LA TEMPESTA DEL 4 LUGLIO 2000 SULLA SVIZZERA ITALIANA
Fosco Spinedi, MeteoSvizzera, 6605 Locarno 5 Monti

Martedì 4 luglio 2000 sul Ticino centrale e meridionale e sulla Bassa Mesolcina si è abbattuto una delle più violente tempeste degli ultimi decenni, causando danni ingenti in particolare a causa del vento e della grandine.

Immagine dal radar Monte Lema al momento di massima attività del temporale sul Piano di Magadino (ora universale). L'immagine mostra la distribuzione geografica, quella inferiore una sezione dal Lago Maggiore alla Valle di Blenio con un'altezza di 12 km. L'intensità aumenta dal verde-blu-rosso-bianco.

SITUAZIONE METEOROLOGICA
La giornata si presentava con una distribuzione uniforme della pressione sull'Europa centrale (tra 1005 e 1010 hPa) e un fronte freddo sul continente in lento spostamento verso sudest. Sulla Valpadana era presente aria particolarmente calda e umida, con temperatura superiore a 30 °C e una temperatura potenziale del bulbo bagnato a 850 hPa di circa 20 °C. L'aria polare dietro il fronte aveva invece generalmente dei valori di rispettivamente 20 e 13 °C. In quota (a 500 hPa), tra la Valpadana e l'Europa occidentale, il divario termico era di circa 4-5 gradi

L'aria fredda postfrontale raggiungeva la Svizzera nordalpina già il lunedì e, come spesso accade con le perturbazioni nell'area alpina, a causa della catena montuosa, negli strati bassi dell'atmosfera il flusso veniva rallentato. In quota invece, l'aria fredda avanzava senza ostacoli, trovandosi direttamente sopra la massa d'aria presente sulla Valpadana il martedì mattina. Il forte contrasto termico verticale innescava i primi temporali, con i quali veniva liberata l'enorme energia presente nell'aria afosa degli strati bassi, pure alimentati da venti caldo-umidi da sud o sudest al suolo. Come rilevato anche dal radar del Monte Lema, le cellule temporalesche superavano i 15 km di altezza. Gli scambi verticali, cioè correnti ascendenti calde e discendenti fredde, portavano poi a un rimescolamento dell'aria, un raffreddamento degli strati bassi dell'atmosfera e la conseguente riduzione dell'instabilità e l'esaurimento dell'attività dei temporali.



Immagine dal radar Monte Lema al momento di massima attività del temporale sul Malcantone e sul Luganese (attorno alle 12:30 UTC, 14:30 ora locale), che mostra la posizione geografica della cella e la zona di maggiore attività; la cellula sull'Italia sarà quella che toccherà più tardi il Mendrisiotto. 



Immagine dal radar Monte Lema che rappresenta una sezione verticale fino a 12 km di altezza attraverso il centro delle due celle. La scala indica l'intensità delle precipitazioni in mm/h, risp. l/m2 all'ora.

IL TEMPORALE SULLA SVIZZERA ITALIANA
Sulla Svizzera Italiana si sono verificate tre fasi temporalesche distinte. La prima grossa cellula ha investito il Locarnese poco prima delle ore 11 e si è poi spostata rapidamente verso Bellinzona e la Bassa Mesolcina, sospinta da veloci correnti sudoccidentali in quota (ca. 150 km/h da 4500 m fino alla tropopausa). Sullo stesso posto, il temporale non è durato che circa 15 minuti e la velocità di spostamento della cellula e delle correnti in quota ha probabilmente favorito le turbolenze al suolo. Altrettanto veloce e attiva è risultata la seconda cellula che ha toccato il Malcantone e il Luganese attorno alle 14, mentre la terza sul Mendrisiotto, verso le 16, è stata un po' più contenuta ma presentando le stesse modalità delle altre due. Le cellule stesse si spostavano a circa 60 km/h.

L'elemento più distruttivo è risultato il vento, con raffiche massime di 113 km/h rilevate all'aeroporto di Locarno, 130 km/h alla foce del Cassarate, 137 km/h all'aeroporto di Lugano e velocità medie su 10' di 50-60 km/h (Lugano). Numerose sono state le piante anche di grosse dimensioni divelte o spezzate, i tetti danneggiati e vari altri danni. Anche la grandine ha causato disastri con diversi vigneti malridotti, sia nel Sopraceneri, sia nel Sottoceneri. Da segnalazioni di privati, i chicchi più grossi hanno raggiunto un diametro di ca. 3 cm, è inoltre stata osservata anche grandine a dischi, del diametro di qualche centimetro e lo spessore di alcuni millimetri.

 

Alberi divelti e rotti a Gudo e Cugnasco.

Le precipitazioni sono state molto intense ma di breve durata, senza particolari dissesti, salvo nella zona di Claro dove hanno provocato uno scoscendimento detritico importante. La stazione di Locarno-Monti ha rilevato l'intensità più alta, con 23.3 l/m2 in 10' (tra le 10:50 e le 11:00), in totale l'evento ha portato tra 40-50 litri d'acqua nel Sopraceneri e ca. 30 nel Sottoceneri.

La tempesta del 4 luglio sulle nostre regioni è sicuramente stata uno degli eventi più violenti a così grande scala negli ultimi anni. Al sud delle Alpi infatti, a basse quote non si erano finora mai registrate (ciò non toglie che possano però già essersi verificate) raffiche di vento di una simile velocità. Le punte massime precedenti erano nell'ordine di 120 km/h. Pure l'estensione delle zone toccate dalla grandine è stata importante, anche se è difficile allestire una statistica in merito. Si hanno comunque notizie di chicchi di grandine di dimensioni maggiori di quelle osservate il 4 di luglio (1° agosto 1998 a Rovio e 14 agosto 1972 nella Bassa Valle Maggia, chicchi paragonabili a uova).



Il passaggio della tempesta visto da MeteoSvizzera a Locarno-Monti.

PRESENZA DI TORNADO?
Ogni evento violento viene subito paragonato dall'immaginario popolare a un tornado, ciclone o a un uragano. Questi fenomeni meteorologici hanno comunque una definizione e una zona di formazione ben precisa. L'uragano (tifone, ciclone tropicale) è una manifestazione prettamente tropicale, di vaste dimensioni (un migliaio di km di diametro), legata al mare e non interessa l'Europa (se non in forma molto indebolita e non più distinguibile da una normale depressione). Comunque, per indicare venti fortissimi, oltre 100 km/h di media su 10', viene utilizzato il termine di "vento ciclonico".

In ordine di estensione segue poi la tempesta atlantica come per esempio Lothar che si è abbattuto sull'Europa centrale alla fine di dicembre del 1999. Queste tempeste sono conosciute come "Orkan" nella lingua tedesca, mentre non esiste un nome proprio del fenomeno in italiano. La mancanza di una terminologia italiana indica l'assenza del fenomeno al sud delle Alpi, infatti si tratta di profonde depressioni atlantiche molto attive, di origine polare, che nei mesi invernali possono dirigersi verso sud e investire l'Europa centrale, il loro diametro è nell'ordine di un centinaio di chilometri.



Una delle querce secolari sradicate al camping Riarena di Cugnasco.

Il tornado infine è un evento legato a zone dove si possono formare forti contrasti termici per lo scontro di masse d'aria fredde di origine polare e masse d'aria calde e umide provenienti da latitudini meridionali. Tipica zona di formazione dei tornado è il Middle West degli Stati Uniti, spesso luogo di scontro tra l'aria calda in arrivo dal Golfo del Messico e l'aria fredda proveniente dal Canada.

Un tornado è sempre legato a un temporale di vaste dimensioni, una cosiddetta "super cellula" e si manifesta con un vortice che dalla nube scende verso il terreno, dal diametro di alcune decine a poche centinaia di metri, spesso visibile come cono nuvoloso sotto la nube temporalesca principale. Il turbine è normalmente di breve durata, caratterizzato da veloci venti rotatori e forti differenze di pressione: la combinazione di questi due elementi può provocare ingenti danni. I tornado vengono suddivisi in 6 classi, da F0 a F5, a seconda della velocità del vento.

In base alla struttura e dimensione delle cellule temporalesche, alla tipologia e distribuzione dei danni, è senz'altro appropriato affermare che il 4 di luglio una serie di piccoli tornado (della classe più bassa, F0 o F1) abbia colpito il Locarnese, Bellinzonese e Luganese: Un esempio di una zona toccata da un tromba d'aria potrebbe essere il campeggio Riarena di Cugnasco, dove in un raggio di ca.200 m parecchi grossi alberi secolari (perlopiù querce) sono stati spezzati o sradicati. In una regione con rilievi montuosi, la formazione e soprattutto la durata dei turbini viene limitata dall'orografia e il tipico cono nuvoloso non viene osservato perché coperto da altre nubi o dal rilievo. Comunque, a intervalli regolari sulla Pianura Padana vengono documentati tornado con tutte le classiche caratteristiche (per esempio 8 luglio 2000 a nord di Parma).


NOTE STORICHE

Tornado, o temporali con formazioni di turbini sono rari al sud delle Alpi, ma già avvenuti nel passato. L'evento più importante di cui si dispone una certa documentazione risale alla sera del 28 agosto 1960, quando temporali violentissimi hanno toccato il Locarnese e il Mendrisiotto, provocando estese distruzioni. I giornali dell'epoca riportano notizie di numerose case scoperchiate e ingenti danni causati dalla grandine: "... dalla Valle di Muggio si segnalano molte case scoperchiate, a Bruzella almeno una decina. Alberi di notevoli dimensioni sono stati divelti dalla furia del vento e hanno ostruito diverse strade..... del raccolto non rimane più niente: la vite non ha più foglie, pure altri prodotti della terra sono stati decimati. ... A Somazzo, frazione di Salorino, l'edificio scolastico è ora privo del tetto; pure altre case sono state scoperchiate, la strada è letteralmente coperta di tegoli, fumaioli, calcinacci, pietre. Alla Cascina d'Armirone, sul Generoso, una stalla è stata spazzata via dalla violenza dei venti; magnifici alberi secolari sono stati sradicati...." (Corriere del Ticino, 30 agosto 1960).

Il titolo del Corriere del Ticino del 30 agosto 1960 sulla tempesta
(tornado) che aveva colpito il Locarnese.

 

 

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