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NUBIFRAGI DEL 21 OTTOBRE 2019 NELL'ALESSANDRINO

Luca Mercalli  / Redazione Nimbus, 22 novembre 2019


 

Dopo un lungo periodo con prevalenza di tempo anticiclonico, asciutto e caldo, a metà ottobre 2019 la configurazione meteorologica cambia radicalmente sul Nord-Ovest italiano: le depressioni atlantiche tornano a prevalere sull'Ovest europeo pilotando intensi flussi d'aria umida marittima (libeccio, scirocco) verso le Alpi e l'Appennino settentrionale, responsabili delle prime diffuse (e dannose) piogge autunnali.

Capriata d'Orba (AL): ponte della SS155 abbattuto la sera del 21 ottobre 2019 dalla piena del T. Albedosa, tributario destro dell'Orba (f. La Repubblica).


Una rapida ma vigorosa perturbazione transita già martedì 15 ottobre 2019 con effetti più appariscenti sul versante ligure, dove
temporali autorigeneranti scaricano fino a 481 mm in gran parte in una dozzina d'ore a Mele (GE), presso il Passo del Turchino (fonte: ARPA Liguria), con grande piena dei torrenti Leira e Cerusa, allagamenti a Voltri e Sestri Ponente, e disagi sulle linee ferroviarie.

Alle schiarite anche ampie del 16-17 ottobre segue una più prolungata sequenza di perturbazioni, nel quadro di una situazione di blocco con continua risalita di venti umidi meridionali tra le depressioni a Ovest e un anticiclone a Est, sui Balcani. Si tratta di una classica configurazione responsabile di eventi alluvionali al Nord Italia.

Dal 18 al 20 ottobre violenti rovesci temporaleschi battono a più riprese l'entroterra tra Savona e Genova (nel pomeriggio del 19 anche l'Imperiese), attivando dissesti e piene dei corsi d'acqua non solo sul lato marittimo (evacuazione di 15 abitanti per una frana a Pigna, Val Nervia, IM), ma anche su quello padano, con un'importante piena del Bormida e problemi alla viabilità nel pomeriggio-sera del 20 ottobre a seguito di scrosci torrenziali intorno al Colle del Melogno (243 mm in 24 ore sul Monte Settepani, fonte: ARPA Piemonte).

Il tempo perturbato prosegue lunedì 21 ottobre 2019 sotto un intenso flusso da Sud-SudOvest che produce i rovesci più intensi tra la Liguria centrale e le alte valli del corrispettivo versante padano.

Carta dell'altezza di geopotenziale a 500 hPa (colore) e delle isobare al suolo (linee bianche) alle h 00 UTC del 22 ottobre 2019, orario corrispondente alle fasi finali dell'evento a Gavi e dintorni. Si nota in particolare la depressione in quota sulla penisola iberica (giallo) che - sul suo fianco orientale - pilota intense correnti caldo-umide meridionali verso il Nord-Ovest italiano
(reanalisi GFS, via wetterzentrale).
 

In particolare, nuclei temporaleschi autorigeneranti di rara violenza colpiscono tra pomeriggio e sera del 21, insistendo per 8-12 ore, gli alti bacini dei torrenti Scrivia e Orba (e in particolare del Lemme e del Piota, tributari destri dell'Orba), attivando impetuose piene, straripamenti e frane sui versanti, con sconvolgimento di centri abitati e della viabilità stradale e ferroviaria, e una vittima (un tassista travolto con la sua auto di servizio a Capriata d'Orba).

Come già osservato in altre occasioni (ad esempio le alluvioni di metà ottobre 2014 tra Genovesato e Alessandrino), nell'innesco e nel mantenimento per diverse ore di tali celle temporalesche gioca un ruolo primario la convergenza tra i forti venti di scirocco da Sud-Est e correnti settentrionali traboccanti dal bacino padano verso il Mar Ligure.

Carta con i vettori di velocità (scala a colori) e direzione del vento a 1000 hPa, ovvero praticamente al livello del mare, alle h 18 UTC del 21 ottobre 2019: di fronte alle coste genovesi si realizza la convergenza tra lo scirocco caldo-umido in risalita dal Tirreno e correnti settentrionali, elemento che favorisce l'innesco di intensi moti verticali dell'aria e la genesi di celle temporalesche autorigeneranti che dalla Liguria si protendono per diverse ore sul versante alessandrino dell'Appennino (dal rapporto d'evento di ARPA Piemonte).
 

Centro di scroscio dell'evento è il paese di Gavi (AL), che in 12 ore riceve ben 428 mm di pioggia, un primato di intensità per l'intera rete di stazioni meteorologiche in telemisura del Piemonte (oggi gestita da ARPA), attive in molti casi dalla fine degli Anni Ottanta (si veda tuttavia, più avanti, il confronto con l'episodio del 13 agosto 1935).


Precipitazioni orarie e cumulate del 21 ottobre 2019 a Gavi (AL): il nubifragio,
di estrema violenza, si accanisce tra pomeriggio e sera scaricando fino a 70 mm d'acqua in un'ora, 193 mm in 3 ore, 317 mm in 6 ore e 428 mm in 12 ore.
In 12 ore è l'intensità più elevata nella banca dati delle stazioni automatiche installate in Piemonte a partire dal 1988 (precisiamo tuttavia che la stazione ARPA Piemonte di Gavi è attiva dal 2001).  
 

Carta delle precipitazioni (isoiete) del 21 ottobre 2019 nell'Alessandrino: si nota il nucleo di particolare intensità (oltre 400 mm) su Gavi e dintorni
(dal
rapporto d'evento di ARPA Piemonte).
.


Anche nell'intera sequenza di giorni dal 18 al 22 ottobre 2019 Gavi mantiene il primato di quantità, con totale di 571 mm d'acqua, seguito da:

Rossiglione (GE)                 551 mm
Lago di Lavagnina (AL)       517 mm
Arquata Scrivia (AL)            472 mm
Bosio-Bric Castellaro (AL)   439 mm
Piampaludo (SV)                 426 mm

L'evento, descritto anche in un rapporto preliminare di ARPA Piemonte, colpisce con modalità analoghe, ma con intensità ancora superiore, le stesse zone già funestate dal nubifragio del 13 ottobre 2014, spingendosi in entrambi i casi verso Nord fin sulle colline del Tortonese.

Lungo il corso dell'Orba si propaga una piena straordinaria, con deflusso massimo al colmo valutato in 2700-2800 m3/s a Casal Cermelli, che a sua volta alimenta l'ingrossamento del Bormida fino a 3000 m3/s ad Alessandria, valori più elevati nelle rispettive serie dal 2003 e dal 2000 (idrometri automatici con misure di livello e relative scale delle portate), con diffusi straripamenti e inondazioni.


Due immagini del ponte sul Rio Arbaro a Castelletto d'Orba, a seguito dell'imponente piena del 21 ottobre 2019 (in alto) e durante l'analogo episodio del 13 ottobre 2014 (qui sopra): in entrambi i casi il ponte ha rappresentato un ostacolo al deflusso, favorendo l'accumulo di detriti (tronchi e vetture) che hanno amplificato la gravità dell'esondazione nel centro abitato.
 

EVENTO ROVINOSO, MA ANDO' ANCORA PEGGIO NEL 1977 E NEL 1935

Per quanto dannoso, complessivamente l'evento del 2019 lascia insuperato, per gravità degli effetti e numero di vittime (15 tra basso Piemonte e Liguria), l'episodio del 7 ottobre 1977, tra i più gravosi in un secolo e mezzo nel bacino dell'Orba.
L'alluvione del 1977 fu scatenata da piogge in 24 ore fino a 396 mm a Ortiglieto (all'epoca la rete pluviometrica dell'Ufficio Idrografico del Po, seppur fitta, era meno capillare di quella odierna dell'ARPA, la stazione di Gavi in quell'anno non era operativa, e valori di precipitazione superiori potrebbero essere stati raggiunti localmente).
 

Colamenti superficiali di fango (soil slip) sotto il forte di Gavi a seguito dei violenti rovesci del 21 ottobre 2019: i fenomeni si sono riproposti in numero e distribuzione analoga nelle stesse zone già interessate il 7 ottobre 1977, sebbene con distruzioni stavolta più contenute nell'abitato, e senza vittime
(foto scattata il 22 ottobre 2019 da Matteo Gastaldo, uno dei tre vigili del fuoco rimasti uccisi pochi giorni dopo, il 5 novembre, nell'esplosione di un edificio incendiato a Quargnento, Alessandria).
 

Vigneto travolto da un soil slip a Gavi il 21 ottobre 2019 (da pagina FB Gavi972).


Merita citazione anche la catastrofica alluvione dell'Orba del 13 agosto 1935, cui contribuì in gran parte il crollo della diga di Molare durante uno storico nubifragio da 554 mm in 8 ore alla centrale idroelettrica di Lavagnina. Si trattò della più violenta pioggia mai registrata in Piemonte comprendendo anche le serie pluviometriche storiche antecedenti l'introduzione delle recenti stazioni automatiche, e probabilmente la sola, tra quelle note, ad aver superato l'episodio del 21 ottobre 2019 a Gavi.
Le vittime del disastro, accuratamente ricostruito e descritto nel libro "Storia della diga di Molare", furono 111, di cui 97 nel solo comune di Ovada.


ALTRE PIOGGE STRAORDINARIE NEL NOVEMBRE 2019:
OLTRE 1000 MM IN POCO PIU' DI UN MESE,
UN RECORD DA OLTRE UN SECOLO

Tempo frequentemente piovoso ha caratterizzato anche il successivo mese di novembre 2019, in cui hanno spiccato in particolare le piogge intense del giorno 19 e del 22-24 (nuova alluvione nel bacino del Bormida).

Gli episodi piovosi dell'autunno 2019 sull'Appennino al confine tra Alessandrino, Savonese e Genovesato assumono caratteristiche record a scala secolare soprattutto su un lungo intervallo di giorni.

Infatti, analizzando tutte le possibili sequenze di 40 giorni consecutivi nelle serie pluviometriche di Gavi, Lago Lavagnina e Piampaludo (tutte con inizio nel 1914, anche se purtroppo con varie lacune), i totali del periodo 15 ottobre - 23 novembre 2019 sono i più elevati, superando anche i casi degli autunni 1926 e 1951, pure responsabili di gravi alluvioni nel bacino del Po.

Ecco in tabella le prime 4 posizioni con le quantità cumulate e il giorno di fine sequenza.


Precipitazioni giornaliere e cumulate a Gavi (AL) dal 1° ottobre al 25 novembre 2019: spicca il valore eccezionale di 481,4 mm del 21 ottobre, ma straordinario è pure il totale di 1187 mm registrato in poco più di un mese (tra il 14 ottobre e il 24 novembre, 26 giorni con almeno 1 mm di precipitazione su 42).
 



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