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RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI
  

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DELLE NUBI

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Diario meteorologico del mese di
Marzo 2000

Questa rassegna raccoglie le informazioni pervenute, da varie fonti, alla nostra redazione web; alcuni dati potrebbero non essere verificati . Ai lettori il compito di integrare o correggere le informazioni.

Marzo
29
2000

NEVICA IN LOMBARDIA, FORTE PERICOLO DI VALANGHE
(ANSA)
-MILANO, 29 MAR - Nevica da ieri pomeriggio in Lombardia, oltre i 600 metri, ed e' forte il pericolo di valanghe in numerose zone della regione. Le precipitazioni nevose si attenueranno nel pomeriggio, assumendo un carattere temporalesco. Domani il tempo sara' variabile, con residui di precipitazioni nevose, deboli, oltre i 1.000 metri. Nelle ultime 48 ore, si sono accumulati dai 50 ai 70 cm di neve ai 2.000 metri e il pericolo di valanghe - sull'Adamello e le Alpi Retiche - e' stimato di forza 4, ossia elevato. Il transito con catene e' obbligatorio ai passi del Tonale, Aprica, Maloia, Bormio. 

Marzo
21
2000

PER LA SICCITA' CALA IL LIVELLO DEI FIUMI PIEMONTESI
(ANSA) - TORINO, 21 Marzo - Uno degli inverni piu' aridi degli ultimi 150 anni ha fatto praticamente scomparire i fiumi in Piemonte: la secca del Po a Torino ha raggiunto livelli storici. Ieri la portata media era di 32 metri cubi al secondo, contro un valore normale, a marzo, di 150-160. Se il piu' lungo fiume d'Italia ha ancora un aspetto ancora quasi normale, nel capoluogo piemontese, lo deve allo sbarramento della diga del Pascolo, che ne rallenta la corrente, dando l' illusione di una portata quasi normale. Tutta la tabella della Regione che riporta le misure dei fiumi offre un quadro desolante: ad esempio, il Tanaro ad Alba ieri era 61 centrimetri al di sotto dello zero idrometrico,
La portata d' acqua di molti fiumi e' cosi' inconsistente da non essere nemmeno considerata: l' elenco e' lungo e vale per i torrenti delle valli Ossolane come per lo stesso Tanaro, per il Bormida ad Alessandria, per la Stura di Demonte che a Fossano
(Cuneo) e' alta appena un centimetro, per la Dora Riparia ad Oulx (Torino), per il Toce. Le previsioni promettono piogge giovedi', a incrementare i miseri 13,9 millimetri caduti negli ultimi 4 mesi a Torino. Nel frattempo, la Regione Piemonte ha segnalato al ministero delle Politiche Agricole lo stato di crisi dell' agricoltura piemontese. Oggi, infine, l' assessorato all' Agricoltura ha predisposto un gruppo di monitoraggio, di cui fanno parte anche le Province e le organizzazioni agricole, sull' andamento climatico.
21/03/2000 20:21

Marzo
20
2000

PIANURA PIEMONTESE ANCORA ALL’ASCIUTTO
A TORINO 14 mm DI PIOGGIA IN 4 MESI E I PERIODI ASCIUTTI SONO DIVENTATI PIU’ FREQUENTI DAL 1980
20 Marzo 2000  -  SMS
Con il trascorrere dei giorni il deficit pluviometrico della prima parte del 2000 sulla pianura piemontese si accentua ulteriormente. Impulsi di aria fresca hanno portato nelle giornate di domenica e lunedì precipitazioni significative solo sulla fascia prealpina del Cuneese e Torinese, lasciando del tutto all’asciutto la pianura.
A Torino le poche gocce di pioggia di domenica 19 marzo (0.2 mm) portano a 13.9 mm il totale caduto negli ultimi 4 mesi. Dal 22 novembre al 20 marzo a Torino dovrebbero infatti misurarsi mediamente 180 mm di pioggia. Nel corso della stagione 1999-2000 la città subalpina ha ricevuto appena l’8 % dell’abituale quantità di pioggia o neve
fusa.   Negli ultimi due secoli i periodi di siccità che durarono almeno 120 giorni
sono solamente quattro (ma nel 1990 le precipitazioni furono molto scarse per un periodo ancora più prolungato: solo 38 mm in 6 mesi).
Anni con periodi asciutti di almeno 120 giorni

Anno    Periodo     Tot mm
1849    25-11/24-03    10.0
1990    07-11/06-03    13.4
1981    14-11/13-03    13.8
2000    22-11/20-03    13.9

Negli ultimi 20 anni diventano quindi tre i casi di siccità prolungata, di durata pari o superiore ai 4 mesi. Inoltre dal1980 al 2000 sono ben 15 gli anni in cui si sono manifestati periodi di 4 mesi che hanno accumulato meno della metà della pioggia che normalmente dovrebbe cadere nello stesso intervallo di giorni.  Questa concentrazione di periodi asciutti così prolungati, in apparente accordo con l’osservato aumento della temperatura, non trova riscontro negli ultimi due secoli, durante i quali pur manifestandosi, appare un fenomeno più isolato.
Per il momento i modelli di previsione meteorologica a medio termine non indicano un sostanziale cambiamento della situazione almeno fino a giovedì 23.   L’evoluzione successiva, che potrebbe essere favorevole alle piogge, deve tuttavia essere confermata.


Marzo
17
2000

CONTINUA LA SICCITA' IN PIEMONTE
La Stampa -  17 Marzo 2000
Siccità da 92 giorni e la Regione vuole chiedere lo stato di calamità naturale
"Domenica pregate per la pioggia", invita l'arcivescovo Poletto

TORINO - Alla fine, contro questo cielo ossessivamente blu (oggi è il 92° giorno senz'acqua), l'arcivescovo ha invocato la preghiera, una supplica corale. Monsignor Severino Poletto ha chiesto ai parroci ed ai rettori dei santuari che "a partire da domenica 19 vi siano preghiere speciali per implorare il dono tanto necessario della pioggia". L'invito è apparso sul settimanale diocesano La Voce del Popolo. "Nella nostra terra la perdurante siccità - osserva il vescovo ausiliare, monsignor Pier Giorgio Micchiardi - suscita vivissime preoccupazioni: la preghiera cristiana si esprime anche nella supplica per ottenere sollievo in particolari circostanze".
Così monsignor Poletto, nato in una famiglia contadina e consapevole delle disgrazie causate dall'aridità, ha suggerito che "durante ogni celebrazione eucaristica, nella preghiera universale o dei fedeli, si proponga un'intenzione concludendo con l'orazione per chiedere la pioggia". Nella Chiesa, infatti, la preghiera legata ai mutamenti stagionali è sempre stata parte della tradizione. Ordinaria amministrazione, dunque, anche l'invito del nostro arcivescovo? "No, non è normale che intervenga per chiedere la pioggia - precisa il cancelliere della Curia, monsignor Giacomo Maria Martinacci - ma non è nemmeno normale che la siccità duri così a lungo". Tanto a lungo che la Regione sta preparandosi a chiedere lo stato di calamità naturale: fatte salve le preoccupazioni delle stazioni sciistiche, i timori maggiori sono legati all'abbassamento delle falde sotterranee nelle località pedemontane e collinari. Sul fronte delle coltivazioni, poi, la soglia di non ritorno è già stata superata: in molte aree manca oggi l'acqua per irrigare, e il livello minimo negli invasi fa temere il peggio per quest'estate.

Sono numerosi gli incendi sulle sponde del lago d'Orta e al passo della Colma verso la Valsesia
GOZZANO  - Altri trenta ettari di bosco distrutti fra Novarese e Valsesia, con le fiamme che sono tornate ad alzarsi ieri a mezzogiorno al Colle di San Colombano, fra Briga Novarese, Gozzano ed Invorio. Un incendio di vastissime proporzioni si è propagato da Pogno alle alture della Cremosina sino al territorio di Madonna del Sasso.
Decine di volontari delle squadre antincendi boschivi, guardie del Corpo Forestale, vigili del fuoco e carabinieri hanno dovuto lavorare anche ieri. Sono dovuti intervenire ad esempio sulla provinciale della Cremosina, interrotta al traffico, appena dopo l'abitato di Pogno, perchè una cappa di fumo impediva la visibilità e l'incendio stava pericolosamente estendosi. Ed anche ieri è stato provvidenziale l'intervento dei Canadair della Forestale e dell'elicottero della Regione. Gli aerei hanno fatto la spola prima fra la zona di Pogno e il lago d'Orta, per il rifornimento d'acqua, poi di nuovo fra Briga Novarese ed il lago, per domare le fiamme sul San Colombano. A Pogno è andata distrutta la vegetazione di circa venti ettari, uno dei polmoni verdi della provincia. L'incendio è divampato alle sei di mattina, poi si è esteso in due tronconi, uno sopra Prerro di Pogno, l'altro verso Soliva e Valduggia. A combattere le fiamme sono arrivati i volontari delle squadre antincendi boschivi di Pogno, Valduggia e Granerolo, i vigili del fuoco di Borgomanero e Varallo Sesia e gli uomini della Forestale. A mezzogiorno è ripreso il grande incendio di San Colombano, a Briga Novarese. Questa volta le fiamme sono divampate accanto alla provinciale, a duecento metri dalla rubinetteria Rastelli, e hanno bruciato un altro ettaro di bosco. "Siamo rimasti in zona fino a mezzogiorno - dicono i volontari delle squadre antincendi intervenuti in forze - ed il fuoco è ripreso quando il sole ha riscaldato le braci che erano rimaste". Un altro incendio si è sviluppato nei boschi di Maggiora; un altro ha interessato la zona di Ameno, vicino al cimitero, dove si sono recati i volontari di Orta dell'associazione "Croce Santa Giustina".Un altro ancora è stato domato sulle montagne di Beura. Altri due sulla costa Occidentale del lago d'Orta, sopra Madonna del Sasso ed Arola.

Emergenza siccità in collina, il livello del Lago Maggiore continua a scendere
L'acqua arriva con le autobotti

VERBANIA - Nessuna previsione di precipitazioni per i prossimi giorni e le conseguenze della siccità si aggravano. L'acqua scarseggia in alcune località della collina del Verbano e rende necessario il rifornimento con autobotti: ad Arizzano intervengono i vigili del fuoco, a Cossogno la Spv. Paolo Saccani, direttore della società che gestisce il servizio idrico integrato a Verbania e in alcuni comuni della fascia collinare, fa il punto della situazione: "Ad Arizzano si tampona l'emergenza anche alimentando un serbatoio con l'acqua dei pozzi che servono Verbania. Ad entrare in crisi sono le località rifornite da sorgenti che vedono diminuita la loro potenzialità, comunque l'azione svolta si dimostra efficace nel sopperire al fabbisogno". Alcuni giorni or sono si era verificato un momento di crisi anche a Unchio, unica frazione del capoluogo rifornita da sorgenti, ma ora il problema è superato. Il livello del lago intanto continua a scendere. La Navigazione Lago Maggiore segnala 193,16 metri sul livello del mare. "Questo limite - spiega il direttore Piero Ferrozzi - significa che siamo ad 1,41 metri rispetto allo zero idrometrico di Arona. In altre parole, esiste un margine di soli 13 centimetri per far scattare la limitazione da 450 a 380 quintali del carico massimo dei traghetti tra Intra e Laveno". A limitare il ritmo di abbassamento delle acque concorrono alcuni apporti in entrata, come il deflusso dai bacini idroelettrici montani e lo scioglimento delle nevi, e il lavoro di bilanciamento allo sbarramento della Miorina. Proprio in questa fase di magra, c'è da registrare la pubblicazione del volume "I livelli del Lago Maggiore. Una grande risorsa da gestire, un problema da affrontare". Edita da Alberti di Intra con tutti i Lions Club del Verbano, l'opera è scritta da Marzia Ciampitiello con la collaborazione dell'Istituto di Idrobiologia del Cnr di Verbania. "Preso atto che non esisteva un'opera del genere - spiega il presidente dei Lions verbanesi, Fr ancesco De Paolini -, abbiamo voluto sostenere un lavoro che testimoniasse l'attenzione verso i problemi del territorio nello spirito di servizio che anima l'attività dei nostri clubs". Lo strumento realizzato è di effettiva utilità: "Vi sono raccolte tutte le conoscenze sull'argomento - commenta Riccardo De Bernardi, direttore del Cnr - e ciò serve non solo a comprendere la complessità del problema, ma anche a dare un fattivo contributo per la sua soluzione". Il libro viene presentato nel corso di un interclub dei Lions la sera di venerdi 17 all'hotel Villa Carlotta di Belgirate.

Incendi nel Novarese, c'è paura in Valsesia
BORGOSESIA - Una spessa coltre di fumo nero ieri ha invaso la strada che da Valduggia sale alla galleria della Cremosina. Erano i fumi, spinti dal vento, del vasto incendio che ha interessato il versante novarese della collina che divide la Valsesia dal Cusio e che giornalmente è percorsa da migliaia di lavoratori diretti alle due grandi aree industriali di Pogno e Valduggia. In mattina si era temuto che l'incendio potesse sfuggire al controllo di vigili del fuoco e Forestale e raggiungere le frazioni alte di Valduggia, ma nel pomeriggio l'allarme è rientrato.  Ormai gli incidenti di piccole entità non fanno più notizia visto che da giorni, a causa della siccità, i pompieri sono quotidianamente chiamati a interventi nei boschi. Scongiurato il pericolo per le fiamme divampate sulla Cremosina, nel pomeriggio le squadre di Varallo sono dovute intervenire solo a Gattinara per le sterpaglie in fiamme.  Aspettando la pioggia l'allerta resta ai massimi livelli e sono stati intensificati i controlli delle forze dell'ordine, anche per prevenire l'opera dei piromani. Potrebbe infatti essere doloso l'incendio scoppiato in località Mondonio di Borgo d'Ale che ha interessato 5 ettati di bosco. Forestale, vigili del fuoco e volontari hanno impiegato 3 ore a spegnerlo.

Siccità, aumentano gli incendi. Rogo a Valmaggiore. A Nizza si prega per la pioggia
ASTI - Resta alto il rischio di incendi a causa della siccità. L'ultimo allarme di una certa consistenza è scattato nella notte fra mercoledì e giovedì tra Valmanera e Valmaggiore: le fiamme si sono sviluppate tra le sterpaglie al bordo di un bosco e poi si sono estese, attaccando alcuni ettari di vegetazione. I vigili del fuoco astigiani hanno lavorato a lungo per circoscrivere l'incendio. Sono stati impegnati gli uomini di due turni, arrivando ad avere in azione anche quattro squadre con autopompe. I vigili sono riusciti ad avere ragione delle fiamme solo in serata. Ma per i pompieri astigiani è stato solo l'ultimo caso di una notte carica di lavoro, soprattutto per affrontare i focolai di sterpaglie rese secche da più di tre mesi di assenza di pioggia. Ad aggravare la situazione, la brezza che ha soffiato mercoledì sera, contribuendo ad alimentare i fuochi. Una decina gli interventi, nelle zone di Montechiaro, Villafranca, Cerreto, Villanova, Refrancore, Motta di Costigliole, il Torrazzo e lungo la tangenziale. Spesso si tratta di disattenzione o dell'incoscienza di automobilisti che lanciano dal finestrino mozziconi di sigarette ancora accesi. "Non c'è ancora di che allarmarsi - indicano al comando dei vigili del fuoco - Per ora la siccità non ha ancora intaccato le riserve idriche. Certo è che se non piove potremo avere problemi seri in estate". Ad aggravare la situazione ci si mette anche il cielo sereno. Il sole durante il giorno scalda quasi quanto in primavera avanzata. Non è solo un'impressione, lo testimoniano gli strumenti. A Nizza nei primi quindici giorni di marzo si sono registrate temperature record. La centralina "Das-marte" ha segnalato 23 gradi il 10 marzo. Inoltre, spiega il responsabile Pier Carlo Cravera, si può notare la forte escursione termica tra giorno e notte. Un esempio: nei primi giorni del mese si è nuovamente scesi sotto lo zero, fino a -4,9. Preoccupante inoltre il dato sull'umidità: solo 0,2 millimetri, dovuti a lla condensa notturna. Per invocare l'indispensabile pioggia, intanto, nelle campagne tornano riti che sembravano dimenticati. Proprio a Nizza, domenica, il parroco di San Giovanni Lanero, don Gianni Robino, ha concluso la messa con una preghiera specifica.

Marzo
9
2000

ESTATE PRECOCE SUL NORD ITALIA
9 Marzo 2000
PERCHE' TEMPERATURE COSI' ALTE?
TORINO, 9 Marzo - Per quale ragione tra mercoledì 8 e giovedì 9 marzo la temperatura ha subito un sensibile aumento sul Nord Italia, portandosi su valori ben al di sopra della media stagionale? Non basta dire che sul Nord Italia è presente l’alta pressione: infatti tra alti e bassi l’anticiclone domina la scena meteorologica da tre mesi. L’alta pressione però nelle ultime ore ha ricevuto un contributo di aria molto mite dall’Atlantico e dal Mediterraneo: in questi casi si dice che l’alta pressione diventa dinamica e la subsidenza si accentua. Inoltre una modesta differenza di pressione tra il versante nord-alpino e quello sud-alpino ha attivato deboli venti di caduta (foehn) dalle Alpi, che anche se non evidenti in pianura, hanno determinato un’ulteriore compressione dell’aria e quindi un riscaldamento.
Il concorso di questi tre fattori (invasione di aria calda, subsidenza anticiclonica e correnti foehnizzate) ha contribuito a far registrare un’altra anomalia termica, che favorirà senz’altro una precoce fusione della già poca neve presente sulle Alpi Occidentali. Le temperature registrate sulla pianura piemontese nella giornata di giovedì non costituiscono comunque ancora un record. I 26.4 gradi registrati a Locarno Monti costituiscono invece il valore più alto registrato dall’inizio delle osservazioni nel 1935, come comunica il centro ISM di Locarno. (C. Castellano - SMS)

ROMA
- Piu' che un anticipo di primavera, e' un'inizio d'estate quello che sta vivendo il Nord. In Lombardia il termometro ha toccato i 20 gradi (record stagionale) con 22 gradi registrati a Milano. Caldo anche in Piemonte: toccati a Torino i 24 gradi, numerosi gli incendi nella Regione. Termometro sui 20 gradi ad Aosta (13 la minima della notte). Al Sud invece 18 gradi a Napoli, 17 a Catania, Cagliari, Reggio Calabria. (ANSA)

VIVERONE: NON PIOVE E IL LIVELLO DEL LAGO E' SCESO DI QUASI MEZZO METRO
L'allarme-siccità risuona anche sulle rive del lago, e dal lago sale sulle colline, tra vigneti e frutteti. E' un male comune quello della carenza d'acqua, che sfiora le due realtà più rappresentative di Viverone. Il lago, innanzitutto. "Le sorgenti che lo alimentano, "tengono'' ancora - spiega Angelo Zola, consigliere comunale di Viverone e responsabile del settore pesca e navigazione - ma nonostante questo il lago registra un abbassamento di circa mezzo metro. Detto ciò, non possiamo ancora parlare di vero allarme, anche se la mancanza di precipitazioni incomincia a pesare. Infatti non ci sono problemi per il patrimonio ittico e il turismo, come pure per la pesca, la navigazione e gli attracchi ai pontili. Naturalmente confidiamo molto nel tempo, affinché la pioggia riporti tutto alla normalità".
Acqua in calo, ma non tanto da impedire il ripopolamento del lago: sono stati immessi 2 milioni di avannotti di coregone (altri 600 attendono di essere gettati in acqua), mentre la prossima operazione riguarderà l'immissione di lucci, su iniziativa dell'Associazione pescatori.  La situazione cambia invece bruscamente salendo dal lago verso la collina. È infatti allarme sul fronte dell'agricoltura, ormai allo stremo: "Purtroppo il pericolo più immediato, proprio per l'effetto di questa lunga siccità - dichiara il sindaco di Viverone Giulio Monti, agronomo - lo corre il settore dei cereali, tra cui il grano, che rischia seriamente un danno incalcolabile. Ma la persistente mancanza di precipitazioni potrebbe produrre effetti disastrosi anche al resto delle coltivazioni, come la vite e le altre piante da frutto, principalmente di kiwi". E soprattutto di viti la collina di Viverone è ricca: una realtà economica importante, ben rappresentata dall'Enoteca regionale della Serra, che ha appunto la sua sede a Roppolo.  Continua il sindaco Monti: "I problemi cominciano adesso, con l'aumento della temperatura: riprende infatti il ciclo di vegetazione, ma senza l'acqua necessaria la fioritura rischia di subire danni irrimediabili, con conseguenze facilmente immaginabili per il frutto"
La situazione è invece ampiamente sotto controllo per l'acquedotto comunale. Conclude il sindaco: "Per nostra fortuna non registriamo alcun disagio sul fronte dell'approvvigionamento alla popolazione, grazie alla notevole portata dei nostri pozzi, alimentati dai ghiacciai*". (La Stampa)


Marzo
7
2000

EFFETTI DELLA SICCITA' SUL NORD-OVEST
7 Marzo 2000 -  La Stampa
NOVARA
La siccità, da secoli, ha sempre significato anni di vacche magre in agricoltura. Ed è proprio il mondo dei campi che s'interroga e scruta i cieli d'inverno. Nella pianura novarese sembrano ormai lontani gli anni nevosi, le coltri alte almeno una spanna che imbiancavano i terreni coltivati a frumento o le stoppie delle risaie, pronte per l'aratura. Come sarà quest'anno? Sergio Baratti, direttore dell'Associazione irrigua Est Sesia, che controlla il comprensorio irriguo e i derivatori dal lago, non nasconde qualche preoccupazione: "Il livello del lago è appena sopra il limite, ma non disperiamo. Abbiamo un margine di tempo prima della sommersione delle risaie, si può recuperare". Dello stesso avviso Ettore Rigamonti, del servizio decentrato agricoltura. Insomma, il rischio c'è, ma è ancora dietro l'angolo.
VERBANIA
Il livello delle acque del Verbano continua a scendere per la persistente siccità e la Navigazione Lago Maggiore conferma che non tarderanno i primi provvedimenti, date le difficoltà su alcuni attracchi. Una eventualità tutt'altro che da escludere, se si pensa che le previsioni per i prossimi giorni sono di tempo in prevalenza soleggiato, con annuvolamenti temporanei e piogge occasionali, non in grado comunque di segnare una inversione di tendenza.
A rischio è soprattutto per il momento il traghetto che collega Intra e Laveno, per il quale la prima conseguenza tra qualche giorno potrebbe essere la riduzione del carico, con particolare riferimento ai mezzi pesanti e dunque al trasporto di merci. Non si possono neppure escludere conseguenze per alcuni scali dei battelli, che sarebbero comunque limitate non essendo ancora iniziata la stagione turistica. Una situazione, dunque, che non si può al momento definire di emergenza, ma che potrebbe diventarlo con il persistere dell'attuale tendenza. L'Istituto italiano di idrobiologia del Cnr di Verbania, che controlla costantemente l'andamento del bacino lacustre, segnala che in effetti il livello del lago continua ad abbassarsi: ieri mattina si era a quota 193.20, circa un metro sopra il minimo assoluto di 192.30 e pure al di sopra del dato più basso degli ultimi anni, raggiunto nel maggio 1997 con 192.85.
"A limitare le conseguenze della siccità e a far sì che la discesa del livello sia piuttosto lenta - osserva il professor Luigi Barbanti -, sono fortunatamente alcune circostanze. In primo luogo si devono segnalare i deflussi dai bacini idroelettrici montani e la mancanza di un consistente richiamo d'acqua a valle, se si esclude il mantenimento del deflusso minimo vitale per il fiume. Inoltre ci sono le nevi che stanno sciogliendosi a quote basse e medio-basse a fornire un contributo idrico al bacino lacustre". Tali circostanze evitano dunque conseguenze più drastiche e contengono fin ora i rischi della situazione. A proposito del lungo periodo di siccità, si deve osservare che da alcuni anni è diventato ricorrente nei primi mesi dell'anno, caratterizzati da una forte crisi idrologica. Nel 1997 si raggiunse il limite di 94 giorni consecutivi senza precipitazioni. Ieri alcuni incendi si sono sviluppati nelle campagne, in particolare nel Medio Novarese.
BIELLA
"Biellesi cercate di non sprecare acqua, la siccità sembra che non finirà molto presto e prudenzialmente sarebbe consigliabile ridurre un po' i consumi per non trovarci in difficoltà. Walter Giovannini, direttore del Cordar, la società che gestisce l'acquedotto di Biella e di alcuni altri centri del comprensorio laniero, è abituato a fronteggiare gli inverni poveri di acqua del Biellese. E' una caratteristica del territorio e quindi non drammatizza più di tanto la situazione, ma la siccità incomincia a preoccupare. "La portata delle sorgenti si sta avvicinando ai minimi storici - spiega - e anche dalle captazioni nei torrenti Oropa e Cervo in questi giorni arrivano a stento i 50 litri al secondo necessari per riempire i serbatoi. In più in montagna non c'è neve e il disgelo non porterà alcuna piena primaverile. Insomma, la situazione si sta facendo pesante e se si potesse incominciare a ridurre un po' i consumi potremmo resistere senza particolari sacrifici fino all'arrivo delle piogge".
Anche negli altri centri del Biellese la situazione non è migliore: si stanno dando fondo a tutte le riserve. Ad esempio a Cossato sono stati rimessi in funzione i pozzi. E Biella è intervenuta in soccorso di Pollone, mettendo a disposizione un pizzico delle sue scorte per evitare che nel paese fosse necessario razionare l'acqua.
Preoccupazione anche nell'agricoltura dove da ieri sono stati riattivati i canali e le rogge irrigue nell' intero comprensorio risicolo che comprende anche Biella. Ma i torrenti sono in secca e l' assoluta mancanza di piogge riduce giorno dopo giorno lo spessore della falda idrica sotterranea. Le ultime piogge consistenti risalgono ormai al periodo dal 4 al 7 novembre quando, secondo i rilievi dell' Istituto sperimentale per la risicoltura di Vercelli, sono caduti 62,5 millimetri di pioggia. Nella seconda decade di novembre ne sarebbero caduti 13,1; nella terza 2,7; nell' intero mese di dicembre ne sono piovuti 9,1 e solo 0,1 a gennaio.
VERCELLI
Da ieri è iniziata, e proseguirà fino al 20 marzo, la riattivazione dei canali e delle rogge irrigue. Un provvedimento necessario prima delle operazioni di vera e propria distribuzione dell'acqua per usi irrigui, per ripulire l'alveo dai detriti accumulati nei mesi invernali (foglie, rami e purtroppo rifiuti di ogni genere), reso ancora più indispensabile a causa della carenza di precipitazioni di questi ultimi mesi. E' da novembre infatti che non si verificano piogge significative sulle nostre zone, un fenomeno non nuovo per questo periodo, che con l'avvicinarsi della primavera potrebbe creare qualche problema all'agricoltura. Per ora comunque la situazione non desta preoccupazioni e non ci sono segnalazioni o lamentele per carenza d'acqua, sperando che la consueta variabilità del tempo di marzo porti le attese precipitazioni .
"Se piove entro marzo - conferma Anna Coppo del Centro di assistenza tecnica agricola di Saluggia - le colture di orzo e grano non saranno compromesse e si potrà procedere alla semine del mais senza difficoltà".
Anche a Borgo d'Ale non si lamentano danni alle colture in atto e ai frutteti. Qualche rischio in più per le coltivazioni orticole: "Con il terreno così asciutto - è il parere del tecnico Gianfranco Antonietta - l'avvio di produzione degli asparagi, previsto fra dieci giorni, stenterà a partire e le semine dello zucchino non si possono fare". La situazione non è comunque allarmante e ci sono margini per rientrare nella normalità.
Qualche scompenso del clima insolitamente così asciutto e sereno è dovuto alla forte escursione termica tra il giorno e la notte. "Un'umidità più elevata - spiega Antonietta - tende a mantenere le temperature notturne più alte allontanando il pericolo delle gelate. Queste sono pericolose proprio perché il caldo del giorno favorisce il risveglio vegetativo delle gemme, che restano di notte esposte al freddo intenso".
ASTI
I dati parlano chiaro: 0,2 millimetri di acqua in un mese è come dire il nulla assoluto. Se uniti poi ad un totale di 1,4 mm di gennaio e a 10,4 di dicembre, si arriva appena alla soglia di un normale mese asciutto. Ormai la siccità sta diventando un problema: non piove da oltre cento giorni sul Piemonte e le cifre sopra elencate sono il frutto della poca condensa notturna. Piogge vere (e neppure nevicate degne di nota), non se ne ricordano nell'inverno di passaggio tra i due millenni. "Già l'anno passato era stato molto siccitoso - annota Pier Carlo Cravera che a Nizza si occupa della centralina di rilevamento Dasmarte - ma le nevicate di gennaio avevano creato scorte. Per il resto, a parte i temporali di luglio ed agosto nel '99, non si è vista molta acqua". Quest'anno nemmeno la neve ha creato serbatoi e basta aggirarsi per le campagne per capire quanto la terra necessiti di acqua.
Si susseguono incendi spontanei e dalla Regione (a fine gennaio) è stato emanato il decreto che vieta l'accensione di fuochi ed invita a prestare massima attenzione alla secca vegetazione nelle campagne. "Dovrebbe piovere almeno entro dieci giorni - annotano i tecnici della Coldiretti astigiana - per ora non ci sono ancora compromissioni del raccolto di seminativi, ma l'acqua sta diventando indispensabile". Mentre i vigneti ed i frutteti con radici profonde non subiscono ancora danni, per i seminativi invernali il problema si sta già ponendo e gli agricoltori sono preoccupati in vista delle semine primaverili di orzo, bietole e mais. "Quanto ai prati - commenta il perito agrario Giovanni Samarotto della Confederazione agricoltori - anche se all'aspetto appaiono ingialliti, basterebbero piogge di marzo e aprile per garantire comunque il raccolto. Più il tempo passa però, più aumenta il timore, perchè si avvicina il periodo delle concimazioni". Se non c'è acqua, il concime non riesce a penetrare nel terreno, in particolare in quello argilloso, che crea una sorta di "mattone" compatto.
In sostanza, si attendono con ansia le piogge, in tempo per la ripresa vegetativa delle piante: viti, alberi da frutta e primi germogli dei seminativi sono in fase di riposo, ma inizieranno il loro ciclo entro marzo. Da annotare poi, in questo capriccioso fine d'inverno, gli sbalzi di temperatura: spesso sono notevolissimi. Si passa (stando alle fonti della centralina nicese Dasmarte) da meno 4 gradi di notte (verificatisi pochi giorni fa) ad 18 o 20 gradi nelle ore assolate.
"Le viti resistono bene - annotano ancora i tecnici - ma dopo tre o quattro annate di siccità, qualche problema potrebbero manifestarlo anche loro". Preoccupazione anche per le falde acquifere che approvvigionano i pozzi delle acque potabili. "Stiamo facendo i controlli in questi giorni - anticipa Giovanni Spandonaro presidente dell'acquedotto del Valtiglione - per ora è ancora tutto regolare". Il consorzio con sede a San Marzanotto ha i pozzi a Ferrere, a pochi chilometri da quelli di Cantarana che riforniscono l'acquedotto di Asti. Ed anche qui, c'è la massima attenzione per il livello delle acque. Con una raccomandazione: evitare fin d'ora gli sprechi per non rischiare scarsità in estate.
VENTIMIGLIA
Un incendio boschivo di vaste proporzioni si è sviluppato ieri mattina sulle alture de La Mortola. Le fiamme hanno distrutto alcuni ettari di vegetazione in località Bellenda, alle pendici del Grammondo, dove è intervenuto anche un elicottero. Nella stessa zona, domenica pomeriggio, c'era già stata un'emergenza ed era stato provvidenziale l'arrivo di un Canadair. Per fortuna, il rogo si è sviluppato lontano dai centri abitati ma ciò non ha impedito che andassero assurdamente in fumo altri boschi.

Marzo
5
2000

BRUCIA LA MONTAGNA PIEMONTESE
CON LA SICCITA' RITORNA L'INCUBO INCENDI
TORINO, 5 Marzo - Centotrè giorni di siccità. E il meteo non sembra promettere precipitazioni in arrivo entro breve. Le conseguenze di questo prolungato periodo di secco si stanno facendo sentire. Lo spiegano gli ufficiali della Guardia Forestale, snocciolando date e numeri degli interventi antincendio effettuati nelle ultime due settimane. I focolai che hanno richiesto l'intervento di uomini e mezzi per essere soffocati prima che causassero guai seri al patrimonio boschivo della provincia sono almeno una cinquantina: le zone più colpite la Val di Susa e il Canavese. Nel bollettino di questa guerra contro fuoco ci sono anche nomi di paesi e località dove gli incendi hanno fatto danni vastissimi. Ieri è stata una tra le giornate nere e critiche. Dalle 11 e fino a notte fonda vigili del fuoco, Guardia forestale, volontari Aib hanno cercato di domare un fronte di fuoco lungo più di due chilometri a Mompantero di Susa. Fiamme altissime, che hanno aggredito gli alberi di una pineta, dove l'opera di spegnimento è risultata estremamente complicata. Come se non bastasse si è messo di mezzo anche il vento che ha alimentato il fuoco, spingendolo verso alcune borgate abitate. Sette squadre di pompieri, decine di volontari dell'Antincendio boschivo hanno dato l'anima per arrestare la devastazione. E anche l'intervento di due aerei Canadair, arrivati in zona nel primo pomeriggio, non è stato risolutivo a causa del fronte di fuoco troppo compatto e dei tempi molto lunghi tra uno scarico di acqua e quello successivo. L'assenza in zona di un bacino idrico sufficientemente ampio ha, infatti, costretto gli aerei gialli della Forestale a puntare sul lago di Viverone per il caricamento dei serbatoi. La diga di Moncenisio, distante solo pochi minuti di volo da Mompantero, non ha potuto essere adoperata come punto di rifornimento a causa del vento e della superficie del lago parzialmente gelata. In serata il fuoco è arrivato a meno di cinquanta metri da borgata Trucco. Nessuna abitazione, però, è stata sgomberata.
Problemi anche in un'altra frazione di Susa, Col di Mosso, dove le fiamme hanno aggredito un bosco poco lontano da un gruppo di case. E' stato richiesto l'intervento di due elicotteri per scaricare acqua e liquido estinguente. Niente da fare: il rogo ha continuato la sua opera di devastazione fino a notte fonda.

Alla centrale operativa della guardia Forestale, però, spiegano che ieri le fiamme hanno impegnato uomini e mezzi anche in altre località Val di Susa, (due focolai subito domati a Bussoleno e Villar Focchiardo) e nel Pinerolese dove i volontari antincendio hanno dovuto lavorare parecchie ore a Bricherasio per domare le fiamme che stavano riducendo in cenere una vasta zona di bosco. L'unica notizia positiva della giornata è arrivata da Roletto, dov'è stato dichiarato spento il rogo divampato 4 giorni fa.  «Pressoché tutti questi focolai - spiegano i tecnici di servizio alla centrale del pronto intervento - hanno un denominatore comune: sono scoppiati in alta quota, dove di solito c'è la neve. E questo soltanto per colpa del lunghissimo periodo di siccità che stiamo attraversando. Basta un attimo di disattenzione, un falò acceso per bruciare gli sterpi perché ettari ed ettari di area verde vadano in fumo».E come dare torto ai tecnici del Corpo forestale. Nel Torinese non ci sono precipitazioni consistenti da 103 giorni e la poca pioggia caduta in questi tre mesi mezzo (13,7 millimetri) è servita a malapena a bagnare la polvere.  L'ultima vera giornata di pioggia bisogna andarla a cercare lo scorso anno, il 16 dicembre del 1999, mese con precipitazioni nettamente al di sotto delle medie stagionali. Da quel giorno sole e cielo sereno sono stati compagni fedelissimi di questa stagione invernale. Le statistiche dicono anche di più. Un dato per tutti: l'ultimo secolo ha regalato solo tre inverni con periodi di siccità più lunghi di cento giorni: quello del 1981, quello del 1990 e il 1997.(L. Poletto - La Stampa)


Marzo
2
2000

PROSEGUE LA SICCITA’ SULLA PIANURA PIEMONTESE
IN 100 GIORNI SOLO 14 mm DI PIOGGIA A TORINO

TORINO, 2 Marzo - La scarsità di precipitazioni sul Piemonte nell’inverno 1999-2000 (che termina per la climatologia il 29 febbraio) è stata particolarmente accentuata sulle zone di pianura e su quelle prealpine, dove nel trimestre dicembre-febbraio le precipitazioni sono state pari al 10-20% dei valori normalmente registrati.
Per valutare l’anomalia di tale situazione la Società Meteorologica Subalpina ha compiuto un’analisi sulla lunga serie di rilevamenti meteorologici di Torino (dal 1802 per le precipitazioni). Negli ultimi 100 giorni (dal 22 novembre 1999 al 29 febbraio 2000) a Torino si sono misurati 13.7 mm. In quasi due secoli di misure si ritrovano altre 12 volte periodi più asciutti, come è possibile rilevare dalla tabella sotto riportata:

I 100 giorni più asciutti dal 1802

Anno Periodo Tot mm
1817 22-01/01-05

0.7

1878 09-12/18-03

0.7

1854 06-01/15-04

3.0

1822 30-12/08-04

4.3

1981 29-11/08-03

4.6

1997 24-01/03-05

5.3

1844 26-11/04-03

5.7

1849 06-12/15-03

5.9

1884 28-11/06-03

7.9

1825 25-11/04-03

9.5

1990 24-11/03-03

10.0

1867 04-10/12-01

11.3

2000 22-11/29-02

13.7

Nell’ultimo secolo però solo gli anni 1981, 1997 e 1990 registrarono periodi di 100 giorni più asciutti. Molto più pesante invece la situazione nel 1817, in cui l’assenza di pioggia fu pressoché assoluta per 114 giorni. L’ultimo periodo prolungato di siccità sul Piemonte risale appena alla primavera 1997, con 87 giorni di assenza totale di pioggia su molte zone di pianura.
Per quanto riguarda la situazione attuale, a breve e medio termine non si prevedono sostanziali variazioni e l’anomalia potrebbe accentuarsi ulteriormente, poiché le perturbazioni continueranno a privilegiare i versanti francesi e svizzeri, mentre il Piemonte rimarrà ancora una volta protetto dalle Alpi e sotto l’azione dei venti asciutti di foehn.
Se la siccità dell’inverno 2000 non è ancora un fenomeno eccezionale occorre però rilevare l’anomala concomitanza di eventi simili nell’ultimo decennio. Continua inoltre la sequenza di inverni più caldi del normale, pressochè ininterrotta dal 1987-88. L’inverno 1999-2000 ha registrato a Torino 1,3 gradi oltre la media, soprattutto a causa delle elevate temperature di febbraio. Rimane comunque imbattuto il record dell’inverno 1997-98 il più caldo in assoluto a Torino dal 1753 (2.4 gradi oltre la media).
Sulle Alpi si registra un altro inverno con innevamento molto scarso o addirittura assente. Particolarmente accentuata l’anomalia sulle Alpi Cuneesi e Torinesi dove gli spessori di neve su molte località raggiungono appena il 10-20% del normale. Solo sull’Ossola e presso alcune zone di confine si raggiunge il 50%. (C. Castellano - SMS)

IL MOZAMBICO  ASPETTA UNA NUOVA PIENA

MAPUTO, 2 Marzo- Le alluvioni in Mozambico hanno provocato oltre un milione di sfollati e il presidente Joaquim Chissano accusa la  comunita' internazionale di avere inviato aiuti con il contagocce. I morti accertati sono 350, ma il bilancio e' destinato ad aumentare drammaticamente. Dopo aver sorvolato le aree maggiormente colpite nella provincia di Gaza, dove sono stati sommersi 300mila ettari di terreno, Chissano ha confermato che il pericolo maggiore e' ora quello delle epidemie, nonche' della disidratazione delle persone intrappolate dalle acque.
Inoltre si sta avvicinando alle zone colpite l'uragano Gloria, alla velocità di 12 km/h. E' quindi attesa una nuova piena del Limpopo, che potrebbe investire la citta' di Xai-Xai, capoluogo della provincia di Gaza gia' parzialmente inondato e privo da due giorni di elettricita' e acqua potabile.  Nella capitale Maputo sono stati allestiti due centri per il trattamento del colera -casi sono stati segnalati anche a Matula e Beira- ma si temono anche epidemie di tifo e malaria. La scarsita' di elicotteri -il grosso dei salvataggi aerei viene effettuato dagli ''Oryx'' inviati dalle Forze nazionali di difesa sudafricane (Sandf)- sta ostacolando le operazioni di evacuazione delle 15mila persone intrappolate dalle alluvioni nella provincia di Inhambane, a nordest della capitale. Un elicottero della Sandf ha tratto in salvo una madre e un bambino appena nato da un albero nella cittadina di Chowke, dove -avverte Medici senza frontiere (Msf)- 25mila persone intrappolate sui tetti rischiano di essere spacciate se salta la diga del Rio dos Elefantes, ai confini con il Botswana. La priorita', avverte Msf, e' evacuare subito quanta piu' gente possibile.
Chowke e' il centro piu' colpito insieme a Canicado e Chakalan, dove Msf sta cercando di convincere 15mila residenti a raggiungere la localita' di Macia. Il Programma alimentare mondiale (Wfp) delle Nazioni Unite ha chiesto aiuti immediati per 300mila persone ed ha finora distribuito a 100mila persone in 50 centri del Mozambico 1.200 tonnellate di mais, legumi, olio, zucchero e biscotti Bp5 ad alto contenutoproteico.Gli Usa invieranno 900 militari e 13 elicotteri nel paese africano colpito dalle inondazioni.
L'Istituto nazionale per la gestione delle calamita' (Ingc) ha reso noto che una nuova alluvione e' attesa nella bassa valle del Limpopo a causa della inevitabile apertura della diga sul fiume Buzi. Il Limpopo ha gia' raggiunto una larghezza di 15 chilometri e il terreno e' sommerso da acque che hanno raggiunto tra i cinque e gli undici metri di profondità.(Adnkronos)

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