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Estate 2025 al Nord-Ovest italiano:
quarta o quinta più calda a seconda delle località;
precipitazioni complessivamente nella norma,
ma in deficit sulle Alpi occidentali

5 settembre 2025
Daniele Cat Berro, SMI / Redazione Nimbus


Giugno tra i più caldi (secondo solo a quello del 2003), luglio termicamente nella norma con un episodio fresco sul finale, agosto di nuovo canicolare nei primi venti giorni.
Ecco in poche parole l'andamento dell'estate meteorologica 2025 al Nord Italia e sulle Alpi, che - come da convenzione - è terminata il 31 agosto (quella astronomica invece si chiuderà il 22 settembre con l'equinozio d'autunno). Vediamo allora più in dettaglio come è andata al Nord-Ovest aiutandoci con i dati registrati dalle stazioni meteorologiche, indispensabili per avere un quadro oggettivo e non basato su (spesso fallaci) impressioni individuali.

Veduta aerea del fondovalle di Aosta e delle Alpi tra i massicci del Rutor (a sinistra, innevato) e del Mont Fallère (a destra) al mattino del 28 giugno 2025, giornata tra le più calde di cui ci sia documentazione storica sulla regione alpina, con livello degli 0 °C intorno a 5100 m (f. SMI).


Caldo estremo in giugno e parte di agosto,
luglio nella norma (fresco alla fine)

Gli anticicloni nord-africani hanno dominato all'inizio e alla fine della stagione, proponendo tre fasi calde straordinarie per combinazione di intensità e durata: a metà giugno, a fine giugno-inizio luglio, e intorno alla metà di agosto, periodi che hanno visto lo zero termico sfiorare o talora superare i 5000 metri sui cieli delle Alpi, e le temperature massime raggiungere i 35-38 °C per intere settimane nelle località di pianura e fondovalle.

Per lo meno è stata provvidenziale per il benessere - soprattutto di chi vive in città - la pausa di temperature più normali che si è dipanata nel corso di luglio, quando a dirigere il tempo atmosferico sulla regione alpina è stato il più tranquillo anticiclone delle Azzorre alternato a qualche fronte temporalesco; a fine mese, poi, depressioni sull'Europa centrale associate a correnti fresche nord-atlantiche e variabilità hanno ricordato per qualche giorno le estati Anni Ottanta... Ma, appunto, è durato poco, perché la calura nord-africana è tornata a prevalere dall'8 al 18 agosto. La “rottura” dell'estate è giunta poi nella terza decade con temporali (anche rovinosi) e temperature rientrate intorno alla norma.

Anomalie medie dell'altezza di geopotenziale alla superficie isobarica di 500 hPa (circa 5500-5800 m di quota alle medie latitudini), nei mesi di giugno, luglio e agosto 2025 (cliccare sulle immagini per ingrandirle).
Balza all'attenzione, in colori arancio-rossi, il robusto blocco anticiclonico che ha caratterizzato giugno su tutta l'Europa centro-meridionale, contrapposto a situazioni estesamente depressionarie nel Nord del continente. La situazione, seppure con anomalie minori, si è ribaltata in luglio, quando la Fenno-scandinavia ha vissuto ondate di caldo eccezionalmente lunghe e intense, mentre l'Europa centrale e la regione alpina, specie nella terza decade, sono rimaste sotto l'influenza di depressioni con aria fresca. Minori segnali di anomalia di geopotenziale (potremmo dire, per semplificare, di pressione atmosferica nella media troposfera) hanno caratterizzato agosto: al Nord Italia il dominio dell'anticiclone nord-africano della seconda decade è stato evidentemente bilanciato da condizioni più depressionarie a inizio e fine mese (Fonte: Physical Science Laboratory - NOAA).


Quinta estate più calda a Torino, quarta ad Aosta

L'analisi climatica di Arpa Piemonte segnala che nell'insieme della regione l'estate 2025 si è collocata quinta nella classifica delle più calde con anomalia di +1,4 °C rispetto alla norma del trentennio di riferimento 1991-2020, piazzandosi (in ordine di temperatura media decrescente) dopo i casi del 2003, 2022, 2017 e 2015 nella serie termometrica regionalizzata a partire dal 1958. Identica situazione a Torino-città: alla stazione di misura di via della Consolata media termica trimestrale di 25,3 °C, anche qui in esubero di 1,4 °C, con la stessa graduatoria riscontrata a scala regionale (quinto posto, peraltro condiviso con l'estate 2018). Le misure nel capoluogo iniziarono ben più indietro nel tempo, nel 1753, ma in ogni caso le stagioni più roventi sono tutte concentrate negli ultimi tre decenni, con le prime dieci estati che si affollano dal 2003 in poi testimoniando l'incalzante riscaldamento in atto.

Ampliando lo sguardo alla Valpadana centrale, l'osservatorio Alberoni di Piacenza (di cui SMI cura la gestione tecnico-scientifica in collaborazione con l'Opera Pia Alberoni) conferma la quinta posizione tra le estati più calde come a Torino e in Piemonte (in questo caso pari merito, sul filo dei centesimi di grado °C, con le estati 2012, 2018, 2019 e 2023), con un eccesso di 1,3 °C rispetto alla media 1991-2020.

Ma, sul versante Sud dell'Appennino, è al quinto posto tra le più calde anche l'estate di Pontremoli (Massa-Carrara), dove l'osservatorio SMI ha rilevato un'anomalia di +1,5 °C, evidenziando una buona omogeneità territoriale del segnale termico della stagione.
 
L'esubero di caldo è stato un po' più marcato sulle Alpi: all'aeroporto di Aosta (545 m) e all'osservatorio del Gran San Bernardo (2472 m) l'estate è risultata quarta tra le più calde, con anomalie rispettivamente di +2,0 °C e +1,8 °C (dati Centro Funzionale Regione Autonoma Valle d'Aosta e MeteoSvizzera).
 

Serie delle temperature medie estive dal 1753 a Torino. Il trentennio
1991-2020 è risultato 2,1 °C più caldo rispetto al precedente periodo storico di misura 1753-1989, e a sua volta l'estate 2025 (con media trimestrale di 25,3 °C) è stata 1,4 °C più calda rispetto alla media 1991-2020.


Classifiche delle dieci estati più calde nelle serie storiche di Torino-centro (dati attuali della stazione Arpa Piemonte di via della Consolata) e di Piacenza - Collegio Alberoni: in entrambi i casi l'estate 2025 è al quinto posto, e tutti i casi in elenco sono concentrati dal 2003 in poi. Inoltre, rispettivamente 6 e 7 su dieci appartengono all'ultimo decennio.


Precipitazioni nel complesso normali, ma più copiose
sul Piemonte settentrionale e in deficit sulle Alpi occidentali

Secondo i bollettini idrologici Arpa Piemonte sull'alto bacino del Po chiuso alla confluenza con il Ticino (area comprendente dunque Piemonte, Valle d'Aosta, Ticino svizzero e parte dell'entroterra delle province di Savona e Genova) il trimestre ha raccolto 243 mm d'acqua come media regionalizzata: un valore pressoché nella norma, esito del bilanciamento tra un giugno anticiclonico e decisamente secco su tutto il territorio, in cui era caduta metà della pioggia consueta (52 mm), e un bimestre luglio-agosto più bagnato (rispettivamente 78 e 113 mm nei due mesi).

Tuttavia questa estate dalle precipitazioni complessivamente normali a scala regionale nasconde al suo interno non solo marcate differenze tra ciascuno dei tre mesi, ma anche tra una zona e l'altra: guardando alle diverse aree, scopriamo infatti che (a parte giugno) la stagione è stata generosa d'acqua dal Verbano-Cusio-Ossola al Biellese, Vercellese e Novarese (circa +9% rispetto alla media nel trimestre), mentre è trascorsa decisamente più siccitosa del solito sul Piemonte occidentale, dal Gran Paradiso al Monviso (ma anche fin verso le Alpi Marittime), con un deficit di piovosità del 27%.

Ecco che a metà agosto, complice anche la lunga e intensa ondata di calore che ha amplificato l'evaporazione, in quelle valli alpine boschi e praterie ingiallivano paventando per gli allevatori una demonticazione anzitempo dagli alpeggi, tra sorgenti in magra e carenza d'erba per il bestiame nonostante l'iniziale buona dotazione idrica lasciata in eredità dalla primavera.
La penuria d'acqua ha messo in difficoltà pure alcuni rifugi d'alta quota come il Remondino e il Morelli in Valle Gesso (Cuneo).

Nel corso della stagione non sono mancati i temporali violenti, come quelli associati a vento tempestoso (downburst) della sera del 21 giugno in più località dal Lario, al Biellese, al Cuneese, quello che il 30 giugno ha innescato una violenta colata detritica lungo il T. Frejus a Bardonecchia (una vittima), e la grandinata distruttiva del 29 agosto a Ivrea e dintorni, con chicchi fino a 8 cm di diametro che hanno devastato tetti, pannelli fotovoltaici, coltivazioni e vetture. Torino, città assai soggetta ai nubifragi estivi, quest'anno è stata invece pressoché risparmiata da eventi dannosi.

Sul versante ligure, è il caso di segnalare i nubifragi che a ripetizione hanno accumulato ingenti quantità di pioggia, con rapide piene torrentizie e allagamenti, ad esempio: il 12 luglio nell'entroterra tra Genova e Savona (202 mm in poco meno di sei ore a Campo Ligure) e, appena una settimana dopo, il 19 luglio a Savona e dintorni (83 mm nel capoluogo, all'Istituto Nautico).
 

26 agosto 2025: segni della siccità estiva nei boschi
a monte di San Giorio di Susa (Torino). Nelle valli tra il Gran Paradiso e il Monviso le precipitazioni del trimestre sono state sotto media del 27%
(f. D. Cat Berro).

La grandine rovinosa, con diametro fino a 7-8 cm, caduta la sera del
29 agosto a Ivrea, Torino (f. Marco Franchino,
via pagina FB Andrea Vuolo - Meteo in Piemonte).
 

Ghiacciai di nuovo in sofferenza
nonostante l'abbondante neve di primavera

L'ennesima estate calda si è ripercossa negativamente sulla conservazione della neve in alta quota: particolarmente abbondante fino a inizio giugno, è stata poi rapidamente fusa dalle ripetute ondate di calore (nonostante il temporaneo episodio fresco di fine luglio), lasciando i ghiacciai di nuovo in gran parte spogli di neve con evidenti perdite di massa, che verranno valutate a breve nel quadro delle campagne annuali di monitoraggio della Fondazione Glaciologica Italiana cui collabora anche la SMI in particolare con i rilievi al Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso).
 

Il Ghiacciaio Basei (Gran Paradiso) il 31 luglio 2025, durante la fase fresca che ha caratterizzato i giorni centrali dell'estate: circa due terzi della superficie glaciale sono ancora coperti dalla neve invernale, tuttavia la lunga e intensa ondata di caldo della seconda metà di agosto determinerà una più estesa scomparsa del manto nevoso e l'affioramento del ghiaccio sottostante
(f. D. Cat Berro).


Il ghiacciaio del Teodulo (in basso) e il plateau glaciale del Colle del Breithorn (in alto, a fil di cielo) ripresi il 19 agosto 2025 dalla webcam Panomax di Plateau Rosa/Testa Grigia (3480 m), a monte di Cervinia. Al termine della lunga ondata di calore di metà mese si notano, in colore più scuro/grigiastro, le ampie superfici di ghiaccio crepacciato e ormai privo di neve invernale, nonostante la quota prossima a 3500 m.
 

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