EVENTI METEOROLOGICI 
NEVOSI PENSIERI
La nevicata del 13-14 dicembre 2001

di Luca Mercalli -  16 dicembre 2001
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Venerdì 14 dicembre, mattino
La luce è grigia sotto un tetto di nimbostrati nevosi. Cade ancora qualche fiocco, ma va ad esaurire. 

Mi vesto in fretta e in cortile misuro ventiquattro centimetri. Osservo le tracce dei camminamenti notturni ammorbidite e coperte dalla nuova neve. Temperatura così negativa che vola via con un soffio. Si spala che è un piacere. Pettirossi negli anfratti, il gatto fa loro la posta e poi ne prende uno.

Passeggiata nevosa, bellissima. Tutto coperto, tetti, comignoli, orti, abeti, cassonetti dei rifiuti, macchine (come mi disturbano, specie quelle tutte pulite appena uscite dai garage, rovinano un pezzo della fiaba, e di solito ai conducenti non solo nulla importa del bel paesaggio invernale, ma pure lo maledicono, si scivola, le catene, che seccatura, e poi, il sale, oddio, il sale, corroderà mica la carrozzeria?)

      

Eppure è così importante la neve, ma solo per chi ha fantasia e la coltiva. Lo disse anche Calvino in “ Marcovaldo ovvero Le stagioni in città”, pubblicato nel 1963 (a fine gennaio ci fu tra l’altro un’ondata di freddo, a Torino –11 C):

«Marcovaldo sentiva la neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua vita»

Ora c’è un cielo grigio luminoso, si vede il disco solare, è Altostratus translucidus.

 A mezzogiorno il velo di nubi si dirada, lentamente, e apre qualche chiazza d’azzurro verso nord. Scendo a comprare il giornale nella piazza della frazione, a quota 350 metri il manto è un po’ meno spesso, circa 18 cm. Squilla il telefonino: c’è un altro articolo da scrivere, sul “buran”.

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