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MISURE AL GHIACCIAIO CIARDONEY: UN ALTRO ANNO NEGATIVO
Luca Mercalli, Daniele Cat Berro - Società Meteorologica Italiana -  8 settembre 2010


Il 6 settembre 2010 sono state condotte le misure di fine estate sul ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso): bilancio di massa e variazioni frontali. La missione, resa possibile grazie alla collaborazione e all’appoggio logistico di IREN Energia e dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, ha anche consentito di verificare il primo mese di funzionamento della nuova stazione meteorologica automatica e della webcam installate il 6 agosto 2010 a valle della fronte glaciale, e di cui prossimamente si prevede la messa in rete in tempo reale su un'apposita pagina internet.
 

Il settore superiore del Ghiacciaio Ciardoney con, in primo piano, la nuova palina ablatometrica n. 4 installata il 6 agosto 2010. In questo punto la perdita netta di spessore glaciale è stata di 77 cm. I calori estivi hanno fuso quasi del tutto la neve invernale sul ghiacciaio, lasciando soltanto un sottile accumulo (30 cm di spessore) in corrispondenza del Colle Ciardoney, a circa 3140 m di quota.

Le condizioni atmosferiche erano ottime per l’attività di ricerca sul ghiacciaio, marginali invece per i voli in elicottero, comunque effettuati: deboli correnti umide orientali negli strati bassi dell’atmosfera addensavano infatti una coltre di stratocumuli piuttosto compatti tra 1700 e 2000 m di quota sulla Valle Orco, mentre al di sopra il tempo era soleggiato con pochi altocumuli trasportati da un vento teso nord-occidentale. Nell’immagine, il “mare” di nubi stratificate visto dal Colle Ciardoney verso Sud, alle h 08.30. Al centro, la cresta spartiacque tra la Valle Orco e la Val Grande di Lanzo.
 



Al Colle Ciardoney restavano 30 cm di nevato, residuo dei 410 cm
di neve stagionale misurati al sopralluogo del 1° giugno 2010.



Gli operatori Fulvio Fornengo e Giorgia Allais misurano l’emergenza della nuova palina n. 2 installata il 6 agosto: ne risulta un’ablazione su ghiaccio di 30 cm.
 

Temporaneo rigelo notturno dell’acqua accumulata lungo le piccole bédières che già si incontravano poco a valle del Colle Ciardoney, a testimonianza della fusione che ha caratterizzato le ultime settimane dell’estate anche nei settori più elevati del ghiacciaio.

Nel tratto mediano del ghiacciaio, poco a monte della palina n. 3, erano presenti i consueti pozzi glaciali allineati in direzione NNE-SSW, sebbene meno ampi rispetto a quanto osservato in altre stagioni precedenti. Qui ne vediamo uno ancora alimentato da una bédière, mentre altri si presentavano relitti e non più attivi, abbandonati dal mutevole reticolo idrografico superficiale che li origina. E’ probabile che, a causa dei cambiamenti di pendenza
del ghiacciaio intervenuti a seguito della fusione e riduzione di spessore glaciale, queste
forme stiano attraversando una fase di declino, ma tale ipotesi dovrà essere
verificata in prossimi sopralluoghi da parte dei glaciospeleologi dell’associazione
di esplorazioni geografiche “La Venta”.

 

Alcune immagini delle bédières osservate sul ghiacciaio, via via più profonde procedendo
verso la fronte, dove incidevano il ghiaccio per spessori attorno al metro.
 

Capita a volte di incontrare farfalle morte sulla superficie del ghiacciaio, un ambiente di certo non ideale per loro… Infatti le vivaci brezze ascendenti dal fondovalle nelle ore diurne possono trasportare insetti verso le alte quote, i quali poi precipitano anche per i moti discendenti dell’aria raffreddatasi al di sopra del ghiacciaio.
 

Veduta verso la fronte. In corrispondenza delle paline n. 6 e 7 l’ablazione su ghiaccio è stata intensa, rispettivamente 122 e 210 cm.

Veduta generale del ghiacciaio dalla stazione fotografica S2.


Serie annuale dei valori di accumulo, ablazione e bilancio netto al Ghiacciaio Ciardoney
dalla stagione 1991-92 fino alla stagione 2009-10.

Il 6 settembre 2010, al di là dei 30 cm di nevato rimasti al Colle Ciardoney, il resto
del ghiacciaio appariva privo di neve residua, con perdite di spessore glaciale
variabili tra i 30 cm della palina 2 ai 210 cm della palina n. 7.
Ne è conseguito un bilancio di
-0.83 m di equivalente d’acqua, lievemente meno negativo rispetto alla media degli ultimi 19 anni (-1.27 m), ma pur sempre assai sfavorevole per il ghiacciaio. Il valore cumulato dei bilanci annuali è giunto ormai, dal 1992, a ben -24 m.



La misura delle variazioni frontali evidenziava un regresso di 10 m all’apice sinistro orografico della fronte (segnale A3C) e condizioni stazionarie invece all’apice destro (segnale A4C), protetto dalla fusione dalla copertura detritica.

L’arretramento medio di 5 m porta il regresso totale intervenuto
dal 1971 a ben 346 m.

 


Un momento delle misure di variazione frontale al segnale A3C,

dove si evidenzia un regresso di 10 m.
 

Alcune immagini della stazione meteorologica installata il 6 agosto 2010
(vedi rapporto dettagliato):  nel primo mese di funzionamento ha rilevato
temperature comprese tra -3.9 °C (h 06.10 del 31 agosto) e
15.3 °C (h 18.40 del 26 agosto), e precipitazioni totali di 123 mm di pioggia e neve fusa.
 


 

Sylvain Jobard (Laboratoire Edytem - Université de Chambéry)

provvede all’acquisizione dei dati meteorologici.


Anche la webcam installata insieme alla stazione meteorologica ha funzionato in modo soddisfacente: ecco alcune tra le immagini più significative registrate durante il mese di agosto.

14 agosto 2010, h 10: nevica con temperatura di 0,3 °C.

16 agosto 2010, h 08: 5 cm di neve fresca sul ghiacciaio e i dintorni, temperatura -0,6 °C.

19 agosto 2010, h 14: la neve fresca è fusa sulle morene, ma il ghiacciaio ne è ancora ricoperto, dunque la fusione glaciale si è arrestata per quasi una settimana dopo
la nevicata del giorno 14.

25 agosto 2010, h 14. La neve fresca è completamente fusa anche sul
ghiacciaio con il ritorno del caldo. Temperatura 11,8 °C.

 

Attorno a mezzogiorno la nuvolosità inizia ad aumentare anche in quota per l'approssimarsi della perturbazione atlantica che porterà le prime piogge a partire dalla sera.
E' ora di rientrare!

Il Monfandì (2820 m, a sinistra) e il Monte Giavino (2766 m, a destra) emergono dalla coltre di stratocumuli che riempie la Val Soana sotto i 2200 m attorno al mezzogiorno.

Ore 12,40: recupero in elicottero per il rientro a valle. A sinistra l’asta nivometrica che, visibile in remoto tramite la webcam, consentirà di testare il buon funzionamento dei due sensori elettronici a ultrasuoni per la misura dello spessore nevoso.

Il Ghiacciaio meridionale di Valsoera ripreso dall’elicottero: è ridotto a una piccola e ripida placca di ghiaccio, le cui variazioni frontali non sono più seguite da oltre un decennio per l’accumulo di detriti che occulta la fronte.

La Becca di Gay (3621 m, a sinistra) e la Roccia Viva (3650 m, a destra), nell’alto Vallone di Piantonetto, riprese dall’elicottero. Il piccolo ghiacciaio sotto la cima della Becca di Gay (Ghiacciaio Superiore di Gay) mostra un’ampia porzione di ghiaccio scoperto nonostante la quota elevata, circa 3500 m. Il ghiacciaio della Roccia Viva, incastonato al fondo di uno stretto circo tra l’omonima vetta e il Monte Nero, non è più visibile da questa posizione a causa del forte arretramento degli anni recenti. I nevai residui alla base del Colle Baretti (centro dell’immagine) non riescono ad alimentare questo ghiacciaio che, come tutti gli altri del versante meridionale del Gran Paradiso, si mostra in agonia.

 


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