Dopo le
precipitazioni straordinarie di dicembre 2020 e inizio gennaio 2021,
questo inverno ha proposto un ulteriore e vigoroso episodio perturbato
al transito sull'Italia della depressione atlantica "Irek", tra 22 e
23 gennaio 2021.
Libeccio e scirocco hanno determinato intense precipitazioni da
sbarramento orografico soprattutto a ridosso dell'Appennino
Ligure, Tosco-Emiliano, Alpi Apuane e rilievi triveneti, in
particolare sulle Alpi Giulie, con limite della neve anche sopra i
1000-1500 m nella tiepida fase iniziale dell'evento e sui versanti più
direttamente investiti dal flusso meridionale (lato ligure-tirrenico
dell'Appennino, Prealpi orientali).

La
grande valanga di neve bagnata, dalle caratteristiche più primaverili
che invernali, che ha interrotto la strada tra Bovec e Log pod
Mangartom, sul versante sloveno delle Alpi Giulie (da pagina FB
Primorski Val).

La
nuvolosità spiraleggiante intorno al centro della depressione "Irek",
giunta dalla Francia, traslata nel corso del 22 gennaio tra Golfo del
Leone e Corsica, e poi risalita al Nord Italia (immagine nel canale
Air Mass,
h 00 UTC del 23 gennaio 2021, fonte
Eumetsat).

La
corrispondente carta di analisi al suolo con isobare e fronti delle h
00 UTC del 23 gennaio mostra il minimo di pressione "Irek" posizionato
sulla Liguria, in via di spostamento verso Nord-Est con l'associato
sistema frontale (fonte:
Istituto di
Meteorologia dell'Università di Berlino).
Ecco alcuni totali di precipitazione rilevati tra il 21 e
il 23 gennaio (ma in gran parte concentrati il giorno 22):
130,2 mm a
Genova-Bolzaneto
180,4 mm ad
Acquerino (Pistoia)
183,4 mm a Tolmezzo
(Udine)
250,2 mm a
Davagna (Genova)
254,8 mm a
Stazzema-Campagrina (Lucca)
373,4 mm a Uccea
(Udine), località tra le più piovose d'Italia a quota 650 m sul
confine italo-sloveno (oltre 3000 mm/anno in media).
Le piogge cadute in abbondanza sul manto nevoso -
contribuendo alla sua parziale fusione - o su suoli già saturi
d'acqua hanno determinato piene fluviali rilevanti anche se in
genere non dannose, soprattutto nei bacini di Isonzo e Tagliamento, in
quelli pedemontani tra il Vicentino e il Pordenonese, dal Taro al
Panaro in Emilia, Entella, Magra e Serchio tra Liguria e Toscana;
decine di piccole frane hanno riguardato strade di montagna e
anche la ferrovia Genova-Acqui, interrotta presso Rossiglione.
All'osservatorio SMI di
Pontremoli (MS), interessato dai ricorrenti episodi di
sbarramento del libeccio umido, dal 1° dicembre 2020 al 23 gennaio
2021 si sono totalizzati 783 mm di pioggia, più del doppio del
normale, ponendo il bimestre per ora al quarto posto tra i più
bagnati nella serie dal 1878 dopo i casi del 2013-14 (911 mm),
1935-36 (855 mm) e 1976-77 (800 mm).
Al
Lago Paduli,
sul retrostante crinale tosco-emiliano presso il Passo del Lagastrello,
949 mm, anche qui valore più che doppio rispetto alla media, e
inferiore a casi come il 1976-77 (1337 mm), 1959-60 (1095 mm) e
1935-36 (1084 mm) nella serie dal 1913.
A
Tarvisio, 569 mm, tre volte e mezzo il normale e
primato nella serie dal 1925 che supera i 503 mm del dicembre
2013-gennaio 2014 (ma in quell'inverno precipitazioni esorbitanti
proseguirono anche in febbraio, come pure nel 1950-51... vedremo cosa
accadrà stavolta).
Segnaliamo inoltre i 1321 mm dell'Abetone
e i 1054 mm di
Tolmezzo
(valori leggermente superiori al caso del 2013-14, rispettivamente
1316 e 1019 mm).
Si tratta tuttavia di statistiche provvisorie, mancando
ancora una settimana al termine del bimestre, e analisi più complete e
definitive saranno possibili a inizio febbraio.


La
piena del fiume Secchia in regione Barchetta di Campogalliano, presso
Modena, originatasi per le forti precipitazioni sul crinale
appenninico e la parziale fusione della neve a valle (23 gennaio 2021,
f. Luca Lombroso).
Circa mezzo metro di neve fresca
è caduto sull'Appennino Tosco-Emiliano sopra i 1300 m, con spessori
totali al suolo, al mattino del 24 gennaio 2021, di 264 cm all'Abetone,
1340 m (di poco inferiore ai 275 cm dello scorso 7 gennaio), e 240
cm al
Passo
Pradarena, 1585 m (superiore ai 205 cm del 10 gennaio).
Ben più importanti le nevicate di quest'ultimo evento sulle Alpi
orientali e sulle Alpi Giulie in particolare, con 1-1,5 m di
neve fresca sopra i 1800 m, e spessori totali che hanno raggiunto
ben 477 cm il 23 gennaio al
Rifugio Gilberti
(zona Canin-Sella Nevea, 1840 m), e 510 cm il giorno 24
all'osservatorio sloveno della
Kredarica
(2513 m, gruppo del Triglav), entrambi record per gennaio nelle
rispettive serie dal 1971 e dal 1954.
Almeno in questo
estremo angolo orientale delle Alpi, questa stagione si pone ormai al
di sopra dei nevosissimi inverni 2008-09 e 2013-14, considerato questo
periodo dell'anno.
Una situazione che tuttavia è da imputare non tanto a un freddo
anomalo, quanto all'eccesso di precipitazioni.
Anzi, la caduta in pieno inverno di grandi valanghe di neve bagnata,
tipiche della primavera, è da collegarsi a temperature relativamente
elevate che ben si inseriscono nel quadro del riscaldamento globale in
atto, come riconosciuto da recenti studi per le
Alpi e l'Himalaya.
Dunque, pur in un contesto di temperature in aumento e generale
riduzione dell'innevamento medio, grandi cadute di neve umida ad alta
quota e conseguenti valanghe potranno caratterizzare molti inverni del
futuro, anche in relazione al
previsto incremento di precipitazioni invernali sulle Alpi.
Sul basso Piemonte, come spesso avviene, il limite
pioggia-neve è stato più basso che altrove, e sotto i forti rovesci in
risalita da S-SW nel pomeriggio-sera del 22 gennaio per alcune ore la
neve è scesa fino a quote di 300-400 m, accumulando in genere 5-15 cm
di manto (in serata del 22 un velo di neve ha temporaneamente
imbiancato il suolo anche ai piedi della collina a Torino, a quota 250
m).
Ma al passaggio
del vortice sopra al Nord Italia, nel corso del 23 gennaio, il flusso
tiepido meridionale ha ceduto il posto ad aria più fredda che ha
permesso un calo del limite delle nevicate a quote di
fondovalle (300-400 m) anche tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dove
in precedenza pioveva (es. a Tolmezzo, 323 m).

Una
valanga di neve bagnata interrompe la strada regionale 76 della Val
Raccolana, sul versante settentrionale del gruppo del Monte Canin, in
territorio di Chiusaforte (UD). Rimangono isolati i piccoli paesi a
monte, come Sella Nevea (fonte foto:
Il
Messaggero Veneto).
Una valanga ha raggiunto anche una pista del comprensorio sciistico
del Monte Zoncolan, in Carnia, ma senza coinvolgere persone.

Situazione all'alba del 24 gennaio 2021 dalla
webcam presso l'osservatorio d'alta montagna della Kredarica (2513
m), gestito dall'Agenzia
slovena per l'ambiente (ARSO): ben 510 cm di neve totale al suolo,
un record per gennaio.
Ringraziamenti
Grazie a tutti coloro che hanno trasmesso informazioni e
fotografie alla redazione di Nimbus, in particolare
Maurizio Ratti (SMI/Osservatorio
di Pontremoli),
Davide Rosa (Socio SMI, Quinto Vicentino), Renato
R. Colucci (CNR-Ist.
di Scienze Polari e
Società
Meteorologica Alpino-Adriatica), Luca Lombroso (Osservatorio
Geofisico di Modena).
Inoltre, per la diffusione pubblica dei dati, il
Servizio
Meteomont e i vari servizi meteorologici regionali tra cui
ARPA Liguria,
CFR-SIR Toscana,
ARPA
Emilia-Romagna,
OSMER e
Protezione Civile Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, nonché
ARSO
(Slovenia).
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