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IL GHIACCIAIO DEL RUTOR IERI E OGGI: GHIACCI, ACQUE E TORBE

Redazione Nimbus, Società Meteorologica Italiana - 27 settembre 2012
 

Il ghiacciaio del Rutor, nel settore montuoso del Piccolo San Bernardo, con i suoi 8,4 km2 di superficie (rilievo 2005, Fondazione Montagna Sicura) è il terzo per estensione in Valle d'Aosta dopo quelli del Miage (10,6 km2) e del Lys (9,6 km2). Il 14 settembre 2012 gli operatori della Società Meteorologica Italiana hanno effettuato un sopralluogo per ripetere alcune fotografie storiche del ghiacciaio e verificarne le condizioni al termine dell'estate.

Veduta aerea d'insieme del ghiacciaio del Rutor, con i suoi laghi proglaciali formatisi in epoche diverse: in basso al centro il lago di Santa Margherita, di sbarramento morenico, soggetto a numerose “rotture” durante la Piccola Età Glaciale con conseguenze alluvionali per il fondovalle talora fino ad Aosta; più a destra il ceruleo Lago dei Seracchi, ampliatosi con il ritiro del ghiacciaio nei primi anni del 1900; infine due laghi di recentissima formazione (meno di 15 anni) in corrispondenza delle fronti (15.09.2012, f. L. Mercalli).



All'apice della Piccola Età Glaciale la fronte del ghiacciaio del Rutor giungeva fino al pianoro del Lac du Glacier (2150 m, qui ripreso il 14.09.2012 dal sentiero per il Rifugio Deffeyes), dove sono ancora ben visibili i due archetti morenici concentrici (frecce) deposti attorno al 1820.



Veduta ravvicinata di uno dei due archetti morenici della Piccola Età Glaciale, presso il Lac du Glacier.
In meno di due secoli i sedimenti sono stati colonizzati da una prateria stabile e da rade conifere.

Confronto fotografico tra la situazione del 1910 circa (f. M. Gabinio, cortesia Fondazione Sella, Biella) e del 14.09.2012, ripresa dai pressi del Lago di Santa Margherita (f. SMI). La lingua frontale del ghiacciaio si è ritirata uscendo dal campo visivo, e i soprastanti ghiacciai del Grand Assaly (3174 m) si sono pressoché estinti.



Confronto fotografico tra la situazione del 1895 (f. Origoni) e del 14.09.2012,
ripresa dai pressi dei laghi Grigio e Verde (f. SMI).

L'intenso regresso degli ultimi decenni ha riportato alla luce i resti sepolti di un'antica torbiera formatasi a più riprese tra circa 10.000 e 5.500 anni fa, tra la fine delle grandi glaciazioni e l'Optimum Termico Olocenico. All’epoca la fronte del ghiacciaio, in clima più mite, doveva essere più ritirata rispetto a oggi e probabilmente si trovava 100-200 m più in alto, e il settore antistante l’attuale margine frontale doveva mostrarsi come una tranquilla zona di deposizione di fini sedimenti e materiale organico. In seguito la torbiera è stata sormontata e in parte scomposta dalle numerose avanzate (episodi “Neoglaciali”) succedutesi durante il relativo raffreddamento avvenuto tra 5000 anni fa e la recente Piccola Età Glaciale (culmine 1820-1850), con accumulo di sedimenti sabbiosi-ghiaiosi sopra gli strati di torba.

Questa torbiera (qui osservata da Luca Mercalli durante il sopralluogo del 14 settembre 2012),
avvistata a partire dagli Anni 1960-1970, rappresenta un sito di straordinario interesse paleoclimatico,
ed è stata oggetto di studio in particolare da parte del palinologo Conradin Burga dell'Università di Zurigo
e dai geologi Giuseppe Orombelli e Cesare Ravazzi (Università di Milano-Bicocca) e collaboratori.

 



Frammento di torba rinvenuto lungo un profilo di sedimenti incisi dal torrente emissario del ghiacciaio.



Tre immagini dell’ambiente proglaciale in cui si trova la torbiera (asterisco nella foto in alto),
circa 500 m a valle dell’attuale fronte. Si può immaginare che nel volgere di pochi anni
il ghiacciaio del Rutor in regresso ritorni a un assetto simile a quello che doveva
caratterizzare l’Optimum Termico Olocenico
, dunque in una posizione tra le più arretrare
di tutto l’Olocene (ultimi 10.000 anni), dalla fine dell’ultima grande glaciazione.



Il magnifico pianoro fluvio-glaciale del Rutor (quota 2500 m), dove la fronte giungeva fino agli Anni 1930-40
(f. Franco Borrelli). Oggi il torrente emissario si allarga quasi a formare un lago, di ampiezza variabile
a seconda della portata idrica, alternando fenomeni di deposizione di limi ed erosione,
prima di precipitare verso il sottostante Lago dei Seracchi (qui sotto, con il Monte Bianco sullo sfondo).



Nel 1909 (f. J. Brocherel) il ghiacciaio del Rutor si immergeva ancora con una possente lingua frontale
nelle acque del Lago dei Seracchi (2373 m), dalle cui rive oggi è visibile solo più una piccola porzione
del bacino collettore, mentre la fronte si è ritirata di centinaia di metri a monte
del gradino roccioso soprastante (14.09.2012, f. SMI).
 


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