OPINIONI 
SICCITA' FINO AL 2006?
Luca Mercalli, SMI

TORINO, 12 Gen 2002 - “La siccità in montagna durerà fino al 2006”. E’ il titolo di un articolo a firma di Giovanna Favro, apparso su La Stampa di sabato 12.01.2002. Lo dichiara Augusto Biancotti, direttore del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, che guida – continua l’articolo – “il solo gruppo di ricercatori italiani impegnati - con la Regione (Piemonte) - a studiare l’andamento del clima in montagna”. 

Intanto tranquillizziamo subito il professore e la Regione: non siete soli! Siamo in tanti a studiare il clima delle Alpi, italiane e non, e da parecchi anni. Fin dall’uscita del primo numero, Nimbus, la neve e la siccità sono stati argomenti in primo piano sulla rivista: ecco l’elenco:

Nimbus: tutti gli articoli su neve e siccità.

LEPORATI E., MERCALLI L. (1993) - La neve a Torino: due secoli di misure. Analisi climatologica e azione sulle strutture. Nimbus 1.
MERCALLI L., PALUDI S., (1993) - La neve nelle Valli di Lanzo: caratteristiche climatologiche e tendenze evolutive. Nimbus 2, 1993.
FONTANA E., MERCALLI L., SPANNA F. (1993) - Clima e ghiacciai in Valsesia. Nimbus 1.
BERUATTO T. (1994) – Neve e clima, quale futuro per il turismo invernale? (Sintesi del Simposio Neige et Climat, Univ Dufour, Ginevra, 22-23 settembre 1994), Nimbus 4.
CASTELLANO C. (1996) - Le nevi dell’inverno 1995-96 nelle Alpi occidentali. Nimbus 11-12.
CASTELLANO C., MERCALLI L. (1997) - La neve in Valle di Susa: analisi climatologica. Nimbus 10.
CASTELLANO C., PANGALLO E. (1997) – Nevicate e irruzioni fredde sulle alpi nord-ovest nel dicembre 1996 e nel gennaio 1997. Nimbus 15-16.
PANGALLO E., CASTELLANO C., MERCALLI L.,SPINEDI F., SARTORI S. (1997) Siccità e calori eccezionali della primavera 1997 sull’Italia nord-ovest. Nimbus 15-16


Ma al di là del nostro modesto contributo alla conoscenza dell’argomento, non si può certo dimenticare il grande sforzo compiuto dal progetto europeo ALPCLIM  sullo studio del clima alpino, progetto al quale anche l’Italia ha offerto un contributo rilevante, in particolare tramite l’attività di Maurizio MAUGERI, della Facoltà di Fisica di Milano, di Teresa NANNI del CNR-ISAO di Bologna e della SMI stessa per quanto riguarda le Alpi occidentali. Tutte le più importanti serie storiche alpine sono confluite al gruppo di ricerca di Reinhard BOEHM dello ZAMG di Vienna, che – già un anno fa – proponeva all’autorevole Journal of Climatology l’articolo “Regional Temperature Variability in the European Alps 1760–1998”, ed è ora al termine dell’analisi delle precipitazioni.
Sempre a Milano sono molti i contributi alla conoscenza del clima delle Alpi centrali da parte di SMIRAGLIA e collaboratori. E ne abbiamo elencati solo alcuni...

Dopo questa opportuna precisazione, veniamo ora ai contenuti dell’articolo.
Si scopre che le montagne olimpiche sono le più aride del Piemonte”. Già la carta delle precipitazioni medie in Italia 1921-50 lo mette in evidenza, seguita – per quanto riguarda la neve – anche dalla carta “La nevosità in Italia nel quarantennio 1921-60”, entrambe edite da quello che fu un tempo il nostro glorioso Servizio Idrografico Nazionale. La caratteristica “xericità intralpina” fu confermata dall’aggiornamento delle serie eseguita da CASTELLANO C. & MERCALLI L. (1997) - La neve in Valle di Susa: analisi climatologica (Nimbus 10), dove è anche pubblicata la carta della nevosità delle montagne olimpiche. Una citazione in merito apparve del resto anche su “Le precipitazioni nevose sulle Alpi piemontesi, trentennio 1966-1996”, curata dallo stesso Biancotti nel 1998: “le stazioni valsusine mostrano precipitazioni nevose ridotte non tanto come frequenza ma come quantità. Nell’ultimo trentennio si assiste a una diminuzione delle precipitazioni nevose in questa regione” (pagina 37). 

Oggi l’articolo su La Stampa, incalza “ Siamo all´interno di un mutamento climatico che renderà sempre più grave, anno dopo anno, l´emergenza-siccità, fino a toccare il culmine probabilmente proprio intorno al 2006, l´anno dell'evento mondiale”. L’affermazione appare un po’ troppo perentoria, alla luce delle conoscenze attuali di dinamica del clima, ma il prosieguo dell’articolo induce a ritenere che sia frutto di un effetto giornalistico. Biancotti pone infatti dei condizionali e delle ipotesi che smorzano in parte questa “boutade”.
Il punto è che questo “clima olimpico” fa mutare opinioni e posizioni con molta facilità.

Inverni neri o bianchi?
Bardonecchia, 19 marzo 1999. Sono le ore 21 di un’asciutta sera primaverile. Il centro turistico delle Alpi Cozie è polveroso, anche quest’anno poca neve. Tengo la conferenza “ Inverni neri o bianchi? Il futuro dell’innevamento in Valsusa in relazione al clima globale”, che sarà poi replicata a Condove, bassa valle, il 31.03.1999. Ne avevo già scritto anche su Il Sole 24 Ore, il 20 settembre 1998. I giornali ne riparlano. Il Comitato olimpico non ha ancora assegnato a Torino l’evento del 2006 e queste notizie “delicate” infastidiscono anche la Regione e gli operatori turistici. 


Bardonecchia (TO), loc. Melezet, 27 dicembre 2001.
Le piste innevate artificialmente spiccano tra i prati brulli per la siccità (foto SMI/PM)

Nevicherà ancora.
Torino, 26 marzo 1999 – Sala Rischi Naturali della Regione Piemonte, presso il CSI Piemonte (Consorzio per il Sistema Informativo), ore h 11.30. Conferenza stampa dal titolo “Nevicherà ancora.”, convocata dall’Agenzia Turistica Locale delle Valli di Susa e del Pinerolese. Ovviamente non vengo invitato, ma mi accredito come giornalista de “La Repubblica”. Atmosfera tagliente. Alcuni funzionari cercano di illustrare con malcelato imbarazzo che la possibile mancanza neve non rappresenta un problema per le competizioni olimpiche, meno che mai in Val di Susa. E’ vero, qualche stagione ha fatto cilecca, ma sono casi isolati. E poi ci sono i cannoni. E se farà caldo per via del riscaldamento globale? Risposta: Non ci sono sicurezze su questo argomento. La comunità scientifica è ancora divisa su questo problema e quindi tanto vale ignorarlo”. 
Chiedo la parola facendo notare che le considerazioni relative alla scarsa nevosità della Val di Susa, un potenziale rischio per le Olimpiadi 2006, sono già state espresse l’anno prima dallo studio sulla neve in Piemonte effettuato dallo stesso servizio regionale del quale siamo ospiti, e mostro la pagina 37. Gelo siberiano, l’incontro si conclude a denti stretti.
Sono passati poco meno di tre anni e l’atteggiamento appare ora radicalmente mutato. Nell’articolo del 12 gennaio 2002 si legge infatti “questo fenomeno [addirittura la transizione dal clima padano a quello mediterraneo]pare essere di lungo periodo, ed ha a che fare con il riscaldamento del pianeta, che è iniziato a metà dell´Ottocento, ed è aggravato dall'effetto serra”. 


Bardonecchia (TO), loc. Campo Smith,  27 dicembre 2001. I dolci pendii aridi e assolati contrastano con le piste innevate artificialmente (foto SMI/PM)

Coerenza
Non sono un militante di organizzazioni ambientaliste. Non faccio parte né del comitato pro- né di quello contro- olimpiadi, benché nel 1999 mi sia preso del “terrorista ambientale” dal Signor Sindaco di uno dei comuni olimpici. Sono un ricercatore amante della verità scientifica, per quanto si possa definire verità quel poco che l’uomo riesce a comprendere dell’Universo. Anche prima del 1999, ho sempre sostenuto l’opportunità di studiare con maggior cura il rapporto tra neve e turismo invernale, come valido supporto a scelte economiche e sociali in ambiente montano. Una scuola che ho imparato da Blanchet a Lyon, dal grande Péguy, che è anche socio onorario SMI, da Roger Barry che – a Boulder - dirige il centro studi per la neve e il ghiaccio degli Stati Uniti. Scienziati ai quali sono grato per la generosità didattica e la larghezza di vedute. Leggere invece di questa climatologia conciliante con le mode del momento - sovvenzionata tra l'altro dal denaro pubblico -  mi offende profondamente nell’animo. Valga da umile spunto di riflessione per quanti hanno capacità critica.

Leggi gli articoli citati nel testo:


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