Trent'anni sono trascorsi dal drammatico evento glaciale accaduto sul versante Nord del
Monviso. La sera del 6 luglio 1989 gran parte del ghiacciaio
sospeso di Coolidge - in pratica un cuneo di ghiaccio del volume di
circa 200.000 m3 - si scollava dal circo roccioso
che lo accoglieva precipitando a valle.
Si generò una tumultuosa
valanga di ghiaccio che si inabissò nel ripidissimo Canalone
Coolidge sino ad impattare sul sottostante Ghiacciaio Inferiore, per
poi espandersi sul fondovalle nell'area circostante il Lago Chiaretto,
luogo di alta frequentazione turistica, lungo il sentiero dal Pian del
Re verso il
Rifugio Quintino Sella. Solo fortunate circostanze
evitarono conseguenze alle persone (Fig. 1).

Fig. 1. L'area d'invasione della valanga di
ghiaccio del 6 luglio 1989 (ricostruzione di D. Fava). Un lobo
dell'accumulo si spinse nel Lago Chiaretto originando un'onda
d’impatto
di modesta energia.
In occasione del ventesimo anniversario di quell'evento il
n. 53-54 di Nimbus ospitò un articolo con fotografie di confronto
(Mortara e Palomba, 2009).
Rispetto al 2009, la configurazione attuale del ghiacciaio è
sostanzialmente invariata: uno scivolo smagrito, inciso da alcune
rigole e intersecata da una embrionale crepaccia terminale (Fig. 2).


Fig. 2: in alto, il
versante Nord del Monviso ripreso dall'aereo; in ombra, il Ghiacciaio
Superiore
di Coolidge, collegato alla piramide sommitale da tre ripidi canaloni
(f. D. Cat Berro, 21.09.2018). Qui sopra, lo stesso ghiacciaio nel
1986: l'asterisco individua il crepaccio trasversale in corrispondenza
del quale si originerà il distacco del 1989
(foto aerea IGN, 30 agosto 1986).
Di fatto il ghiacciaio non è più riuscito a recuperare il volume
perduto con il distacco del 1989. La sua sopravvivenza, al
momento, è essenzialmente assicurata da apporti valanghivi (Fig. 3).


Fig. 3. Immagine
attuale del ghiacciaio, imbiancato da una nevicata precoce (f. S.
Perona,
15 settembre 2019), a confronto con una fotografia storica del 1910,
ripresa dal Colle delle Cadreghe (archivio
Centro Documentazione Museo Montagna, Torino).
Difficilmente si potranno riprodurre condizioni glacio-morfologiche
predisponenti ad un nuovo distacco, soprattutto con dimensioni
paragonabili a quelle del 1989.
Permane invece elevata l'esposizione al rischio di valanghe di neve e
crolli di roccia per gli alpinisti e scialpinisti estremi che
intendano cimentarsi con il repulsivo
Canalone Coolidge.
Oggi le tracce della valanga di ghiaccio sul terreno si sono molto
attenuate e sono riconoscibili solo da occhi esperti o, ad esempio,
attraverso le indicazioni riportate nell’itinerario glaciologico del
Monviso che prevede una specifica sosta al Lago Chiaretto (Lombardo et
al., 2017).
Sia pure in misura concisa, si è ritenuto opportuno richiamare ancora
una volta il ricordo di un evento che, per le Alpi italiane,
rappresentò il primo, significativo segnale di una trasformazione
della criosfera collegabile al riscaldamento climatico.
Bibliografia
Mortara G., Palomba
M. (2009) – Il Ghiacciaio Superiore di Coolidge (Monviso) a vent’anni
dal crollo del 6 luglio 1989.
Nimbus, n. 53-54, 30-31.
Lombardo B., Fioraso G., Balestro G., Mortara G. (2017) – Monviso,
Re di pietra. I ghiacciai che hanno visto nascere il Club Alpino
Italiano. In
Itinerari glaciologici sulle montagne italiane (a cura del
Comitato Glaciologico Italiano). Collana Guide Geologiche Regionali, n
12, vol. 2, 37-51.
Giuliano M. (2013) - Ghiacciaio Superiore di Coolidge (Monviso).
In Schede glaciologiche di alcuni apparati glaciali delle Alpi
occidentali.
Nimbus, n. 69-70 (Speciale progetto GlaRiskAlp), 32-33.
Devolvi il 5 per mille alla SMI,
sosterrai le ricerche sul Ghiacciaio Ciardoney!

|