IL TROFEO «MEZZALAMA»
DELLA METEOROLOGIA:
IN GARA CON LE NUBI
04.05.2015
di Luca Mercalli - Società Meteorologica Italiana
Fare previsioni è difficile, diceva il gran vecchio
Niels
Bohr, soprattutto meteorologiche, aggiungo io, e soprattutto in
montagna, con risoluzione temporale oraria e spaziale chilometrica. La
difficoltà aumenta se ci si mette dentro la responsabilità per la
sicurezza e l’incolumità di mille persone tra atleti e apparato
logistico sparsi su un territorio glacializzato tra i 3000 e i 4200
metri di quota e le aspettative del mondo dello sport, del turismo e
dell’informazione per una bella gara dove la componente di resistenza
umana primeggia ancora sulle protesi tecnologiche: il
Trofeo di
scialpinismo “Mezzalama”, la competizione a squadre di 45 km di
sviluppo e 3500 metri di dislivello disputata ogni due anni sui
ghiacciai del Monte Rosa.

2 maggio 2015: atleti del «Mezzalama» sulla
cresta del Castore, a circa 4200 m.
La gara si è potuta svolgere grazie alla difficile ma efficace
previsione di una breve finestra di tempo soleggiato (ancorché ventoso)
tra due perturbazioni atlantiche
(f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da
pagina
facebook Trofeo Mezzalama).
Quando è nata, nel 1933, le previsioni meteo non erano disponibili. Si
sceglieva una data, se il tempo permetteva si partiva, se peggiorava per
strada si interrompeva o si rischiava la vita. Oggi è ovvio che si
cerchi una “bella” giornata, per correre in serenità e sicurezza nello
splendido scenario dell’alta montagna alpina. Quindi, dalla ripresa
delle edizioni moderne della gara, nel 1997, ogni due anni in aprile
affronto insieme ai miei collaboratori il cimento meteorologico per il
Mezzalama lavorando a stretto contatto con il suo direttore e animatore,
Adriano Favre, non solo una guida alpina, ma soprattutto un prudente e
competente tecnico della montagna, qualità che ha espresso come
responsabile del soccorso alpino valdostano in migliaia di complesse
operazioni.
Nelle
nove
edizioni di cui mi sono occupato – sempre a titolo di
volontariato e di amicizia - la scelta della data opportuna e
la gestione della previsione è sempre stata faticosa e ardua, salvo
pochi casi di anticiclone stabile con cielo sereno e vento calmo per più
giorni, un fatto raro in una regione dove la massima frequenza di
precipitazioni e tempo perturbato cade proprio tra la seconda metà di
aprile e i primi di maggio.
Ma per l’edizione 2015, la XX dalla fondazione, Favre decide di alzare
l’asticella: non più una partenza dai 2000 m di Cervinia su comoda pista
da cui raggiungere gradualmente la zona dei Quattromila e poi riservare
la parte più severa del percorso alla discesa su Gressoney, bensì
partenza dai 1600 m di Trinité e schiaffo iniziale con la traversata del
Ghiacciaio del Lys e il passaggio ai 4100 m in prossimità del Naso del
Lyskamm via Canale dell’Aquila, prima di affrontare l’affilata cresta
del Castore a quota 4226. Certo, l’occasione formale è quella di
celebrare l’arrivo di fronte al Cervino nel Centocinquantenario della
sua prima ascensione, che per inciso coincide anche con i 150 anni di
attività per la Società Meteorologica Italiana.
Con mesi di anticipo la data è dunque fissata per sabato 25 aprile, con
recuperi possibili il 26 aprile e il primo maggio.
Attorno al 16 aprile cominciamo a consultarci all’interno della Società
Meteorologica Italiana sui primi scenari a medio termine. Sulle Alpi
occidentali il cielo è limpido e l’atmosfera mite, una sequenza di
giorni sereni - molto inusuale per la stagione - è in atto da più di una
settimana. Ma secondo i modelli di previsione numerica a scala globale,
l’anticiclone sembra cedere proprio per sabato 25 aprile, portando un
week-end di nubi e pioggia da sud-ovest sul massiccio del Rosa.
E’ ancora presto per i dettagli e aspettiamo qualche giorno affinché la
situazione venga confermata.
Sabato 18 lo scenario per la settimana successiva è sempre quello, una
bella perturbazione atlantica pare ormai inevitabile e mercoledì 22
prendiamo la decisione: il Mezzalama non si potrà correre né il 25 né il
26, ma tocca rimandare. Non sembra vero con tutto quel sole!

Carta delle isobare al suolo (linee
bianche) e del geopotenziale alla superficie di 500 hPa (circa 5500 m,
scala di colore con anticicloni in giallo-arancio e depressioni in
verde-blu), ore 00 UTC di sabato 25 aprile 2015. Dopo una settimana di
tempo sereno, calmo e mite sulle Alpi, l'anticiclone si indebolisce e
permette l'ingresso di aria più umida da Sud-Ovest proprio nel giorno in
cui era inizialmente programmato il Trofeo Mezzalama. Con 4 giorni di
anticipo, fin da mercoledì 22 si decide di rinviare la gara
(fonte: GFS -
Wetterzentrale).
Favre lavora alacremente per tutta la settimana a sistemare il percorso
tra ghiacciai risplendenti di riverberi primaverili e venerdì 24 disputa
comunque il Trofeo Jeunes sulle nevi di Gressoney che fondono sotto un
sole quasi estivo. Le battute di atleti e giornalisti sono scontate: “Ma
come? Il Mezzalama di domani rimandato per maltempo? Ma se c’è un sole
che spacca le pietre! Figurati se cambia così in fretta… forse è meglio
cambiare meteorologo!!”
Ma i modelli, imperterriti, confermano l’arrivo del fronte e nel
pomeriggio del 24 le immagini satellitari cominciano a mostrare i primi
veli di nubi alte approcciare le Alpi francesi.

Venerdì 24 aprile 2015: sotto un sole
ancora splendente si svolge il
«Mezzalama Jeunes». Se non fosse per i modelli numerici di previsione,
nulla all'orizzonte farebbe sospettare il radicale peggioramento delle
ore seguenti (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da
pagina
facebook Trofeo Mezzalama).
L’alba del 25 aprile è grigia e piovosa, e a Gressoney, a
Champoluc, al Breuil gli organizzatori aprono un occhio per verificare
la previsione ed escludere definitivamente di essere crocifissi dai
mille atleti lasciati a casa: viste le nebbie che avvolgono le vette del
Rosa e del Cervino, si rimettono tranquilli a dormire. Anche noi meteo
ci svegliamo all’alba e facciamo la stessa cosa tramite le webcam, poi
nuovamente sotto le coperte.
La prima parte della nostra gara è vinta, ma ora si apre la parte più
difficile.

Immagine satellitare nel canale infrarosso, ore 14:37 locali del 25
aprile 2015: un corpo nuvoloso è giunto da Ovest nella notte, ed è in
azione sulla regione alpina con cieli coperti e deboli precipitazioni a
tratti. Il gran sereno del giorno precedente è ormai un ricordo... (NOAA
- Univ. Dundee,
UK).
Il cedimento della struttura anticiclonica che proteggeva da giorni le
Alpi apre la strada a una settimana estremamente instabile, in un flusso
umido atlantico foriero di pioggia, del resto tipico della climatologia
stagionale delle Alpi occidentali. Lunedì 27 aprile, sotto il dominio
della depressione mediterranea «Vasco»,
su Piemonte e Val d’Aosta piove a dirotto e nevica sopra i 2500 metri.
Nuovo consulto sulla base della modellistica del mattino: schiarite
mercoledì e giovedì mattina, poi nuovo peggioramento atteso per venerdì
primo maggio, una breve finestra sabato 2 maggio e nuovo fronte su
domenica. Quando fare il Mezzalama? Un bel rompicapo.
Il meglio sarebbe mercoledì 29 aprile, ma non è possibile: serve tempo
per convocare gli atleti, e poco più di 24 ore son troppo poche. Inoltre
bisogna rivedere e bonificare il tracciato dopo le nevicate, e il sereno
di mercoledì serve proprio ai tecnici per il lavoro in quota. Giovedì
mattina ci sarebbero condizioni favorevoli, ma il peggioramento del
pomeriggio sembra troppo incombente. Inoltre la gara nei giorni feriali
perde molto del suo fascino, meno partecipanti, meno spettatori. A
questo punto tanto vale rischiare sulla breve finestra di sabato, un po’
azzardata visto che siamo a cinque giorni, a fine validità della
previsione, ma non ci sono alternative. A mezzogiorno di lunedì 27,
mentre continua a diluviare, la decisione è dunque presa ed esce il
comunicato stampa: il Mezzalama si correrà sabato 2 maggio.
Mercoledì, come da attese, c’è un bel sole e si lavora sui ghiacciai.
Giovedì 30 è ancora soleggiato, anche nel pomeriggio, e ciò fa ritenere
di aver perso un’occasione, visto che i modelli confermano il
peggioramento del primo maggio, ma ribadiscono anche le aperture di
sabato mattina, quindi si va avanti con il programma.
Intanto cominciano a essere disponibili le uscite dei modelli ad area
limitata, quelli che permettono di formulare la previsione di dettaglio
a risoluzione oraria e con un focus sul Monte Rosa alla scala spaziale
dell’ordine dei 5-10 km.
Il responso è una situazione favorevole alla gara per sabato mattina,
ma tarata sul filo delle ore, nel breve intervallo tra il passaggio
di due fronti. Ogni sei ore si rivedono febbrilmente le nuove uscite,
alla ricerca di nuovi dettagli e nella speranza che non intervengano
sostanziali variazioni, ma corsa dopo corsa i supercomputer ratificano i
loro precedenti risultati: la finestra di bel tempo sembra robusta. Il
primo maggio a mezzogiorno compiliamo il
bollettino
finale per la gara.
Dieci ore di sereno per il Mezzalama
Risalgo la valle del Lys nel pomeriggio della Festa dei lavoratori sotto
una pioggia che si fa sempre più intensa. Giungo alla palestra di
Gressoney-St-Jean alle 18, per il briefing tecnico agli atleti. Monto
rapidamente un paio di slide con un’immagine satellitare e un diagramma
meteo giornaliero estratto da un punto di griglia attorno a 3000 m
compreso tra Gressoney e Cervinia. Intitolo il mio breve intervento
“Dieci ore per il Mezzalama”.

Venerdì 1° maggio 2015, ore 19: durante il
briefing tecnico allo Sport Haus
di Gressoney-St-Jean, Luca Mercalli illustra ad atleti e staff le
previsioni meteo per il successivo giorno di gara, confermando
l'intervallo di schiarite mattutine di circa 10 ore, ma ponendo anche
l'attenzione sul vento che - sebbene atteso in calo - sarà ancora
fastidioso e freddo sulle creste più in quota
(da
pagina facebook Trofeo Mezzalama).
Centinaia di atleti, tecnici e giornalisti affollano la palestra di
Gressoney, fuori diluvia, la tensione è altissima. Tutti hanno investito
tempo, speranze, denaro per arrivare da mezzo mondo a sfidare il Monte
Rosa, che ora sembra scoraggiarli, prendersi gioco di tutti,
nascondendosi tra le nubi. E sentirsi dire che domani la gara si potrà
fare al sole non convince nessuno. C’è chi cerca rassicurazioni sui
propri palmari, consulta il sito meteo di fiducia, legge bollettini
generalisti, turistici, amatoriali, inserisce “Gressoney” nelle caselle
delle previsioni automatiche a bassa risoluzione, ottenendone risposte
confuse, icone variabili e contraddittorie. Nessuno ovviamente può
disporre della conoscenza specifica di quel settore montano e dei dati
ad alta risoluzione a cui hanno accesso i professionisti del settore.
Briefing meteo in italiano, francese e inglese: pioggia fin nel cuore
della notte, poi rapide schiarite poco prima dell’alba, partenza alle
cinque tra ultime nebbie in dissolvimento, sereno in mattinata con vento
forte dai quadranti occidentali in successiva attenuazione, temperature
relativamente miti con zero a 3000 m, ma fattore wind chill elevato,
attorno a venti gradi sottozero, quindi necessità di buon
equipaggiamento soprattutto per il passaggio al Naso e al Castore, poi
nuovo peggioramento da ovest a partire dalle 15 e premiazione a Cervinia
sotto le prime gocce di pioggia.
Una finestra di sole dieci ore, ma proprio quelle giuste, quelle che
servono, in fase con il programma di gara. E se c’è un ritardo nel
miglioramento? E se anticipa il peggioramento?
E’ qui che capisci veramente cosa vuol dire prevedere il tempo.
Più o meno la previsione generalista su una giornata intera, e su una
vasta area geografica oggidì è difficile sbagliarla. E se c’è uno
sfasamento di qualche ora, nessuno lo nota. In genere per stendere i
panni o fare la gita della domenica, non cambia nulla. La pioggia alla
fine arriva nel lasso di tempo atteso, il miglioramento compare ora più
ora meno.
Ma qui, serve proprio che la previsione sia perfetta, con precisione
oraria, altrimenti sballa tutto e i problemi diventano improvvisamente
ingestibili, soprattutto in caso di peggioramento repentino quando il
serpentone degli sciatori alpinisti è già sui ghiacciai. Roba da far
tremare polsi e gambe. Ma stop, sono le 19, non c’è altro da dire, la
massa di sportivi nervosi come tutti noi, si dilegua e va a dare gli
ultimi ritocchi all’equipaggiamento.
All’uscita dalla palestra piove ancora fitto e bisogna tirarsi in testa
il cappuccio delle giacche per non infradiciarsi. Il vento al suolo tira
da sud, ci sono dieci gradi e nessun elemento locale permette di dedurre
uno scenario favorevole per l’alba successiva. Molti evitano gli sguardi
interrogativi e scivolano via, qualcuno invece approccia spavaldo o
sarcastico con motteggi sempre poco graditi al meteorologo. Quasi
nessuno si rende conto dell’enorme lavoro di migliaia di tecnici e
ricercatori che fanno continuamente girare la macchina globale delle
previsioni. Quasi nessuno coglie l’avanguardia scientifica della
materia, i successi che ha raccolto negli ultimi decenni. Come sempre
tutti hanno una loro teoria, una convinzione irremovibile: “Io non sono
un esperto, ma penso così, dico che…”. Tacere no, eh?. Il primo ad avere
dubbi sono io, e sento il peso della responsabilità e del dileggio in
caso di insuccesso, le grane logistiche, i costi organizzativi a vuoto.
So che se va male non potrò arginare la delusione e spiegare
razionalmente con statistiche e probabilità alla mano che abbiamo -
anche nel migliore dei casi - un buon dieci per cento di fare fiasco.
Tuttavia il novanta per cento di probabilità di successo non è poco! E
forse il ricordo del buon risultato della previsione del peggioramento
del 25 aprile, ragione dello spostamento di data, offre un appiglio alla
fiducia, sebbene la pioggia battente che scroscia all’ora di cena su
Gressoney sia psicologicamente deprimente. Queste sono tutte dinamiche
che non hanno a che fare né con la termodinamica né con il calcolo delle
probabilità, ma attengono soltanto ai capricci umani, eppure entrano
eccome nei meccanismi interpretativi della previsione.
A cena Adriano mi aggiunge un problema: alle prime luci dell’alba, a
gara già partita, bisogna assolutamente poter effettuare un volo in
elicottero per una rapida perlustrazione del percorso ai fini della
sicurezza valanghe: non sappiamo se la neve che cade in queste ore e il
vento che la accumula, abbiano mutato le condizioni della montagna. Uff!
E se domattina abbiamo ancora un banco di nubi basse che impedisce il
decollo? E se il vento in quota è ancora troppo forte per volare? E di
nuovo, la finestra disponibile si gioca sull’ora!
Ingurgito la cena e mi ritiro in camera. Un consulto telefonico con i
colleghi mi conferma che il nuovo run dei modelli non ha mutato la
sequenza oraria dell’evoluzione meteo. Alle 23 guardo fuori dalla
finestra dell’Hotel Dufour e in controluce sui lampioni di
Gressoney-La-Trinité vedo stringhe di gocce che segnano la notte.
Imposto la sveglia alle due, mi butto sul letto e stacco il cervello,
cullato, nonostante tutto, dal fruscio delle acque del Lys ingrossato
dalla pioggia in corso.

Carta delle isobare al suolo (linee
bianche) e del geopotenziale alla superficie di 500 hPa (circa 5500 m,
scala di colore con anticicloni in giallo-arancio e depressioni in
verde-blu), ore 00 UTC di sabato 1° maggio 2015.
Un tenue ed effimero promontorio di alta pressione si inserisce tra una
perturbazione e l'altra, in un dinamico regime di correnti occidentali
temperate e variamente umide, garantendo una breve pausa di sereno
proprio nelle ore in cui si svolge il Trofeo Mezzalama (fonte: GFS -
Wetterzentrale).
Ore due di sabato due maggio, la musichetta del telefonino mi catapulta
nel momento più duro. Balzo dal letto e vado alla finestra: ancora acqua
stilla sotto il fascio luminoso dei lampioni. Certo sono le due, c’è
ancora tempo… Accendo il computer, attivo il wi-fi e consulto tutto
l’armamentario meteorologico che mi mette a disposizione la rete.
L’immagine satellitare all’infrarosso è la più rassicurante: il fronte
ha già superato le Alpi e questa pioggia deriva da un paio di nuclei
nuvolosi residui localizzati proprio tra Zermatt e Gressoney. Sembra
tutto in forte dinamica e dunque la previsione sembra rispettata. Ancora
non so che a poche decine di chilometri la pioggia notturna è stata
torrenziale e ha
inondato e danneggiato i paesi alla frontiera tra Svizzera e Francia,
sul Lago di Ginevra. Ancora un’occhiata all’ultima corsa del modello
regionale: tutto confermato, schiarite in progressione entro poche ore e
finestra asciutta e ventosa fino al primo pomeriggio.
Mi vesto e alle tre sono nella hall dell’hotel, gran fermento, atleti
che fanno la loro colazione bilanciata, zaini, sci scarponi ammassati,
ma soprattutto facce più distese e speranzose: qualcuno esce fuori e
vede che non piove più. E’ ancora tutto bagnato e lucido di pioggia, ma
il cielo pare essersi sgravato. Poco dopo ecco il direttore Favre… non
pare abbia dormito granché, ma inizio a dargli buone notizie mentre
beviamo un lungo caffè. Usciamo fuori alle tre e mezza e tra la
cumulaglia compaiono le prime stelle. Arrivano le chiamate radio dai
rifugi, il Sella, il Mantova confermano: sta ovunque schiarendo
rapidamente e soffia aria da nord-ovest. Respiro di sollievo. Le
prime occhiate sono positive, sembrano dire: dài, t’è andata bene.
Qualcuno si lancia in un “C’avete azzeccato, si apre!”.

2 maggio 2015, Gressoney-La Trinité, ore
4:30: il falò in attesa della partenza
(foto Ferrari).

2 maggio 2015, Gressoney-La Trinité, ore
5:30:
sotto un cielo divenuto rapidamente stellato, si parte!
(foto Ferrari)
Alle quattro e mezza tutti in piazza a Trinité, un bel falò rischiara la
notte umida e stillante, mentre lo speaker annuncia ai quasi mille
atleti carichi d’adrenalina che il tempo migliora come da attese e si
partirà regolarmente. Tengo d’occhio il cielo, chiarori ad oriente, vedo
le prime vette innevate. Telefono ai colleghi che mi mandino
aggiornamenti: ai 3488 m di Plateau Rosa meno quattro e vento sui 50
km/h. Cinque e trenta, colpo di partenza! Come una mandria in fuga, i
mille partono facendo tremare l’asfalto, sci sul sacco, la prima neve
marcia di pioggia la incontreranno qualche centinaio di metri più a
monte, all’inizio delle piste. E’ fatta, ma ora c’è da risolvere il volo
di controllo sicurezza. Adriano cammina rapido dietro gli ultimi atleti,
e ci portiamo alla piazzola elicottero: albeggia, i banchi di nebbia
residua ci sono, ma non in fondovalle: sono veli abbarbicati alle vette
attorno ai tremila metri, ma c’è pure il vento previsto, che li modifica
continuamente, apre squarci nei quali il velivolo si infiltra rapido,
portandosi in breve sul Naso del Lyskamm.

2 maggio 2015: dalle pendici glaciali del Castore, ultimi residui
nuvolosi all'alba in direzione del Rifugio Quintino Sella e della bassa
Val d'Aosta
(f. Stefano Jeantet - Alexis
Courthoud, da
pagina
facebook Trofeo Mezzalama).

Immagine satellitare nel canale infrarosso, ore 11:32 locali del 2
maggio 2015: il fronte nuvoloso che ha recato piogge copiose il 1°
maggio (anche alluvionali sui versanti svizzeri e francesi del Monte
Bianco) è ormai sui Balcani (1) e una breve parentesi di sereno si
sviluppa sulle Alpi (nel cerchio la posizione del Monte Rosa) prima di
un nuovo rannuvolamento, dal pomeriggio, dovuto a una successiva
perturbazione dalla Francia (2), ormai alle porte (NOAA -
Univ. Dundee,
UK).
Luce rosata sulle vette, ombra azzurrina sulle nevi, nero in fondovalle.
Turbolenze e schiaffi da vento, ma il pilota manovra come in un
videogioco, consentendo al Favre di scrutare gli anfratti glaciali, le
corde fisse, le paline segnaletiche, la scalinatura nel ghiaccio
fortunatamente rimasta scoperta dalla neve fresca. Dal plexiglass,
seduto lì a oltre quattromila metri al cospetto delle più eccelse vette
alpine, vedo ancora nell’ombra gli abissi glaciali sul versante
elvetico, appena offuscati da drappeggi di nebbie in dissolvimento.
Penso che lì davanti a me, in un fiume d’aria atlantica a dieci gradi
sottozero, si stanno risolvendo tutte le equazioni differenziali dei
processi fisici che i nostri modelli cercano di simulare nei
supercomputer. C’è una certa magia nel vedere come ci si sia così
avvicinati alla comprensione dell’atmosfera, ma quella vastità di
dimensioni nella quale galleggio sospeso a un’ala rotante, quella
frattalica geografia montuosa fatta di infiniti dettagli di roccia e di
ghiaccio, ognuno dei quali genera una turbolenza, un ostacolo al flusso
dell’aria, mi mettono davanti la complessità del mondo reale che ancora
spaventa di fronte alle semplificazioni concettuali introdotte nei pur
complicati software attivi in asettici centri di elaborazione dati così
lontani da questo severo paesaggio. Mi distraggo troppo e dimentico di
fissare i punti di riferimento topografici, così il ballo indiavolato
nel vento, le botte delle raffiche e le giravolte del pilota per
osservare al meglio il percorso, mandano in tilt i miei otoliti e monta
la nausea. Il mio sacchettino da vomito aeronautico che avevo
saggiamente portato con me in previsione di un volo turbolento si rende
utile… Si rientra, missione compiuta, metto volentieri i piedi a terra
con lo stomaco aggrovigliato.

Gli atleti sul Canale dell'Aquila, che
adduce verso il Naso del Lyskamm, tra i passaggi più tecnici dell'intero
percorso (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud,
da
pagina facebook Trofeo Mezzalama).

Sulle creste del Monte Rosa il mattino è
soleggiato ma l'atmosfera è pur sempre severa, tra sbuffi di tormenta e
raffiche di vento a 50-80 km/h. Al vicino osservatorio del Plateau Rosa
(3488 m) la temperatura alle ore 9 è di -5 °C, a 4200 m si sfiorano i
-10 °C e l'effetto di raffreddamento da vento («wind chill») sulla pelle
è di circa -23 °C
(f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud, da
pagina
facebook Trofeo Mezzalama).

Verso la vetta del Castore (4228 m, punto
più elevato del percorso), alla sommità dei cumuli che si sviluppano
durante il mattino (f. Stefano Jeantet - Alexis Courthoud,
da
pagina facebook Trofeo Mezzalama).

Le ampie schiarite in atto sul Monte Rosa
al mattino del 2 maggio 2015, con la gara in pieno svolgimento, viste da
Gressoney-La Trinité. La vetta più alta a destra è il Castore (f. L.
Mercalli).

Ore 12: all'arrivo delle prime squadre
femminili al traguardo di Cervinia, i primi cumuli stratificati della
nuova perturbazione cominciano ad avvolgere i fianchi del Cervino
(da
pagina facebook Trofeo Mezzalama).

Ore 16: come atteso, le premiazioni si
svolgono sotto un cielo ormai coperto e con le prime gocce di pioggia.
Meraviglie della modellistica numerica applicata all'atmosfera... (da
pagina
facebook Trofeo Mezzalama).
Le
prime cordate dei fortissimi sono già oltre i 2500 metri, il sole
illumina la valle di vivida luce primaverile, la pioggia di poche ore
prima è già un ricordo. Atmosfera onirica? Alle 10 e 40, cinque ore e
dieci minuti dopo la partenza, la prima squadra di alpini italiani
toccherà il traguardo di Cervinia sotto un sole sfolgorante, dopo aver
combattuto con una fastidiosa tormenta. Oltre sei ore più tardi, a
pomeriggio inoltrato, sotto un cielo via via più fosco, giungerà
l’ultima squadra, mentre sul palco della premiazione staranno già
cadendo le prime gocce di pioggia della nuova perturbazione atlantica.
La finestra si è chiusa, le dieci ore del Mezzalama 2015 sono scadute.
Abbiamo vinto tutti, gli sciatori indomabili, ma pure migliaia di
tecnici, ricercatori e operatori che in tutto il mondo fanno funzionare
ogni giorno il complesso sistema delle previsioni meteo.
Per riguardare la cronaca della gara
Evoluzione della stagione nevosa 2014-15 sul Monte Rosa
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