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FINE NOVEMBRE 2019:
DI NUOVO ALLUVIONI E FRANE AL NORD-OVEST,
E LA GRANDE PIENA DEL PO

Daniele Cat Berro  / Redazione Nimbus, 28 novembre 2019


 

A confermare la natura straordinariamente perturbata del novembre 2019 in Europa centro-occidentale e in Italia, nei giorni tra venerdì 22 e lunedì 25 è giunta la depressione Luis: direttosi dal Golfo di Biscaglia al Tirreno, il vortice ha attivato un intenso flusso di scirocco determinando un prolungato episodio di sbarramento orografico contro le Alpi e l'Appennino settentrionale.

Oltre ai venti impetuosi che hanno percosso con violente mareggiate soprattutto le riviere liguri e generato un nuovo marcato episodio di acqua alta a Venezia (129 cm al mattino di domenica 24), l'episodio si è distinto per piogge fino a 300-600 mm sul crinale tra le province di Savona, Genova e Alessandria e sui rilievi torinesi e biellesi.

Cadendo su suoli già totalmente imbevuti d'acqua dalle perturbazioni precedenti, tali precipitazioni hanno determinato una rapidissima risposta di fiumi e torrenti con piene ed esondazioni anche in zone abitate, soprattutto nel bacino del Bormida (una vittima a Sezzadio, Alessandria), e centinaia di frane superficiali o poco profonde che hanno danneggiato edifici e sconvolto la viabilità in particolare nell'entroterra ligure e nel limitrofo versante padano dell'Appennino, attivandosi talora anche diversi giorni dopo la fine delle precipitazioni più importanti.

Il crollo del viadotto "Madonna del Monte" lungo la A6 tra Savona e Altare (carreggiata direzione Torino) nel primo pomeriggio di domenica 24 novembre 2019 rimarrà il simbolo di questo gravoso evento alluvionale.
Il collasso della struttura è avvenuto a causa di una frana
di saturazione e fluidificazione della copertura eluvio-colluviale (vedi glossario ISPRA), con coinvolgimento anche di parte del substrato metamorfico a base di gneiss, dovuta alle piogge eccezionali di ottobre-novembre, 791 mm al Colle di Cadibona e 800 mm a Savona - Istituto Nautico (f. CNR-IRPI, Torino).


Come spesso accade all'avvicinarsi di un sistema perturbato dall'Atlantico, a risentire per primi dell'intensificazione delle precipitazioni sono stati la Liguria e l'alto Piemonte, sotto un flusso umido da Sud, con 117 mm a Genova-Pegli e 80 mm a Verbania-Pallanza già venerdì 22.

Nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 un nubifragio ha colpito il Ponente di Genova determinando una dannosa alluvione-lampo del rio Fegino nel quartiere di Rivarolo (destra idrografica del Polcevera).

Nel corso del 23 un vero e proprio diluvio, incentivato dall'effetto orografico nei confronti del vento in rotazione da Sud-Est, ha battuto senza sosta l'Appennino (nelle 24 ore, ben 383 mm a Stella-Santa Giustina, 411 a Urbe-Vara Superiore e 420 a Piampaludo, tutte località dell'interno savonese, la prima nel bacino del Sansobbia che drena verso il Mar Ligure, le altre due oltregiogo, nel bacino padano dell'Orba/Bormida).

Contemporaneamente, sabato 23 le precipitazioni si intensificavano anche su rilievi e zone pedemontane del Piemonte occidentale (192 mm a Sparone, 239 mm a Corio-Pian Audi), dove persistevano anche domenica 24 sotto correnti divenute orientali nei bassi strati atmosferici (166 mm a Balme, 158 a Pinerolo-Talucco), attenuandosi decisamente invece sul versante marittimo della Liguria (sottovento, con tendenza a tramontana).

Gli ultimi apporti hanno insistito ancora tra notte e mattino di lunedì 25 novembre sul Piemonte occidentale (36 mm a Barge), giorno che poi, finalmente, ha visto affermarsi le prime schiarite nelle ore centrali.




Immagine satellitare nel canale RGB Airmass, ore 13 UTC di sabato 23 novembre 2019 (fonte: Eumetsat), e analisi delle isobare e dei fronti in superficie alle h 12 UTC dello stesso giorno (fonte: Metoffice). Il minimo barico "Luis" (991 hPa) si trova sul Golfo del Leone: intorno ad esso il corpo nuvoloso legato al settore caldo dell'intensa perturbazione - sospinto da forti venti di scirocco - scorre da
S-SE verso N-NW ricoprendo le regioni italiane occidentali, e scarica precipitazioni continue e battenti in Liguria, alta Toscana, Piemonte e Val d'Aosta sud-orientale
(oltre che nel Sud della Francia, dove si sono contate 4 vittime per le alluvioni).
 


Ore 12 UTC di domenica 24 novembre 2019, immagine satellitare nel canale RGB Airmass (fonte: Eumetsat) e analisi delle isobare e dei fronti in superficie (fonte: Metoffice). La depressione "Luis" tende a colmarsi spostandosi verso Sud-Est, sul Tirreno. Al Nord-Ovest rimangono estese precipitazioni da fronte occluso, incentivate anche dall'orografia, ma in generale attenuazione grazie al flusso sciroccale meno intenso. Piogge cospicue si spostano anche al Nord-Est e verso il Meridione: una cella temporalesca autorigenerante, dalla classica forma a "V", si nota tra lo Ionio e la Calabria, ed è responsabile di una "urban-flood" a Reggio Calabria.



Precipitazioni orarie e cumulate da venerdì 22 a lunedì 25 novembre 2019 in alcune località significative: le intensità più elevate si sono registrate in corrispondenza degli scrosci temporaleschi della prima fase dell'evento in Liguria e sull'Appennino alle spalle del Ponente genovese e del Savonese di Levante (152 mm in 2 ore al primo mattino del 23 a Genova-Fiumara).
Per il resto hanno prevalso precipitazioni estese, continue e con ratei dell'ordine di 10-30 mm/h sui rilievi più esposti al flusso umido sud-orientale (Appennino, Prealpi tra Torino e Biella), in decisa attenuazione o cessazione in Liguria il 24, quando (nella seconda fase dell'evento) la rotazione dei venti da Est nei bassi strati atmosferici ha concentrato le piogge sul Piemonte (dove a ridosso delle Alpi occidentali sono proseguite fino al mattino del 25).


TOTALI DI PRECIPITAZIONE: FINO A 300-600 MM IN 3-4 GIORNI
SU APPENNINO LIGURE E RILIEVI TORINESI-BIELLESI

L'insieme dell'episodio ha fatto registrare notevoli quantità di precipitazione, comprese tra:

* meno di 100 mm sulle pianure più lontane dalle montagne, zone non soggette a sbarramento orografico (64,4 mm a Casale Monferrato, 69 mm a Novara), nonché in alta Val d'Aosta (31,4 mm a Morgex, 74,4 ad Aosta-aeroporto) e sulla Riviera di Levante (43,8 mm a Marinella di Sarzana);

* 150-200 mm sulle alte pianure piemontesi, parte di Langhe, basso Monferrato, bassa Val d'Aosta, valli cuneesi (154 mm a Borgomanero, 155,8 mm a Torino-Via della Consolata e Cuneo-Camera di Commercio, 175,8 ad Acqui Terme, 185 a Entracque), parte dell'entroterra di Levante (172,4 mm a Santa Margherita Vara) e dell'interno imperiese (200 mm ad Airole).

* 300-600 mm sui rilievi più esposti allo sbarramento dei venti umidi da Sud-Est, ovvero il crinale tra il Colle di Cadibona e il Turchino (centro di scroscio a Urbe-Vara Superiore e Sassello-Piampaludo, con 622 e 595,6 mm) e sulle montagne affacciate sulle pianure tra Torino e Biella (372,8 mm a Oropa, 456,8 mm a Corio-Pian Audi).

In questo singolo evento non si sono stabiliti nuovi record di precipitazione, né su brevi periodi (poche ore) né su intervalli da 1 a 4 giorni, a differenza di quanto avvenne nell'episodio di fine novembre 2016, ma questa volta a giocare un ruolo significativo in esondazioni e dissesti è stato il grado di saturazione dei suoli dopo oltre un mese di piogge frequenti e intense (cumulate su 45 giorni eccezionali sull'Appennino tra Savonese orientale e Alessandrino, vedi più avanti).


Precipitazioni previste dal modello Euro4 - MetOffice per le 24 ore di sabato 23 novembre 2019 al Nord-Ovest italiano, e confronto con le quantità rilevate dalla rete di pluviometri ARPA Liguria nello stesso intervallo: si nota l'ottima localizzazione del centro di scroscio dell'evento nell'entroterra tra le province di Savona e Genova, con cumulata giornaliera > 300-400 mm.
 

Sulle Alpi occidentali durante l'evento il limite pioggia-neve ha oscillato fortemente, per lo più tra 1200-1300 m (soprattutto nelle valli alpine interne) e 1600-1800 m (specie sabato sera-notte sulle Prealpi, più esposte alla risalita dello scirocco tiepido dal Mediterraneo e dalla Valpadana).

Tuttavia locali condizioni di isotermia nel profilo atmosferico - favorite dal raffreddamento del volume d'aria racchiuso entro le valli in fase di intensificazione delle precipitazioni ("effetto valle") - hanno permesso alla neve di cadere per alcune ore anche a quote di 1000 m proprio quando si attendeva invece una risalita del limite delle nevicate (effettivamente avvenuta altrove).
E' un fenomeno accaduto ad esempio nelle valli monregalesi (Valli Pesio, Ellero, Corsaglia) nel pomeriggio di sabato 23 novembre (mentre sul crinale spartiacque con i bacini liguri, es. in alta Val Tanaro, dove l'effetto mitigatore dello scirocco aveva già preso il sopravvento, il limite stava già risalendo a 1700-2000 m), nonché intorno a Oulx (alta Val Susa) tra notte e primo mattino di domenica 24 novembre.
 

L'andamento dei valori medi orari di temperatura e velocità del vento a Oulx-Gad (alta Val Susa) mostra il rapido calo termico verificatosi nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre 2019, causato probabilmente dalla concomitanza di due fattori: intensificazione delle precipitazioni (con tendenza al raffreddamento della colonna d'aria locale) e in parte anche la temporanea attenuazione del vento teso e tiepido orientale (scirocco in risalita dalla Pianura Padana) che soffiava nelle ore precedenti, soprattutto la sera di sabato 23.
La calma di vento (e la conseguente assenza di rimescolamento atmosferico), insieme all'intensificazione delle precipitazioni, deve aver favorito il raffreddamento dell'aria e l'instaurarsi di condizioni di isotermia nel profilo atmosferico locale, poiché nelle stesse ore intorno all'alba del 24 la stazione meteo SMI di Oulx-Vazon (1650 m, 600 m più in alto), misurava -0,3 °C, appena 1 °C in meno che a fondovalle: di conseguenza a partire dalle h 4 il limite pioggia-neve si è abbassato fin sulla conca di Oulx con deposito di circa 10 cm di neve bagnata, mentre pioveva nelle adiacenti località di Salbertrand (1020 m, pressoché alla stessa quota, ma più verso valle) e di Cesana Torinese (circa 1350 m, 300 m più in alto!).
 

Benché a quote elevate per la stagione, la caduta di copiose nevicate dalla media montagna in su ha limitato i deflussi per lo meno lungo i corsi d'acqua con origine alpina, mentre i bacini appenninici (Bormida, ma anche il Tanaro dalle Alpi Liguri) sono stati interessati da pioggia praticamente a tutte le quote, e non hanno beneficiato della riduzione di portata ad opera della neve.

Anzi, ad aggravare la situazione al confine tra Piemonte e Liguria ha contribuito anche la fusione del manto nevoso che era caduto in abbondanza durante gli episodi del 14-15, 17 e 18-19 novembre 2019 (ai 1375 m del Monte Settepani, rete ARPAL, massimo spessore nevoso al suolo di 95 cm il 19 novembre, ridottosi a 40 cm dopo la pioggia del 22-25 novembre).


Un piccolo rio ingrossato dalle piogge torrenziali e dalla fusione nivale straripa sulla strada del Colle del Melogno (SV) il 23 novembre 2019
(f. Carlo Barberis, via pagina FB Rete Meteo Amatori).


GRANDI PIENE FLUVIALI: TRA LE PEGGIORI DA DECENNI
NEL BACINO DEL BORMIDA, PIU' ORDINARIE ALTROVE

Notevoli piene si sono propagate in particolare lungo i corsi d'acqua appenninici, sia sul versante marittimo (Letimbro a Savona, Sansobbia ad Albisola, Teiro a Varazze, Polcevera a Genova), sia su quello padano (Tanaro, Orba, Bormida), nonché lungo il Po e alcuni dei suoi tributari (Ghiandone, Chisola e Banna a Sud di Torino; Ceronda, Stura di Lanzo e Malone a valle del capoluogo).

Contributi meno significativi alla piena del Po sono giunti da affluenti con bacino prevalentemente alpino soggetto a nevicate e/o a precipitazioni meno cospicue (Maira, Varaita, Pellice, Dora Riparia, Orco, Dora Baltea, Sesia).

L'Orba e il Bormida hanno risposto in maniera rapidissima, data la precedente saturazione dei suoli e l'intensità dei rovesci sul crinale da cui traggono origine, raggiungendo - nel caso del Bormida - livelli e portate superiori a quelli registrati nel già straordinario evento del 21 ottobre 2019.

Ad Alessandria il Bormida è infatti salito fino a 9,39 m al primo mattino di domenica 24 novembre, stabilendo un nuovo record di livello nella serie dell'idrometro automatico ARPA Piemonte dal 2000, ma ponendosi anche come una delle piene più gravose in un secolo dopo quella del 7-8 ottobre 1977. 

Il fiume ha inondato ampi tratti di fondovalle e pianura (una vittima a Sezzadio) e ha alimentato la piena del Tanaro, rendendola straordinaria nel tratto finale del suo corso, dalla confluenza presso Alessandria fino alla foce nel Po (vaste inondazioni intorno a Pietra Marazzi e Montecastello, località il cui idrometro ha indicato un colmo di 7,9 m al mattino di domenica 24, superiore ai 7,72 m del novembre 2016, ma inferiore agli 8,48 m dell'episodio storico del novembre 1994).

A sua volta il Tanaro ha significativamente contribuito alla piena dal Po, la quale - seppur notevole - in quasi tutto il tratto piemontese era risultata non così straordinaria, inferiore a quelle del novembre 1994, ottobre 2000 e novembre 2016 (nel tratto torinese e vercellese il fiume è rimasto circa 1,5 m sotto il livello del 2016).
A Isola Sant'Antonio (AL), al confine tra Piemonte e Liguria, il Po ha sfiorato la soglia di pericolo stabilita a 8 m sullo zero idrometrico in tarda sera di domenica 24 novembre (il 16 ottobre 2000 si giunse a 9,31 m, il 26 novembre 2016 a 8,55 m).

La piena è poi traslata verso la foce nei giorni successivi con livelli elevati che hanno causato l'estesa inondazione delle golene, transitando al Ponte della Becca (PV) nel tardo mattino di lunedì 25 (colmo a 5,91 m, 40 cm sopra la soglia 3 di criticità elevata), a Piacenza nella notte tra lunedì 25 e martedì 26 (8,21 m, 1,2 sopra la soglia 3), a Cremona intorno al mezzogiorno di martedì 26 (4,39 m, circa 0,2 m sopra la soglia 3) e a Borgoforte (MN) nella prima serata di mercoledì 27 novembre 2019 (8,60 m, 1,6 m sopra la soglia 3; fonte: AIPo - Agenzia Interregionale per il Fiume Po).

Tra il Pavese (dopo la confluenza del Ticino, straripato a Pavia) e il Mantovano si valutano portate dell'ordine di 8000-8500 m3/s a fronte di massimi storici di 10-12.000 m3/s (eventi del novembre 1951, novembre 1994, ottobre 2000), tendenti a ridursi per laminazione senza ulteriori apporti rilevanti dai tributari avvicinandosi al Delta.

Data la lunga durata delle precipitazioni, quasi tutti i corsi d'acqua hanno mostrato dei colmi di piena particolarmente lunghi, talora determinati anche dalla particolare composizione dei contributi degli affluenti: i livelli definiti di pericolo sono stati superati per circa 29 ore sul Po a Moncalieri, 32 ore sul Chisola a Vinovo (TO), 37 ore sul Bormida ad Alessandria e 45 ore sul Tanaro a Montecastello.   


Livello del Po a Moncalieri. Il colmo è stato raggiunto tardivamente (fine mattinata di lunedì 25 novembre 2019) rispetto alla quasi totalità delle altre sezioni idrografiche piemontesi, a causa del persistere delle piogge fino al mattino del 25 nell'alto bacino del fiume a monte di Torino. La massima altezza dell'acqua è rimasta circa 1,7 m sotto l'evento del 25-26 novembre 2016, esattamente tre anni prima (fonte: ARPA Piemonte). 
 



Livello dell'Orba a Casal Cermelli (AL). Il fiume ha risposto repentinamente ai rovesci torrenziali della prima fase dell'episodio piovoso sull'Appennino al confine tra Piemonte e Liguria, toccando il colmo già nel pomeriggio di sabato 23 novembre (circa 5,45 m), un metro sopra la soglia di pericolo, ma ampiamente sotto il livello di 7,5 m raggiunto la sera del 21 ottobre 2019 (fonte: ARPA Piemonte).
 



Livello del Bormida ad Alessandria. Il contributo congiunto dei due rami di Millesimo e di Spigno e dell'Orba ha sospinto la piena nel tratto terminale del fiume a livelli straordinari (9,39 m), superiori perfino all'evento già notevolissimo del 21 ottobre 2019 (9,21 m), quando - come avvenuto anche nell'ottobre 1977 - il contributo dalle valli Bormida era stato contenuto e la piena venne trasmessa per lo più dal bacino dell'Orba (fonte: ARPA Piemonte).
 



Livello del Tanaro a Montecastello: la piena del fiume, ordinaria fino ad Alessandria, è divenuta di dimensioni insolite (7,9 m) dopo aver ricevuto le acque del Bormida, ponendosi circa 20 cm sopra il caso del 25-26 novembre 2016 e
60 cm inferiore a quello epocale del 6 novembre 1994
(fonte: ARPA Piemonte).
 

Livello del Po a Isola Sant'Antonio (AL), all'uscita dal territorio piemontese. Dopo essersi laminata nel tratto tra il Vercellese e il Casalese grazie ai contributi relativamente moderati della Dora Baltea e del Sesia, la piena del fiume è tornata ad acquistare importanza una volta ricevuto il Tanaro, sfiorando il livello di pericolo (8,0 m) nella tarda sera di domenica 24 novembre, ma senza superare casi del passato come gli 8,55 m del 26 novembre 2016 e i 9,31 m del 16 ottobre 2000 (fonte: ARPA Piemonte).


Livelli del Po al Ponte della Becca (alla confluenza con il Ticino) e a Casalmaggiore (Cremona) dal 15 ottobre al 27 novembre 2019: sono ben visibili le diverse onde di piena di questo autunno, in particolare quelle moderate di fine ottobre e metà novembre, e poi quella decisamente più importante in corso in questi giorni, che ha mantenuto livelli superiori alla soglia 3 (criticità elevata) lungo tutto il corso del fiume fino al Delta, pur senza superare gli episodi storici
precedenti come novembre 1926, novembre 1951, novembre 1994 e novembre 2000 (Fonte: Agenzia Interregionale Po).
 

L'impetuosa piena del Bormida di Spigno, al limite dell'esondazione a Carcare (SV) la sera di sabato 23 novembre 2019 (da pagina FB Savona da scoprire).
 



Acque straripate dall'Orba tra Capriata e Predosa (AL) sabato 23 novembre 2019 (da pagina FB Rete Meteo Amatori).
 



Asportazione della SP186 da parte dell'esondazione del Bormida presso Sezzadio (AL), dove peraltro si è avuta l'unica vittima di tutto l'episodio in Italia.
Proprio in questo punto la strada taglia un vecchio meandro del Bormida, abbandonato dal fiume durante il XX secolo ma ancora ben visibile, e che si riattiva a ogni piena (f. Protezione Civile Provincia di Alessandria,
via pagina FB Rete Meteo Amatori).
 



Periferia Sud-Est di Alessandria, presso la SP30: un cascinale, protetto da arginatura, emerge dalle acque esondate dal Bormida in piena straordinaria
(ore 14 di domenica 24 novembre 2019, f. Davide Notti, CNR-IRPI Torino).
 



Immagine dal satellite ESA Sentinel-1 (dotato di radar ad apertura sintetica che permette di acquisire immagini anche in condizioni di cielo notturno e/o nuvoloso), ore 05:30 UTC di lunedì 25 novembre 2016: si notano, in basso a destra nell'immagine (in blu), i residui allagamenti dovuti all'esondazione del Bormida del giorno precedente intorno ad Alessandria, mentre quelli prodotti dal Tanaro subito a monte della città sono ancora ben evidenti, con estensione simile a quella raggiunta nel novembre 2016, ma con battenti idrici inferiori di circa 2 metri
(cortesia Davide Notti, CNR-IRPI Torino). 

Leggi il comunicato ESA sulla piena al Nord Italia.
 



Il Po a Moncalieri alle h 14 di lunedì 25 novembre 2019: il lungo colmo di piena (massimo di 7,0 m, portata dell'ordine di 1600 m3/s) è appena transitato, e - mentre appaiono le prime schiarite dopo quattro giorni ininterrottamente piovosi - il livello inizia a calare di alcuni centimetri (f. Daniele Cat Berro).
 



Torino, primo pomeriggio di domenica 24 novembre 2019: il Po invade la passeggiata in sponda destra presso il ponte Balbis, Corso Bramante
(f. Pier Francesco Currado).
 



Torino, primo pomeriggio di domenica 24 novembre 2019: materiale flottante nel Po in piena al ponte Balbis, vista verso monte. Il livello delle acque salirà ancora di circa mezzo metro nelle 12 ore successive (f. Pier Francesco Currado).

 







Altre tre immagini del Po a Torino: quella diurna è stata ripresa alle ore 13 di domenica 24 novembre 2019 presso il ponte Umberto I (Corso Vittorio Emanuele II) con in primo piano la biglietteria del servizio di navigazione GTT; quelle serali intorno alle h 18 al ponte Vittorio Emanuele I, presso Piazza Vittorio Veneto e la Gran Madre (f. Valentina Acordon).
 



San Benigno Canavese (TO), ore 12:30 di domenica 24 novembre 2019: tracce di piena lasciate dal T. Malone in sponda destra al passaggio del colmo poche ore prima, all'alba. L'acqua ha superato l'argine di alcuni centimetri lambendo la provinciale per Lombardore; il 5-6 novembre 1994 la strada fu invece notevolmente sormontata e le acque esondate dal torrente asportarono il rilevato della ferrovia "canavesana" (f. Daniele Cat Berro).
 



San Benigno Canavese (TO): altra immagine del T. Malone, che ha accumulato a ridosso dell'argine destro impressionanti quantità di rifiuti raccolti lungo l'alveo di piena a monte.
 



L'esondazione del Ticino a Pavia, lunedì 25 novembre 2016 (f. Lorenzo Bianchini, via pagina FB Rete Meteo Amatori).
 

Calendasco (PC), lunedì 25 novembre 2019: ripresa da drone dell'inondazione delle golene del Po (comprese tra gli argini maestri, di cui quello destro idrografico è in primo piano). Il colmo di piena all'idrometro di Piacenza, una decina di chilometri più a valle, verrà registrato nella notte successiva con livello di 8,21 m
(f. Angelo Adam Cannella, via pagina FB Emilia Romagna Meteo).
 



Le ampie schiarite che si affermano al Nord Italia nelle ore centrali di lunedì 25 novembre 2016 permettono di osservare, dal satellite NASA-Terra (sensore Modis, canale visibile, ore 10:05 UTC), la grande piena del basso Tanaro e del Po a valle di Alessandria, che avanza da Ovest a Est come un serpentone marrone, meno evidente nel tratto ferrarese e del Delta, dove l'onda non è ancora giunta. A Est (destra nell'immagine) si scorgono anche le piene del Piave, del Meduna - Livenza e del Tagliamento. Tutti questi fiumi conferiscono grandi quantità di sedimenti nel mare, riconoscibili dai pennacchi che dalle rispettive foci di diluiscono nell'alto Adriatico (fonte: NASA; scarica qui l'immagine originale ad alta risoluzione).
 



SS1 Aurelia interrotta da una colata di fango presso Arenzano (GE), domenica 24 novembre 2019 (da pagina FB Rete Meteo Amatori).   
 



Lungomare di Alassio (SV), primo mattino di domenica 24 novembre 2019:
effetti della violenta mareggiata da scirocco del giorno precedente
(da pagina FB Rete Meteo Amatori).



UN METRO E MEZZO DI NEVE FRESCA OLTRE I 2000 METRI

Durante l'evento perturbato de 22-25 novembre 2019 grandi quantità di neve fresca, dell'ordine di 100-150 cm, sono cadute sulle Alpi occidentali (soprattutto tra le Valli di Lanzo, il Gran Paradiso e il Monte Rosa) sopra i 1800-2000 m, laddove la precipitazione è avvenuta sempre in forma solida anche nella fase più tiepida della sera di sabato 24 (scirocco).

Una situazione che ha riproposto esattamente, a Ovest, quanto già accaduto una decina di giorni prima sulle Alpi orientali e in particolare in Alto Adige.

Nella fascia altitudinale che si è trovata spesso al limite tra neve e pioggia, intorno ai 1500 m, la neve umida e pesante ha determinato numerosi schianti di alberi e interruzioni di linee elettriche con lunghi black-out nei paesi di montagna, come già avvenuto (anche a quote inferiori, intorno ai 700-1000 m) durante il precedente episodio del 14-15 novembre 2019.

Inoltre, si sono staccate numerosissime grandi valanghe che hanno raggiunto anche i fondovalle (Valle di Gressoney, Val Chiusella, alta Valle Orco, Valli di Lanzo...), intercettando talora le strade (Ceresole Reale, Traversella) in genere già chiuse cautelativamente in ragione del pericolo valutato da Arpa Piemonte fino al livello 5 (molto forte), massimo sulla scala europea, dalle Valli di Lanzo alla zona del Sempione.

Previsioni del pericolo valanghe emesse da Arpa Piemonte e dall'Ufficio Neve e Valanghe della Regione Autonoma Valle d'Aosta per domenica 24 novembre 2019: si prospetta un pericolo almeno di grado 4 (forte) per tutte le Alpi piemontesi e per quelle valdostane centro-orientali dal Gran Paradiso al Cervino-Monte Rosa, fino a 5 (molto forte) sui settori piemontesi tra le Valli di Lanzo e il Sempione.
 

Ecco alcune massime altezze di neve al suolo raggiunte nelle fasi finali dell'evento (al mattino di domenica 24 o di lunedì 25 novembre), suddivise per zone altimetriche. Talora si sono raggiunti nuovi primati per il mese di novembre, in genere a quote sopra i 1800 m (evidenziati in neretto nell'elenco).

stazioni intorno a 2500 m e oltre

300 cm al Ghiacciaio Ciardoney (2850 m, Val Soana - TO)

295 cm al Rifugio Gastaldi (2659 m, Valli di Lanzo - TO),
primato di spessore per novembre nella serie dal 1988

239 cm al Rifugio Vaccarone (2745 m, Val di Susa - TO)

194 cm al Pian dei Camosci (2453 m, Val Formazza - VB)

130 cm al Colle dell'Agnello (2685 m, Val Varaita - CN)

intorno a 2000 m

283 cm al Rifugio Zamboni (2075 m, Valle Anzasca - VB)

197 cm a Limone - Pancani (1875 cm, Valle Vermenagna - CN)

188 cm al Lago Chiotas (2020 m, Valle Gesso - CN)
primato di spessore per novembre nella serie dal 1979

185 cm al Lago Malciaussia (1800 m, Valli di Lanzo - TO)
primato di spessore per novembre nella serie dal 1936

124 cm a Sestriere (2020 m, Val di Susa - TO)
primato di spessore per novembre nella serie dal 1996

109 cm a Gressoney D'Ejola (1850 m, Valle del Lys - AO)

intorno a 1500 m

98 cm a Macugnaga - Pecetto (1360 m, Valle Anzasca, VB)
primato di spessore per novembre nella serie dal 1984

86 cm a Pragelato (1525 m, Val Chisone - TO)

79 cm ad Acceglio paese (1610 m, Val Maira - CN)

69 cm a Ceresole Reale (1581 m, Valle Orco - TO)

43 cm a Bar Cenisio (1525 m, Val Susa - TO)


Eventi di questo genere, caratterizzati da imponenti cadute di neve umida in montagna generatrici di danni importanti alle linee elettriche e alla vegetazione (ancora in foglia al termine di un autunno troppo mite, nel caso attuale) rientrano nei nuovi scenari di cambiamento climatico sulle Alpi, a seguito di un aumento della temperatura media dell'aria e del mare e della disponibilità di vapore acqueo in atmosfera, come spiegato anche in occasione delle recenti nevicate straordinarie e dannose sulle Alpi orientali (vedi questo articolo, al fondo).




Immagine catturata dalla webcam del Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso) al mattino di martedì 26 novembre 2019, al ritorno di condizioni soleggiate.
L'asta nivometrica indica uno spessore nevoso totale di 280 cm, in assestamento dopo la punta di 300 cm del giorno precedente, a fine evento perturbato
(fonte: Nimbus-CSP).
 

Andamenti dello spessore nevoso al suolo alla fronte del Ghiacciaio Ciardoney teleosservato da webcam negli inverni dal 2012-13 in poi. Per la prima volta in otto anni si è rilevata un'altezza neve di 300 cm in un periodo precedente il mese di marzo. Si tratta di quantità più facilmente osservabili tra aprile e maggio, quando le grandi nevicate primaverili si sovrappongono agli strati nevosi già deposti durante l'inverno.
 

Gressoney - La Trinité (AO), mattino di domenica 24 novembre 2016: pioggia alterna a neve sui circa 70 cm di manto presenti al suolo. La strada della Valle del Lys è chiusa già all'altezza di Gressoney-Saint-Jean a causa dell'elevato pericolo di valanghe (scese in gran numero lungo i canaloni fino a toccare il fondovalle), e la località è isolata (f. Michele Freppaz).
 



Valanga caduta in Val Vogna (laterale della Val Sesia presso Riva Valdobbia), su una strada già preventivamente interrotta al transito, tra le frazioni Casa Verno e Casa Morca (da pagina FB Comune di Alagna Valsesia).
 



La valanga che domenica 24 novembre 2019 ha eccezionalmente interrotto la strada della Val Chiusella in località Chiara, in corrispondenza del guado sul Rio di Cappia, tra Traversella e Fondo (TO), a quota di appena 900 m
(f. Mauro Palomba).




Novalesa (Val Susa, TO), valanga caduta lungo il Vallone del Rio Lamet:
è inconsueto che il suo deposito si spinga già in novembre fin qui,
a quota di circa 1050 m (f. Daniela Conca).
 

Ecco come si presentava il rifugio presso la Colma di Mombarone (2312 m, zona di Ivrea, all'imbocco della Valle d'Aosta) martedì 26 novembre 2019, al temporaneo ritorno del sereno dopo il lungo periodo perturbato. La struttura è completamente avvolta da uno strato di neve e calabrosa accumulate dal forte vento da Sud-Est che ha accompagnato le precipitazioni (f. Pietro Guareschi). 
 

NOVEMBRE 2019 TRA I PIU' PIOVOSI
IN OLTRE UN SECOLO AL NORD-OVEST

A causa dell'anomala ricorrenza di flussi umidi da libeccio e scirocco, novembre 2019 verrà ricordato come tra i più piovosi in oltre un secolo nelle lunghe serie pluviometriche del Nord-Ovest italiano, con quantità talora record sull'Appennino ligure.

Con le ulteriori precipitazioni cadute il giorno 27, i totali mensili si elevano a:

269,2 mm a Torino-centro - Il quadruplo della media 1981-2010, e quarto novembre più piovoso dal 1802, come non si era più visto dal novembre 1958 con 270 mm.

612,4 mm al Santuario di Oropa (BI) - Tre e volte e mezzo la media, e sesto caso nella serie dal 1913 (il record di novembre, 1044 mm, fu registrato nel recente 2014).

267,4 mm a Cuneo - Tre e volte e mezzo la media, e settimo caso nella serie dal 1877.

1080,2 mm a Piampaludo (SV) - Circa quattro volte e mezzo la media, e record nella serie dal 1914 (con lacune); superati i precedenti casi di novembre del 1926 (779 mm), 1934 (798 mm), 1951 (725 mm) e 2014 (958,4 mm).

1186,2 mm a Urbe - Vara Superiore (SV), pluviometro che, installato nel 2013 a pochi chilometri da Piampaludo, conferma l'eccezionalità del periodo.

Sempre sull'Appennino Ligure tra le province di Savona e Alessandria (bacino dell'Orba) risultano del tutto inedite, prive di precedenti storici noti in almeno un secolo (e in qualunque periodo dell'anno), anche le cumulate su sequenze di 45 giorni consecutivi. Dal 14 ottobre al 27 novembre 2019, totali di:

1212,8 mm a Gavi (AL)
1368,4 mm al Lago Lavagnina (AL)
1728,4 mm a Piampaludo (SV)
1898,0 mm a Urbe - Vara Superiore (SV)


Precipitazioni giornaliere e cumulate a Urbe - Vara Superiore (SV) dal 1° ottobre al 27 novembre 2019: eccezionale totale di 1898 mm in 45 giorni (tra il 14 ottobre e il 27 novembre, 33 giorni con almeno 1 mm di precipitazione su 45), più della media annuale in un mese e mezzo ... e 1918 mm dal 1° ottobre al 27 novembre.


RINGRAZIAMENTI

Ringraziamo ARPA Piemonte, ARPA Liguria e il Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta, per la disponibilità dei dati meteo-idrologici pubblicati sui rispettivi siti.

I soci e collaboratori SMI Valentina Acordon e Claudio Castellano (Torino), Luigi Schiara (Salbertrand, TO), Davide Notti (CNR-IRPI Torino), Gabriele Savio (San Maurizio Canavese, TO), Emiliano Stabile (Ivrea, TO), Pier Francesco Currado (Torino), Mauro Palomba (Traversella, TO), per gli scambi di informazioni e immagini.

Fabio Luino (CNR-IRPI Torino) e tutti gli altri iscritti ai gruppi FB "Memoria storica dei dissesti geo-idrologici" e "Nefandezze Urbanistiche del Territorio Italiano" per l'utile diffusione in tempo reale di informazioni su piene fluviali e dissesti in Italia.

Gli amministratori della pagina FB "Rete Meteo Amatori" per la gentile segnalazione di immagini degli eventi.

 


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