un promettente inizio, ma solo quando l'arco temporale coperto sarà più ampio il lavoro assumerà una piena valenza scientifica e potrà essere considerato un capitolo conclusivo.
In un certo senso l'Atlante serve un po' anche a questo: a rendere consapevoli i collaboratori della loro importanza. Il CML è un'associazione, e in un contesto come questo, basato sul volontariato, i risultati non si ottengono se non c'è una visione comune e se gli obiettivi di lungo termine non vengono verificati strada facendo.

 

Siamo giunti alla fine di questa "fatica" e spero di esservi riuscito a trasmettere qualcosa, non solo dei contenuti, ma anche dell'amore che il CML ha per questa scienza bistrattata e a volte umiliata da certa informazione, che si chiama meteorologia. L'Atlante non esisterebbe senza la passione degli oltre 300 collaboratori che hanno inserito la loro stazione nella nostra rete, ma bisogna ringraziare anche il lavoro volontario ed impagabile delle persone dello Staff che quasi quotidianamente presidiano le attività dell'Associazione, occupandosi ciascuno del proprio compito e permettendo a tutto ciò di esistere e continuare a crescere.

Di tutto questo è possibile trovare traccia ormai indelebile in questo volume completamente edito dal CML, al quale è affidato il compito di consolidare le conoscenze acquisite fino ad oggi sul clima della nostra regione e renderle patrimonio culturale comune, con l'ambizione di occupare a lungo un posto nello scaffale delle nostre biblioteche, magari (e ce lo auguriamo vivamente) affiancato in futuro da nuove edizioni.

 

 

 

 

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