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DICEMBRE 2020 - GENNAIO 2021: PRECIPITAZIONI RECORD, ALPI E APPENNINI SEPOLTI DI NEVE,
MA FREDDO ORDINARIO

SMI / Redazione Nimbus
9 gennaio 2021 (con successivi aggiornamenti)

 


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Libeccio frequente e precipitazioni record nel dicembre 2020 dal Nord-Est all'Emilia alla Toscana, 4-6 volte il normale (1000 mm sulle Dolomiti friulane).

- Tra Natale e l'Epifania grandi nevicate su Alpi e Appennino Tosco-Emiliano, spessori nevosi anche oltre 2 m a quota 1200-1500 m, rari a vedersi (simili ai record del 2008-09 e 2013-14 sulle Alpi orientali).

- Tra fine dicembre 2020 e inizio gennaio 2021 temperature complessivamente vicine alla norma invernale in Italia. Gelate notevoli nei fondovalle innevati (-20 °C a Dobbiaco), ma lontane dai record.

- Freddo e neve non sono dovuti al calo di emissioni serra per i lockdown Covid-19 (-7% nel mondo): le concentrazioni a lungo termine in atmosfera continuano ad aumentare (nuovi massimi storici di 417,1 ppm nel maggio 2020 a Mauna Loa, Hawaii, e di 418,4 ppm nel dicembre 2020 al Monte Cimone, Appennino Settentrionale), il riscaldamento prosegue (2020, quinto anno più caldo in Italia, e il più caldo nel mondo), e proseguirà anche in futuro se non ci saranno permanenti misure di decarbonizzazione dopo la pandemia.

 


Il borgo di Cima Sappada (UD), sull'omonimo valico a 1292 m tra Carnia e Cadore, sepolto da circa 2 metri di neve l'8 gennaio 2021
(ripresa da drone di Carlo Bregant).


La straordinaria quantità di neve su Alpi e Appennini è stata il tratto meteo-climatico distintivo del periodo natalizio 2020-21.

Dopo un autunno 2020 per lo più anticiclonico e secco a scala nazionale (deficit pluviometrico del 20% circa secondo il CNR-ISAC), nonostante le alluvioni del 2-3 ottobre al Nord-Ovest e del 28 novembre in Sardegna, la situazione è radicalmente cambiata con l'avvio dell'inverno meteorologico.

Da inizio dicembre 2020 infatti vaste e profonde depressioni nord-atlantiche si susseguono sull'Europa, condizionando il tempo anche in Italia con ripetuti episodi di libeccio che hanno determinato ingenti precipitazioni soprattutto sulle Alpi centro-orientali, sull'Appennino Tosco-Emiliano e giù lungo tutto il versante tirrenico, zone soggette allo sbarramento orografico dei flussi umidi mediamente sud-occidentali. Più asciutti invece i versanti adriatici e ionici, nonché il Piemonte occidentale, sottovento ai rilievi.
Memorabili in particolare i diluvi del 4-6 dicembre 2020 al Nord-Est, con massimo di 786 mm in 60 ore a Barcis (Dolomiti Friulane), grandi nevicate sopra i 1500 m, importanti dissesti, black-out e interruzioni stradali e ferroviarie.

Nel periodo tra Natale e l'Epifania, poi, gli episodi perturbati sono avvenuti nel contesto di una configurazione depressionaria piuttosto fredda e persistente a scala europea, che ha favorito cadute di neve abbondanti e quasi quotidiane talora fino a bassa quota in particolare il 28 dicembre 2020 e tra l'1 e il 6 gennaio 2021.



 

La situazione di inizio gennaio 2021 presso il Passo delle Radici (1527 m, Appennino Tosco-Emiliano tra le province di Luca e Modena). Il manto nevoso è spesso tra 2 e 2,5 m (f. Fabrizio Bertagni, via pagina FB Rete Meteo Amatori).
 

  

Confronto tra le anomalie di pressione atmosferica al livello del mare nel novembre 2020 (sinistra) e nel periodo 1° dicembre 2020 - 6 gennaio 2021 (destra): a una fase ostinatamente anticiclonica e secca,  identificata dai colori giallo-arancio, è seguita un'anomalia opposta, con depressioni più profonde e insistenti del solito sull'Europa centro-occidentale, in colori blu-viola. Con questo genere di configurazioni l'Italia rimane soggetta a ripetuti apporti di aria umida meridionale (libeccio, scirocco) che determinano importanti precipitazioni sul versante sudalpino e sull'arco ligure-tirrenico (Fonte: ESRL-NOAA; clicca sulle immagini per ingrandire).


Due sono state le principali fasi perturbate, nella prima decade di dicembre e tra Natale 2020 e l'Epifania 2021, intervallate tra il 10 e il 23 dicembre da un periodo più stabile, asciutto e mite, benché spesso grigio per nubi basse e nebbie sulle pianure.
Proprio a ridosso del Solstizio d'Inverno, il 23 dicembre l'apporto di aria subtropicale ha fatto salire l'isoterma 0 °C alle quote di 3058 m e 3176 m rispettivamente al di sopra degli aeroporti di Milano-Linate e di Cuneo-Levaldigi, poco prima dell'improvvisa irruzione fredda da Nord di Natale e Santo Stefano che ha riportato le temperature nella norma invernale, temporaneamente al di sotto, soprattutto nelle stazioni di montagna.


Precipitazioni giornaliere cumulate in alcune località del Nord Italia
tra il 1° dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021. Gli apporti più esorbitanti hanno interessato le zone più soggette allo sbarramento orografico da libeccio, ovvero le Prealpi orientali e i rilievi apuani e quelli appenninici di confine tra Toscana ed Emilia, mentre la pianura occidentale del Piemonte (Moncalieri), sottovento alle Alpi con i flussi tra Sud e Sud-Ovest, ha ricevuto apporti ben più modesti.


DICEMBRE 2020: RECORD DI PRECIPITAZIONI, NUVOLOSITA'
E SCARSO SOLEGGIAMENTO

La ricorrenza e l'intensità dei flussi umidi meridionali nel dicembre 2020 hanno determinato in molte località dei record mensili sia di abbondanza di precipitazioni (cui hanno contribuito in particolare i notevolissimi apporti della prima decade), sia di nuvolosità e di scarsità di soleggiamento.

Ecco alcuni record storici di precipitazioni decembrine, che talora superano di gran lunga i primati precedenti:

996,2 mm a Barcis (PN)
(serie dal 1924, precedente 629,0 mm nel dicembre 2010);

406 mm a Lavarone (TN)
(serie dal 1921, precedente 321 mm nel dicembre 1959);

394,8 mm a Tarvisio (UD)
(serie dal 1922, precedente 351,1 mm nel dicembre 1960);

374,8 mm ad Asiago (VI)
(serie dal 1950, precedente 281,0 mm nel dicembre 2008);

312,4 mm a Cortina d'Ampezzo (BL)
(serie dal 1950, precedente 214,0 mm nel dicembre 1960);

304 mm a Predazzo (TN)
(serie dal 1895, precedente 176 mm nel dicembre 1958);

289 mm a San Martino di Castrozza (TN)
(serie dal 1895, precedente 245 mm nel dicembre 1922);

271,2 mm a Parma-Piazzale S. Croce
(serie dal 1878, precedente 197,4 mm nel dicembre 1959; inoltre, sesto mese più ricco di precipitazioni in assoluto);

258,2 mm a Piacenza-Alberoni
(serie dal 1871, precedente 176,6 mm nel dicembre 1996; anche qui sesto mese più ricco di precipitazioni in assoluto).

In Toscana, inoltre, dicembre 2020 è stato il più ricco di precipitazioni nella serie regionalizzata dal 1955 (comunicato LAMMA), con apporti totali superiori a 300 mm a Massa, Carrara, Lucca e Livorno, nonché 1,1 °C più tiepido del normale.

Si tratta, dal Nord-Est alla Toscana, di valori pari a circa 4 - 6 volte la media di dicembre!


Il Bacchiglione in piena al ponte di Montegalda (VI) alle ore 11 del 6 dicembre 2020, ingrossato dalle grandi piogge sulle Prealpi Vicentine, 424 mm in tre giorni a Castana (f. Milos Lago).
 

Essendo dicembre già di per sé il mese meno illuminato dell'anno per ragioni astronomiche, in presenza di frequente nuvolosità le durate del soleggiamento e la radiazione solare globale registrate nel dicembre 2020 rappresentano anche dei minimi assoluti per qualunque mese dell'anno in alcune località.

Pontremoli (MS), stazione toscana rappresentativa delle zone in cui - nei periodi a prevalenza di libeccio - la nuvolosità indugia più a lungo: appena 44 ore soleggiate nel mese (eliofania assoluta), 45% del normale decembrino e solo il 16% di quanto sarebbe possibile con cielo ipoteticamente sempre sereno (eliofania relativa); 21 i giorni coperti, 8 quelli in parte nuvolosi e solo 2 i sereni (13 e 14 dicembre).
Il precedente record di mese in assoluto meno soleggiato (serie dal 1994) risaliva peraltro al recente novembre 2019 (50 ore).
Inoltre, nuvolosità media mensile pari a 7,9 decimi, la più elevata per i mesi di dicembre dal 1976 (precedenti primati 7,7 decimi nel 1978 e 2002).

Moncalieri (TO): 45,9 MJ/m2 di radiazione solare globale cumulata nel mese, minimo nella serie dal 2002 non solo per dicembre, ma per qualunque mese dell'anno, sebbene poco sotto i precedenti casi di dicembre 2009 (97,5 MJ/m2) e dicembre 2014 (98,8 MJ/m2).
 

Serie delle ore di sole totalizzate in dicembre dal 1994 al 2020 a Pontremoli, con il caso recente meno soleggiato di tutti.
 

SPESSORI DI NEVE RARI A VEDERSI SULLE ALPI CENTRO-ORIENTALI
E SULL'APPENNINO SETTENTRIONALE

Durante le festività natalizie 2020-21 la temporanea combinazione tra copiose precipitazioni e la circolazione di aria fredda sull'Europa (sul Nord Italia isoterme oscillanti tra 0 °C e -5 °C al livello di 850 hPa, circa 1300-1400 m) si è tradotta in nevicate abbondanti e frequenti anche a bassa quota, soprattutto sulle Alpi centro-orientali e l'Appennino centro-settentrionale, aggiungendosi al manto nevoso rimasto da inizio dicembre alle quote oltre i 1500 m.

In alcuni casi la neve si è spinta fin sui fondovalle e sulle pianure, soprattutto il 28 dicembre al Nord, ma anche l'1, 2 e 6 gennaio in Val d'Adige, l'1, 2 e 5 gennaio sul basso Piemonte, e il 6 gennaio in alta Toscana (es. periferia Nord di Pistoia).

Fino a Capodanno i rilievi tra Monviso, Torinese e bassa Val d'Aosta erano rimasti scarsamente innevati per la posizione sottovento rispetto ai flussi umidi da SW (il 31 dicembre 2020, spessori al suolo di appena 10-40 cm a 2000 m, rispetto ai 2 m e oltre delle Alpi centro-orientali e Appennino settentrionale alla stessa quota), poi il lungo episodio perturbato di inizio gennaio, legato alla depressione "Lisa" intorno al Golfo Ligure ha finalmente deposto nevicate abbondanti anche in quella zona grazie alla rotazione da E-SE dei venti alle quote medio-basse della troposfera, e al conseguente instaurarsi di una situazione di sbarramento.

A Balme (a 1450 m nella Val d'Ala di Lanzo, tra le zone più interessate dalle nevicate di inizio anno) si è passati da uno spessore di appena 10 cm al mattino del 1° gennaio, a 115 cm al mattino del 5 gennaio 2021.

Ai 1311 m del Colle del Lys, tra Val di Viù e bassa Val Susa, 103 cm di neve fresca sono caduti nelle sole 24 ore tra il mattino del 2 e il mattino del 3 gennaio, con somma di circa 160 cm tra il 2 e il 5 gennaio, e manto totale al suolo, via via compattatosi, di poco superiore al metro a fine nevicata.

Due immagini riprese al Col del Lys (1311 m, tra Val di Viù e bassa Val Susa - TO) al ritorno del sereno al mattino del 6 gennaio 2021, dopo l'intensa nevicata dei giorni dal 2 al 5 (somma neve fresca circa 160 cm). Si è trattato del primo episodio nevoso rilevante dell'inverno 2020-21 in questa zona, rimasta sottovento alle Alpi occidentali durante gli eventi precedenti di inizio dicembre 2020. Nevicate ancora più importanti si ebbero tuttavia negli ultimi anni, ad esempio a metà febbraio 2002 e metà dicembre 2008 (f. Luca Mercalli).


In zona montana, tra il 3 e il 7 gennaio 2021, sul finire della lunga fase perturbata, si misuravano i seguenti spessori massimi di neve al suolo:

sotto i 1000 m
16 cm ad Aosta-aeroporto (545 m)
82 cm a Priero (610 m, Langa cebana - CN), notevole, tuttavia inferiore ai casi del dicembre 2008 (116 cm il 15), febbraio 2004 (98 cm il 22), gennaio 2006 (89 cm il 29), nella breve serie dal 1993
88 cm al Passo del Brattello (955 m, Appennino Tosco-Emiliano - MS)
117 cm a Tarvisio (708 m, Alpi Giulie - UD)

tra 1000 e 1500 m
51 cm a Bardonecchia (1353 m, Val Susa - TO), superiore alla media di inizio gennaio (circa 25 cm) ma di gran lunga inferiore ai massimi storici del periodo (125 cm il 4 gennaio 1997) e assoluti (170 cm il 13 febbraio 1960) nella serie dal 1926
113 cm ad Alagna Valsesia (1347 m, VC), ben sotto il massimo assoluto di 230 cm del 3 febbraio 1986 (serie dal 1952)
115 cm a Balme (1450 m, Valli di Lanzo - TO)
120 cm al Colle del Melogno (1028 m, Alpi Liguri - SV)
126 cm a Macugnaga-Pecetto (1360 m, Ossola - VB), anche qui decisamente inferiore ai 230 cm del 3 febbraio 1986 (serie dal 1984)
143 cm a San Martino di Castrozza (1470 m, Primiero - TN)
160 cm a Lagdei (1252 m, Appennino Tosco-Emiliano - PR)
162 cm a Terme di Valdieri (1390 m, Alpi Marittime - CN), inferiore al primato di 268 cm del 6 marzo 2009 (serie dal 1999)
177 cm al Passo di M. Croce Carnico (1362 m, Alpi Carniche - UD)
183 cm al Passo Predil (1130 m, Alpi Giulie - UD)
192 cm al Passo Pradarena (1164 m, Appennino Tosco-Emiliano - RE)
275 cm all'Abetone (1340 m, Appennino Tosco-Emiliano, PT)

tra 1500 e 2000 m
46 cm a Rhêmes-Notre Dame (1690 m, AO)
94 cm al Monte Grappa (1540, Prealpi Venete - VI)
100 cm a Campodolcino-Alpe Motta (1880 m, Valle Spluga - SO)
110 cm a Gressoney-D'Ejola (1850 m, Monte Rosa - AO), lontano sia dal massimo di inizio gennaio (165 cm il 3 gennaio 1972), sia da quello assoluto (325 cm 12 febbraio 1978), serie dal 1939
149 cm al Monte Amiata (1700 m, SI)
162 cm all'Alpe Veglia (1740 m, Ossola)
167 cm all'Aprica (1950 m, Valtellina/Val Camonica)
170 cm al P.so M. Croce di Comelico (1627 m, Dolomiti - BL)
183 cm a Valbondione (1784 m, Val Seriana - BG)
187 cm a Misurina (1759 m, Dolomiti - BL)
189 cm al Lago della Ninfa (1550 m, Appennino Tosco-Emiliano - MO)
192 cm ai Piani di Bobbio (1713 m, Valsassina - LC)
202 cm al Passo del Tonale (1875 m, Adamello - TN)
235 cm al Monte Lussari (1750 m, Alpi Giulie - UD)
243 cm al Col dei Baldi (1913 m, Dolomiti - BL)
413 cm al Rifugio Gilberti (1850 m, Prealpi Giulie - UD), massimo per inizio gennaio nella serie dal 1972.

oltre i 2000 m
34 cm al Lago Moncenisio (2000 m, Val Susa); stazione meno innevata delle Alpi a questa quota (vedi commento nella didascalia sotto).
99 cm a Sestriere (2020 m, Val Susa/Chisone), superiore al normale per inizio gennaio (circa 65 cm) ma inferiore ai massimi del periodo (162 cm il 4 gennaio 1997) e assoluti (196 cm il 13 aprile 2018), serie dal 1996
139 cm a Lanzada-Palù (2151 m, Val Malenco, SO)
148 cm all'Alpe di Siusi-Zallinger (2055 m, Val Gardena - BZ)
160 cm al Lago Pantano d'Avio (2108 m, Val Camonica - BS)
184 cm al Passo del Moro (2820 m, Ossola - VB)
184 cm a Livigno-La Vallaccia (2660 m, Alpi Retiche - SO)
234 cm al Passo Rolle (2012 m, Pale di San Martino - TN)
303 cm alla Capanna Presena (2715 m, Adamello - TN)

Per quanto riguarda gli apporti di neve fresca totale, provvederemo prossimamente alla raccolta più sistematica di dati e al confronto con i valori storici precedenti, ma intanto, tra le quantità più impressionanti segnaliamo i 577 cm (somma delle singole nevicate, via via soggette ad assestamento e parziale fusione) misurati dal 1° dicembre 2020 al 6 gennaio 2021 al Rifugio Segheria, a 1410 m sull'Appennino Reggiano.

Aggiornamento al 15 gennaio 2021: al Rif. Segheria totale neve fresca 614 cm, di cui 15 cm caduti a novembre, 426 a dicembre e 173 a gennaio; spessore massimo al suolo 240 cm il 10 gennaio; inoltre, in località Presa Alta di Ligonchio, a 1220 m in comune di Ventasso - RE, totale di 421 cm, e 170 cm di spessore massimo al suolo sempre il 10 gennaio 2021; fonte: Associazione Centro Meteo Emilia-Romagna).

Il Rifugio Segheria dell'Abetina Reale (1410 m, Villa Minozzo - RE), sommerso da un manto nevoso prossimo a due metri e mezzo, l'8 gennaio 2021 (autore sconosciuto, da pagina FB Rete Meteo Amatori).
 



Immagine della snowcam del Lago Moncenisio (2000 m, alta Val Susa), pomeriggio del 9 gennaio 2021. Dopo aver raggiunto un massimo spessore all'asta nivometrica di 34 cm il 4 gennaio (già modestissimo), la neve al suolo si è ulteriormente ridotta a soli 15 cm per effetto dell'erosione eolica. Si tratta di valori di gran lunga inferiori al normale per il periodo (circa 55 cm), mentre i massimi di inizio gennaio spettano al 1977 (245 cm). Dunque, nonostante l'arrivo di nevicate nei primi giorni del 2021, questa zona sul confine italo-francese continua a rimanere la meno innevata di tutte le Alpi a parità di quota. L'apparecchio è stato installato nell'autunno 2015 grazie a una collaborazione tra SMI, CSP Innovazione nelle ICT ed EDF, e permette di mantenere la serie di innevamento avviata nel 1939, a rischio interruzione a causa della recente soppressione della guardiania continua alla diga.
 

Data la situazione, il pericolo di valanghe nei giorni tra Capodanno e l'Epifania si è portato diffusamente al livello 4 (forte) sulla scala europea (consulta i bollettini aggiornati per Alpi e Appennini sul sito AINEVA, Associazione Interregionale Neve e Valanghe).
Numerose valanghe spontanee di medie e grandi dimensioni si sono staccate qua e là con interruzione o chiusura precauzionale di decine di strade da un capo all'altro delle Alpi. Un distacco ha ucciso due scialpinisti il 3 gennaio in Val Senales.

ARPA Veneto segnala, in un comunicato del 4 gennaio, che sui rilievi della regione si tratta di un inizio inverno tra i più nevosi da almeno 15 anni, somigliando ai casi eccezionali (questi a scala pluridecennale) delle stagioni 2008-09 e 2013-14.

Dopo la nevicata del 28 dicembre 2020 (50 cm), e con le successive riprese, il fondovalle di Trento è rimasto copiosamente innevato, e lo è tuttora (17 cm al suolo al mattino del 9 gennaio, fonte Meteotrentino), mostrando una persistenza del manto ormai infrequente a bassa quota in questi tempi di riscaldamento globale.
Analoga situazione su diversi fondovalle delle Prealpi Venete, come mostra questa analisi del socio SMI Davide Rosa, basata su immagini del satellite Sentinel-2.

Invece su gran parte della pianura padano-veneta, dopo la forte nevicata del 28 dicembre 2020, a inizio gennaio 2021 ha prevalso la pioggia per effetto del flusso meridionale relativamente dolce.
A Piacenza-Collegio Alberoni, ad esempio, i 29 cm di neve fresca caduti il giorno 28 sono scomparsi completamente entro il 3 gennaio 2021.


Asiago (1000 m, Prealpi Vicentine), circa un metro di neve al suolo il
1° gennaio 2021 (da
pagina fb Associazione Meteotriveneto).
 



A Falcade (1130 m, zona Marmolada - BL) il manto totale si avvicina al metro e mezzo dopo gli 85 cm di neve fresca caduti in circa 48 ore tra
l'1 e il 3 gennaio 2021 (da
pagina fb Associazione Meteotriveneto).
 



L'Abetone
(1340 m, valico appenninico tra le province di Pistoia e Modena) il 7 gennaio 2021, quando viene rilevato il massimo spessore nevoso al suolo di 275 cm: è questa la zona interessata dalle nevicate più esorbitanti a quote inferiori a 1500 m
(immagine webcam da Paesaggi Digitali).
 



Il 3 gennaio 2021 oltre 2 metri di manto coprono anche la zona del Lago Ballano (Appennino Parmense, 1341 m; autore sconosciuto)
. A destra si nota la stazione meteorologica automatica ARPA Emilia-Romagna che nonostante tutto emerge ancora dalla neve, mantenendo così l'affidabilità delle misure (dati qui).
 





Qui sopra, due immagini del fiabesco ambiente innevato il 2 gennaio 2021 nei dintorni del Lago Calamone, a 1403 m nell'Appennino Reggiano
(f. Rosanna Bandieri).
 


Spettacolari formazioni di calabrosa in vetta al Corno alle Scale (1945 m, Appennino Tosco-Emiliano) l'8 gennaio 2021, al ritorno del sereno dopo una settimana ininterrotta di nebbia, gelo e nevicate con vento da Sud-Ovest (f. Gabriele Obino, da pagina FB Rete Meteo Amatori).
 



Villaggio Aracci di Zeri, a 1200 m in alta Lunigiana (MS): a Capodanno 2021 circa 70 cm di neve fresca si aggiungono al metro e più già presente, e nei giorni successivi il manto totale al suolo, eccezionale, supererà i 2,5 metri (autore sconosciuto).
 



Innevamento fuori dal comune anche sull'alto Piemonte, zona ben esposta allo sbarramento dei venti umidi da Sud, dove le nevicate di inizio gennaio 2021 si sono aggiunte allo strato nevoso già presente dopo le precipitazioni di inizio dicembre 2020. Qui la frazione San Gottardo di Rimella (1329 m, Val Sesia - VC) con quasi 2 metri di neve totale il 5 gennaio (f. Umberto Scattlini, da pagina FB Valsesia). Diverse le strade precauzionalmente chiuse per pericolo di valanghe nella zona.




Il pluviometro manuale di Balme (1450 m, Valli di Lanzo - TO), attentamente sorvegliato dal Socio SMI e sindaco del paese Gianni Castagneri, permette di proseguire una preziosa serie di misura pluvio-nivometrica attiva dal 1913. Qui lo vediamo sotto le prime schiarite al mattino del 6 gennaio 2021, con uno spessore nevoso di 107 cm. Il massimo si era toccato il giorno precedente con 115 cm a seguito dell'intensa nevicata iniziata la sera del 1° gennaio
. Non è una situazione eccezionale (massimo storico di spessore per la prima decade di gennaio: 238 cm il 6 gennaio 1974), ma si è comunque trattato della nevicata più intensa nel periodo natalizio dal 1999, quando il 1° gennaio si rilevarono 64 cm di neve fresca in 24 ore (f. G. Castagneri).




Un'altra immagine di Balme sotto la fitta nevicata nel pomeriggio del
2 gennaio 2021. Al mattino del 3 gennaio l'asta nivometrica indicherà uno spessore di 85 cm, incrementato di 57 cm rispetto a 24 ore prima
(f. Andrea Vuolo).

 



Il paese di
Salbertrand (1032 m, Val Susa), con uno strato di neve di 70 cm il 4 gennaio 2021. La media Val Susa tra Chiomonte e Salbertrand è soggetta a efficaci precipitazioni da sbarramento quando, come in questo caso, i venti al suolo si orientano da Est, mentre più a monte (Oulx, Cesana, Bardonecchia) gli apporti si riducono sensibilmente (xericità intralpina), e la nevicata di inizio gennaio 2021 ha deposto non più di 30-40 cm di neve fresca (f. Luigi Schiara).
 

Il Monte Bignone (1299 m, Alpi Liguri) ripreso da Sanremo al mattino del 5 gennaio 2021, con neve al suolo a partire dai 600 m circa, situazione con ricorrenza media dell'ordine di 3-5 anni (f. Lorenzo Bagnoli). A ridosso della Riviera di Ponente, protetta alle spalle dai venti settentrionali dai massicci delle Alpi Liguri che superano talvolta i 2000 m, la neve si fa vedere con una certa rarità, a differenza dei tratti intorno a Savona e Genova, dove il "travaso" di aria fredda padana attraverso i bassi valichi del Cadibona, del Turchino e dei Giovi genera spruzzate di neve fin sulla costa pressoché ogni inverno (a Savona circa 5 cm il 28 dicembre 2020).
 



Particolare
veduta della Lanterna di Genova l'8 gennaio 2021, sullo sfondo dell'entroterra innevato fino a quote collinari (f. Roberto Orlando).
 

Tra gli episodi di instabilità del periodo vanno annoverati i ricorrenti rovesci e temporali tra Istria e Carso, con imbiancate di graupel (o "neve tonda", chicchi di ghiaccio opaco e morbido, ricorrente nei fronti freddi di fine inverno o primavera). Qui sopra, un bel dettaglio del graupel caduto il mattino dell'Epifania a Pesek (TS), nel Carso meridionale al confine con la Slovenia. La genesi del fenomeno è spiegata in questo articolo di Renato R. Colucci, autore della foto, sul sito della Società Meteorologica Alpino-Adriatica.


PERIODO NATALIZIO FREDDO SOLO A CONFRONTO
CON L'ULTIMO DECENNIO TROPPO CALDO

Dopo i tepori anomali dei giorni intorno al Solstizio (il 22-23 dicembre l'isoterma 0 °C era a oltre 3000 m sulle Alpi), ordinarie condizioni invernali si sono instaurate con l'irruzione fredda da Nord di Natale e Santo Stefano (Tmin -20,4 °C il 27 dicembre ad Asiago-aeroporto, valore che nella gelida località dell'Altipiano dei Sette Comuni si registra ogni tre anni circa).
Temperature insolitamente basse, ma ancora lontane dai record del passato, si sono misurate s
olo nei fondovalle innevati e soggetti a schiarite notturne dopo le copiose nevicate del 28 dicembre 2020 e di inizio gennaio 2021.



26 dicembre 2020: venti da Nord entrano sotto forma di bora con raffiche a 100 km/h nel Triestino, e invadono l'Italia portando il primo significativo episodio invernale della stagione 2020-21. Qui, ripreso dal Carso, il "muro del foehn" che orla l’altipiano del Nanos (la cima più alta è il Suhi Vrh, 1313 m, Alpi Dinariche Settentrionali, Slovenia), visualizzando la situazione di sbarramento sul lato interno sloveno (nord-orientale) contrapposta a quella di "caduta" sottovento, sul lato rivolto verso il Golfo di Trieste. Questo altipiano costituisce una delle "porte" principali di ingresso della bora verso la città di Trieste e l'Adriatico Settentrionale
(f. Renato R. Colucci).

 

Tra l'8 e 9 gennaio 2021, segnaliamo:

-13,2 °C ad Aosta-aeroporto (non accadeva solo dal 18 gennaio 2017, e minimo assoluto di -18,1 °C il 17 dicembre 1990, serie dal 1974);

-19,3 °C a Vipiteno-aeroporto (-22 °C nel gennaio 1985 e 1987, serie dal 1935);

-20,2 °C a Dobbiaco
(non accadeva solo dal 28 febbraio 2018, con -22,9 °C, e minimo assoluto di -29 °C nel febbraio 1969, serie dal 1956).

Inoltre, con cautela vanno considerati i valori glaciali di depressioni carsiche trivenete (frost hollows), come i -41,8 °C del 27 dicembre alla dolina Campo Magro (1612 m, Asiago, misura automatica Associazione Meteotriveneto), situazioni locali in siti monitorati da pochi anni e non rappresentativi del territorio circostante.

Per il resto la frequente nuvolosità e l'apporto di aria mediterranea più dolce richiamata dalla depressione "Lisa" a inizio 2021 hanno da un lato contenuto il gelo notturno e dall'altro ostacolato la salita diurna delle temperature massime al Nord Italia.

Considerando i dati dell'osservatorio del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, zona peraltro un po' più riparata dall'addolcimento di inizio anno (benché sufficiente a trasformare la neve in pioggia), il periodo Natale-Epifania ha mostrato una temperatura media di 2,2 °C, nella norma del nuovo (e caldo) trentennio di riferimento 1991-2020.
Non faceva così freddo nel periodo natalizio da dieci anni, dall'inverno 2010-11 (Tmed 1,0 °C), ma in precedenza una situazione termica di questo tipo a fine dicembre-inizio gennaio era del tutto ordinaria, con punte di gran lunga inferiori (grafico qui sotto).
 

Moncalieri (TO), osservatorio del Collegio Carlo Alberto: serie delle temperature medie del periodo 25 dicembre-6 gennaio a partire dall'inverno 1866-67. La media di 2,2 °C delle recenti festività appare fredda solo nel quadro dei tiepidi inverni dell'ultimo decennio, mentre in passato era del tutto comune e ordinaria. Ultimo caso simile nel 2010-11 (1,0 °C), più freddo quello del 2008-09 (-1,3 °C), e nel trentennio precedente situazioni analoghe o più fredde si verificavano in media due anni su tre!


La carta delle anomalie termiche medie in superficie in Europa, periodo 25 dicembre 2020 - 6 gennaio 2021 (qui sotto), conferma collocando l'Italia nel settore con valori prossimi alla norma, tra un'area di freddo più anomalo sull'Europa occidentale (aria fredda in discesa da Nord sul lato posteriore delle depressioni) e di caldo eccessivo tra Baltico e Balcani (aria calda in risalita da Sud sul lato anteriore). Su Puglia e basso Adriatico risulta un'anomalia di circa +2 °C.



Carta delle anomalie di temperatura in superficie tra il 25 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021. Situazione pressoché normale in Italia
(Fonte: ESRL-NOAA).
 

Un po' diversa la situazione in quota: al livello isobarico di 850 hPa (corrispondente a un'altitudine tra 1200 e 1500 m a seconda della pressione atmosferica) la distribuzione continentale delle anomalie termiche è la medesima, tuttavia queste appaiono decisamente amplificate rispetto al suolo.
Così le regioni italiane occidentali sono comprese in una vasta area con temperature nettamente sotto media (anomalia circa -3 °C sulle Alpi occidentali) centrata tra Francia e Penisola Iberica (fino a oltre 5 °C inferiori al normale), mentre all'opposto, tra Mar Nero e Russia meridionale (nonché sull'Artico), l'aria a quote di circa 1500 m è stata oltre 6 °C più calda del solito.
Tale comportamento è dovuto alla persistente situazione di blocco atmosferico con depressioni fredde a Est e anticicloni caldi a Ovest, che esplicano le maggiori anomalie termiche proprio in libera atmosfera, mentre al suolo situazioni meteorologiche locali e variegate tendono talora a un maggiore bilanciamento; si pensi ad esempio ai periodi (come questo) frequentemente nuvolosi, con temperature diurne basse (massime sotto media) ma con raffreddamento notturno limitato dai cieli coperti (minime sopra media).



Carta delle anomalie di temperatura al livello di 850 hPa (tra 1200 e 1500 m) tra il 25 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021. In quota le deviazioni dalla media sono più marcate e riflettono le caratteristiche delle masse d'aria all'interno delle depressioni fredde sull'Europa occidentale, e degli anticicloni caldi tra Est Europa e Russia meridionale (Fonte: ESRL-NOAA).
 

In sintesi, ecco che il freddo e la neve straordinaria di questo periodo in montagna (dovuta per lo più a un eccesso di precipitazioni) non sono in contraddizione con il riscaldamento globale a lungo termine, trattandosi di un evento temporaneo, limitato a scala locale-regionale, e che si verificava con ben maggiore frequenza in passato.

Peraltro
il Cnr-Isac segnala che, con 1 °C sopra la media 1981-2010, il 2020 in Italia è stato il quinto anno più caldo dal 1800, appena sotto i recentissimi casi del 2014, 2015, 2018 e 2019.
E a scala mondiale, l'anno
ha pareggiato il primato del 2016 (anomalia +0,6 °C) anche senza l'aiuto riscaldante del Niño di quell'anno, stando ai dati del servizio di monitoraggio terrestre EU-Copernicus.


"STRATWARMING": ALTRO FREDDO IN ARRIVO?

I "Sudden Stratospheric Warming" (SSW) sono improvvisi e massicci episodi di riscaldamento invernale della stratosfera (10-50 km di altezza), anche di 50 °C in pochi giorni, i cui effetti di "disturbo" alla circolazione atmosferica possono ripercuotersi verso il basso fino alla superficie terrestre (con un ritardo fino a oltre un mese rispetto al momento di innesco). Determinano un indebolimento del vortice polare con alterazione della corrente a getto e importanti irruzioni di aria gelida da latitudini polari verso Europa e Asia (un esempio recente è l'ondata di freddo che ha raggiunto anche l'Italia a fine febbraio 2018).
Un episodio di SSW si è verificato proprio nei giorni scorsi, attorno al 5 gennaio 2021: vedremo se sarà associato a un marcato episodio invernale nella seconda metà del mese...

Un recentissimo studio coordinato da Richard J. Hall dell'Università di Bristol indaga tempi e modalità di propagazione dell'anomalia di circolazione dalla stratosfera alla troposfera fino all'impatto in superficie, e i conseguenti effetti sul tempo in Europa, in base alla tipologia di alterazione del vortice polare dopo un SSW (suo spostamento o suddivisione in due vortici più piccoli: quest'ultimo è il caso che si manifesta in genere con ondate di freddo più marcate in Europa nord-occidentale e Siberia).

Infine, una riflessione del coautore della ricerca Dann Mitchell, professore di scienze dell'atmosfera all'Università di Bristol: "Gli episodi di freddo estremo che queste alterazioni del vortice polare causano ci ricordano quanto improvvisamente le condizioni del tempo possono "capovolgersi". Anche con il riscaldamento globale, questi episodi possono ancora avvenire, indicando la necessità di adattarsi a intervalli di oscillazione delle temperature ancora più estremi".


FREDDO E NEVE NON SONO MERITO DEI LOCKDOWN COVID

Talora si sente attribuire il merito di questo breve periodo più freddo e nevoso alla temporanea riduzione delle emissioni inquinanti durante i lockdown imposti dal Covid-19.

Invece non c'è nessuna relazione
: si stima che le emissioni globali di CO2 nel 2020 (34 miliardi di tonnellate, senza considerare gli altri gas serra, fonte Global Carbon Budget) siano diminuite solo del 7% rispetto al record del 2019, e le concentrazioni totali in atmosfera, frutto dell'inesorabile accumulo di CO2 nell'ultimo secolo segnato dal crescente utilizzo di combustibili fossili, hanno continuato ad aumentare toccando nuovi massimi storici (417,1 parti per milione nel maggio 2020 all'osservatorio del Mauna Loa nelle Hawaii, e 418,4 ppm nel dicembre 2020 all'osservatorio appenninico del Monte Cimone), così come farebbe l'acqua in una vasca da bagno con il rubinetto solo un po' meno aperto...

La riduzione delle emissioni serra non darà benefici per il clima se non sarà mantenuta con serie e durature politiche ambientali dopo la pandemia, inducendo una stabilizzazione e un calo anche delle concentrazioni a lungo termine.
 

RINGRAZIAMENTI
Per la condivisione di dati e informazioni, un grazie a Yuri Brugnara (Università di Berna, Istituto di Geografia), Maurizio Ratti (SMI, Osservatorio di Pontremoli - MS), Gianni Castagneri (SMI, Osservatorio di Balme - TO), Renato R. Colucci (CNR-Istituto di Scienze Polari e Società Meteorologica Alpino-Adriatica), Paolo Fantini (Osservatorio e Università di Parma), Davide Rosa (SMI, Quinto Vicentino), Elia Lombardi (Associazione Centro Meteo Emilia-Romagna), e ai seguenti enti nivo-meteorologici provinciali, regionali e nazionali: ARPA Piemonte, Centro Funzionale Regione Autonoma Valle d'Aosta, ARPA Lombardia, Meteotrentino, Ufficio Idrografico di Bolzano, ARPA Veneto, OSMER Friuli-Venezia Giulia, Protezione Civile Regione FVG, ARPA Emilia-Romagna, Centro Funzionale Regione Toscana, Servizio Meteomont.

 

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