DOVE MI TROVO:  Nimbus Web » Eventi meteorologici » 16-17 aprile 2024: alluvione al Nord-Ovest


METÀ APRILE 2025: ALLUVIONI E DISSESTI
IN PIEMONTE E VALLE D'AOSTA,
STRAORDINARI PER LA STAGIONE

Daniele Cat Berro, Valentina Acordon, Claudio Castellano
SMI / Redazione Nimbus

24 aprile 2025
 


A metà aprile 2025 l'Italia è stata interessata da un intenso episodio sciroccale - legato all'approfondirsi della depressione "Hans" sul Golfo Ligure - che tra la sera di martedì 15 e giovedì 17 ha prodotto le precipitazioni più copiose al Nord-Ovest e in particolare a ridosso dei rilievi dal Torinese all'Ossola, dove hanno assunto carattere eccezionale soprattutto per il mese di aprile, determinando notevoli piene fluviali, inondazioni e dissesti.

17 aprile 2025: estese inondazioni dovute allo straripamento del fiume Sesia alla periferia Sud di Vercelli. Sullo sfondo sono visibili l'autostrada A26 Voltri-Gravellona Toce, e parte della città (ripresa da drone, cortesia Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia).
 

Imponenti quantità d'acqua, fin oltre 400-500 mm sui rilievi tra alto Canavese, bassa Valle d’Aosta e Biellese-Sesia-Ossola (talora da record su intervalli di 1-2 giorni) hanno determinato gravosi effetti sul territorio, con grandi piene dei corsi d'acqua - soprattutto del Po e suoi affluenti in sinistra da Torino al Casalese (Dora Riparia, Stura di Lanzo, Malone, Orco, Dora Baltea, Cervo-Sesia), ma in parte anche del Belbo e dei due rami del Bormida; diffusi straripamenti e inondazioni, frane e colate detritiche su viabilità e abitati di collina e montagna, delineando un evento di alluvioni e dissesti tra i più notevoli per entità ed estensione in queste zone nel periodo successivo alla storica alluvione dell'ottobre 2000.
A valle dell'Alessandrino e del Pavese la piena del Po, pur laminandosi grazie ai minori contributi degli affluenti nel basso corso del fiume, ha mantenuto pur sempre caratteri di tutto rispetto, inondando le zone golenali nei giorni intorno alla Pasqua.

Il pericolo di grandi piene fluviali e dissesti era stato correttamente segnalato 24-48 ore prima dai centri funzionali di Piemonte e Valle d'Aosta tramite un'allerta arancione su gran parte del territorio, evoluta a rossa per fenomeni idrogeologici per il giorno 17 aprile nei settori montani piemontesi dalla Val Sangone alla Val Sesia (consulta la piattaforma Meteo3R di allertamento comune per le regioni Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria).


Analisi meteorologica: sbarramento orografico da scirocco, intensificato dalla depressione "Hans" sul Golfo Ligure

L'intenso episodio perturbato che ha raggiunto il suo apice al Nord-Ovest italiano tra il 16 e il 17 aprile 2025 ha avuto una fase preparatoria nei giorni precedenti, dapprima con una matrice prevalentemente atlantica e fenomeni modesti, in seguito con una componente mediterranea che ha acuito l’apporto di aria umida verso il Sud delle Alpi con l’attivazione di fenomeni molto intensi.

Dopo una parentesi anticiclonica che il 10-11 aprile 2025 aveva portato tempo in gran parte soleggiate e temperature in aumento fin oltre 20 °C in Valpadana, una struttura depressionaria si estende gradualmente a tutto l'Ovest europeo indirizzando anche verso le regioni nord-occidentali italiane un flusso di aria più umida da Sud-Ovest. I primi annuvolamenti irregolari interessano la giornata di sabato 12 aprile con alcuni piovaschi in transito. Anche domenica 13 aprile la nuvolosità è estesa, ma le precipitazioni si presentano ancora discontinue, e concentrate per lo più sul Nord del Piemonte.

Solo da lunedì 14 aprile prende il via l’estensione delle piogge, con l’inizio della fase mediterranea dell’evento perturbato. Con l’ampliarsi del sistema depressionario e l’approfondimento della saccatura dall’Islanda al Mediterraneo occidentale comincia infatti ad accentuarsi il richiamo umido meridionale verso il Sud delle Alpi, e un primo sistema frontale si sviluppa dal Nord dell’Algeria alle Alpi occidentali, preceduto da una risalita di polvere sahariana che invade gradualmente i cieli soprattutto del Centro-Sud Italia, in associazione a una massa d’aria caldo-umida. Questo primo passaggio frontale è seguito da alcune schiarite martedì 15 aprile, ma l’intervallo è poco duraturo.

La discesa della massa d’aria fredda in seno alla saccatura protesa dal Nord Atlantico al Mediterraneo occidentale continua infatti ad alimentare l’avvezione umida verso le regioni alpine con correnti in quota dapprima da Sud, poi da Sud-Est, e nel contempo contribuisce ad alimentare il calo della pressione atmosferica in superficie tra le Baleari, la Sardegna e il Mar Ligure.

Da questa ciclogenesi secondaria si formerà il minimo di pressione denominato “Hans” dal servizio meteorologico nazionale italiano nell'ambito del nuovo sistema di nomenclatura delle burrasche Eumetnet (lista di nomi afferenti ai Paesi del Central Mediterranean Group), vortice responsabile della fase più acuta delle precipitazioni.

Nel corso di 24 ore, tra mercoledì 16 e giovedì 17 aprile, la pressione al suolo tra le coste della Liguria di Ponente e la Costa Azzurra scende da 1008-1010 hPa a 991 hPa, con una ciclogenesi quasi “esplosiva” che attiverà forti venti orientali dall’alto Adriatico verso il Piemonte occidentale. Il profondo minimo di pressione del ciclone “Hans” si posiziona tra la Costa Azzurra, il Mar Ligure e la Corsica nelle prime ore di giovedì 17 determinando piogge molto intense sui settori più esposti allo sbarramento orografico (stau) da Est e da Sud-Est alle quote medio-basse.
 

Carta di analisi della pressione atmosferica (linee isobare nere) e del tempo osservato in superficie, e altezza del geopotenziale al livello di 500 hPa (tratteggi rossi), ore 04 UTC del 17 aprile 2025 (le 6 locali in Italia). Si nota la marcata saccatura in quota e, in superficie, la vigorosa depressione "Hans" localizzata sul mare di fronte alla Costa Azzurra e alla Riviera ligure di Ponente (fonte: MétéoCentre).


Nell'immagine satellitare MSG (canale Airmass) delle h 00 UTC del 16 aprile 2025, nella fase iniziale dell'evento perturbato, si notano i corpi nuvolosi estendersi dall'Algeria alle Alpi occidentali, sospinti da un flusso di venti da Sud-Sud-Est. Ventiquattro ore più tardi la depressione "Hans" è in formazione intorno al Golfo Ligure, le masse nuvolose tendono a spiraleggiare intorno al suo minimo di pressione, e i venti a orientarsi da Est-Sud-Est in bassa troposfera, intensificando le precipitazioni da sbarramento orografico a ridosso dei rilievi tra Torinese, bassa Valle d'Aosta e Biellese-Sesia (fonte: Eumetsat).
 

I nuclei di precipitazioni più intensi interessano dapprima (16 aprile) i settori più esposti allo sbarramento da Sud e Sud-Est quindi tutta la fascia alpina e pedemontana dalle Valli di Lanzo al Verbano, compresi i settori sudalpini svizzeri dal Vallese al Ticino occidentale, con limite delle nevicate che - per effetto delle correnti miti - risale oltre i 2000-2200 m (talora 2500 m nella notte tra il 15 e il 16 aprile).

La formazione di "Hans" accentua poi lo sbarramento delle correnti in rotazione da Est, con precipitazioni in intensificazione anche a ridosso dei rilievi più meridionali del Torinese, dal Pinerolese alla Val Susa; il "retour d'Est" investe con forti precipitazioni anche le alte vallate francesi e, di nuovo, il Vallese. Oltralpe l'avvicinamento di un fronte freddo poco strutturato porta un calo delle temperature in quota, che interessa solo marginalmente i settori italiani di confine, mentre sul versante italiano prevale ancora l'afflusso di correnti decisamente miti dal Mediterraneo. Tuttavia, l'intensità delle precipitazioni è tale da provocare all'interno delle vallate un deciso raffreddamento tra notte e mattino del 17 aprile con la formazione di uno strato omotermo spesso almeno 1000 m (talora fino a 1300-1500 m) al di sotto dello zero termico: il limite delle nevicate scende a 800-1000 m nelle valli del Torinese, ma perfino a 500 m in Valle d'Aosta e, oltralpe, tra Maurienne e Savoia e nel Vallese, delineando un "effetto-valle" da manuale di meteorologia... (leggi l'analisi di MeteoSvizzera sul limite delle nevicate di questo evento). Laddove le precipitazioni si sono presentate meno intense, per esempio nelle valli del Monviso, il limite pioggia-neve è rimasto decisamente più elevato, oltre i 1500-1800 m.

L'imponente avvezione di aria umida verso il Nord-Ovest italiano è evidente dalle carte dell'acqua precipitabile dell'intera colonna atmosferica, ovvero della quantità di pioggia che si produrrebbe idealmente se tutto il vapor d'acqua presente condensasse e precipitasse istantaneamente. Il 16 aprile - quando la vasta e profonda saccatura raggiunge la sua massima estensione spingendosi dal Nord Atlantico fino al Nord Africa, e il flusso di Scirocco sul suo fianco orientale tocca la massima intensità - masse d'aria molto umida risalgono il Mediterraneo fino alle Alpi. Lungo una fascia stretta e lunga che si estende per circa 800 km dalle coste della Tunisia fino al Nord della Sardegna il contenuto di acqua precipitabile della colonna atmosferica raggiunge i 30-35 mm, valori non estremi, tuttavia notevoli, in una configurazione simile a quella di un atmospheric river di breve durata. Le masse d'aria estremamente umida confluiscono poi nel minimo "Hans" e vengono convogliate con correnti tra Est e Sud-Est dal Mar Ligure e dalla Pianura Padana verso le regioni nord-occidentali italiane.

Altezza di geopotenziale (linee continue) al livello isobarico di 500 hPa e temperatura (ombreggiatura colorata) al livello isobarico di 850 hPa alle ore 12 UTC del 16 aprile 2025, modello ECMWF-IFS (run h 12 UTC del 16 aprile). Tra la profonda saccatura che si estende in quota dal Nord Atlantico fin sulle coste del Nord Africa e un promontorio di alta pressione più a Est, si instaura un marcato gradiente di pressione con forti correnti meridionali (tra S e SE) che trasportano aria mite e molto umida lungo tutto il Tirreno fino al Nord-Ovest italiano.
 


Carta del contenuto di acqua precipitabile in tutta la colonna atmosferica alle ore 12 UTC del 16 aprile 2025 (modello ECMWF-IFS, run h 12 UTC dello stesso giorno).
La massiccia avvezione di aria molto umida in risalita lungo il Tirreno, richiamata dalla profonda saccatura che dal Nord Atlantico si spinge fin sul Nord Africa, è evidente da questo parametro che esprime la quantità di pioggia che si otterrebbe se il contenuto totale di vapor d'acqua dell'intera colonna atmosferica condensasse e precipitasse istantaneamente. E' presente una fascia stretta e lunga che si estende per circa 800 km dalle coste della Tunisia al Nord della Sardegna con valori di acqua precipitabile di 30-35 mm (nuclei di colore rosa nella carta), notevoli anche se non estremi, che per entità e configurazione possono ricordare un atmospheric river, anche se di breve durata.
 




Carta del contenuto di acqua precipitabile in tutta la colonna atmosferica alle ore 12 UTC del 17 aprile 2025 (modello ECMWF-IFS, run h 12 UTC dello stesso giorno).
Con la formazione del minimo di pressione "Hans" tra la Liguria e la Costa Azzurra, l'aria molto umida viene avvettata sul Mar Ligure e, con correnti da Est lungo la Pianura Padana, fin sull'Italia nord-occidentale, scaricando ingenti precipitazioni sui settori che offrono il massimo sbarramento alle correnti tra Sud e Sud-Est (rilievi dalle Valli di Lanzo al Verbano) ed Est (rilievi dal Pinerolese alla bassa Valle di Susa).

 

Precipitazioni eccezionali su 1-2 giorni
soprattutto per il mese di aprile, fin oltre 500 mm

Secondo le reti di misura dei centri funzionali del Piemonte e della Valle d’Aosta, la soglia di 100 mm di precipitazione in 48 ore (mercoledì 16 e giovedì 17) è stata superata su circa due terzi del territorio, lasciando fuori solo l’alta Val Susa, la zona che va da Torino-città verso, Saluzzo Cuneo e le valli tra il Monviso e il Col di Tenda, nonché l'estremo Piemonte sud-orientale. Le quantità d’acqua più imponenti, fin oltre 400-500 mm, si sono riversate sui rilievi tra l’alto Canavese, la bassa Valle d’Aosta e il Biellese-Sesia-Ossola. Secondariamente, oltre 150-200 mm si segnalano su alcune località dell'Appennino Ligure e Alessandrino (Monte Settepani, Ponzone).

Ecco i totali d'evento più significativi su tre giorni (15-17 aprile), considerando dunque anche gli apporti non trascurabili di martedì 15 (dati Arpa Piemonte, salvo Lillianes, stazione del Centro Funzionale Regione Autonoma Valle d'Aosta):

Gressoney-St-Jean - Lago Seebna (Valle del Lys, Aosta): 643,3 mm (*)
Trivero-Camparient (Val Sessera, Biella): 570,6 mm
Lillianes-Granges (Valle del Lys, Aosta): 567,2 mm
Boccioleto (Val Sesia, Vercelli): 565,0 mm
Santuario di Oropa (Biella): 509,5 mm
Carcoforo (Val Sesia, Vercelli): 473,4 mm
Corio-Pian Audi (Val Malone, Torino): 465,9 mm
Valstrona-Sambughetto (VCO): 462,2 mm
Andrate-Alpe Pinalba (rilievi tra Ivrea e Biella): 460,4 mm
Montecrestese-Lago Larecchio (Valle Isorno, VCO): 458,4 mm

(*) dato rilevato da un pluviometro a pesata (OTT) e preliminarmente validato dal Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta; il totale include anche gli apporti del 18 aprile in quanto parte delle precipitazioni dell'evento è stata rilevata dall'apparecchio e pesata con qualche ora di ritardo. Si tratta di uno strumento più affidabile per la misura delle precipitazioni in alta montagna (il Lago Seebna si trova a quota 2270 m, in sinistra orografica della Valle del Lys e a breve distanza dal bacino piemontese del Sesia), soprattutto quelle invernali, poiché permette di ovviare alla problematica misura dell'equivalente in acqua delle nevicate (pesando la precipitazione, non importa se questa sia caduta allo stato liquido o solido). Tuttavia, agli estremi superiori del campo di misura come in questo caso, il dato potrebbe aver sofferto di una moderata sottostima, confermando a maggior ragione le caratteristiche di eccezionalità dell'evento nella zona.

Si tratta di quantità più che doppie o triple rispetto alla norma di aprile, concentrate in soli tre giorni, ed equivalenti a una frazione compresa tra un terzo e un quarto della precipitazione media annua.

Carta delle precipitazioni (clicca sopra per ingrandirla) totalizzate nei tre giorni dal 15 al 17 aprile 2025 al Centro-Nord Italia (integrazione tra rete dei pluviometri e radar). In rosso i valori >100 mm, con varie gradazioni di porpora quelli a partire da 200 mm. L'area più colpita dall'evento, con apporti oltre 200 mm, va dalle valli Pinerolesi, alla Valle d'Aosta sud-orientale, all'Ossola, e in parte coinvolge anche l'Appennino Ligure nell'entroterra tra Savona e Genova. All'opposto, meno di 70 mm sono caduti in varie località della pianura cuneese e dell'Alessandrino sud-orientale. Colpiti, seppure in misura minore per intensità ed estensione delle piogge, anche i rilievi del Nord-Est; 40-90 mm su gran parte delle restanti Alpi centro-orientali, mentre la bassa Valpadana e soprattutto la Romagna sono rimaste sotto i 20-30 mm (immagine tratta dalla piattaforma myDewetra del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, cortesia Fondazione CIMA - Savona).
 

In diversi casi - su serie di osservazione di oltre un secolo - non aveva mai piovuto tanto in 1 e/o 2 giorni ad aprile, o perfino in qualunque mese dell’anno come nel caso di Domodossola. Riportiamo a titolo di esempio alcuni record, senza pretesa di esaustività e in attesa di indagini più estese.

Domodossola - Collegio Rosmini (dati CNR-IRSA, Pallanza)
271,0 mm il 16 aprile: primato 1 g per aprile e assoluto, serie dal 1871
(precedenti 1 giorno: 174,0 mm il 30 aprile 1977 e 247,6 mm il 25 agosto 1987);
367,6 mm il 16-17 aprile: primato 2 gg per aprile e assoluto, serie dal 1871
(precedenti 2 giorni: 260,0 mm il 29-30 aprile 1977, 343,0 mm il 2-3 novembre 1868).

La stazione Arpa Piemonte di Domodossola-Nosere, circa 1,5 km a Sud-Est del Collegio Rosmini, ha registrato valori ancora superiori (317,7 mm il 16 aprile, 410,5 mm il 16-17 e 440,1 mm il 15-16-17), confermando a maggior ragione i record secolari.
Il valore misurato dal pluviometro del Collegio Rosmini è d'altronde pienamente confermato dai volumi d'acqua raccolti dagli adiacenti rilevatori di deposizione secca e umida e analizzati nei laboratori del CNR-IRSA a Verbania-Pallanza.

Oropa - Santuario (dati Arpa Piemonte, confronto con serie storica osservatorio)
308,2 mm il 16 aprile: primato 1 g per aprile
, serie dal 1913
(precedente 1 giorno: 240,0 mm il 30 aprile 1977);
476,4 mm il 16-17 aprile: primato 2 gg per aprile, serie dal 1913
(precedente 2 giorni: 370,6 mm il 29-30 aprile 1977).

Gressoney-D'Ejola (dati Centro Funzionale VdA, confronto con serie osservatorio)
110,2 mm il 16 aprile: primato 1 g per aprile
, serie dal 1927
(precedente 1 giorno: 92,7 mm il 13 aprile 1989);
204,0 mm il 16-17 aprile: primato 2 gg per aprile, serie dal 1927
(precedente 2 giorni: 142,7 mm il 16-17 aprile 1948).

Aosta-aeroporto Saint-Christophe (dati Centro Funzionale VdA, confronto con serie storica Aosta-città + aeroporto)
135,8 mm il 16-17 aprile: primato 2 gg per aprile, serie dal 1891
(precedente 2 giorni: 133,0 mm il 24-25 aprile 1926).

Dopo che già da domenica 13 aprile 2025 si susseguivano fasi piovose a intermittenza, soprattutto sull'alto Piemonte le precipitazioni dell'evento principale si sono mantenute senza interruzione per circa 48 ore consecutive su gran parte delle stazioni più colpite - ovvero dalla sera di martedì 15 aprile fino alla sera del 17 o talora fino alle prime ore di venerdì 18 - raggiungendo le massime intensità orarie (spesso >20-30 mm/h in località di montagna) talora già nelle prime ore del 16 sull'alto Piemonte (45,6 mm tra le h 05 e le 06 locali, UTC+2, a Valstrona-Sambughetto, a monte di Omegna), più diffusamente tra il pomeriggio del 16 e il mattino del 17 dall'Ossola al Pinerolese (50,8 mm a Oropa tra le h 18 e 19 locali del 16). Fanno eccezione le località di collina tra Chivassese e Astigiano settentrionale, interessate da un violento temporale responsabile di gravi dissesti intorno al mezzogiorno di giovedì 17 aprile (a Morasengo-Tonengo, 34,2 mm tra le 12 e le 13, e 51,8 mm tra le 12 e le 14 locali, UTC+2), quando nelle altre zone l'evento pluviometrico volgeva al declino.


 

 

  

  

 

Precipitazioni orarie e cumulate dal 15 al 18 aprile 2025 in alcune località tra Piemonte e Valle d'Aosta (grafici tratti dalla app Meteo3R). Le intensità più elevate (talora superiori a 30-50 mm/ora sulla fascia montana dal Torinese all'alto Piemonte) si sono generalmente registrate tra il pomeriggio del 16 e il mattino del 17 aprile. Sulle colline del Po tra Chivassese e Monferrato spiccano invece i violenti scrosci avvenuti intorno al mezzogiorno del 17 su suoli già saturi d'acqua per le precipitazioni precedenti, causa del rapido innesco di frane per fluidificazione superficiale e della piena parossistica del Rio della Valle a Monteu da Po (una vittima).
 

Pur non avendo ricevuto le precipitazioni in assoluto più elevate dell'evento (spettanti ad altre località più a Sud, tra Val Sesia, Biellese e bassa Valle del Lys, con totali superiori a 500 mm in tre giorni), l'osservatorio meteorologico di Domodossola - Collegio Rosmini, nominato dalla WMO "stazione centenaria" e gestito dal CNR-IRSA di Verbania-Pallanza, ha stabilito dei notevoli primati di piovosità giornaliera non solo per aprile, ma per qualunque mese dell'anno nella serie storica avviata nel lontano 1871. In 154 anni di misure non aveva mai piovuto tanto sia in un giorno (271,0 mm il 16 aprile 2025), sia in due giorni (367,6 mm il 16-17), superando ampiamente i precedenti record assoluti su tali durate (rispettivamente 247,6 mm il 25 agosto 1987 e 343,0 mm il 2-3 novembre 1968, entrambi in occasione di gravi episodi alluvionali). Invece il totale su tre giorni (382,6 mm il 15-16-17 aprile 2025) è rimasto leggermente sotto al record storico di 388,0 mm dell'1-2-3 novembre 1968, superando tuttavia di gran lunga il precedente primato di 3 giorni relativo al solo mese di aprile (287,0 mm il 22-24 aprile 1934).


Secondo l'analisi pluviometrica aggiornata in tempo reale da Arpa Piemonte, dal 1° gennaio al 21 aprile 2025, a evento alluvionale terminato, sull'insieme della regione sono caduti in media 439 mm di pioggia e neve fusa, pari al doppio della quantità mediamente attesa. Il 16 e 17 aprile 2025 si collocano inoltre nel gruppo dei giorni più piovosi registrati in primavera dall'inizio della serie pluviometrica regionalizzata nel 1958 (grafico qui sotto), simili solo al caso del 31 marzo-1° aprile 1981.

 

Come anticipato sopra, durante l'evento il limite pioggia-neve, inizialmente elevato e ben superiore a 2000 m, si è abbassato in modo più evidente nelle valli alpine interne e soggette a precipitazioni più intense, come in Valle d'Aosta, arrivando qui a imbiancare temporaneamente perfino la città di Aosta (580 m) al mattino di giovedì 17 aprile (6 cm di neve fresca).
La caduta delle precipitazioni parzialmente in forma nevosa ha limitato i deflussi di piena dalle valli alpine, scongiurando effetti sul territorio ancora peggiori, che si sarebbero realizzati se la medesima perturbazione si fosse presentata a fine primavera o a inizio autunno, stagioni peraltro più propense a sviluppare configurazioni meteorologiche e rovesci intensi di questo tipo.


Circa 10 cm di neve molto bagnata e pesante caduti tra notte e mattino di giovedì 17 aprile 2025 a Ceresole Reale, Parco nazionale Gran Paradiso (foto Pierluigi Cullino), durante la fase di temporaneo abbassamento del limite pioggia-neve dovuto all'intensità della precipitazione ("effetto valle", ovvero progressivo raffreddamento del volume d'aria racchiuso nella vallata a causa della fusione di miliardi di fiocchi di neve, passaggio di stato che sottrae calore all'ambiente circostante, ovvero all'aria).


Ceresole Reale, 17 aprile 2025: valanga di neve umida in località Foiere, il cui deposito è giunto a pochi metri dalla SP 50 per il Colle del Nivolet (foto Pierluigi Cullino).
 

All'interno della Valle d'Aosta (e in modo ancor più marcato oltralpe, nel Vallese), al mattino del 17 aprile 2025 la neve è scesa fino a fondovalle, imbiancando Aosta con uno strato di 6 cm (rilievo eseguito da Giancarlo Cesti in periferia Sud della città). Per trovare un evento nevoso così tardivo nel capoluogo valdostano occorre tornare ai casi del 19 aprile 2014 (2 cm) e del 20 aprile 2013 (2 cm). Solo 24-36 ore prima il limite pioggia-neve si attestava ancora a 2200-2400 m, scendendo poi rapidamente di quasi 2000 m! La caduta di neve in montagna (sebbene in una prima fase solo ben al di sopra dei 2000 m) ha limitato un po' i deflussi dalle valli alpine, scongiurando piene fluviali ancora più imponenti che si sarebbero invece verificate se le stesse quantità di precipitazione fossero cadute durante un episodio di inizio autunno, con temperature più elevate.
 

Oltre i 2500 m, dove le precipitazioni sono avvenute in forma nevosa durante tutto l'evento, dal Gran Paradiso al Monte Rosa e all'Ossola sono caduti diffusamente almeno 120-150 cm di neve fresca. Nella foto, lo storico Istituto Scientifico Angelo Mosso, gestito dall'Università di Torino presso il Col d'Olen (2901 m, alta Val Sesia, Monte Rosa), appare semisepolto nel manto nevoso al ritorno delle schiarite venerdì 18 aprile 2025: la locale stazione meteorologica del Servizio Meteomont/Comando Truppe Alpine rileva 340 cm di neve al suolo, di cui 140 cm di fresca (fonte immagine: pagina Facebook Rifugi Monte Rosa).
 

Altezza della neve totale al suolo alla stazione meteorologica del Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso) nelle stagioni nevose dalla 2012-13 all'attuale (linea azzurra spessa). Dopo un inverno dall'innevamento piuttosto magro, le precipitazioni di marzo-inizio aprile 2025 hanno riavvicinato lo spessore nevoso alla media (linea nera spessa), poi ampiamente superata con l'evento di metà aprile. Al mattino del giorno 18 il manto era spesso 275 cm (120 cm di neve fresca in tre giorni), ed è ulteriormente aumentato fino a 300 cm al mattino di Pasqua (20 aprile). Si tratta finora del massimo della stagione 2024-25, valore che in primavera - nel periodo di osservazione dal 2013 - è stato raggiunto/superato un anno su due. Dunque la nevicata recente è stata molto abbondante, ma avere 3 m di neve ad aprile-maggio a queste quote è del tutto ordinario.


Effetti sul territorio: evento tra i più rilevanti in 25 anni
in Piemonte e Valle d'Aosta, maggiore piena del Po
del periodo post-2000 a valle di Torino e fino al Pavese;
disastri e una vittima sulle colline tra Chivassese e Astigiano;
danni per decine di milioni di euro

Le eccezionali precipitazioni hanno determinato una gravosa risposta del territorio in termini sia di deflussi lungo la rete idrografica, sia di attivazione di fenomeni di versante (frane e colate detritiche o fangose), soprattutto dalla bassa Val Susa all'alto Canavese, bassa Valle d'Aosta, Eporediese, Biellese, Sesia e Cusio-Ossola: grandi piene dei corsi d'acqua in trasferimento alle pianure e convogliate poi all'asta del Po, diffusi straripamenti, frane e colate detritiche/fangose su viabilità e abitati di collina e montagna, evacuazioni e black-out elettrici (giovedì 17 aprile erano senza elettricità, in parte o totalmente, 37 comuni valdostani su 74), delineando - pur con sfumature locali - un evento tra i più notevoli per entità ed estensione in queste zone nel periodo successivo alla storica alluvione dell'ottobre 2000. Inoltre sono state particolarmente colpite da frane e piene parossistiche di rii minori le colline tra Chivassese e Astigiano nel primo pomeriggio del 17 aprile, e - seppure più localmente e in misura minore - il Pinerolese (Val Lemina) già la sera del 16. La stima dei danni, ancora incompleta, ammonterà a decine di milioni di euro (almeno 20 milioni nel solo Piemonte).

L'innesco di piene e dissesti è stato facilitato da suoli in condizioni pregresse di umidità elevata dopo le precipitazioni di fine inverno - inizio primavera (apporti superiori alla norma del 79% a marzo 2025 nel bacino del Po sotteso al Ponte della Becca, Pavia). Infatti l'evento si inquadra in un periodo di abbondante piovosità, talora straordinaria, che in questi primi mesi del 2025 sta coinvolgendo l'Europa meridionale e soprattutto la Penisola iberica, mentre una marcata siccità ha interessato i Paesi dal Regno Unito all'Europa centrale, fino al versante nordalpino.

Caratterizzazione statistica delle precipitazioni di marzo 2025 in Europa, abbondanti nel Sud del continente, Italia inclusa, e talora eccezionali sulla Penisola iberica e sui Balcani; nettamente in deficit dalle isole britanniche all'Europa centrale e all'area baltica. Fonte: bollettino climatico Copernicus - marzo 2025.


Inoltre ha contribuito un limite pioggia-neve a quote elevate per la stagione nelle fasi iniziali dell'evento, quando talora sotto lo scirocco pioveva fin verso i 2500 m (notte tra martedì 15 e mercoledì 16).
Tuttavia il successivo rapido abbassamento del limite delle nevicate
a 1500-1800 m dalla sera del 16 aprile, e perfino sotto i 1000 m nella Valle d'Aosta interna al mattino del 17, ha ridotto i deflussi dagli affluenti alpini proprio nella fase più critica dell'evento alluvionale, evitando conseguenze ancora peggiori per lo meno lungo i corsi d'acqua con bacino in prevalenza montuoso.

Danni e interruzioni di viabilità hanno cominciato a manifestarsi nel corso del 16 aprile per lo più nell'alto Piemonte (Ossola, Cusio, Val Sesia), soggetto alle precipitazioni più intense nella prima fase dell'evento, più localmente anche nel Torinese (Val Lemina, presso Pinerolo). Poi, la sera, allagamenti si sono moltiplicati nel Canavese, infine tra notte e mattino del 17 le criticità si sono estese a gran parte dei settori a Nord di Torino.

Il peggio è toccato a località colpite da violenti rovesci temporaleschi che hanno infierito su suoli già saturi d’acqua, come – per citarne solo alcune - Almese e Rubiana in bassa Val Susa, Fontainemore nella Valle del Lys, e vari paesi delle colline tra Chivassese e Astigiano, dove viabilità e centri abitati sono stati sconvolti da frane e piene parossistiche di rii secondari a seguito del nubifragio avvenuto tra mezzogiorno e il primo pomeriggio del 17 aprile; a Monteu da Po (Torino) il Rio della Valle ha invaso con irruenza il paese causando una vittima, e nella zona, a una settimana dall'evento, la situazione è ancora estremamente problematica con isolamento di molti centri e assenza di acqua potabile.
Frane, strade interrotte e allagamenti anche tra alta Langa e valle Belbo.

Il Po ha allagato i Murazzi di Torino con livelli di ricorrenza ordinaria, quasi annuale (colmo di piena a 3,84 m in tarda sera del 17 aprile; rete idrometrica Arpa Piemonte), grazie alle precipitazioni più moderate alla testata del bacino intorno al Monviso. E' soprattutto a valle della città, una volta ricevute le maestose piene della Dora Riparia, della Stura di Lanzo, del Malone, dell’Orco, della Dora Baltea e del Sesia, che il fiume si è gonfiato in modo straordinario: a Isola Sant'Antonio (Alessandria) è salito fino a 8,69 m alle h 05:30 locali del 18 aprile 2025 (pari a una portata di circa 10.300 m3/s; fonte Arpa Piemonte), ponendosi come la piena più elevata post-alluvione 2000 (massimo di 9,31 m il 16 ottobre, 10.500 m3/s), superando i colmi delle già ragguardevoli piene del 26 novembre 2016 (8,55 m) e del 24 novembre 2019 (7,97 m). Rispetto a questi due ultimi eventi, stavolta il contributo del Tanaro è stato minore, e comunque dovuto per lo più alle piene dei due rami della Bormida (Spigno e Millesimo), ingrossati fino alla soglia rossa dai forti rovesci intorno al crinale spartiacque con il Mar Ligure. Ad Alessandria, le Bormide ormai riunite nel tratto verso la foce in Tanaro hanno sfiorato un livello di 7,0 m, inferiore di oltre 2 m ai casi eccezionali e ravvicinati del 21 ottobre 2019 (9,21 m) e 24 novembre 2019 (9,39 m), e a quello del 4 ottobre 2021 (9,41 m).

Il Lago Maggiore è salito fino a 5,46 m sullo zero idrometrico alle h 03:30 locali di venerdì 18 aprile (ovvero 195,46 m sul livello del mare), con allagamenti solo di lieve entità sulle rive: infatti, nonostante le notevolissime precipitazioni nel bacino del Toce (vedi sopra il caso di Domodossola) la caduta di neve in alta montagna ha relativamente attenuato i deflussi del principale corso d'acqua ossolano (7,36 m a Candoglia nelle prime ore di giovedì 17 aprile, due metri sotto il livello dell'evento storico del 3 ottobre 2020), inoltre nei settori svizzero e lombardo del bacino imbrifero del Verbano, che pesano per oltre metà della sua superficie totale, le precipitazioni sono state meno intense.

Il Po al ponte di Chivasso alle h 17 del 17 aprile 2025: la piena del fiume - di ricorrenza pressoché annuale a Torino grazie alle precipitazioni relativamente meno intense alla testata del bacino, a monte della città - si è rapidamente accresciuta subito a valle del capoluogo ricevendo i poderosi contributi della Stura di Lanzo, del Malone, dell'Orco e - poco più a valle di Chivasso - della Dora Baltea. A Crescentino il livello al colmo di 6,00 m raggiunto a inizio serata del 17 aprile è il più elevato del periodo successivo alla piena storica dell'ottobre 2000 (6,45 m), superando seppur di poco i 5,86 m del 25 novembre 2016 (f. Daniele Cat Berro).
 

Traslando verso valle - ricevuto ancora il significativo contributo del Ticino che ha allagato il Borgo basso a Pavia (livello al colmo di 4,19 m intorno alle h 19 del sabato di Pasqua, 19 aprile; fonte Arpa Lombardia) - la piena del Po si è mantenuta su livelli elevati nel tratto lombardo-emiliano, al di sopra delle soglie rosse di pericolo, sebbene con tendenza a laminarsi e ad assumere connotati via via meno straordinari a causa degli apporti modesti da parte degli affluenti alpini e appenninici nel basso corso del fiume.

Qualche considerazione storica più estesa sulla situazione a Piacenza: all'idrometro ARPAE il colmo di piena è transitato alle 8 locali di sabato 19 aprile 2025, con un'altezza di 8,15 m che lo ha collocato in decima posizione tra gli eventi più rilevanti dall'inizio del Novecento in poi. Ecco, in ordine decrescente, gli altri episodi ancora più notevoli di quello recente, con le relative altezze idrometriche (fonte: Annali Idrologici, salvo diversa indicazione):

17 ottobre 2000: 10,60 m
13 novembre 1951: 10,25 m
7 novembre 1994: 10,08 m
18 maggio 1926: 9,63 m
1° giugno 1917: 9,00 m
28 ottobre 1907: 8,57 m (quotidiano "Libertà")
3 novembre 1945: 8,38 m (idrometro monumentale di Piacenza)
5 novembre 1968: 8,34 m
26 novembre 2019: 8,21 m (ARPAE)
(si tenga presente che eventuali variazioni nel profilo dell'alveo intervenute nel tempo - che infatti richiedono periodiche ridefinizioni delle quote dello zero idrometrico - possono influenzare in parte i valori registrati)

Si noti come le piene maggiori appartengano tutte ai mesi di maggio-giugno e ottobre-novembre: un evento come quello di aprile 2025, per quanto non eccezionale in generale in questa sezione del fiume, in aprile risulta anomalo e precoce. E, curiosamente, negli ultimi sei anni si sono verificate le piene maggiori più tardiva (26 novembre 2019) e più precoce (19 aprile 2025) in oltre un secolo di osservazioni, elemento che sembrerebbe indicare un'estensione del periodo in cui le alluvioni del Po si manifestano durante l'anno, peraltro in accordo con quanto atteso in futuro per effetto delle temperature di atmosfera e oceani più elevate.

Procedendo verso il Delta, il colmo di piena del Po è transitato alle h 18 locali di domenica 20 aprile (Pasqua) a Boretto (Reggio Emilia), ancora sopra la soglia rossa (7,04 m), e all'una di notte di martedì 22 aprile alla sezione di chiusura del bacino di Pontelagoscuro (Ferrara), dove l'onda lunga e lenta, con un livello massimo di 2,37 m, è rimasta sotto la soglia rossa di una quindicina di centimetri.

Nelle zone di innesco della piena, tra Piemonte e Valle d'Aosta, l'emergenza non è del tutto finita al defluire delle acque, poiché l'elevata saturazione d'acqua di suoli e ammassi rocciosi ha continuato a produrre qua e là frane e crolli, come avvenuto nel pomeriggio di Pasqua (20 aprile) sulla strada provinciale della Valle Strona (Verbania), interrotta presso Fornero, e - pur senza danni - il giorno di Pasquetta (21 aprile) a Breno, frazione di Chialamberto (Val Grande di Lanzo, Torino).


 

 

 

 

Livelli idrometrici presso alcune sezioni fluviali rappresentative delle piene che hanno interessato il Piemonte (grafici tratti dalla app Meteo3R). I colmi di piena degli affluenti del Po in sinistra orografica sono transitati per lo più tra notte e primo pomeriggio del 17 aprile, superando in molti casi (e talora di molto) la soglia rossa definita di pericolo (Stura di Lanzo, Malone, Orco, Cervo, Sesia...).
L'onda di piena del Po ha assunto caratteri straordinari subito a valle di Torino, una volta ricevuti i notevoli contributi dai tributari sopracitati, provenienti dalle Alpi Graie e Pennine. Il colmo di piena del grande fiume è transitato alle h 05:30 locali del 18 aprile a Isola Sant'Antonio (Alessandria), all'uscita dal territorio piemontese, alle h 18 del medesimo giorno al Ponte della Becca (Pavia, alla confluenza con il Ticino), alle h 8 del 19 aprile a Piacenza e intorno alle h 18 del 20 aprile (Pasqua) a Boretto (Reggio Emilia), mantenendosi sempre al di sopra delle soglie di allarme, benché con livelli di eccezionalità inferiori rispetto a quelli del tratto tra Torino e l'Alessandrino (qui sotto, grafico relativo alla sezione di Piacenza, da Agenzia Interregionale Fiume Po).

 

Non ci dilunghiamo in altri dettagli, di cui le cronache giornalistiche si sono ampiamente occupate, lasciando ulteriori descrizioni al fotoracconto che segue.
 

I primi problemi si sono verificati già nel corso di mercoledì 16 aprile 2025 sull'alto Piemonte, tra Ossola e Biellese-Sesia, zone che per prime sono state interessate da precipitazioni intense. Nella foto, trasporto di detriti sulla strada di Valpiana, frazione di Villadossola, comune più colpito nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola (foto tratta dal portale OssolaNews).
 

17 aprile 2025: un trasporto torrentizio in massa interrompe la strada della Val Vogna (laterale destra dell'alta Val Sesia) pochi metri a valle della frazione Cà di Janzo, in territorio di Riva Valdobbia (foto tratta dalla pagina Facebook Comune di Alagna Valsesia - Im Land).
 

17 aprile 2025: l'autostrada A26 Voltri-Gravellona Toce circondata dalle inondazioni causate dallo straripamento del fiume Sesia alla periferia Sud di Vercelli. Al vicino idrometro di Palestro (Pavia), con un colmo di piena di 5,27 m, l'evento si pone in terza posizione in un trentennio dopo i casi del 15 ottobre 2000 (5,71 m) e 3 ottobre 2020 (6,64 m). La grande piena del Sesia del 2020 (tempesta Alex) era a sua volta paragonabile a quella storica di inizio novembre 1968 (ripresa da drone, cortesia Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia).
 

17 aprile 2025: il Sesia straripa inondando estesamente le campagne tra Prarolo (Vercelli) e Palestro (Pavia), sommergendo e isolando la Cascina Lupo, in destra del fiume e ben visibile al centro dell'immagine (ripresa da drone, cortesia Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia).
 

La stessa località ripresa il giorno seguente, 18 aprile 2025, al recedere delle acque: in primo piano si notano i danni alla strada rurale per Cascina Lupo e la completa demolizione di un canale irriguo, i cui moduli in cemento sono stati trascinati anche a svariati metri di distanza (foto Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia).
 

18 aprile 2025: come sopra, moduli di un canale di irrigazione asportati dall'alluvione del Sesia, straripato in destra lungo la strada rurale Prarolo (Vercelli) - Pizzarrosto (Pavia) (foto Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia).
 

In azzurro, le estese inondazioni intorno alla confluenza Sesia-Po, tra le province di Alessandria e Pavia, telerilevate da satellite tramite tecnologia SAR (Synthetic Aperture Radar). Fonte: pagina Facebook dell'azienda aerospaziale ICEYE.
 

Castelletto Cervo (Biella): la notevole piena del Torrente Cervo danneggia lo scaricatore del Canale Vanoni (a sinistra nella foto), a sua volta derivazione del Canale Depretis completata nel 1958 per distribuire l'acqua della Dora Baltea nelle risaie della zona (ripresa da drone, cortesia Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia). 


Mongrando (Biella), 17 aprile 2025: la grande piena del torrente Elvo abbatte il ponte Gilino, sulla strada per Borriana (f. Michele Teagno, tratta dalla pagina Facebook Andrea Vuolo - Meteo in Piemonte).
 

17 aprile 2025, Casanova Elvo (Vercelli): lo straripamento del torrente Elvo, che trae origine dalle montagne biellesi (bacino culminante ai 2600 m del Mont Mars vetta più elevata della provincia di Biella), inonda campagne, risaie e cascinali. Il corso del torrente si intravede sullo sfondo a sinistra, mentre il canale in primo piano è il Canale Cavour, attraversato dalla SP 53 per Santhià
(foto Associazione d'Irrigazione Ovest Sesia).

 

Il comune di Fontainemore, nella bassa Valle del Lys, è stato il più gravemente colpito dai dissesti in territorio valdostano. Alle h 03:30 locali di giovedì 17 aprile una violenta colata detritica lungo il torrente Bioley, in sinistra Lys, ha investito alcune abitazioni e ha interrotto la strada regionale 44 per Gressoney
(foto tratta da un articolo di Aosta Sera).
 

L'impetuosa piena della Dora Baltea al Ponte Vecchio di Ivrea
al mattino del 17 aprile 2025 (f. Emiliano Stabile).


Lo straripamento della Dora Baltea ha inondato i territori in destra orografica tra Lessolo, Fiorano e Banchette, lungo l'autostrada Torino-Aosta poco a monte di Ivrea. Sullo sfondo, a destra, si notano ulteriori inondazioni nella zona tra Strambino e Vestigné. La piena del fiume è comunque rimasta inferiore a grandi eventi alluvionali del passato, tra tutti quelli del 24 settembre 1993 e 14-15 ottobre 2000, anche grazie all'abbassamento del limite pioggia-neve in Valle d'Aosta (foto di Mauro Palomba, ripresa da Brosso in Val Chiusella nel primo pomeriggio del 17 aprile 2025).
 

Una grande colata detritica, con blocchi anche di grande pezzatura, ha interrotto la strada comunale che da Fondo di Valchiusella (Torino) porta verso l'ex-comprensorio sciistico del Palit (autore ignoto).
 

Frana sulla strada provinciale 59 a Sant'Anna dei Boschi, frazione di Castellamonte. In questa località, il pluviometro del socio SMI Fulvio Fornengo ha raccolto 292,5 mm di precipitazione in tre giorni (15-16-17 aprile), massimo in tale intervallo (e considerando non solo aprile, ma qualunque mese dell'anno) nella pur breve serie di misura dal 2004 (da pagina Facebook Città Metropolitana di Torino).


Il torrente Malone a San Benigno Canavese (Torino) alle h 18 di giovedì 17 aprile 2025, con livello diminuito di circa mezzo metro rispetto al colmo di piena transitato nel primo pomeriggio, quando le acque straripate in riva destra hanno sormontato la strada provinciale 39 per Lombardore (come avviene a ogni grande piena con tempo di ritorno di 5-10 anni) con battenti idrici dell'ordine di 20-30 cm. Gli idrometri di Front (più a monte) e Brandizzo (più a valle) hanno registrato livelli massimi rispettivamente di 3,3 m e 4,1 m, massimi dei periodi di osservazione iniziati nel 1995 e 2005. Nell'ultimo trentennio altre notevoli piene avvennero il 5 ottobre 1992, 5-6 novembre 1994, 15 ottobre 2000, 25 novembre 2016 e 24 novembre 2019 (f. Daniele Cat Berro).
 

San Benigno Canavese (Torino): le acque straripate in destra Malone - il cui deflusso è in parte ostacolato dal rilevato della linea ferroviaria Rivarolo-Chieri - ristagnano nelle campagne lungo la SP 39 alle h 18 del 17 aprile 2019
(f. Daniele Cat Berro).
 

San Benigno Canavese (Torino): le acque straripate in destra Malone - il cui deflusso è in parte ostacolato dal rilevato della linea ferroviaria Rivarolo-Chieri - ristagnano nelle campagne lungo la SP 39 alle h 18 del 17 aprile 2019
(f. Daniele Cat Berro).
 

Brandizzo (Torino): torrente Malone dal ponte della SP 220, a un chilometro dalla foce nel Po, in prossimità del colmo di piena alle h 16:30 del 17 aprile 2025. Massimo livello di circa 4,1 m rilevato dall'idrometro Arpa Piemonte, in primo piano nell'immagine (primato nella serie di misura avviata nel 2005). La località si trova 8 km a valle dei punti di ripresa delle due immagini precedenti riferite a San Benigno (f. Daniele Cat Berro).
 

Appena più a Nord-Est, ecco la grande piena del T. Orco a Chivasso vista verso valle alle h 16:45 del 17 aprile 2025 dal ponte della SP 11 "Padana Superiore" (f. Daniele Cat Berro). Stando alle misure dell'idrometro Arpa collocato 8 km a monte, tra San Benigno Canavese e Foglizzo, con un colmo di 3,87 m intorno a mezzogiorno del 17 si è trattato della piena più importante del periodo successivo all'evento storico del 14-15 ottobre 2000, superando i casi del 16 giugno 2010 (3,05 m), 6 novembre 2011 e 25 novembre 2016 (3,10 m), 6 novembre 2018 (3,00 m), 3 ottobre 2020 (3,56 m) e 5 settembre 2024 (2,86 m).
 

Dallo stesso punto di ripresa, l'Orco ripreso verso monte con il ponte della ferrovia regionale Torino-Milano (f. Daniele Cat Berro).
 

Venaria Reale (Torino): il T. Ceronda, tributario destro della Stura di Lanzo, alle h 14 del 17 aprile 2025, poco dopo il transito del colmo di piena, visto dal ponte di Viale Mazzini (f. Daniele Cat Berro).
 

Torino, Il T. Stura di Lanzo al ponte Amedeo VIII (Strada Settimo), appena a monte della confluenza nel Po, alle h 15:20 di giovedì 17 aprile 2025. L'acqua lambisce quasi l'impalcato del ponte, con un livello al colmo di 3,27 m al vicino ponte di Corso Giulio Cesare che risulta massimo nel periodo successivo alla storica alluvione del 14-15 ottobre 2000. Da allora, solo la piena del 24-25 novembre 2016 si era avvicinata a questa, con un colmo di 3,09 m (f. Daniele Cat Berro).
 

Due immagini riprese sempre lungo la Stura di Lanzo, ma più a monte, a ridosso del ponte della SP 724 a Villanova Canavese, a evento concluso al mattino di sabato 19 aprile 2025. La piena ha determinato il collasso di opere trasversali (platee di stabilizzazione del fondo) e la rimozione del materasso detritico alluvionale, mettendo a nudo il sottostante orizzonte giallastro di argille del Pliocene. E' il risultato di processi di erosione rimontante scatenati da prelievi indiscriminati di materiale lapideo in alveo nella seconda metà del Novecento, che già portarono al crollo dei ponti di Altessano il 14 luglio 1973 e di Robassomero il 15 ottobre 2000, a conferma dei gravi danni che può innescare l'escavazione degli alvei, spesso erroneamente invocata come soluzione alle alluvioni. Ora il punto di maggiore disequilibrio del profilo fluviale, in progressiva risalita verso monte, si trova proprio in corrispondenza del ponte di Villanova, tuttora chiuso al traffico per l'esecuzione di verifiche strutturali (f. Gabriele Savio).


Le due foto soprastanti mostrano l'area di innesco, vista da monte e da valle, della colata detritica che - al mattino di giovedì 17 aprile 2025 - dalla SS 25 del Moncenisio si è incanalata lungo il Rio Croce fino a raggiungere il sottostante abitato di Venaus (Val Cenischia - Val Susa). Una profonda erosione attivata da acque ruscellanti attraverso la sede stradale ha dato inizio al processo di trasporto torrentizio in massa (f. Gabriele Savio, 20 aprile 2025).
 

Venaus (Val Susa), 17 aprile 2025: effetti della colata detritica del Rio Croce
(f. Gabriele Savio).
 

Sulle Alpi occidentali anche la rete sentieristica ha subito gravi danni durante l'alluvione del 16-17 aprile 2025: una frana ha cancellato parte del percorso della GTA - Grande Traversata delle Alpi nel tratto (da poco ripristinato) poco a monte della frazione San Giuseppe di Mompantero, Val Susa (f. Marco Caparello).
 

Caprie, località Giardini (Torino): deposizione di detriti nei prati a seguito dell'esondazione del Rio Pra Barbe avvenuta durante il nubifragio che al primo mattino di giovedì 17 aprile 2025 ha infierito sui territori tra il Monte Musiné e Rocca Sella, in sinistra orografica della bassa Val Susa, agendo su suoli già saturi per le precipitazioni delle ore precedenti. Effetti analoghi, ma con pezzature dei detriti inferiore, si erano verificati nello stesso punto il 24 novembre 2016 (f. Gabriele Savio).
 

Lo stesso nubifragio del primo mattino del 17 aprile 2025 ha determinato numerose frane da fluidificazione della coltre superficiale e conseguenti colate di fango, nonché il collasso della rete idrografica minore nella bassa Val Messa, tra i comuni di Rubiana e Almese (Torino): nell'immagine, un complesso fenomeno franoso in frazione Tetti di Rubiana ha intercettato la SP 197 per il Colle del Lis e la diramazione per la borgata (f. Mirella Chiadò Piat).
 

Almese (Torino), la straordinaria piena del T. Messa alle h 11:15 di giovedì 17 aprile 2025, peraltro già scesa di almeno mezzo metro rispetto al colmo di un paio d'ore prima. Il corso d'acqua, già ingrossato per le piogge del giorno precedente e della notte, ha risposto in modo irruente al nubifragio del primo mattino, toccando un livello che non si era raggiunto nemmeno durante le alluvioni del 15 ottobre 2000 e del 24 novembre 2016 (f. Luca Mercalli).
 

Almese (Torino), uno tra i numerosi episodi di crollo di muri di sostegno di strade e terrapieni, a seguito del nubifragio mattutino del 17 aprile 2025. Il territorio della Val Messa (comuni di Almese e Rubiana) è stato tra i più colpiti dall'evento nelle valli alpine torinesi (f. Luca Mercalli).


Avigliana-Drubiaglio, ore 13:30 del 17 aprile 2025: inondazione di prati a causa dello straripamento in destra del Torrente Messa (f. Daniele Cat Berro).
 

Il Po in piena al ponte di Chivasso, h 17 del 17 aprile 2025: al centro è visibile la traversa di derivazione del Canale Cavour (f. Daniele Cat Berro).
 

Chivasso (Torino), h 17 del 17 aprile 2025: allagamenti in riva sinistra del Po in corrispondenza dell'imbarcadero e del Parco fluviale Sabbiuné (f. Daniele Cat Berro).
 

Interruzione per frana della SP 9 Chivasso-Castagneto Po. Le colline del Po alle spalle del tratto Chivasso-Crescentino, al margine settentrionale del Monferrato, sono state interessate da un violento temporale intorno al mezzogiorno del 17 aprile 2025, i cui rovesci - come accaduto poche ore prima in bassa Val Susa - hanno mandato in crisi il reticolo idrografico minore e determinato decine di frane per fluidificazione della coltre superficiale, sconvolgendo centri abitati e viabilità (foto tratta dalla pagina Facebook Andrea Vuolo - Meteo in Piemonte).
 

Particolarmente colpito il piccolo centro pedecollinare di Monteu da Po (Torino), devastato dalla piena parossistica del modesto Rio della Valle che attraversa l'abitato: un anziano di 92 anni è morto nell'inondazione della sua casa (foto tratta da La Stampa).
 

Lauriano (Torino): Piazza Risorgimento coperta dal fango lasciato dalla flash-flood delle ore centrali del 17 aprile 2025 (da pagina Facebook Città Metropolitana di Torino).
 

Una delle numerose frane di scivolamento planare che hanno compromesso la viabilità sulle colline tra Asti e Chivasso (fonte: La Voce di Asti).
 

La piena del Po trasla lungo il tratto lombardo-emiliano nei giorni successivi, mantenendosi al di sopra delle soglie rosse di allarme, e invadendo le zone golenali racchiuse entro gli argini maestri. All'idrometro di Piacenza il colmo viene registrato alle h 8 di sabato 19 aprile 2025 con un livello di 8,15 m, inferiore di pochi centimetri al caso del 26 novembre 2016 (8,21 m) e di ben 2,4 metri rispetto all'alluvione secolare del 17 ottobre 2000 (10,60 m). Nella foto, ripresa al mattino del 19 aprile 2025, l'inondazione lungo la riva destra in via del Pontiere, presso il ponte della strada statale 9, alla periferia Nord di Piacenza (cortesia della redazione di PiacenzaSera).
 

Un'altra immagine del Po al colmo di piena al mattino del 19 aprile 2025, alla periferia Nord di Piacenza (cortesia della redazione di PiacenzaSera).
 

Il Po a Boretto (Reggio Emilia) alle h 09 di lunedì 21 aprile (Pasquetta), sceso di circa 30 cm rispetto al colmo di piena di 7,04 m transitato nel tardo pomeriggio del giorno precedente (webcam Comune di Boretto e Reggio Emilia Meteo).

 

22 aprile 2025: la piena del Po, giunta al Delta, rilascia in Adriatico grandi pennacchi di materiale fine in sospensione (sabbie fini, limi, argille). Immagine in veri colori, missione Copernicus - Sentinel2 L2A, tramite Copernicus browser (Credits: European Union, contiene dati Copernicus Sentinel 2025 modificati).
 

17 aprile 2025: nubifragi anche al Nord-Est,
due vittime nel Vicentino

Benché concentrato sugli eventi sofferti dal Nord-Ovest italiano, questo resoconto non può tralasciare un cenno alle intense precipitazioni che, nella stessa giornata del 17 aprile 2025, hanno interessato il Nord-Est e in particolare il Vicentino. Un nubifragio ha colpito Valdagno e dintorni, dove il pluviometro Arpa Veneto ha raccolto 152 mm di pioggia di cui 102 mm in tre ore: nel cedimento del ponte dei Nori sul torrente Agno in piena (struttura che era già crollata durante l'evento del 16 maggio 1905) sono morti un uomo e suo figlio, cadendovi con l'auto. Inoltre un tornado ha provocato alcuni danni alla periferia Sud di Verona. 

Il Ponte dei Nori crollato a Valdagno (fonte immagine: L'Eco Vicentino).
 

Mattino del 18 aprile 2025: il Brenta in piena allaga le golene presso Vigodarzere, Padova (f. Milos Lago).


Conclusioni: piogge, piene fluviali e dissesti
straordinari il mese di aprile

Le precipitazioni e i conseguenti fenomeni di piena fluviale e dissesto di metà aprile 2025 nell'alto bacino del Po hanno assunto rilevanza straordinaria, anche (e soprattutto) per la stagione in cui si sono - precocemente - verificati.

Aprile è di norma un mese tra i più bagnati dell'anno sulle Alpi occidentali, con precipitazioni frequenti e prolungate ma di intensità moderata, mentre rovesci violenti e su territori vasti come sperimentato nell'evento recente sono caratteristici più delle grandi perturbazioni alluvionali d'autunno (o, al più, della tarda primavera, tra maggio e metà giugno).

Oltre ai vari record secolari di precipitazione per aprile osservati su intervalli di 1-2 giorni tra il 16 e il 17 aprile, ne è ulteriore prova che nessuna delle grandi piene fluviali confrontabili con quelle attuali - quanto meno negli ultimi decenni - si era verificata nella prima metà della primavera.

Il ruolo del riscaldamento globale nell'intensificare l'evento andrebbe accertato con opportuni studi di attribuzione (weather attribution). Tuttavia riteniamo probabile che il surplus di vapore acqueo ed energia proveniente dalla superficie dell’Atlantico e del Mediterraneo prossima ai massimi storici di temperatura abbia giocato un ruolo nell'eccezionalità dell'evento. Questo - insieme alla maggiore capacità dell'aria calda di contenere vapore acqueo e dunque acqua precipitabile - rappresenta un elemento determinante nel contribuire a fenomeni meteo-idrologici più estremi, anche in stagioni inconsuete, come peraltro già attestato per una moltitudine di eventi tra cui, nel 2024, le alluvioni di metà settembre in Europa centro-orientale e quelle del 29 ottobre a Valencia e dintorni.

Caratterizzazione statistica delle temperature delle acque del Mediterraneo in superficie (22 aprile 2025): pressoché tutto il bacino è in condizioni di "caldo estremo" in rapporto alla media stagionale (>90° percentile della distribuzione statistica), con anomalia complessiva di +1,44 °C rispetto al periodo 1982-2015, in corrispondenza dei massimi noti per questo periodo dell'anno in oltre un quarantennio di telerilevamento satellitare (fonte: SOCIB - Sistema de Observación Costero de las Illes Balears, su dati Copernicus Marine Service).

Secondo il rapporto annuale Copernicus sullo stato del clima globale, il 2024 è stato non solo l'anno più caldo a scala planetaria da quando si fanno misure meteorologiche, ma anche quello (e di fatto ne è conseguenza) con il maggiore contenuto di vapore acqueo nell'aria, dunque acqua precipitabile che può essere "spesa" in eventi pluviometrici estremi. La causa va ricercata nelle temperature estremamente elevate sia degli oceani (più evaporazione) sia dell'atmosfera (maggiore propensione dell'aria a contenere vapore acqueo, secondo la legge fisica di Clausius-Clapeyron, +7%/°C). Questo non significa che ovunque piova di più, poiché il surplus di vapore si distribuisce irregolarmente in base ai campi di pressione e alla circolazione atmosferica (infatti ci sono state anche molte regioni soggette a siccità), ma è comunque indice del fatto che nell'atmosfera c'è più acqua allo stato gassoso disponibile per intensificare gli eventi di precipitazione estrema, laddove le condizioni al contorno (dinamica atmosferica, orografia) lo permettano.


Note

Elenco dei rapporti d'evento Arpa Piemonte consultati per l'inquadramento della piena recente rispetto al passato (livelli fluviali)

Evento del 14-16 ottobre 2000
Evento del 14-15 settembre 2006
Evento del 28-30 maggio 2008
Evento del 14-17 giugno 2010
Evento del 4-8 novembre 2011
Eventi del 3-6 novembre e 9-17 novembre 2014
Evento del 21-25 novembre 2016
Eventi del 27 ottobre-7 novembre 2018
Eventi del 19-24 ottobre 2019
Evento del 22-25 novembre 2019
Evento del 2-3 ottobre 2020
Evento del 3-5 ottobre 2021
Evento del 4-5 settembre 2024

I livelli idrometrici riportati in questo articolo (evento recente ed episodi passati), fanno riferimento alle pubblicazioni ufficiali delle autorità competenti in materia meteo-idrologica (Annali idrologici del Servizio Idrografico, rapporti d'evento dei centri funzionali). Si tenga presente che eventuali variazioni nel profilo degli alvei intervenute nel tempo a causa della naturale dinamica fluviale o di interventi antropici (evoluzioni che infatti richiedono periodiche ridefinizioni delle quote dello zero idrometrico), possono influenzare in parte la confrontabilità dei valori registrati. Confronti più robusti si possono eseguire tra i valori di portata (per le sezioni fluviali in cui sia possibile calcolarli tramite le apposite scale di deflusso): per questo rimandiamo alle valutazioni contenute nei rapporti sull'evento di aprile 2025 di Arpa Piemonte e del Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta.

Rapporto preliminare Arpa Piemonte sull'evento del 15-17 aprile 2025, con ulteriori informazioni di dettaglio sulla rilevanza statistica dell'episodio pluviometrico e sugli effetti sul territorio.


Ringraziamenti

Prima di tutto esprimiamo un ringraziamento particolare ai Centri Funzionali del Piemonte e della Valle d'Aosta per l'attività di monitoraggio meteo-idrologico in tempo reale e per la puntuale emissione di efficaci allerte alla popolazione, strumento prezioso e indispensabile per proteggere vite umane e beni materiali

Inoltre, grazie a tutti coloro che hanno condiviso materiali e informazioni con la redazione di Nimbus, soprattutto l'Associazione d'irrigazione Ovest Sesia, Dario Manca e colleghi del CNR-IRSA di Verbania-Pallanza, Hervé Stevenin (Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta), Giancarlo Cesti (già tecnico incendi boschivi - Regione Autonoma Valle d'Aosta), Michele Maiorano (Servizio Meteomont/Comando Truppe Alpine), Mauro Ferri (redazione PiacenzaSera), nonché - tra i tanti - i soci SMI Gabriele Savio (collaboratore esterno CNR-IRPI, Torino), Andrea Vuolo (meteorologo RAI), Gianni Castagneri, Raffaella Miravalle, Pierluigi Cullino, Mauro Palomba, Emiliano Stabile, Pierfrancesco Currado, Marco e Fulvio Fornengo, per le frequenti comunicazioni sull'evolversi della situazione.
 


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