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6 LUGLIO 1989: IL CROLLO DEL GHIACCIAIO SUPERIORE
DI COOLIDGE SUL MONVISO


Gianni Mortara e Marta Chiarle, CNR-IRPI - Comitato Glaciologico Italiano
Stefano Perona, Comitato Glaciologico Italiano

18 dicembre 2019

 

Trent'anni sono trascorsi dal drammatico evento glaciale accaduto sul versante Nord del Monviso. La sera del 6 luglio 1989 gran parte del ghiacciaio sospeso di Coolidge - in pratica un cuneo di ghiaccio del volume di circa 200.000 m3 - si scollava dal circo roccioso che lo accoglieva precipitando a valle.

Si generò una tumultuosa valanga di ghiaccio che si inabissò nel ripidissimo Canalone Coolidge sino ad impattare sul sottostante Ghiacciaio Inferiore, per poi espandersi sul fondovalle nell'area circostante il Lago Chiaretto, luogo di alta frequentazione turistica, lungo il sentiero dal Pian del Re verso il Rifugio Quintino Sella. Solo fortunate circostanze evitarono conseguenze alle persone (Fig. 1).

Fig. 1. L'area d'invasione della valanga di ghiaccio del 6 luglio 1989 (ricostruzione di D. Fava). Un lobo dell'accumulo si spinse nel Lago Chiaretto originando un'onda d’impatto
di modesta energia.


In occasione del ventesimo anniversario di quell'evento il n. 53-54 di Nimbus ospitò un articolo con fotografie di confronto (Mortara e Palomba, 2009).

Rispetto al 2009, la configurazione attuale del ghiacciaio è sostanzialmente invariata: uno scivolo smagrito, inciso da alcune rigole e intersecata da una embrionale crepaccia terminale (Fig. 2).
 



Fig. 2: in alto, il versante Nord del Monviso ripreso dall'aereo; in ombra, il Ghiacciaio Superiore
di Coolidge, collegato alla piramide sommitale da tre ripidi canaloni (f. D. Cat Berro, 21.09.2018). Qui sopra, lo stesso ghiacciaio nel 1986: l'asterisco individua il crepaccio trasversale in corrispondenza del quale si originerà il distacco del 1989
(foto aerea IGN, 30 agosto 1986).


Di fatto il ghiacciaio non è più riuscito a recuperare il volume perduto con il distacco del 1989. La sua sopravvivenza, al momento, è essenzialmente assicurata da apporti valanghivi (Fig. 3).
 

Fig. 3. Immagine attuale del ghiacciaio, imbiancato da una nevicata precoce (f. S. Perona,
15 settembre 2019), a confronto con una fotografia storica del 1910, ripresa dal Colle delle Cadreghe (archivio Centro Documentazione Museo Montagna, Torino).

 

Difficilmente si potranno riprodurre condizioni glacio-morfologiche predisponenti ad un nuovo distacco, soprattutto con dimensioni paragonabili a quelle del 1989.
Permane invece elevata l'esposizione al rischio di valanghe di neve e crolli di roccia per gli alpinisti e scialpinisti estremi che intendano cimentarsi con il repulsivo Canalone Coolidge.

Oggi le tracce della valanga di ghiaccio sul terreno si sono molto attenuate e sono riconoscibili solo da occhi esperti o, ad esempio, attraverso le indicazioni riportate nell’itinerario glaciologico del Monviso che prevede una specifica sosta al Lago Chiaretto (Lombardo et al., 2017).

Sia pure in misura concisa, si è ritenuto opportuno richiamare ancora una volta il ricordo di un evento che, per le Alpi italiane, rappresentò il primo, significativo segnale di una trasformazione della criosfera collegabile al riscaldamento climatico.


Bibliografia

Mortara G., Palomba M. (2009) – Il Ghiacciaio Superiore di Coolidge (Monviso) a vent’anni dal crollo del 6 luglio 1989. Nimbus, n. 53-54, 30-31.

Lombardo B., Fioraso G., Balestro G., Mortara G. (2017) – Monviso, Re di pietra. I ghiacciai che hanno visto nascere il Club Alpino Italiano. In Itinerari glaciologici sulle montagne italiane (a cura del Comitato Glaciologico Italiano). Collana Guide Geologiche Regionali, n 12, vol. 2, 37-51.

Giuliano M. (2013) - Ghiacciaio Superiore di Coolidge (Monviso). In Schede glaciologiche di alcuni apparati glaciali delle Alpi occidentali. Nimbus, n. 69-70 (Speciale progetto GlaRiskAlp), 32-33.



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