RAPPORTO SPECIALE IPCC SU OCEANI E CRIOSFERA:
NEL 2100, SCOMPARSA DI UN TERZO DEL GHIACCIO MONDIALE, DI QUASI TUTTO IL
GHIACCIO ALPINO,
E OCEANI PIU' ELEVATI DI UN METRO
25.09.2019
- SMI/Redazione Nimbus
Mercoledì 25 settembre 2019 l'Intergovernmental
Panel on Climate Change (IPCC) ha diramato il nuovo
rapporto
speciale "The Ocean and Cryosphere
in a Changing Climate", dedicato agli impatti dei
cambiamenti climatici su oceani e ghiacciai globali.
Il rapporto - che
segue quelli su
1,5 °C di riscaldamento globale (ottobre 2018), e su
suoli, territorio e produzione alimentare (agosto 2019), conta
1170 pagine, è stato preparato da 104 autori principali e revisori
provenienti da 36 Paesi, che hanno analizzato i risultati di 6981
pubblicazioni scientifiche.
Riassunto per i decisori politici.
Comunicato stampa dell'IPCC tradotto dal Focal Point per
l'Italia.
Domande e risposte, a cura di
IPCC Focal Point
Italia e CMCC.

In base alla vastissima letteratura
scientifica ad oggi disponibile, il rapporto descrive i massicci
cambiamenti già osservati nell'insieme dei ghiacciai e degli oceani
mondiali, e le conseguenze sul ciclo idrologico in terraferma, sugli
ecosistemi artici, montani e marini. Descrive inoltre le previsioni per
il XXI secolo e oltre, delineando un quadro preoccupante per gli
assetti del sistema-Terra da cui la sopravvivenza dell'umanità dipende.
Alcune informazioni fondamentali tratte dal
rapporto (elenco non esaustivo).
Cambiamenti osservati
- Nel periodo
2006-2015 la Groenlandia e l'Antartide hanno perso in
media, rispettivamente, 278 e 155 miliardi di tonnellate (Gt,
gigatonnellate) di ghiaccio all'anno, contribuendo all'aumento dei
livelli marini per 0,77 e 0,43 mm/anno.
Nel 2007-2016 le perdite di massa glaciale rispetto al 1997-2006 sono
raddoppiate in Groenlandia e triplicate in Antartide.
- Gli altri ghiacciai del mondo (catene montuose, incluse le
Alpi) hanno perso in media 220 Gt/anno di ghiaccio, pari a un
incremento di livello marino di 0,61 mm/anno.
- Nello stesso
periodo l'insieme dei ghiacciai del pianeta ha perso dunque circa
650 miliardi di tonnellate di ghiaccio/anno, con contributo
all'aumento dei livelli oceanici di 1,8 mm/anno, metà dell'incremento
totale osservato di 3,6 mm/anno (cui contribuisce anche la
dilatazione termica dell'acqua divenuta più calda).
- L'estensione della
copertura nevosa in giugno nella terraferma artica è diminuita
del 13,4% al decennio nel periodo 1967-2018, pari a una riduzione
totale di 2,5 milioni di km2 (8 volte la superficie
dell'Italia).
Estensione, spessore e durata del manto nevoso sono ovunque in
diminuzione a causa delle temperature più elevate, specie a bassa
quota.
- I suoli a
permafrost si sono riscaldati in media di 0,29 °C tra il 2007
e il 2016. Essi immagazzinano 1460-1600 miliardi di tonnellate di
carbonio, quantità doppia rispetto a quella contenuta in atmosfera, e il
cui rilascio nell'aria dovuto allo scongelamento del suolo favorisce l'ulteriore
aggravamento dell'effetto serra antropogenico (feedback positivo).
- la banchisa
artica in settembre (minimo annuo) si è ridotta in estensione del
12,8% per decennio tra il 1979 e il 2018, delineando cambiamenti
senza precedenti almeno nell'ultimo millennio.
- la banchisa antartica, soggetta a forte variabilità
interannuale e tra una regione e l'altra, nel medesimo periodo invece
non ha mostrato tendenze significative.

Le
concitate fasi di approvazione del rapporto
(20-23 settembre 2019, Principato di Monaco).
- gli oceani hanno
assorbito oltre il 90% del calore in eccesso accumulatosi nel
sistema climatico per effetto del forzante antropogenico; inoltre hanno
assorbito il 20-30% delle emissioni antropiche di CO2
dagli Anni 1980, acidificandosi.
- le ondate di caldo "marino" estremo (99° percentile della
temperatura media giornaliera dell'acqua) sono divenute più lunghe e
raddoppiate in frequenza dal 1982 al 2016.
- i livelli oceanici globali sono aumentati di 16 cm tra il 1902 e il
2015, con forte accelerazione recente (da 1,4 mm/anno nel 1902-1990
a 3,6 mm/anno nel 2006-2015).
- nell'Atlantico l'altezza delle onde più alte è aumentata di circa 1
cm/anno nel 1985-2018, favorendo (insieme all'aumento del livello marino
medio)
più inondazioni e danni lungo le coste durante le tempeste.
- i cambiamenti
climatici antropogenici hanno aumentato l'intensità dei venti, delle
piogge e delle maree di tempesta durante i cicloni tropicali, e
(sebbene con minore livello di confidenza) possono aver contribuito a
una maggiore proporzione dei cicloni più violenti, di categoria 4-5,
tendenza di cui ci sono crescenti evidenze negli ultimi decenni.
- la riduzione della
copertura di ghiaccio (marino e di terraferma) e l'aumento delle
temperature oceaniche hanno determinato importanti alterazioni negli
ecosistemi (quantità e distribuzione delle specie, assetto dei
servizi ecosistemici...).
Cambiamenti previsti
Tutti questi fenomeni
sono attribuibili alle forzanti antropiche del clima con
confidenza elevata / molto elevata, e sono destinati a peggiorare in
futuro, tanto più rapidamente e massicciamente quanto più si prolungherà
l'attuale modello economico ad elevate emissioni serra. In
particolare:
- Nelle zone al di fuori di Antartide e Groenlandia, tra il 2015 e il
2100 si attende una ulteriore riduzione di volume glaciale tra il 18%
(scenario di decarbonizzazione
RCP 2.6) e il 36% (scenario "business-as-usual"
RCP 8.5), corrispondenti ad aumenti di livello marino di 9,4 e 20
cm.
Ma nelle regioni con prevalenza di ghiacciai piccoli (come le Alpi) si
potrà perdere anche oltre l'80% del volume glaciale, se non si
ridurranno le emissioni serra !

Variazioni
percentuali della massa glaciale previste fino al 2100 nell'insieme del
mondo e in diverse sottoregioni. In uno scenario senza riduzione dei gas
serra
(RCP 8.5, linee rosse) entro il 2100 potrà sparire circa un terzo
dell'attuale volume glaciale mondiale, ma oltre il 90% di quello alpino
(Central Europe).
- Si moltiplicheranno
i laghi glaciali e aumenterà la probabilità di alluvioni
per loro cedimento (Glacial Lake Outburst Flooding) o per forti
piogge su suolo innevato, anche in stagioni insolite e in nuove
località.
- L'area globale
coperta da permafrost diminuirà di circa il 24% e 69%
rispettivamente negli scenari a basse ed elevate emissioni (RCP 2.6 e
8.5)
- Si prevede che
entro il 2100 la fusione in Groenlandia faccia salire i livelli
marini di 7-15 cm, e quella in Antartide di 4-12 cm,
nei due scenari a basse ed elevate emissioni (RCP 2.6 e 8.5). A questi
incrementi si aggiungeranno quelli dovuti alla fusione degli altri
ghiacciai e alla dilatazione termica dell'acqua più calda.
- Complessivamente, la previsione dell'aumento dei livelli marini
globali a fine secolo rimane piuttosto incerta, ma le stime attuali
in assenza di politiche climatiche (media proiezioni +84 cm nello
scenario RCP 8.5) sono peggiorate di 10 cm rispetto a quanto
indicato nel
Quinto Rapporto di Valutazione IPCC (2013): il mare potrebbe anche
salire di oltre 1 m entro il 2100, e di oltre 4-5 m nel 2300, con tassi
annui di incremento di svariati centimetri !
- Episodi di "acqua
alta" oggi di frequenza centennale potrebbero proporsi con cadenza
annuale nel 2100.
- Maggiore frequenza
degli episodi "El Niño" e "La Niña", con le relative
anomalie a livello regionale, soprattutto pluviometriche (siccità,
alluvioni).
- Continuerà la
contrazione della banchisa artica, con elevata sensibilità a
variazioni di incremento termico anche piccole: con clima globale
stabilizzato a +1,5 °C la probabilità di avere un Oceano Artico
completamente privo di ghiaccio in settembre è di appena l'1%, mentre si
sale al 10-35% di probabilità con +2 °C.
- L'ulteriore
riscaldamento e acidificazione degli oceani, insieme al minore
rimescolamento verticale e alla riduzione della presenza di ossigeno e
nutrienti disciolti nell'acqua, determineranno un calo di
produttività primaria soprattutto negli ecosistemi marini tropicali,
con ripercussioni negative sulla pesca.

Previsioni di
aumento del livello marino medio globale fino al 2300.
In azzurro lo
scenario auspicabile di
decarbonizzazione (RCP 2.6), in rosso lo scenario peggiore, senza
riduzione delle emissioni serra (RCP 8.5), e relative bande di
probabilità intorno alla media degli scenari (linee spesse). Le linee
tratteggiate dopo il 2100 indicano il minore livello di affidabilità
della previsione.
In assenza di politiche climatiche (rosso) si avrebbero incrementi di
livello prossimi o anche superiori a 1 m nel 2100, a 2 m nel 2200 e 3 m
nel 2300.
Un'evoluzione che ridisegnerebbe la geografia delle zone costiere di
tutto il mondo, costringendo all'emigrazione centinaia di milioni di
persone con enormi ripercussioni sociali, sanitarie e geopolitiche.
|