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GHIACCIAIO CIARDONEY (GRAN PARADISO, TO), GIUGNO 2008: ACCUMULO NEVOSO POCO SOPRA MEDIA GRAZIE ALLE NEVICATE DI FINE PRIMAVERA
Luca Mercalli, Daniele Cat Berro, Fulvio Fornengo, SMI Redazione Nimbus,
23 giugno 2008
Terminata la lunga fase perturbata iniziata alla metà di maggio 2008, che peraltro ha ancora portato abbondanti nevicate oltre 3000 m di quota, il giorno 23 giugno gli operatori della Società Meteorologica Italiana – Comitato Glaciologico Italiano hanno effettuato le misure di accumulo nevoso sul ghiacciaio Ciardoney. Come di consueto, IRIDE Energia (ex AEM Torino) ha fornito l’indispensabile appoggio logistico.

Nonostante il sopralluogo sia avvenuto più tardi rispetto al solito a causa del prolungato maltempo (mediamente le misure vengono condotte tra gli ultimi giorni di maggio e i primi giorni di giugno), la massiccia fusione era iniziata soltanto da circa 5 giorni, e la situazione era comunque rappresentativa del massimo accumulo stagionale di neve sul ghiacciaio.

I rilievi hanno evidenziato un accumulo nevoso piuttosto consistente sul settore più elevato del ghiacciaio, con 340 cm di spessore al Colle Ciardoney (3140 m) - dove nell’ultimo mese si sono ancora depositate ripetute nevicate - ma in rapida riduzione scendendo di quota fino a spessori di 100 cm presso la fronte, a quota 2850 m.

L’accumulo specifico è risultato di 1.16 m di equivalente d’acqua, un valore poco al di sopra della media (1.03 m), grazie alle nevicate occorse dalla metà di aprile alla metà di giugno 2008.


La conca dei ghiacciai di Valsoera vista dal Colle Ciardoney. Spessori nevosi attorno a 3 m, con depositi di numerosi scaricamenti di neve umida dai canaloni, avvenuti dopo le nevicate di maggio-giugno, abbondanti oltre quota 3000 m.


Il settore mediano del ghiacciaio Ciardoney visto dal colle omonimo, verso la Val Soana. Alle 8 solari i cumuli iniziano a risalire i versanti prealpini, alimentati dall’aria caldo-umida sospinta dalla brezza di valle.


Luca Mercalli (a destra) e Fulvio Fornengo (a sinistra) eseguono le misure di spessore nevoso in prossimità della palina n. 2: lo strato di neve stagionale raggiunge i 260 cm a 3040 m di quota.

 
Prelievo e pesatura dei campioni di neve: la densità del manto, appesantito dalla fusione e dalle piogge alternate e neve umida, è elevata: 500 kg/m3.


Scavo della trincea per l’estrazione di campioni di neve.


Profilo del manto nevoso in prossimità della palina n. 2. A 40 cm dalla superficie si individua lo strato di neve – spesso circa 10 cm – ricco di sabbia sahariana trasportata durante l’episodio di forte scirocco dei giorni 27-29 maggio 2008 (alluvione sulle Alpi occidentali). Lo spessore nevoso attribuibile ai periodi antecedenti il 27 maggio è pari a 210 cm, i rimanenti 50 cm superiori sono caduti successivamente.
 

Sotto i 3050 m emerge in superficie lo strato di neve colorato dalla sabbia, poiché le nevicate successive al 27-29 maggio sono state esigue e comunque già fuse dai calori degli ultimi giorni. Pochi centimetri al di sotto si nasconde la neve “pulita”, priva di sabbia. Non era mai capitato, dall’inizio delle osservazioni di fine primavera nel 1992, di trovare una tale quantità di sabbia desertica sulla neve.

Gli effetti combinati della fusione nivale e della pioggia hanno prodotto numerose colate detritiche e crolli sopra il ghiacciaio innevato. Una situazione che potrebbe divenire sempre più frequente nei prossimi decenni caratterizzati da forte riscaldamento e intensa deglaciazione dei versanti montuosi, con potenziale aumento della frazione solida trasportata dai torrenti durante le piene. I mesi più esposti ad erosione dei terreni morenici d’alta quota sono però quelli tra agosto e ottobre, quando non vi è la neve a proteggere dall’azione della pioggia intensa e del ruscellamento superficiale.

Alle h 10 solari, un Cumulus congestus si erge a valle del ghiacciaio in Val di Forzo, sopra il Bivacco Revelli. La temperatura è di circa 7 °C. Ma, nonostante le temperature elevate, le vivaci correnti ascendenti e l’umidità disponibile in atmosfera, l’azione stabilizzatrice dell’anticiclone ha impedito lo sviluppo di temporali nel corso della giornata.


Alla fronte del ghiacciaio, dove la neve era spessa circa 100 cm, l’acqua di fusione si raccoglieva già in un ampio torrente con portata stimata nell’ordine di 0.5 m3/s.
 

Le misure hanno rilevato un accumulo specifico di 1.16 m di equivalente d’acqua sull’intero ghiacciaio (con valori puntuali compresi tra 1.69 m al Colle Ciardoney e 0.7 m alla fronte), un dato che si colloca moderatamente al di sopra della media dal 1992, ma solo grazie alle nevicate primaverili del periodo aprile-giugno; prima, infatti, l’accumulo era sicuramente deficitario. Negli anni recenti, un accumulo simile venne registrato nella stagione 2003-04. La quantità di acqua attualmente immagazzinata in forma nevosa sull’intero ghiacciaio ammonta a circa 950.000 m3.

 


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