| La zona tirrenica 
          del Centro-Nord continua a essere interessata da nubifragi di notevole 
          intensità, in grado di generare inondazioni-lampo con pesanti danni. 
          Il periodo tra ottobre e novembre è fortemente a rischio per questo 
          genere di fenomeni su tutta l'area mediterranea. Infatti le celle 
          temporalesche che si generano per l'arrivo dei primi fronti perturbati 
          atlantici con masse d'aria più fresca o fredda traggono più energia 
          dal vapore acqueo disponibile al di sopra di una superficie marina 
          ancora tiepida. Quando è presente un flusso di vento molto intenso in 
          quota tali eventi possono rigenerarsi per più ore sulle stesse zone 
          apportando quantità di precipitazione di notevole entità in poche ore. 
          Tra ottobre e novembre 2011 si inseriscono in questo contesto l'evento 
          di Roma del 20 ottobre, l'evento dello Spezzino e Lunigiana del 25 
          ottobre, di Genova del 4 novembre, di Napoli del 6 novembre, dell'Elba 
          del 7 novembre e ancora i fenomeni che si osservano nel corso di 
          martedì 8. Invece nei mesi invernali le acque marine più fredde 
          inibiscono in parte i fenomeni più violenti. L'ondata di 
          maltempo iniziata venerdì 4 novembre 2011 con un nubifragio monsonico 
          su Genova è stata attivata in una prima fase da una vasta depressione 
          atlantica (QUINN), che ha esteso la sua saccatura sul Mediterraneo 
          occidentale, attivando un intenso flusso meridionale e perturbato 
          verso le Alpi e l'Appennino ligure, con l'innesco di un temporale 
          stazionario e rigenerante di straordinaria intensità sul capoluogo 
          ligure (si veda 
          l'articolo già pubblicato su Nimbus Web).  Dalla 
          depressione principale QUINN si è originato un secondo minimo di 
          pressione intorno alle Baleari (ROLF), che è evoluto in modo autonomo 
          come depressione mediterranea e ha esteso l'ondata di maltempo a tutto 
          il Nord-Ovest, provocando crisi moderate anche sul Piemonte nel corso 
          della giornata di domenica 6 novembre. 
          
           
          L’analisi isobarica al suolo che la denominazione dei sistemi 
          anticiclonicie depressionari dell’Istituto 
          di Meteorologia dell’Università di Berlino.
 Lunedì 7 
          novembre la depressione mediterranea Rolf si è allontanata dal Nord 
          Italia e ha iniziato a colmarsi, poi nella serata ha ripreso vigore.
           Normalmente la 
          ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale si attiva come conseguenza di 
          irruzioni di aria fredda, spesso sottovento ai Pirenei o nell'area 
          delle Baleari, come è accaduto con l'iniziale formazione di Rolf. Con 
          il tempo, se la depressione non viene più alimentata, questa tende 
          gradualmente a perdere forza ed energia fino a colmarsi.  Nella sua 
          seconda fase di attività (dalla sera di lunedì 7) Rolf ha attinto 
          nelle condizioni di instabilità convettiva e nella condensazione 
          dell'aria umida marina, con liberazione di grandi quantità di calore 
          latente, l'energia sufficiente per riattivarsi, proprio come avviene 
          nella genesi dei cicloni tropicali. L'approfondimento della pressione 
          in questo caso è stata favorita infatti dall'azione convergente e 
          rotatoria dell'aria e dai moti ascensionali, che determinano una 
          diminuzione sempre più marcata della pressione nel centro della 
          colonna, con aumento della forza di gradiente. Proprio come un uragano tropicale, Rolf si presenta dalla sera di 
          lunedì 7 come una successione di celle convettive che vanno a formare 
          il sistema nuvoloso corrispondente a una banda spiraliforme di cumuli 
          e cumulonembi intorno al minimo di pressione, zona sgombra di nubi e 
          denominata "occhio del ciclone".
 
           
          Nell’immagine satellitare al visibile è ben evidente l’ammasso 
          nuvolosospiraliforme costituito in buona parte da una sequenza di 
          celle temporalesche,
 intorno al minimo di pressione più sgombro dalle 
          nubi.
 Ciò non 
          significa che Rolf acquisisca intensità paragonabili agli uragani 
          delle delle zone tropicali in senso stretto, dove l'acqua marina più 
          calda con temperature di circa 26.5 °C per almeno 50 m di profondità 
          gioca un ruolo importante, tuttavia Rolf mostra comunque venti 
          superiori ai 100 km/h e toccherà terra entro la sera di martedì 8 
          novembre sul dipartimento francese del 
          Var, dove sono state disposte 
          evacuazioni ed è in atto la Vigilanza di
          
          MeteoFrance.    
          La rotazione dei venti antioraria intorno all’occhio del ciclone Rolf: 
          la massima intensità della tempesta è attesa sul Var in Francia (carta 
          di previsione del vento medio a 10 m, del
          
          Lamma Toscana). 
           
          La mareggiata ad Imperia nella giornata dell'8 novembre 2011 (foto 
          Ivan Valente). Ci si domanda dunque se i cambiamenti 
          climatici globali possano già influire sulle strutture meteorologiche 
          che generano precipitazioni intense. La risposta non è semplice, in 
          quanto per definizione la statistica dei fenomeni rari non permette di 
          rilevare una tendenza se non allorché il campione di eventi "nuovi" si 
          sia sufficientemente esteso nel tempo. Preso singolarmente un singolo 
          evento meteorologico estremo rientra nella variabilità climatica 
          locale e non permette banali attribuzioni al riscaldamento globale, ma 
          è chiaro che l'aumento termico planetario può in qualche misura 
          favorirli e solo la continua osservazione potrà via via estrarre il 
          segnale climatico di cambiamento anche sulle piogge intense, che per 
          ora è molto tenue. 
          
           
          L'anomalia di temperatura superficiale del Mediteranneo l'8 novembre 
          2011: si noti l'estesa area con 2-3 gradi sopra la norma tra le 
          Baleari e il Golfo del Leone, proprio dove nelle ultime ore ha ripreso 
          vigore il ciclone Rolf (fonte:
          
          GNOO-INGV). 
           A 
          30 m di profondità l'anomalia termica sul Golfo del Leone appare 
          ancora più pronunciata che in superficie, facendo presagire un'elevata 
          disponibilità energetica per la depressione Rolf (fonte:
          
          GNOO-INGV). Rolf non è la prima depressione 
          mediterranea che evolve in ciclone simil tropicale (Tropical 
          Like Cyclone, TLC), ma i casi del passato hanno riguardato 
          prevalentemente zone più meridionali e calde del Mediterraneo. Proprio in queste ore giunge notizia 
          che il Satellite Service Division (SSD) della NOAA ha classificato 
          questo sistema come 
          tempesta 
          tropicale 01M. |