Un'irruzione di aria artica marittima di inconsueta intensità per il
periodo ha raggiunto l'Italia tra il 6 e l'8 aprile 2021, in parte
scavalcando le Alpi sotto forma di venti di foehn, in parte
aggirandole e presentandosi come gelida bora sull'Adriatico, e
maestrale e tramontana sui versanti liguri-tirrenici.
A rendere ancora più appariscente la diminuzione di temperatura,
dell'ordine di 15 °C, è stato l'acceso contrasto rispetto al
caldo straordinario di pochi giorni prima (nuovi record per marzo,
il giorno 31, di 25,8 °C a
Pontremoli e
Arezzo, e 28,2 °C a
Firenze Peretola,
rispettivamente nelle serie dal 1929, 1957 e 1931).

Effetti dell'irrigazione antibrina
per aspersione sui frutteti della Val di Non (fonte:
La Voce del
Trentino). Per quanto controintuitivo possa apparire, fiori e
germogli - ricoperti da uno strato di ghiaccio - rimangono protetti
dalla continua cessione di calore latente di congelamento, rimanendo
così a temperature vicine a 0 °C senza scendere pericolosamente al di
sotto
(leggi
questo articolo apparso sull'Italian
Journal of Agrometeorology).

Anomalie di temperatura in Europa al
livello di 850 hPa (circa 1400 m di quota) alle h 06 UTC del 7 aprile
2021: circa 10 °C sotto media (1981-2010) dal Nord Atlantico, alle
Alpi, ai Balcani. Al contrario, 7-10 °C sopra la norma in Medioriente
(fonte:
Tropical Tidbits).
ROVESCI DI NEVE A
BASSA QUOTA,
FIN SUL MARE TRA VENEZIA-GIULIA E ISTRIA
Il passaggio del fronte freddo ha
generato irregolari fenomeni di instabilità più avvertiti tra martedì
6 e mercoledì 7 aprile tra la Lombardia, il Nord-Est e lungo la
penisola, ma temporaneamente anche al Nord-Ovest, con rovesci di
neve sparsi fin quasi in pianura: nella notte tra il 6 e il 7 si
sono deposti alcuni centimetri localmente sulla pedemontana torinese e
bresciana a quote di 400 m, sull'entroterra ligure di Ponente (circa
10 cm a Triora, a 780 m nell'Imperiese), nonché sulle colline di
Romagna, Marche e Toscana (10 cm a
Urbino-osservatorio Serpieri, 476 m).
Si tratta di eventi poco frequenti in stagione così avanzata,
soprattutto in quest'epoca di riscaldamento globale, tuttavia
ricordiamo che la nevicata del 17-18 aprile 1991, ben più
tardiva, estesa e intensa, imbiancò tutta la Valpadana da Torino a
Bologna.
Vere e proprie bufere di neve in
regime di bora hanno spazzato il Carso martedì 6 (una decina di
cm nei dintorni di Basovizza).
Complici le temperature estremamente basse in quota (-40 °C a 5300 m)
e l'aria secca, i fiocchi sono riusciti a conservarsi nella loro
discesa, anche con valori sopra 0 °C al suolo, fino a Gorizia e
in riva al mare a Trieste, qui senza deposito, ma nella vicina
Istria si sono imbiancate le spiagge di Portorose (Slovenia),
fatto che non avveniva, in aprile, dal 1970.
Inoltre nel corso di mercoledì 7 alcune
nevicate hanno interessato anche le zone interne del Sud peninsulare,
talora sotto i 500 m in Irpinia.

Ciò
che restava, al mattino del 7 aprile 2021, dei 10 cm di neve caduti a
Urbino nel pomeriggio-sera precedente
(fonte:
pagina FB dell'Osservatorio "Serpieri").
GELO DI RARA
INTENSITA' IN APRILE,
PRIMA IN MONTAGNA, POI ANCHE A BASSA QUOTA
Tra notte e mattino di mercoledì 7
aprile è transitata la massa d'aria più fredda al di sopra del Nord
Italia, tanto che alle h 12 UTC i radiosondaggi evidenziavano, a circa
5300 m di quota (superficie isobarica di 500 hPa), temperature di
-32,5 °C sopra Cuneo-Levaldigi, -36,7 °C sopra Linate e -40,1 °C sopra
Udine-Rivolto. Nell'atmosfera delle stesse località, a circa 1400 m
(850 hPa) si misuravano rispettivamente tra -4,3 °C e -4,7 °C, valori
sotto media di circa 8 °C per l'inizio di aprile.
Contemporaneamente, in alta montagna
si registravano temperature minime che talora non erano mai state
osservate negli ultimi 20-30 anni, superando il gelido evento del 7-8
aprile 2003: è il caso ad esempio della Capanna Regina
Margherita a 4554 metri sul Monte Rosa, con -33,6 °C, e del
Passo di Monte Moro a 2820 m in Val d'Ossola, con -19,4 °C (dati
ARPA Piemonte,
serie rispettivamente dal 2002 e 1988).
Curiosamente si è trattato, quanto meno per l'alta montagna, di
valori tra i più bassi dell'intero semestre freddo 2020-21!
E non si è andati lontani dai primati anche in località dotate di
serie di osservazione più lunghe, come al Plateau Rosa (3488 m,
Cervinia), dove i
-27,2 °C del mattino del 7 per poco non hanno battuto i -27,6
°C dell'aprile 1956, anche in quel caso il giorno 7 (serie dal 1951,
Aeronautica Militare).
All'alba del 7 gelate con primi danni
ai frutteti in fiore si sono avute anche a bassa quota (punte tra -1
°C e -3 °C sulla pianura padano-veneta), ma è stato soprattutto al
primo mattino di giovedì 8 che pianure e fondovalle del
Centro-Nord hanno rilevato i valori più bassi, e talora da record per
aprile, a causa delle inversioni termiche per la serenità del
cielo combinata con l'aria calma e secca (gelate da irraggiamento),
mentre alle quote di montagna le temperature cominciavano ad
addolcirsi con l'allontanamento della massa d'aria fredda verso
Balcani e Mar Nero.
Ecco alcuni primati per aprile stabiliti da stazioni dell'Aeronautica
Militare
(in parentesi l'anno di inizio serie):
-6,0 °C a Perugia-Sant'Egidio (1967)
-5,2 °C a Verona-Villafranca (1946)
-4,0 °C a Grosseto-aeroporto (1951)
-3,2 °C a Ferrara-San Luca (1948)
1,2 °C a Capo Frasca, Sud Sardegna (1962)
A Guidonia (Roma), con -3,0 °C è stato
eguagliato il record dell'aprile 1995 (serie dal 1961).
Si segnalano inoltre i seguenti valori ragguardevoli:
-4,5 °C a Borgo
Grotta Gigante (276 m, fonte
CAI Trieste e
SMAA), valore
secondo solo ai -6,8 °C dell'8 aprile 2003, nella serie dal 1967;
-5,8 °C a Villafranca Lunigiana (Massa-Carrara), imbattuti i -7,2 °C
dell'8 aprile 2003, nella serie dal 1982 (seconda posizione);
-6,9 °C a Bedonia
(Parma), imbattuti i -7,6 °C dell'8 aprile 2003, serie dal 1932
(seconda posizione);
-8,1 °C a
Castell'Alfero (140 m, Asti), superati i -7.1 °C dell'8 aprile
2003, serie dal 1998;
-9,0 °C a
Palazzo del Pero (410 m, Arezzo);
-9,1 °C a
Cabanne di Rezzoaglio (809 m, Genova).
Presso alcuni osservatori storici:
Moncalieri-Collegio Carlo Alberto: Tmin 0,9 °C l'8, valore più
basso in aprile dal 1991 (giorno 17), ma in precedenza (1866-1990) era
stato raggiunto od oltrepassato in media una volta ogni sei anni;
record di -0,6 °C il 5 aprile 1911 (serie dal 1865).
Piacenza-Collegio Alberoni: Tmin 0,0 °C
il 7 (brezze di monte hanno rimescolato l'aria e impedito che al
mattino dell'8 le Tmin scendessero ulteriormente); non ha superato né
il record del 7 aprile 1929 (-4,0 °C), né i casi recenti del 9 aprile
1997 (-0,4 °C), 8 aprile 2003 (-1,9 °C) e 2 aprile 2020 (-1,2 °C);
serie dal 1871.
Modena-Piazza
Roma: Tmin 3,6 °C il 7, anche qui fece più freddo un anno fa (3,4
°C il 01/04/2020), e il record di aprile fu di -0,7 °C nel 1864,
casualmente sempre il giorno 7 (serie dal 1860).
Come nel recente evento del
19-21 aprile 2017, ad aggravare i danni alla vegetazione è stato
l'anticipo delle fioriture: infatti, dopo un inizio di primavera con
fasi fenologiche nella norma, il caldo precoce di fine marzo aveva
nettamente accelerato il risveglio delle piante da frutto.

Nonostante alcuni rovesci per lo più
modesti e localizzati, al Nord Italia la siccità continua, e il 7
aprile un grosso incendio boschivo si è sviluppato in Valle Cannobina,
sul lato piemontese del Lago Maggiore: i fumi, sospinti dai venti
settentrionali, sono giunti fin sopra Genova ed erano visibili anche
da Milano (fonte foto:
Ticinonline).
L'Autorità di Bacino
del Po segnala che la portata del fiume a Pontelagoscuro il 6
aprile era di appena 785 m3/s, la metà del normale per
questo periodo dell'anno.
GELO ECCEZIONALE
DALLA FRANCIA AI BALCANI
L'evento freddo dell'aprile 2021 è
stato particolarmente intenso anche e soprattutto in Europa
centrale e orientale, con svariati record battuti, dalla
Francia, alla
Svizzera, fino a Slovenia e Croazia.
Svizzera e Slovenia hanno stabilito nuovi primati nazionali per
aprile, rispettivamente -26,3 °C all'osservatorio d'alta quota del
Jungfraujoch (3580 m, serie dal 1961) e -20,6 °C a Nova Vas (721 m, 30
km a Sud di Lubiana), qui con il concorso del fortissimo irraggiamento
notturno sul suolo innevato.
Peraltro, solo pochi giorni prima, il
31 marzo, Lubiana aveva registrato un nuovo record di temperatura
massima più elevata per marzo, con 25,3 °C!
A proposito di neve, Belgrado (Serbia)
ha vissuto la sua nevicata d'aprile più abbondante (10 cm) dall'inizio
delle osservazioni nel 1888.
UN FREDDO NOTEVOLE,
CHE PERO' NON SMENTISCE
IL RISCALDAMENTO GLOBALE
Riassumendo, abbiamo vissuto un episodio di freddo
notevole e tra i più intensi da alcuni decenni per il mese di aprile,
tuttavia con precedenti simili (o spesso più rilevanti) sul lungo
periodo.
“Dove è finito il riscaldamento globale?”, è la domanda che
puntualmente si pongono in molti a seguito di eventi come questo:
ebbene, continua a essere tra noi, tanto che secondo il servizio
EU-Copernicus
gli ultimi 12 mesi (aprile 2020 - marzo 2021) a livello globale
sono stati in
terza posizione tra i più caldi (almeno dal 1979, ma con ogni
probabilità da un secolo e mezzo) dopo le sequenze di 12 mesi
terminate nel settembre 2016 e maggio 2020, con 1,2 °C sopra la media
dell'era preindustriale.
Anche in un mondo mediamente più caldo ogni tanto accade ancora che
per qualche giorno faccia molto freddo, e - benché non vi sia
ancora pieno consenso scientifico su questo - modificazioni nella
circolazione atmosferica dovute alla riduzione del ghiaccio marino
artico pare possano perfino acuire l'andirivieni tra estremi di
temperatura di segno opposto alle latitudini temperate (nonché la
disponibilità di vapore acqueo per produrre nevicate anomale laddove
le temperature lo consentano, vedi questo
articolo appena pubblicato su Nature).
In ogni caso le osservazioni dicono che negli ultimi anni, al Nord
Italia come su gran parte del mondo, i record di caldo sono stati
circa dieci volte più numerosi e frequenti di quelli di freddo, un
divario schiacciante che non lascia fraintendimenti sulla direzione
intrapresa dal clima.
UN GRAZIE A...
... tutti coloro che condividono dati e
informazioni con la redazione di Nimbus, in questo caso Maurizio Ratti
(osservatorio di
Pontremoli), Renato R. Colucci (CNR-ISP
e Società
Meteorologica Alpino-Adriatica), Luca Lombroso (osservatorio di
Modena),
Mauro Olivieri (stazione meteo privata di Villafranca Lunigiana);
grazie inoltre a tutti i servizi meteorologici, nazionale e regionali,
indicati nel testo con link ai rispettivi siti web, che continuano la
preziosa raccolta dei dati, senza i quali non sarebbe possibile
inquadrare gli eventi atmosferici in prospettiva storica.
Devolvi il 5 per mille alla SMI!
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le ricerche su scienze dell'atmosfera, clima e ghiacciai,
e la salvaguardia degli osservatori meteorologici storici

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