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7-9 GENNAIO 2018: SCIROCCO CALDO, PIOGGE RECORD
E VALANGHE SULLE ALPI OCCIDENTALI


SMI/Redazione Nimbus - 10 gennaio 2018
 


Il periodo tra fine dicembre 2017 e inizio gennaio 2018 è stato molto mite e umido sulle Alpi, segnato in una prima fase da tempeste atlantiche con forti venti occidentali, copiose precipitazioni e valanghe sulle zone di confine con Savoia e Svizzera (giorni dal 27 dicembre al 4 gennaio), poi da un'intensa sciroccata che ha causato un marcato sbarramento da Sud-Est, piogge da record soprattutto sui rilievi torinesi, tepori anomali, grandi nevicate ma solo oltre i 1400-1700 m e altre valanghe (7-9 gennaio).



Gressoney-La Trinité (1650 m, Monte Rosa) sotto l'intensa nevicata "sciroccale" dell'8 gennaio 2017. Appena più a valle la precipitazione è avvenuta quasi interamente in forma piovosa, con caratteristiche più autunnali o primaverili
che invernali (f. Roberto Cilenti).
 

A Torino la prima decade di gennaio 2018, con una temperatura media di 6,8 °C (3,8 °C sopra la norma) è stata la più tiepida dall'inizio delle misure nel 1753, sebbene molto simile ai recenti casi del 2013 (Tmed 6,4 °C) e del 2015 (6,7 °C), a conferma dell'incalzante tendenza all'aumento delle temperature invernali.


La prima decade di gennaio 2018 è stata particolarmente mite in quasi tutta Europa, con anomalie termiche tra +2 e +4 °C in Italia, ma eccezionalmente fino a oltre +10 °C tra la Russia e parte dell'Artico (fonte: Weatherbell).
 

La frequenti precipitazioni susseguitesi dal 27 dicembre 2017 al 9 gennaio 2018, dapprima più intense sulle zone di confine con Francia e Svizzera, e poi sui rilievi più vicini alla pianura piemontese, hanno totalizzato: 77 mm a Torino-centro,
139 ad Aosta-aeroporto, 156 a Bardonecchia, 241 a Oropa, 307 a Courmayeur e 423 mm a Balme.
 

1-4 gennaio 2018: tempeste da Ovest, pioggia a 2000 m
e valanghe sui confini alpini

Nei primi giorni del 2018, così come già a fine dicembre 2017, continue perturbazioni da Nord-Ovest hanno reso il tempo molto dinamico: le precipitazioni più copiose hanno riguardato le montagne di confine con Francia e Svizzera, dove talora il limite pioggia-neve è salito fin sopra i 2000 m, situazione anomala che in questi inverni si osserva sempre più spesso.

In particolare la stazione di Courmayeur-Dolonne (rete Centro Funzionale Reg. Valle d'Aosta) ha ricevuto 187 mm di pioggia e neve fusa dal 27 dicembre al 4 gennaio, quantità rara per la zona.

Ai 2000 m di Cervinia proprio al mattino del 4 gennaio il manto nevoso totale ha toccato i 192 cm, e la chiusura precauzionale della strada per il pericolo di valanghe ha isolato diecimila turisti fino al mattino del 5.

In alta Val Susa, sempre il giorno 4, una grande valanga ha sfiorato Rochemolles, frazione di Bardonecchia a 1600 m, interamente evacuata.

Degna di nota inoltre la violenta tempesta di vento da Ovest che il 3 gennaio ha fatto registrare velocità fino a 200 km/h sulle creste più elevate (stazione ARPA Piemonte in cima alla Gran Vaudala, 3272 m, Gran Paradiso).

Immagini della grande valanga che la sera del 4 gennaio ha sfiorato Rochemolles, frazione di Bardonecchia (f. Luca Mercalli).
La slavina è giunta dapprima con una massa di neve polverosa, associata a un potente "soffio" (spostamento d'aria) che ha abbattuto parte del bosco di larici sul versante opposto sopra la strada (immagine qui sopra), poi con ampie colate di neve umida, di tipo primaverile, che hanno lambito la chiesa, la prima casa del paese (immagine in alto), e il cimitero, colmando il vicino fondovalle del Rio Rochemolles (immagine al centro).
Non si sono avute vittime né feriti, ma la borgata, già danneggiata gravemente in passato da altri episodi (nel 1706 l'abitato subì gravi danni, e alcune case vennero distrutte anche nel 1961), è stata interamente evacuata.
 

7-9 gennaio 2018: scirocco tiepido e tempestoso,
piogge e temporali eccezionali per l'inverno alpino,
molta neve solo in quota

Mentre nei giorni intorno a Capodanno, con le correnti da Nord-Ovest, le medie e basse valli piemontesi - sottovento alla cresta principale delle Alpi - hanno ricevuto solo modeste quantità d'acqua, tra il 7 e il 9 gennaio lo sbarramento di venti forti e umidi da Sud-Est (scirocco) collegati alla depressione mediterranea "Dora" ha generato precipitazioni intense, prolungate e spesso di eccezionale abbondanza per i mesi invernali, di solito freddi e piuttosto asciutti.

Analisi della pressione e dei fronti al suolo alle h 00 UTC del 9 gennaio 2018: la depressione "Dora" di fronte alla Costa Azzurra sospinge un forte scirocco verso le Alpi, mentre l'avvicinarsi del fronte freddo, in evoluzione a fronte occluso sul Piemonte, determina inconsueti temporali invernali (fonte: Istituto di Meteorologia, Università di Berlino).


Come di consueto con i flussi da Sud-Est, le maggiori quantità di precipitazione (totali > 200 mm) sono cadute tra i rilievi torinesi, la Val d'Aosta orientale e l'Ossola, con punte superiori a 350 mm sulle Valli di Lanzo e tra la bassa Valle del Lys e la Val Sesia (centro di scroscio a Corio - Pian Audi, 464 mm tra il 6 e il 9 gennaio).

Si è trattato di quantità del tutto inedite per l'inverno, tipiche più di un grande episodio piovoso di ottobre-novembre o aprile-maggio.

Ad esempio, a Balme (1450 m, Valli di Lanzo), località che dispone di una serie pluviometrica ininterrotta dal 1914, sono caduti 319 mm di pioggia e neve fusa nelle 48 ore tra le h 8 del 7 gennaio e le h 8 del 9 gennaio 2018, valore di gran lunga superiore al precedente primato invernale (trimestre dicembre-febbraio) di 185 mm misurati nello stesso intervallo di tempo tra le h 8 del 14 e le h 8 del 16 dicembre 2008.
Non solo, supera anche le quantità finora rilevate in tutte le sequenze invernali fino a 5 giorni consecutivi (fonte dati: socio SMI Gianni Castagneri, responsabile stazione meteorologica di Balme).

I cinque casi di precipitazione più copiosa in 2 giorni a Balme nel periodo invernale (trimestre dicembre-febbraio) dal 1914. Il caso del gennaio 2018 supera ampiamente i massimi precedenti.

Precipitazioni orarie e cumulate del 6-9 gennaio 2018 a Corio - Pian Audi (alto bacino del T. Malone, poco a Nord di Lanzo Torinese), centro di scroscio dell'evento. I rovesci più intensi (15-19 mm/h) si sono verificati tra il pomeriggio del 7 e la sera dell'8, e il totale ha raggiunto 464 mm. Fonte: ARPA Piemonte.


I forti rovesci (sotto forma di pioggia talora fino a 1700 m) hanno alimentato piene torrentizie che - pur senza aver causato straripamenti e danni - rappresentano una rarità e un'anomalia per il mese di gennaio, solitamente freddo e asciutto sulle Alpi, e un ulteriore indizio di cambiamento climatico, segnale di fenomeni che verosimilmente diverranno sempre più frequenti in futuro.

Livello della Stura di Viù a Germagnano, presso Lanzo Torinese, con il breve ma rilevante colmo di piena transitato nella tarda sera dell'8 gennaio 2018 quando sulla zona erano ormai caduti circa 350 mm di pioggia in 36 ore
(fonte: ARPA Piemonte).
 

Lo scirocco ha mantenuto temperature particolarmente elevate per la stagione.
La minima di 8,3 °C registrata il giorno 8 a Torino-via della Consolata (ARPA Piemonte) è una delle più alte mai rilevate in gennaio in assenza di foehn in città.

Ma, pur sotto le precipitazioni, durante i più marcati rinforzi del vento dal Mediterraneo, punte prossime a 10 °C si sono rilevate anche a quote intorno a 1000 m, come nel caso di Ala di Stura, con fluttuazioni peraltro molto marcate a seconda delle oscillazioni nell'intensità del vento e dunque della portata dell'avvezione calda entro le valli alpine (isoterma +3 °C a 850 hPa, circa 1500 m).

Andamento delle temperature ad Ala di Stura (1006 m, Valli di Lanzo) dal 5 al 9 gennaio 2018. Si noti il rapido addolcimento termico della notte tra il 7 e l'8, quando lo scirocco tiepido da Sud-Est è entrato in maniera più convinta nelle valli torinesi, confinando la neve per lo più sopra i 1600 m. Temporaneo raffreddamento nel primo pomeriggio dell'8 (con caduta di pioggia mista a neve), seguito da un nuovo brusco aumento della temperatura tra pomeriggio e sera fino a una massima di ben 9,9 °C, sotto rovesci torrenziali e vento impetuoso da valle
(fonte: ARPA Piemonte).
 

La neve è caduta solo a quote elevate, in media sopra i 1500-1700 m, ma oltre i 2000 m, dove la precipitazione è avvenuta sempre in forma nevosa, si è depositato oltre 1 m di neve fresca, con punte prossime o superiori a 2 m sulle Valli di Lanzo e tra la Valle del Lys e la Val Sesia, quantità simili a quelle che si erano osservate con l'episodio di metà dicembre 2008, durante il quale tuttavia la neve scese abbondante fino a 1200 m.

Le altezze totali della neve al suolo a fine evento hanno raggiunto valori talora decisamente insoliti, come i 187 cm di Salbertrand-Le Selle (1980 m, Val Susa, rete ARPA Piemonte), massimo nella serie dal 1991, o i 242 cm di Cervinia (rete CFR Valle d'Aosta), probabilmente un primato da almeno mezzo secolo, stando alle misure storiche alla vicina diga di Cignana, a quota appena più elevata (2170 m).

L'entità della nevicata ha fatto salire il pericolo di valanghe al livello 5 (molto forte), massimo sulla scala europea, tra le Alpi torinesi e il Monte Rosa: negli ultimi decenni era avvenuto solo, così estesamente, proprio a seguito della grande nevicata del dicembre 2008.

La sera di lunedì 8 gennaio una slavina ha investito un condominio a Sestriere (dove la neve totale al suolo ha raggiunto i 189 cm) senza tuttavia causare vittime o feriti, e altre valanghe hanno interrotto la viabilità nelle valli di Cogne (Epinel) e del Lys (Gressoney-St-Jean), così come - sul versante francese - a Bonneval-sur-Arc, piccolo paese rimasto isolato dal resto della Maurienne.

Qui sopra, tre immagini di Sestriere (Val Susa) sepolta dalla nevicata di circa 110 cm, che entro il mattino del 9 gennaio 2018 ha portato il manto totale al suolo a 189 cm (fonte dati: ARPA Piemonte; foto Lucia Caretti / La Stampa).
 

Due vedute di Balme (Valli di Lanzo) rispettivamente l'8 e il 9 gennaio 2018. Qui, a 1450 m, pioggia e neve si sono alternate, e a fine episodio si totalizzavano 56 cm di neve fresca, con spessore massimo della neve al suolo di 60 cm. Si tratta di valori in questo caso ordinari, ma riferiti a un manto nevoso completamente intriso d'acqua (data l'eccezionale precipitazione totale pari a 343 mm di pioggia e neve fusa) e pesantissimo (f. Gianni Castagneri).




La nevicata del 7-9 gennaio 2018 ha colpito con grande intensità anche le valli del Monte Rosa. Qui tre immagini del 10 gennaio nelle adiacenti frazioni di Gressoney-Stafal e D'Ejola (1850 m, alta Valle del Lys): allo storico osservatorio meteorologico di D'Ejola si è misurata un'altezza massima di 200 cm, avente tempo di ritorno medio di circa 10 anni (f. Roberto Cilenti).

La situazione appena più a valle, a Gressoney-La Trinité (1650 m), con circa un metro di neve umida al suolo, e le prime schiarite al mattino del 10 gennaio 2018 (f. Roberto Cilenti).


Carta del pericolo di valanghe del 9 gennaio 2018 sull'arco alpino (fonte AINEVA).
Livello 4 (forte) su tutte le Alpi occidentali, ma perfino 5 (molto forte) tra il Monviso, il Gran Paradiso e il Monte Rosa, massimo sulla scala europea.
 

8 gennaio 2018: una memorabile sera di tempesta

Memorabile, dal punto di vista meteorologico, la sera di lunedì 8 gennaio: al passaggio del fronte freddo, la fase perturbata ha toccato il culmine sul Nord-Ovest italiano con la formazione di numerosi temporali, dalle Alpi Liguri, al Torinese, all'Ossola (nonché, più a Est, in Lombardia e nel Bellunese il giorno seguente), fulmini e tuoni frequenti, pioggia dirotta sospinta da raffiche di vento tiepido sud-orientale a 70-100 km/h nelle zone vallive più esposte, talora perfino grandine, bufere di neve solamente in alta montagna, molte strade alpine chiuse per valanghe e torrenti in piena a fondovalle.

Il verificarsi di attività temporalesca in pieno inverno nel Torinese non è del tutto eccezionale, poiché altri casi (spesso perfino con neve in pianura) si ebbero il 28 gennaio 1806, il 21 gennaio 1910 e il 12 gennaio 1939, tuttavia l'insieme dei fenomeni sopra descritti costituisce un'atmosfera probabilmente inedita per la stagione invernale e per queste zone.

L'impetuoso scirocco che ha toccato l'apice dell'intensità la sera dell'8 gennaio 2018 ha causato danni sulle Alpi occidentali e le vicine pianure pedemontane, scoperchiando tetti e abbattendo alberi, come qui sopra, a Ceresole Reale in alta Valle Orco (f. Marco Rolando).

Carta delle fulminazioni registrate sul Nord-Ovest italiano tra le h 19 e le 21 locali dell'8 gennaio 2018 (fonte: www.lightningmaps.org).


Caldo record a Roma e Napoli

Oltre a portare precipitazioni fuori dal comune sulle Alpi occidentali, lo scirocco ha fatto salire le temperature a livelli straordinari per gennaio al Centro-Sud Italia.
In particolare, l'8 gennaio, Tmax di 20,2 °C a Roma-Fiumicino e 21,5 °C a Napoli-Capodichino, nuovi record per il mese nelle serie dal 1959 e dal 1946 rispettivamente.
Notevoli anche i 24,1 °C di Palermo-Punta Raisi, inferiori al primato storico (25,6 °C nel gennaio 1962), ma pur sempre sopra media di 9 °C.


RINGRAZIAMENTI

Un ringraziamento particolare a Gianni Castagneri, socio SMI e scrupoloso responsabile della stazione meteorologica di Balme (Valli di Lanzo), e a tutti gli autori che hanno prontamente inviato fotografie dell'evento in redazione.


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