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4 OTTOBRE 2021: NUBIFRAGI ALLUVIONALI
E PRECIPITAZIONI RECORD SULL'APPENNINO LIGURE

Daniele Cat Berro, SMI / Redazione Nimbus
5 ottobre 2021

 


L'avvicinamento e il transito della depressione atlantica "Christian" ha determinato, tra domenica 3 e martedì 5 ottobre 2021, una fase di tempo intensamente perturbato al Nord Italia.

I fenomeni più rilevanti hanno investito i rilievi appenninici a ridosso del Mar Ligure, con nubifragi autorigeneranti di eccezionale violenza e persistenza lunedì 4 ottobre tra le province di Savona, Genova e Alessandria, e conseguenti impetuose piene torrentizie-fluviali e frane.


Una delle frane che lunedì 4 ottobre 2021 hanno interrotto la A26 Voltri-Gravellona Toce nel tratto appenninico, qui tra Ovada e Masone
(autore sconosciuto, via LiguriaOggi).


Già tra notte e mattino di domenica 3 ottobre intensi rovesci e allagamenti avevano colpito il Ponente genovese, ma in particolare il giorno 4 due imponenti sistemi temporaleschi stazionari hanno infierito per diverse ore rispettivamente sui rilievi dall'entroterra di Finale verso Nord-Est fino al lato padano del Turchino in mattinata, e poi - dopo una relativa attenuazione - ancora sull'asse Turchino-Stura di Ovada nel pomeriggio, stavolta però con direzione di sviluppo Sud-Nord.

Ecco alcuni impressionanti dati di precipitazione rilevati dalla rete di stazioni meteorologiche ARPA Liguria (info sulle statistiche delle massime precipitazioni in Italia a cura del CNR-IRPI di Torino, cortesia Fabio Luino):

* 178,2 mm in un'ora a Urbe-Vara Superiore (SV), a un soffio dai 181 mm/1 h del 4 novembre 2011 a Vicomorasso (GE);

* 377,8 mm in 3 ore, sempre a Urbe;

* 496 mm in 6 ore a Montenotte Inferiore (Cairo Montenotte, SV), nuovo primato italiano su questo intervallo di tempo;

* 740,6 mm in 12 ore a Rossiglione (GE), anche questo un nuovo primato nazionale su tale intervallo (superati i 717,8 mm/12 h del 7-8 ottobre 1970 a Bolzaneto, sul versante marittimo del Turchino alla periferia di Genova, episodio che causò devastazioni e almeno 35 vittime nel capoluogo);

* 883,8 mm in 24 ore sempre a Rossiglione, non lontano dal record storico nazionale di 948,4 mm del 7-8 ottobre 1970 a Bolzaneto;

* 927,0 mm di totale evento a Rossiglione (3-5 ottobre).

Si tratta di quantità e intensità tra le più elevate al mondo nelle zone extra-tropicali (si veda a tal proposito l'interessante grafico pubblicato in questo articolo di Arpa Liguria).

Tutte e tre le località ricadono nel territorio d'oltregiogo, amministrativamente in Liguria ma facente parte del bacino idrografico padano, a nord dello spartiacque, e tali rovesci hanno innescato importanti piene e straripamenti lungo i due rami del Bormida e degli affluenti destri Erro e Stura di Ovada/Orba. Tuttavia anche il Letimbro, sul versante marittimo, ha causato danni e interruzioni di viabilità fin verso la foce a Savona.

L'impatto sul territorio è stato gravoso, anche a carico del violento ruscellamento di acque selvagge lungo i versanti, oltre che per le esondazioni, frane e colate di fango, ma quanto meno non si sono sofferte vittime, elemento per nulla scontato con fenomeni di tale entità.


La carta delle isoiete realizzata dall'ARPA Liguria dà un'idea immediata delle aree più interessate dai nubifragi di lunedì 4 ottobre 2021, nel settore tra il Colle di Cadibona e il Passo del Turchino, con totali giornalieri estesamente oltre 200 mm, fino ai quasi 900 mm di Rossiglione. Il resto della regione ha ricevuto apporti per lo più inferiori a 60 mm, e parte della Riviera di Ponente è rimasta pressoché all'asciutto.


Scansione radar delle h 8:50 locali del 4 ottobre (Torino-Bric della Croce e Monte Settepani, fonte ARPA Piemonte - ARPA Liguria): in giallo-rosso è rappresentato il pennacchio di violente precipitazioni (anche con probabile presenza di grandine) associate al nubifragio autorigenerante che dall'entroterra di Finale Ligure si estende verso Nord-Est fino alle valli appenniniche a Nord del Monte Beigua e del Passo del Turchino.


Precipitazioni orarie e cumulate del 3-5 ottobre 2021 a Rossiglione (GE). L'incredibile totale in 24 ore di 883,8 mm si è generato in due principali e violente fasi temporalesche, al mattino e poi nel pomeriggio (grafico tratto da ARPA Piemonte, che condivide con ARPA Liguria il monitoraggio del territorio ligure d'oltregiogo, di pertinenza del bacino padano).


Precipitazioni orarie e cumulate del 4-5 ottobre 2021 a Montenotte Inferiore (SV). Qui gli apporti si sono concentrati tra notte e mattino del 4, risultando nel nuovo record italiano in 6 ore di 496 mm (fonte: ARPAL).
 

4 ottobre 2021, il Bormida di Spigno straripa nell'area urbana di Cairo Montenotte (SV), ricordando quanto avvenuto solo due anni prima durante l'alluvione del 23-24 novembre 2019.


Edificio investito da una frana a Rossiglione, località centro di scroscio dell'evento e penalizzata da gravi alluvionamenti e dissesti
(f. Claudio Angeleri, via pagina FB Comune di Rossiglione).


La furiosa piena del Torrente Gargassa a Rossiglione, superiore al già gravoso evento del 6-8 ottobre 1977 (frame da video di Roberto Boccone,
via pagina FB Comune di Rossiglione).
 

PIEMONTE: RECORD DI PIOGGIA IN 12 ORE
CONCENTRATI NEGLI ULTIMI TRE ANNI

Anche in territorio piemontese, ARPA Piemonte ha rilevato esorbitanti quantità totali (3-5 ottobre) di 363,0 mm a Ovada e 555,0 mm a Ponzone-Bric Berton, ed è impressionante notare come nel periodo 2019-2021 si siano concentrate - in eventi accomunati da dinamiche meteorologiche molto simili - le tre più intense piogge note in un periodo di 12 ore nella banca dati meteo regionale, di lunghezza più che trentennale:

- 21 ottobre 2019: 428 mm/12 h a Gavi (AL)
- 2 ottobre 2020: 515 mm/12 h a Limone Piemonte - Pancani (CN)
- 4 ottobre 2021: 454 mm/12 h a Ponzone - Bric Berton (AL)

Riesce difficile pensare che si tratti solamente di casualità data dalla normale variabilità climatica... mentre, mano a mano che si accumulano fenomeni di tale portata, cresce l'evidenza che vi sia anche un contributo da parte dei cambiamenti climatici antropogenici, come peraltro ormai noto in molte zone del mondo, Europa inclusa (leggi il report del gruppo di ricerca World Weather Attribution sulle alluvioni di luglio 2021 in Germania, Francia e Benelux).

A livello idrometrico, sempre grazie alle rilevazioni ARPA Piemonte, segnaliamo che il colmo di piena del Bormida ad Alessandria, pari a 9,41 m alle h 22 UTC del 4 ottobre, ha superato seppure di soli 2 cm il già straordinario evento del 24 novembre 2019, stabilendo dunque un nuovo massimo nella serie dell'idrometro automatico attivo dal 2000, ma ponendosi anche come una delle piene più gravose in un secolo dopo quella del 7-8 ottobre 1977.

Interruzioni di viabilità, danni a strade e ponti, inondazione di edifici ed evacuazioni di abitanti si sono susseguiti in svariate località del bacino del Bormida, dal Cadibona, a Cairo Montenotte, Pontinvrea, Sassello, Cartosio, Rossiglione, Ovada... per citarne solo alcune, e giù fino alla foce in Tanaro ad Alessandria.

L'evento appare ancora più stupefacente se si considera che è sopraggiunto come prima intensa perturbazione autunnale dopo quattro mesi di marcata siccità: dal 1° giugno al 30 settembre 2021 a Ovada (AL) erano caduti appena 48 mm di pioggia, meno di un terzo del normale.


SITUAZIONE METEO CLASSICA,
MA PIOGGE ECCEZIONALI CHE AVREBBERO MANDATO
IN CRISI QUALUNQUE BACINO IDROGRAFICO
E ANCHE LA MONTAGNA PIU' CURATA

1) Per quanto nubifragi di questo genere all'inizio dell'autunno siano frequenti alle spalle del Mar Ligure, inseriti all'interno di vigorosi flussi di scirocco che precedono l'ingresso di un fronte freddo atlantico, le quantità e intensità di precipitazione rilevate il 4 ottobre 2021 sull'Appennino tra Piemonte e Liguria sono estremamente rare.

2) E' possibile che il riscaldamento globale abbia contribuito a incrementare la violenza dell'evento attraverso la maggiore disponibilità di vapore acqueo ed energia nel mare e nell'atmosfera, più caldi del consueto (anomalia termica delle acque superficiali superiore a +3 °C tra Corsica, Liguria e Golfo del Leone!).

3) Con tali quantità di pioggia (fino a 884 mm = 884 litri per metro quadrato, in 24 ore) qualunque territorio va in crisi ed è soggetto a disastri (affermazioni del tipo "è bastato un temporale" o "come è possibile, con due ore di pioggia?"... non hanno alcun fondamento) indipendentemente dalle caratteristiche e gestione del bacino idrografico (si veda il caso dell'efficiente Germania, luglio 2021), fermo restando che gli effetti dei nubifragi risultano aggravati proporzionalmente al livello di antropizzazione, soprattutto se non rispettosa delle fasce di pertinenza fluviale.

4) L'elevato grado di naturalità e forestazione e la modesta densità abitativa delle zone colpite il 4 ottobre hanno scongiurato perdite economiche e umane catastrofiche (per quanto già gli effetti siano stati gravi per molti), quali si sarebbero senz'altro verificate se gli stessi temporali avessero infierito poche decine di chilometri più a Sud-Est, sull'area metropolitana di Genova (città tra le più critiche del Mediterraneo per interferenza umana su un territorio per natura soggetto a nubifragi) come peraltro avvenuto nell'ottobre 1970, settembre 1993, novembre 2011, ottobre 2014...

4) Ci sono mille sacrosanti motivi - sociali, economici, paesaggistici... - per cui il territorio montano debba essere oggetto di attenzioni, curato, manutenuto, abitato (purché il più possibile in equilibrio con gli ecosistemi naturali), ma è illusorio pensare che il recupero delle aree marginali e abbandonate dall'uomo nella seconda metà del Novecento possa scongiurare gravi effetti alluvionali in situazioni come queste.
Affermazioni come "già, non ci sono più i muretti a secco"... manifestano una certa ingenuità.
Più importanti sono l'adattamento delle infrastrutture soprattutto in zona urbana, la ri-naturalizzazione dei corsi d'acqua e la tempestiva previsione degli eventi.

5) Le previsioni meteorologiche sono preziose e determinanti per identificare in tempo le aree maggiormente esposte al rischio alluvionale, e le allerte - per quanto elaborate e diramate da efficienti enti locali come le ARPA (leggi il comunicato ARPAL del 3 ottobre 2021) - sono necessariamente riferite a territori più ampi rispetto ai piccoli bacini idrografici su cui spesso si concentrano nubifragi autorigeneranti, per loro natura molto localizzati (larghezza del "pennacchio" di pioggia violenta anche inferiore a 10 km) e impossibili da prevedere con precisione chilometrica!
Altra affermazione da evitare è dunque: "c'era l'allerta arancione/rossa ma da me ha fatto due gocce!"... mentre a pochi chilometri di distanza si scatenava il finimondo. E' sempre importante fare lo sforzo di valutare le situazioni al di là del proprio cortile.
 

GRAZIE A...

Fabio Luino (CNR IRPI, Torino) e ai membri della gruppo facebook "Memoria Storica del Processi Geo-Idrologici" per il costante scambio e aggiornamento di informazioni in tempo reale.


 

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