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12 NOVEMBRE 2019: SCIROCCO IMPETUOSO,
MAREA ECCEZIONALE A VENEZIA E ALLUVIONI
AL SUD ITALIA CON LA DEPRESSIONE "DETLEF"

Daniele Cat Berro  / Redazione Nimbus, 15 novembre 2019
(con aggiornamenti del 28 novembre 2019)


 

Martedì 12 novembre 2019 l'intensa depressione battezzata "Detlef" dall'Istituto di Meteorologia dell'Università di Berlino, in lenta risalita dalla Sicilia verso il Tirreno con un minimo barico inferiore a 990 hPa, ha determinato sull'Italia tempeste di vento, piogge alluvionali al Sud (urban-flood a Matera), rabbiose mareggiate soprattutto sulle coste ioniche e salentine, e un eccezionale episodio di acqua alta a Venezia.

Venezia, martedì 12 novembre 2019: la cripta della Basilica di San Marco inondata (f. AGF, Agenzia Giornalistica Fotografica).



Carta di analisi della pressione e dei fronti al suolo, ore 18 UTC del 12 novembre 2019 (fonte: MetOffice). Il minimo barico di 989 hPa poco a Nord della Sicilia pilota furiosi venti di scirocco soprattutto tra lo Ionio e l'Adriatico, scatenando violente mareggiate e sollevando una straordinaria marea sulla laguna veneta (ma in generale su tutto l'alto Adriatico).
Tale ciclone mediterraneo è evoluto in maniera distinta rispetto a un precedente vortice che lunedì 11 novembre si è posizionato a ridosso delle coste algerine con caratteristiche di TLC = Tropical Like Cyclone ("cuore" caldo anziché freddo come solitamente avviene nelle normali depressioni extra-tropicali).


VENTI IMPETUOSI E MAREGGIATE: 188 KM/H IN SICILIA

Primo effetto delle due intense ciclogenesi ravvicinate è stato l'insorgere di impetuosi venti meridionali, da libeccio in Sicilia e da scirocco tra lo Ionio e l'Adriatico (in rotazione a maestrale in Sardegna il 12 novembre), con raffiche massime a 85 km/h a Venezia-Ist. Cavanis (ARPA Veneto), 91 a Reggio Calabria, 94 a Grottaglie (Taranto), 104 a Pantelleria e Capo Carbonara (Aeronautica Militare), ma fino a ben 188 km/h a Novara di Sicilia, sulle alture di Messina tra i Monti Nebrodi e Peloritani (valore più elevato mai registrato dalle stazioni della rete SIAS Sicilia installate nel 2002).

Rovinose mareggiate hanno colpito le coste con disagi e danni alla viabilità litoranea e a edifici e stabilimenti turistici in varie località, tra cui Agrigento, Messina, Metaponto, Gallipoli, Leuca, Porto Cesareo.

Adelfia (Bari): luminarie della festa patronale abbattute dal vento il 12 novembre 2019 (via pagina FB MeteOne Puglia e Basilicata).


PIOGGE INTENSE E PIENE FLUVIALI AL SUD ITALIA

Piogge estese e intense, ulteriormente esaltate da nuclei convettivi (temporali) e dallo sbarramento orografico a ridosso delle montagne hanno scaricato importanti quantità d'acqua in particolare sulla Sicilia e sui versanti ionici del Sud peninsulare: in due giorni (11-12 novembre), totali di 72 mm a Matera, 102 a Montescaglioso (MT), 117 a Caltanissetta, 119 a Gela (CL), 153 a Petronà (CZ), 155 a Petilia Policastro-Pagliarelle (KR), 164 a Caltagirone (CT), 315 a Linguaglossa-Etna Nord (CT) (Fonti: CFR regioni Calabria e Basilicata, SIAS Sicilia).

Piene fluviali e straripamenti hanno interessato svariati bacini idrografici, dalla Sicilia (esondazione del Platani a Ribera, Agrigento) alla Basilicata, dove si sono concentrati i danni più rilevanti.
Un'impetuosa urban-flood ha colpito il centro storico di Matera al mattino del 12 novembre, a seguito di una precipitazione non particolarmente abbondante, ma concentrata in breve tempo (36 mm/1 h secondo il pluviometro della Centro Funzionale Regione Basilicata).
 

Precipitazioni orarie e cumulate l'11-12 novembre 2019 a Matera: totale di 72 mm (quantità non eccezionale) ma in gran parte concentrati al primo mattino del 12 con massimo orario di 36 mm tra le h 07 e le 08 (fonte: Centro Funzionale e Protezione Civile Regione Basilicata).
 

VENEZIA: LA SECONDA PEGGIORE ACQUA ALTA
IN OLTRE UN SECOLO, DOPO L'EVENTO DEL 1966

L'effetto più appariscente dell'episodio perturbato è stata la straordinaria onda di marea che ha colpito Venezia e tutto l'alto Adriatico.

Dopo un primo  picco al mattino del 12 (127 cm sullo zero mareografico di Punta della Salute alle h 10:20, fonte Centro Previsioni e Segnalazioni Maree), che già ha determinato l'allagamento di parte della città e l'insolita inondazione della Basilica di San Marco, in serata la marea astronomica si è sfavorevolmente combinata con le forzanti meteorologiche (forte vento e passaggio del pronunciato minimo di pressione) nel determinare una seconda onda di marea, eccezionale e più elevata delle attese, con 187 cm registrati alle h 22:50.

Si tratta del secondo valore più elevato nella serie mareografica veneziana iniziata nel 1872, dopo la disastrosa "aqua granda" da 194 cm del 4 novembre 1966 (approfondimento su Nimbus 77).

All'intensità dell'episodio di marea ha contribuito la convergenza tra il forte scirocco in risalita dall'Adriatico e il vento in rotazione da Nord-Est sulle coste venete, fenomeno detto "scontratura".

Venezia durante e dopo l'eccezionale acqua alta e mareggiata
del 12 novembre 2019 (immagini da www.tviweb.it,
e pagina FB Comune di Venezia).


Andamento del livello di marea a Venezia - Punta della Salute dal 12 al 15 novembre 2019. Oltre al picco straordinario della sera di martedì 12, alte maree sostenute si ripetono pure nei giorni seguenti a causa del persistente scirocco. Notevoli, infatti, anche i 154 cm delle h 11:40 del 15 novembre,
al 7° posto tra gli episodi più rilevanti in oltre un secolo
(Fonte dati: Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, Comune di Venezia).


Il transito di un pronunciato minimo di pressione di 987,5 hPa attorno alle h 22 del 12 novembre 2019 ha contribuito alla straordinaria marea di tempesta (storm surge) a Venezia, in fase con il forzante astronomico
(Fonte: Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, Comune di Venezia).

 

Non ci dilunghiamo nel commento dei gravissimi danni (oltre alle due vittime, a Pellestrina, VE) che la mareggiata e l'inondazione ha determinato al patrimonio edilizio, storico e culturale della città, colpendo anche le limitrofe zone litoranee e lagunari, da Rimini, a Chioggia, a Lignano, fino a Trieste, dove al mattino di mercoledì 13 novembre è stata parzialmente invasa Piazza Unità d'Italia, ma facciamo qualche riflessione sul contributo dell'aumento del livello marino medio a episodi di questo tipo.

13 novembre 2019: devastazione di capanni di pescatori nella Sacca degli Scardovari (Delta del Po) dopo la mareggiata e l'alta marea eccezionale della sera precedente (Fonte: Rovigo in diretta).




Piazza Unità d'Italia a Trieste, inondata il 13 novembre 2019 (Fonte: Il Piccolo).

 
CAMBIAMENTI CLIMATICI E SUBSIDENZA DEL SUOLO
RENDONO PIU' PROBABILI MAREE ECCEZIONALI

(aggiornamento al 28 novembre 2019)

L'acqua alta è un fenomeno normale e naturale per Venezia, tuttavia la sua frequenza sta rapidamente aumentando, mettendo a rischio la vita quotidiana, le strutture e l'economia della città.

Considerando i casi con livello >=110 cm, ovvero quelli che determinano l'allagamento del 12% della città, si è passati da 2-8 episodi al decennio tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento, fino ad arrivare a oltre 50 casi al decennio dagli Anni Duemila! In particolare, il decennio 2010-19, ancora incompleto, ne ha contati ben 86, includendo i 17 episodi registrati nel 2019 fino al 28 novembre (il record annuale è di 18 episodi nel 2010).

Come ben visibile nel grafico sotto, l'infittirsi degli eventi di acqua alta (colonne azzurre) procede parallelamente all'aumento del livello marino medio (linea rossa), determinato dalla somma di due fattori:

- incremento delle acque marine dovuto ai cambiamenti climatici (eustatismo), tramite la fusione dei ghiacciai e la dilatazione termica dell'acqua divenuta più calda (di circa 1 °C nell'ultimo secolo nell'alto Adriatico, secondo un recente studio di Fabio Raicich e Renato R. Colucci del CNR-ISMAR di Trieste);

- subsidenza (abbassamento) del suolo lagunare per cause naturali (lenta compattazione di sedimenti) e antropiche (forte emungimento di acqua dalle falde per scopi industriali nella zona di Marghera, fenomeno culminato negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento).



Conteggio annuo e decennale dei casi di acqua alta >=110 cm a Venezia - Punta della Salute dal 1872, e confronto con l'aumento del livello marino medio (linea rossa nel grafico più in alto) dovuto al riscaldamento globale e alla subsidenza del suolo. Il conteggio annuo nel primo grafico si ferma al 2018, quello decennale nel secondo include i 17 episodi finora registrati nel 2019
(Fonte: Centro Previsioni e Segnalazioni Maree, Comune di Venezia).

 

Quanta parte hanno giocato i due fattori nel far perdere quota alla superficie di Venezia rispetto al livello dell'Adriatico?

Secondo le misure mareografiche (oggi coordinate da ISPRA - Area Maree e Laguna) dal 1900 a Venezia il mare ha guadagnato circa 35 cm in altezza, aumento attribuibile per circa il 60% all'abbassamento del suolo (cause naturali + antropiche) e per il rimanente 40% circa al contributo climatico.

Seppure attenuato rispetto ai decenni centrali del Novecento, la subsidenza del suolo è tuttora un fattore importante, quantificato con misure GPS in 3,3 mm/anno nella zona di Venezia (vedi Vecchio et al., 2019, sulla rivista "Water").

A ciò va aggiunto un incremento eustatico (cause climatiche) dell'ordine di 4,5 mm/anno nell'alto Adriatico (Trieste, media periodo 1992-2016 secondo lo "Studio conoscitivo dei cambiamenti climatici e di alcuni loro impatti in Friuli Venezia Giulia").

Nell'ultimo mezzo secolo il livello marino medio a Venezia è aumentato di oltre 10 cm, per cui se oggi dovesse ripetersi l'eccezionale concorso di fattori astronomici e meteorologici che si ebbe il 4 novembre 1966 si avrebbe una marea ben superiore a 2 metri (rispetto ai 194 cm misurati all'epoca), con effetti ancora più drammatici.

Si tratta di scenari che si avvereranno nel corso di questo secolo con l'inesorabile aumento dei livelli oceanici dovuto al riscaldamento globale (grafico qui sotto).

Previsioni di aumento del livello marino medio globale fino al 2300,
dal rapporto speciale IPCC
su oceani e criosfera (settembre 2019).
In azzurro lo scenario auspicabile di decarbonizzazione (RCP 2.6), in rosso lo scenario peggiore, senza riduzione delle emissioni serra (RCP 8.5), e relative bande di probabilità intorno alla media degli scenari (linee spesse). Le linee tratteggiate dopo il 2100 indicano il minore livello di affidabilità della previsione.
In assenza di politiche climatiche (rosso) si avrebbero incrementi di livello prossimi o anche superiori a 1 m nel 2100, a 2 m nel 2200 e 3 m nel 2300.
Un'evoluzione che ridisegnerebbe la geografia delle zone costiere di tutto il mondo, costringendo all'emigrazione centinaia di milioni di persone con enormi ripercussioni sociali, sanitarie e geopolitiche.


Verso il 2100, maree come quella del 12 novembre 2019 a Venezia potranno verificarsi decine di volte all'anno, fino a divenire la normalità, il nuovo livello marino medio, inondando in maniera pressoché permanente le zone abitate da centinaia di migliaia di persone lungo l'alto Adriatico. Il problema è peraltro globale...


NEL MONDO, MEZZO MILIARDO DI PERSONE
ESPOSTE ALL'AUMENTO DEI LIVELLI MARINI
ENTRO FINE SECOLO

Nuove simulazioni, eseguite grazie a un più accurato modello altimetrico digitale, triplicano le precedenti stime della popolazione esposta all’aumento dei livelli marini in questo secolo: anche in uno scenario a basse emissioni, e senza considerare il futuro aumento demografico, nel 2100 circa 190 milioni di persone nel mondo potranno essere soggette a inondazione permanente dal mare, e 350 milioni almeno una volta all’anno in caso di alte maree straordinarie; numeri che salirebbero a 340 e 500 milioni se non limiteremo i gas serra. Come indicano Scott Kulp e Benjamin Strauss, autori di questo studio sulla rivista Nature (New elevation data triple estimates of global vulnerability to sea-level rise and coastal flooding), le comunità costiere “devono prepararsi a un futuro molto più difficile di quanto noto finora”.


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