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IL TROFEO «MEZZALAMA»
DELLA METEOROLOGIA:
IN GARA CON LE NUBI
 

04.05.2015
di Luca Mercalli - Società Meteorologica Italiana



Fare previsioni è difficile, diceva il gran vecchio Niels Bohr, soprattutto meteorologiche, aggiungo io, e soprattutto in montagna, con risoluzione temporale oraria e spaziale chilometrica. La difficoltà aumenta se ci si mette dentro la responsabilità per la sicurezza e l’incolumità di mille persone tra atleti e apparato logistico sparsi su un territorio glacializzato tra i 3000 e i 4200 metri di quota e le aspettative del mondo dello sport, del turismo e dell’informazione per una bella gara dove la componente di resistenza umana primeggia ancora sulle protesi tecnologiche: il Trofeo di scialpinismo “Mezzalama”, la competizione a squadre di 45 km di sviluppo e 3500 metri di dislivello disputata ogni due anni sui ghiacciai del Monte Rosa.

2 maggio 2015: atleti del «Mezzalama» sulla cresta del Castore, a circa 4200 m.
La gara si è potuta svolgere grazie alla difficile ma efficace previsione di una breve finestra di tempo soleggiato (ancorché ventoso) tra due perturbazioni atlantiche
(f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da pagina facebook Trofeo Mezzalama).


Quando è nata, nel 1933, le previsioni meteo non erano disponibili. Si sceglieva una data, se il tempo permetteva si partiva, se peggiorava per strada si interrompeva o si rischiava la vita. Oggi è ovvio che si cerchi una “bella” giornata, per correre in serenità e sicurezza nello splendido scenario dell’alta montagna alpina. Quindi, dalla ripresa delle edizioni moderne della gara, nel 1997, ogni due anni in aprile affronto insieme ai miei collaboratori il cimento meteorologico per il Mezzalama lavorando a stretto contatto con il suo direttore e animatore, Adriano Favre, non solo una guida alpina, ma soprattutto un prudente e competente tecnico della montagna, qualità che ha espresso come responsabile del soccorso alpino valdostano in migliaia di complesse operazioni.

Nelle nove edizioni di cui mi sono occupato – sempre a titolo di volontariato e di amicizia - la scelta della data opportuna e la gestione della previsione è sempre stata faticosa e ardua, salvo pochi casi di anticiclone stabile con cielo sereno e vento calmo per più giorni, un fatto raro in una regione dove la massima frequenza di precipitazioni e tempo perturbato cade proprio tra la seconda metà di aprile e i primi di maggio.
Ma per l’edizione 2015, la XX dalla fondazione, Favre decide di alzare l’asticella: non più una partenza dai 2000 m di Cervinia su comoda pista da cui raggiungere gradualmente la zona dei Quattromila e poi riservare la parte più severa del percorso alla discesa su Gressoney, bensì partenza dai 1600 m di Trinité e schiaffo iniziale con la traversata del Ghiacciaio del Lys e il passaggio ai 4100 m in prossimità del Naso del Lyskamm via Canale dell’Aquila, prima di affrontare l’affilata cresta del Castore a quota 4226. Certo, l’occasione formale è quella di celebrare l’arrivo di fronte al Cervino nel Centocinquantenario della sua prima ascensione, che per inciso coincide anche con i 150 anni di attività per la Società Meteorologica Italiana.

Con mesi di anticipo la data è dunque fissata per sabato 25 aprile, con recuperi possibili il 26 aprile e il primo maggio.

Attorno al 16 aprile cominciamo a consultarci all’interno della Società Meteorologica Italiana sui primi scenari a medio termine. Sulle Alpi occidentali il cielo è limpido e l’atmosfera mite, una sequenza di giorni sereni - molto inusuale per la stagione - è in atto da più di una settimana. Ma secondo i modelli di previsione numerica a scala globale, l’anticiclone sembra cedere proprio per sabato 25 aprile, portando un week-end di nubi e pioggia da sud-ovest sul massiccio del Rosa.
E’ ancora presto per i dettagli e aspettiamo qualche giorno affinché la situazione venga confermata.

Sabato 18 lo scenario per la settimana successiva è sempre quello, una bella perturbazione atlantica pare ormai inevitabile e mercoledì 22 prendiamo la decisione: il Mezzalama non si potrà correre né il 25 né il 26, ma tocca rimandare. Non sembra vero con tutto quel sole!

Carta delle isobare al suolo (linee bianche) e del geopotenziale alla superficie di 500 hPa (circa 5500 m, scala di colore con anticicloni in giallo-arancio e depressioni in verde-blu), ore 00 UTC di sabato 25 aprile 2015. Dopo una settimana di tempo sereno, calmo e mite sulle Alpi, l'anticiclone si indebolisce e permette l'ingresso di aria più umida da Sud-Ovest proprio nel giorno in cui era inizialmente programmato il Trofeo Mezzalama. Con 4 giorni di anticipo, fin da mercoledì 22 si decide di rinviare la gara
(fonte: GFS - Wetterzentrale).


Favre lavora alacremente per tutta la settimana a sistemare il percorso tra ghiacciai risplendenti di riverberi primaverili e venerdì 24 disputa comunque il Trofeo Jeunes sulle nevi di Gressoney che fondono sotto un sole quasi estivo. Le battute di atleti e giornalisti sono scontate: “Ma come? Il Mezzalama di domani rimandato per maltempo? Ma se c’è un sole che spacca le pietre! Figurati se cambia così in fretta… forse è meglio cambiare meteorologo!!”
Ma i modelli, imperterriti, confermano l’arrivo del fronte e nel pomeriggio del 24 le immagini satellitari cominciano a mostrare i primi veli di nubi alte approcciare le Alpi francesi.

Venerdì 24 aprile 2015: sotto un sole ancora splendente si svolge il
«Mezzalama Jeunes». Se non fosse per i modelli numerici di previsione, nulla all'orizzonte farebbe sospettare il radicale peggioramento delle ore seguenti (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da pagina facebook Trofeo Mezzalama).


L’alba del 25 aprile è grigia e piovosa, e a Gressoney, a Champoluc, al Breuil gli organizzatori aprono un occhio per verificare la previsione ed escludere definitivamente di essere crocifissi dai mille atleti lasciati a casa: viste le nebbie che avvolgono le vette del Rosa e del Cervino, si rimettono tranquilli a dormire. Anche noi meteo ci svegliamo all’alba e facciamo la stessa cosa tramite le webcam, poi nuovamente sotto le coperte.
La prima parte della nostra gara è vinta, ma ora si apre la parte più difficile.


Immagine satellitare nel canale infrarosso, ore 14:37 locali del 25 aprile 2015: un corpo nuvoloso è giunto da Ovest nella notte, ed è in azione sulla regione alpina con cieli coperti e deboli precipitazioni a tratti. Il gran sereno del giorno precedente è ormai un ricordo... (NOAA - Univ. Dundee, UK).


Il cedimento della struttura anticiclonica che proteggeva da giorni le Alpi apre la strada a una settimana estremamente instabile, in un flusso umido atlantico foriero di pioggia, del resto tipico della climatologia stagionale delle Alpi occidentali. Lunedì 27 aprile, sotto il dominio della depressione mediterranea «Vasco», su Piemonte e Val d’Aosta piove a dirotto e nevica sopra i 2500 metri.

Nuovo consulto sulla base della modellistica del mattino: schiarite mercoledì e giovedì mattina, poi nuovo peggioramento atteso per venerdì primo maggio, una breve finestra sabato 2 maggio e nuovo fronte su domenica. Quando fare il Mezzalama? Un bel rompicapo.
Il meglio sarebbe mercoledì 29 aprile, ma non è possibile: serve tempo per convocare gli atleti, e poco più di 24 ore son troppo poche. Inoltre bisogna rivedere e bonificare il tracciato dopo le nevicate, e il sereno di mercoledì serve proprio ai tecnici per il lavoro in quota. Giovedì mattina ci sarebbero condizioni favorevoli, ma il peggioramento del pomeriggio sembra troppo incombente. Inoltre la gara nei giorni feriali perde molto del suo fascino, meno partecipanti, meno spettatori. A questo punto tanto vale rischiare sulla breve finestra di sabato, un po’ azzardata visto che siamo a cinque giorni, a fine validità della previsione, ma non ci sono alternative. A mezzogiorno di lunedì 27, mentre continua a diluviare, la decisione è dunque presa ed esce il comunicato stampa: il Mezzalama si correrà sabato 2 maggio.

Mercoledì, come da attese, c’è un bel sole e si lavora sui ghiacciai. Giovedì 30 è ancora soleggiato, anche nel pomeriggio, e ciò fa ritenere di aver perso un’occasione, visto che i modelli confermano il peggioramento del primo maggio, ma ribadiscono anche le aperture di sabato mattina, quindi si va avanti con il programma.
Intanto cominciano a essere disponibili le uscite dei modelli ad area limitata, quelli che permettono di formulare la previsione di dettaglio a risoluzione oraria e con un focus sul Monte Rosa alla scala spaziale dell’ordine dei 5-10 km.

Il responso è una situazione favorevole alla gara per sabato mattina, ma tarata sul filo delle ore, nel breve intervallo tra il passaggio di due fronti. Ogni sei ore si rivedono febbrilmente le nuove uscite, alla ricerca di nuovi dettagli e nella speranza che non intervengano sostanziali variazioni, ma corsa dopo corsa i supercomputer ratificano i loro precedenti risultati: la finestra di bel tempo sembra robusta. Il primo maggio a mezzogiorno compiliamo il bollettino finale per la gara.

Dieci ore di sereno per il Mezzalama

Risalgo la valle del Lys nel pomeriggio della Festa dei lavoratori sotto una pioggia che si fa sempre più intensa. Giungo alla palestra di Gressoney-St-Jean alle 18, per il briefing tecnico agli atleti. Monto rapidamente un paio di slide con un’immagine satellitare e un diagramma meteo giornaliero estratto da un punto di griglia attorno a 3000 m compreso tra Gressoney e Cervinia. Intitolo il mio breve intervento “Dieci ore per il Mezzalama”.

Venerdì 1° maggio 2015, ore 19: durante il briefing tecnico allo Sport Haus
di Gressoney-St-Jean, Luca Mercalli illustra ad atleti e staff le previsioni meteo per il successivo giorno di gara, confermando l'intervallo di schiarite mattutine di circa 10 ore, ma ponendo anche l'attenzione sul vento che - sebbene atteso in calo - sarà ancora fastidioso e freddo sulle creste più in quota
(da pagina facebook Trofeo Mezzalama).

Centinaia di atleti, tecnici e giornalisti affollano la palestra di Gressoney, fuori diluvia, la tensione è altissima. Tutti hanno investito tempo, speranze, denaro per arrivare da mezzo mondo a sfidare il Monte Rosa, che ora sembra scoraggiarli, prendersi gioco di tutti, nascondendosi tra le nubi. E sentirsi dire che domani la gara si potrà fare al sole non convince nessuno. C’è chi cerca rassicurazioni sui propri palmari, consulta il sito meteo di fiducia, legge bollettini generalisti, turistici, amatoriali, inserisce “Gressoney” nelle caselle delle previsioni automatiche a bassa risoluzione, ottenendone risposte confuse, icone variabili e contraddittorie. Nessuno ovviamente può disporre della conoscenza specifica di quel settore montano e dei dati ad alta risoluzione a cui hanno accesso i professionisti del settore.

Briefing meteo in italiano, francese e inglese: pioggia fin nel cuore della notte, poi rapide schiarite poco prima dell’alba, partenza alle cinque tra ultime nebbie in dissolvimento, sereno in mattinata con vento forte dai quadranti occidentali in successiva attenuazione, temperature relativamente miti con zero a 3000 m, ma fattore wind chill elevato, attorno a venti gradi sottozero, quindi necessità di buon equipaggiamento soprattutto per il passaggio al Naso e al Castore, poi nuovo peggioramento da ovest a partire dalle 15 e premiazione a Cervinia sotto le prime gocce di pioggia.

Una finestra di sole dieci ore, ma proprio quelle giuste, quelle che servono, in fase con il programma di gara. E se c’è un ritardo nel miglioramento? E se anticipa il peggioramento?
E’ qui che capisci veramente cosa vuol dire prevedere il tempo. Più o meno la previsione generalista su una giornata intera, e su una vasta area geografica oggidì è difficile sbagliarla. E se c’è uno sfasamento di qualche ora, nessuno lo nota. In genere per stendere i panni o fare la gita della domenica, non cambia nulla. La pioggia alla fine arriva nel lasso di tempo atteso, il miglioramento compare ora più ora meno.
Ma qui, serve proprio che la previsione sia perfetta, con precisione oraria, altrimenti sballa tutto e i problemi diventano improvvisamente ingestibili, soprattutto in caso di peggioramento repentino quando il serpentone degli sciatori alpinisti è già sui ghiacciai. Roba da far tremare polsi e gambe. Ma stop, sono le 19, non c’è altro da dire, la massa di sportivi nervosi come tutti noi, si dilegua e va a dare gli ultimi ritocchi all’equipaggiamento.

All’uscita dalla palestra piove ancora fitto e bisogna tirarsi in testa il cappuccio delle giacche per non infradiciarsi. Il vento al suolo tira da sud, ci sono dieci gradi e nessun elemento locale permette di dedurre uno scenario favorevole per l’alba successiva. Molti evitano gli sguardi interrogativi e scivolano via, qualcuno invece approccia spavaldo o sarcastico con motteggi sempre poco graditi al meteorologo. Quasi nessuno si rende conto dell’enorme lavoro di migliaia di tecnici e ricercatori che fanno continuamente girare la macchina globale delle previsioni. Quasi nessuno coglie l’avanguardia scientifica della materia, i successi che ha raccolto negli ultimi decenni. Come sempre tutti hanno una loro teoria, una convinzione irremovibile: “Io non sono un esperto, ma penso così, dico che…”. Tacere no, eh?. Il primo ad avere dubbi sono io, e sento il peso della responsabilità e del dileggio in caso di insuccesso, le grane logistiche, i costi organizzativi a vuoto. So che se va male non potrò arginare la delusione e spiegare razionalmente con statistiche e probabilità alla mano che abbiamo - anche nel migliore dei casi - un buon dieci per cento di fare fiasco. Tuttavia il novanta per cento di probabilità di successo non è poco! E forse il ricordo del buon risultato della previsione del peggioramento del 25 aprile, ragione dello spostamento di data, offre un appiglio alla fiducia, sebbene la pioggia battente che scroscia all’ora di cena su Gressoney sia psicologicamente deprimente. Queste sono tutte dinamiche che non hanno a che fare né con la termodinamica né con il calcolo delle probabilità, ma attengono soltanto ai capricci umani, eppure entrano eccome nei meccanismi interpretativi della previsione.
A cena Adriano mi aggiunge un problema: alle prime luci dell’alba, a gara già partita, bisogna assolutamente poter effettuare un volo in elicottero per una rapida perlustrazione del percorso ai fini della sicurezza valanghe: non sappiamo se la neve che cade in queste ore e il vento che la accumula, abbiano mutato le condizioni della montagna. Uff! E se domattina abbiamo ancora un banco di nubi basse che impedisce il decollo? E se il vento in quota è ancora troppo forte per volare? E di nuovo, la finestra disponibile si gioca sull’ora!

Ingurgito la cena e mi ritiro in camera. Un consulto telefonico con i colleghi mi conferma che il nuovo run dei modelli non ha mutato la sequenza oraria dell’evoluzione meteo. Alle 23 guardo fuori dalla finestra dell’Hotel Dufour e in controluce sui lampioni di Gressoney-La-Trinité vedo stringhe di gocce che segnano la notte. Imposto la sveglia alle due, mi butto sul letto e stacco il cervello, cullato, nonostante tutto, dal fruscio delle acque del Lys ingrossato dalla pioggia in corso.

Carta delle isobare al suolo (linee bianche) e del geopotenziale alla superficie di 500 hPa (circa 5500 m, scala di colore con anticicloni in giallo-arancio e depressioni in verde-blu), ore 00 UTC di sabato 1° maggio 2015.
Un tenue ed effimero promontorio di alta pressione si inserisce tra una perturbazione e l'altra, in un dinamico regime di correnti occidentali temperate e variamente umide, garantendo una breve pausa di sereno proprio nelle ore in cui si svolge il Trofeo Mezzalama (fonte: GFS - Wetterzentrale).


Ore due di sabato due maggio, la musichetta del telefonino mi catapulta nel momento più duro. Balzo dal letto e vado alla finestra: ancora acqua stilla sotto il fascio luminoso dei lampioni. Certo sono le due, c’è ancora tempo… Accendo il computer, attivo il wi-fi e consulto tutto l’armamentario meteorologico che mi mette a disposizione la rete. L’immagine satellitare all’infrarosso è la più rassicurante: il fronte ha già superato le Alpi e questa pioggia deriva da un paio di nuclei nuvolosi residui localizzati proprio tra Zermatt e Gressoney. Sembra tutto in forte dinamica e dunque la previsione sembra rispettata. Ancora non so che a poche decine di chilometri la pioggia notturna è stata torrenziale e ha inondato e danneggiato i paesi alla frontiera tra Svizzera e Francia, sul Lago di Ginevra. Ancora un’occhiata all’ultima corsa del modello regionale: tutto confermato, schiarite in progressione entro poche ore e finestra asciutta e ventosa fino al primo pomeriggio.

Mi vesto e alle tre sono nella hall dell’hotel, gran fermento, atleti che fanno la loro colazione bilanciata, zaini, sci scarponi ammassati, ma soprattutto facce più distese e speranzose: qualcuno esce fuori e vede che non piove più. E’ ancora tutto bagnato e lucido di pioggia, ma il cielo pare essersi sgravato. Poco dopo ecco il direttore Favre… non pare abbia dormito granché, ma inizio a dargli buone notizie mentre beviamo un lungo caffè. Usciamo fuori alle tre e mezza e tra la cumulaglia compaiono le prime stelle. Arrivano le chiamate radio dai rifugi, il Sella, il Mantova confermano: sta ovunque schiarendo rapidamente e soffia aria da nord-ovest. Respiro di sollievo. Le prime occhiate sono positive, sembrano dire: dài, t’è andata bene. Qualcuno si lancia in un “C’avete azzeccato, si apre!”.

2 maggio 2015, Gressoney-La Trinité, ore 4:30: il falò in attesa della partenza
(foto Ferrari).


2 maggio 2015, Gressoney-La Trinité, ore 5:30:
sotto un cielo divenuto rapidamente stellato, si parte!
(foto Ferrari)

Alle quattro e mezza tutti in piazza a Trinité, un bel falò rischiara la notte umida e stillante, mentre lo speaker annuncia ai quasi mille atleti carichi d’adrenalina che il tempo migliora come da attese e si partirà regolarmente. Tengo d’occhio il cielo, chiarori ad oriente, vedo le prime vette innevate. Telefono ai colleghi che mi mandino aggiornamenti: ai 3488 m di Plateau Rosa meno quattro e vento sui 50 km/h. Cinque e trenta, colpo di partenza! Come una mandria in fuga, i mille partono facendo tremare l’asfalto, sci sul sacco, la prima neve marcia di pioggia la incontreranno qualche centinaio di metri più a monte, all’inizio delle piste. E’ fatta, ma ora c’è da risolvere il volo di controllo sicurezza. Adriano cammina rapido dietro gli ultimi atleti, e ci portiamo alla piazzola elicottero: albeggia, i banchi di nebbia residua ci sono, ma non in fondovalle: sono veli abbarbicati alle vette attorno ai tremila metri, ma c’è pure il vento previsto, che li modifica continuamente, apre squarci nei quali il velivolo si infiltra rapido, portandosi in breve sul Naso del Lyskamm.

2 maggio 2015: dalle pendici glaciali del Castore, ultimi residui nuvolosi all'alba in direzione del Rifugio Quintino Sella e della bassa Val d'Aosta
(f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da pagina facebook Trofeo Mezzalama).


Immagine satellitare nel canale infrarosso, ore 11:32 locali del 2 maggio 2015: il fronte nuvoloso che ha recato piogge copiose il 1° maggio (anche alluvionali sui versanti svizzeri e francesi del Monte Bianco) è ormai sui Balcani (1) e una breve parentesi di sereno si sviluppa sulle Alpi (nel cerchio la posizione del Monte Rosa) prima di un nuovo rannuvolamento, dal pomeriggio, dovuto a una successiva perturbazione dalla Francia (2), ormai alle porte (NOAA - Univ. Dundee, UK).

Luce rosata sulle vette, ombra azzurrina sulle nevi, nero in fondovalle. Turbolenze e schiaffi da vento, ma il pilota manovra come in un videogioco, consentendo al Favre di scrutare gli anfratti glaciali, le corde fisse, le paline segnaletiche, la scalinatura nel ghiaccio fortunatamente rimasta scoperta dalla neve fresca. Dal plexiglass, seduto lì a oltre quattromila metri al cospetto delle più eccelse vette alpine, vedo ancora nell’ombra gli abissi glaciali sul versante elvetico, appena offuscati da drappeggi di nebbie in dissolvimento. Penso che lì davanti a me, in un fiume d’aria atlantica a dieci gradi sottozero, si stanno risolvendo tutte le equazioni differenziali dei processi fisici che i nostri modelli cercano di simulare nei supercomputer. C’è una certa magia nel vedere come ci si sia così avvicinati alla comprensione dell’atmosfera, ma quella vastità di dimensioni nella quale galleggio sospeso a un’ala rotante, quella frattalica geografia montuosa fatta di infiniti dettagli di roccia e di ghiaccio, ognuno dei quali genera una turbolenza, un ostacolo al flusso dell’aria, mi mettono davanti la complessità del mondo reale che ancora spaventa di fronte alle semplificazioni concettuali introdotte nei pur complicati software attivi in asettici centri di elaborazione dati così lontani da questo severo paesaggio. Mi distraggo troppo e dimentico di fissare i punti di riferimento topografici, così il ballo indiavolato nel vento, le botte delle raffiche e le giravolte del pilota per osservare al meglio il percorso, mandano in tilt i miei otoliti e monta la nausea. Il mio sacchettino da vomito aeronautico che avevo saggiamente portato con me in previsione di un volo turbolento si rende utile… Si rientra, missione compiuta, metto volentieri i piedi a terra con lo stomaco aggrovigliato.

Gli atleti sul Canale dell'Aquila, che adduce verso il Naso del Lyskamm, tra i passaggi più tecnici dell'intero percorso (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud,
da pagina facebook Trofeo Mezzalama).


Sulle creste del Monte Rosa il mattino è soleggiato ma l'atmosfera è pur sempre severa, tra sbuffi di tormenta e raffiche di vento a 50-80 km/h. Al vicino osservatorio del Plateau Rosa (3488 m) la temperatura alle ore 9 è di -5 °C, a 4200 m si sfiorano i
-10 °C e l'effetto di raffreddamento da vento («wind chill») sulla pelle è di circa -23 °C
 (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da pagina facebook Trofeo Mezzalama).


Verso la vetta del Castore (4228 m, punto più elevato del percorso), alla sommità dei cumuli che si sviluppano durante il mattino (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud,
da pagina facebook Trofeo Mezzalama).

Le ampie schiarite in atto sul Monte Rosa al mattino del 2 maggio 2015, con la gara in pieno svolgimento, viste da Gressoney-La Trinité. La vetta più alta a destra è il Castore (f. L. Mercalli).


Ore 12: all'arrivo delle prime squadre femminili al traguardo di Cervinia, i primi cumuli stratificati della nuova perturbazione cominciano ad avvolgere i fianchi del Cervino
(da pagina facebook Trofeo Mezzalama).




Ore 16: come atteso, le premiazioni si svolgono sotto un cielo ormai coperto e con le prime gocce di pioggia. Meraviglie della modellistica numerica applicata all'atmosfera... (da pagina facebook Trofeo Mezzalama).

Le prime cordate dei fortissimi sono già oltre i 2500 metri, il sole illumina la valle di vivida luce primaverile, la pioggia di poche ore prima è già un ricordo. Atmosfera onirica? Alle 10 e 40, cinque ore e dieci minuti dopo la partenza, la prima squadra di alpini italiani toccherà il traguardo di Cervinia sotto un sole sfolgorante, dopo aver combattuto con una fastidiosa tormenta. Oltre sei ore più tardi, a pomeriggio inoltrato, sotto un cielo via via più fosco, giungerà l’ultima squadra, mentre sul palco della premiazione staranno già cadendo le prime gocce di pioggia della nuova perturbazione atlantica. La finestra si è chiusa, le dieci ore del Mezzalama 2015 sono scadute. Abbiamo vinto tutti, gli sciatori indomabili, ma pure migliaia di tecnici, ricercatori e operatori che in tutto il mondo fanno funzionare ogni giorno il complesso sistema delle previsioni meteo.


Per riguardare la cronaca della gara

Evoluzione della stagione nevosa 2014-15 sul Monte Rosa

 

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