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          Dopo un lungo periodo con prevalenza di 
          tempo anticiclonico, asciutto e caldo, a metà ottobre 2019 la 
          configurazione meteorologica cambia radicalmente sul Nord-Ovest 
          italiano: le depressioni atlantiche tornano a prevalere sull'Ovest 
          europeo pilotando intensi flussi d'aria umida marittima (libeccio, 
          scirocco) verso le Alpi e l'Appennino settentrionale, responsabili 
          delle prime diffuse (e dannose) piogge autunnali. 
            
          
          Capriata d'Orba (AL): 
          ponte della SS155 abbattuto la sera del 21 ottobre 2019 dalla piena 
          del T. Albedosa, tributario destro dell'Orba (f. La Repubblica). 
          
           
          Una rapida ma vigorosa perturbazione transita già martedì 15 
          ottobre 2019 con effetti più appariscenti sul versante ligure, 
          dove 
          temporali autorigeneranti scaricano fino a 481 mm in gran parte 
          in una dozzina d'ore a Mele (GE), presso il Passo del Turchino (fonte:
          ARPA Liguria), 
          con grande piena dei torrenti Leira e Cerusa, allagamenti a Voltri e 
          Sestri Ponente, e disagi sulle linee ferroviarie. 
          Alle schiarite anche 
          ampie del 16-17 ottobre segue una più prolungata sequenza di 
          perturbazioni, nel quadro di una situazione di blocco con 
          continua risalita di venti umidi meridionali tra le depressioni a 
          Ovest e un anticiclone a Est, sui Balcani. Si tratta di una classica 
          configurazione responsabile di eventi alluvionali al Nord Italia. 
          Dal 18 al 20 ottobre 
          violenti rovesci temporaleschi battono a più riprese l'entroterra 
          tra Savona e Genova (nel pomeriggio del 19 anche l'Imperiese), 
          attivando dissesti e piene dei corsi d'acqua non solo sul lato 
          marittimo (evacuazione di 15 abitanti per una frana a Pigna, Val 
          Nervia, IM), ma anche su quello padano, con un'importante piena del 
          Bormida e problemi alla viabilità nel pomeriggio-sera del 20 
          ottobre a seguito di scrosci torrenziali intorno al Colle del 
          Melogno (243 mm in 24 ore sul Monte Settepani, fonte:
          ARPA Piemonte). 
          Il tempo perturbato 
          prosegue lunedì 21 ottobre 2019 sotto un intenso flusso da 
          Sud-SudOvest che produce i rovesci più intensi tra la Liguria centrale 
          e le alte valli del corrispettivo versante padano.  
          
            
          
          Carta dell'altezza di 
          geopotenziale a 500 hPa (colore) e delle isobare al suolo (linee 
          bianche) alle h 00 UTC del 22 ottobre 2019, orario corrispondente alle 
          fasi finali dell'evento a Gavi e dintorni. Si nota in 
          particolare la depressione in quota sulla penisola iberica (giallo) 
          che - sul suo fianco orientale - pilota intense correnti caldo-umide 
          meridionali verso il Nord-Ovest italiano  
          (reanalisi GFS, via
          wetterzentrale). 
  
          In particolare, nuclei 
          temporaleschi autorigeneranti di rara violenza colpiscono tra 
          pomeriggio e sera del 21, insistendo per 8-12 ore, gli alti bacini dei
          torrenti Scrivia e Orba (e in particolare del Lemme e 
          del Piota, tributari destri dell'Orba), attivando impetuose piene, 
          straripamenti e frane sui versanti, con sconvolgimento di centri 
          abitati e della viabilità stradale e ferroviaria, e una vittima 
          (un tassista travolto con la sua auto di servizio a Capriata d'Orba). 
          Come già osservato in altre occasioni 
          (ad esempio le
          alluvioni di metà ottobre 2014 tra Genovesato e Alessandrino), 
          nell'innesco e nel mantenimento per diverse ore di tali celle 
          temporalesche gioca un ruolo primario la convergenza tra i 
          forti venti di scirocco da Sud-Est e correnti settentrionali 
          traboccanti dal bacino padano verso il Mar Ligure. 
          
            
          
          
          Carta con i vettori di velocità (scala a colori) e direzione del vento 
          a 1000 hPa, ovvero praticamente al livello del mare, alle h 18 UTC del 
          21 ottobre 2019: di fronte alle coste genovesi si realizza la 
          convergenza tra lo scirocco caldo-umido in risalita dal Tirreno e 
          correnti settentrionali, elemento che favorisce l'innesco di intensi 
          moti verticali dell'aria e la genesi di celle temporalesche 
          autorigeneranti che dalla Liguria si protendono per diverse ore sul 
          versante alessandrino dell'Appennino (dal 
          
          rapporto d'evento di ARPA Piemonte). 
  
          Centro di 
          scroscio dell'evento è il paese di Gavi (AL), che in 12 ore 
          riceve ben 428 mm di pioggia, un primato di intensità per 
          l'intera
          
          rete di stazioni meteorologiche in telemisura del Piemonte (oggi 
          gestita da ARPA), 
          attive in molti casi dalla fine degli Anni Ottanta (si veda tuttavia, 
          più avanti, il confronto con l'episodio del 13 agosto 1935). 
           
            
          
          Precipitazioni orarie 
          e cumulate del 21 ottobre 2019 a Gavi (AL): il nubifragio,  
          di estrema violenza, si accanisce tra pomeriggio e sera scaricando 
          fino a 70 mm d'acqua in un'ora, 193 mm in 3 ore, 317 mm in 6 ore e 428 
          mm in 12 ore.  
          In 12 ore è l'intensità più elevata nella banca dati delle stazioni 
          automatiche installate in Piemonte a partire dal 1988 (precisiamo 
          tuttavia che la stazione ARPA Piemonte di Gavi è attiva dal 2001).  
           
  
          
            
          
          Carta delle 
          precipitazioni (isoiete) del 21 ottobre 2019 nell'Alessandrino: si 
          nota il nucleo di particolare intensità (oltre 400 mm) su Gavi e 
          dintorni
          
          
           
          (dal 
          
          rapporto d'evento di ARPA Piemonte). 
          
          . 
           
          Anche nell'intera sequenza di giorni dal 18 al 22 ottobre 2019 Gavi 
          mantiene il primato di quantità, con totale di 571 mm d'acqua, 
          seguito da: 
           
          Rossiglione (GE)                 
          551 mm 
          Lago di Lavagnina (AL)       517 mm 
          Arquata Scrivia (AL)            
          472 mm 
          Bosio-Bric Castellaro (AL)   439 mm 
          Piampaludo (SV)                 
          426 mm 
           
          L'evento, descritto anche in un 
          
          rapporto preliminare di ARPA Piemonte, colpisce con modalità 
          analoghe, ma con intensità ancora superiore, le stesse zone già 
          funestate dal nubifragio del 
          13 ottobre 2014, spingendosi in 
          entrambi i casi verso Nord fin sulle colline del Tortonese. 
          Lungo il corso dell'Orba si 
          propaga una piena straordinaria, con deflusso massimo al colmo 
          valutato in 2700-2800 m3/s a Casal Cermelli, che a sua 
          volta alimenta l'ingrossamento del Bormida fino a 3000 m3/s 
          ad Alessandria, valori più elevati nelle rispettive serie dal 2003 e 
          dal 2000 (idrometri automatici con misure di livello e relative scale 
          delle portate), con diffusi straripamenti e inondazioni. 
           
            
          
            
          
          Due immagini del 
          ponte sul Rio Arbaro a Castelletto d'Orba, a seguito dell'imponente 
          piena del 21 ottobre 2019 (in alto) e durante l'analogo episodio del 13 ottobre 
          2014 (qui sopra): in entrambi i casi il ponte ha rappresentato un ostacolo al 
          deflusso, favorendo l'accumulo di detriti (tronchi e vetture) che 
          hanno amplificato la gravità dell'esondazione nel centro abitato. 
  
          EVENTO ROVINOSO, MA ANDO' ANCORA PEGGIO NEL 1977 E NEL 1935 
          Per quanto dannoso, complessivamente 
          l'evento del 2019 lascia insuperato, per gravità degli effetti e 
          numero di vittime (15 tra basso Piemonte e Liguria), l'episodio del 
          7 ottobre 1977, tra i più gravosi in un secolo e mezzo nel bacino 
          dell'Orba.  
          L'alluvione del 1977 fu scatenata da piogge in 24 ore fino a 396 mm a 
          Ortiglieto (all'epoca la rete pluviometrica dell'Ufficio 
          Idrografico del Po, seppur fitta, era meno capillare di quella odierna 
          dell'ARPA, la stazione di Gavi in quell'anno non era operativa, e 
          valori di precipitazione superiori potrebbero essere stati raggiunti 
          localmente). 
  
          
            
          
          
          Colamenti 
          superficiali di fango (soil slip) sotto il forte di Gavi a seguito dei 
          violenti rovesci del 21 ottobre 2019: i fenomeni si sono riproposti in 
          numero e distribuzione analoga nelle stesse zone già interessate il 7 
          ottobre 1977, sebbene con distruzioni stavolta più contenute 
          nell'abitato, e senza vittime  
          (foto scattata il 22 ottobre 2019 da Matteo Gastaldo, uno dei tre 
          vigili del fuoco rimasti uccisi pochi giorni dopo, il 5 novembre, 
          nell'esplosione 
          di un edificio incendiato a Quargnento, Alessandria). 
  
          
            
          
          
          Vigneto travolto da 
          un soil slip a Gavi il 21 ottobre 2019 (da pagina FB
          
          Gavi972).  
           
          Merita citazione anche la catastrofica alluvione dell'Orba del 13 
          agosto 1935, cui contribuì in gran parte il 
          crollo della diga di 
          Molare durante uno storico nubifragio da 554 mm in 8 ore 
          alla centrale idroelettrica di Lavagnina. Si trattò della più violenta 
          pioggia mai registrata in Piemonte comprendendo anche le serie 
          pluviometriche storiche antecedenti l'introduzione delle recenti 
          stazioni automatiche, e probabilmente la sola, tra quelle note, ad 
          aver superato l'episodio del 21 ottobre 2019 a Gavi.  
          Le vittime del disastro, accuratamente ricostruito e descritto 
          nel libro
          
          "Storia della diga di Molare", furono 111, di cui 97 nel 
          solo comune di Ovada. 
          
           
          ALTRE PIOGGE STRAORDINARIE NEL NOVEMBRE 2019:  
          OLTRE 1000 MM IN POCO PIU' DI UN MESE,
           
          UN RECORD DA OLTRE UN SECOLO 
          Tempo frequentemente piovoso ha 
          caratterizzato anche il
          
          successivo mese di novembre 2019, in cui hanno spiccato in 
          particolare le piogge intense del giorno 19 e del 22-24 (nuova 
          alluvione nel bacino del Bormida).  
          Gli episodi piovosi dell'autunno 2019 
          sull'Appennino al confine tra Alessandrino, Savonese e Genovesato 
          assumono caratteristiche record a scala secolare soprattutto su un 
          lungo intervallo di giorni. 
          Infatti, analizzando tutte le 
          possibili sequenze di 40 giorni consecutivi nelle serie 
          pluviometriche di Gavi, Lago Lavagnina e Piampaludo (tutte con inizio 
          nel 1914, anche se purtroppo con varie lacune), i totali del 
          periodo 15 ottobre - 23 novembre 2019 sono i più elevati, superando 
          anche i casi degli autunni 1926 e 1951, pure responsabili di gravi 
          alluvioni nel bacino del Po.  
           
          Ecco in tabella le prime 4 posizioni con le quantità cumulate e il 
          giorno di fine sequenza. 
          
            
          
           
            
          
          
          Precipitazioni 
          giornaliere e cumulate a Gavi (AL) dal 1° ottobre al 25 novembre 2019: 
          spicca il valore eccezionale di 481,4 mm del 21 ottobre, ma 
          straordinario è pure il totale di 1187 mm registrato in poco più di un 
          mese (tra il 14 ottobre e il 24 novembre, 26 giorni con almeno 1 mm di 
          precipitazione su 42). 
            
          
          
           
          
           
          
          
          Devolvi il 5 per mille alla SMI!  
          Sosterrai 
          le ricerche su scienze dell'atmosfera, clima e ghiacciai,  
          
          e la salvaguardia degli osservatori meteorologici storici 
          
          
          
            
            
          
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