STAGIONE NEVOSA 2024-25 SUL
GHIACCIAIO:
AVVIO MAGRO, POI RECUPERO PRIMAVERILE
CON L'INTENSA PERTURBAZIONE DI METà APRILE
Come già era avvenuto l'anno precedente, anche la
stagione nevosa 2024-25 è cominciata all'insegna della scarsità
sulle montagne del Parco Nazionale Gran Paradiso e sul Ghiacciaio
Ciardoney.
In ottobre 2024 le numerose e intense perturbazioni, accompagnate da
flussi di libeccio e scirocco molto miti, hanno determinato cadute di
pioggia talora fino a 3000 m, poi novembre è stato quasi del tutto
secco a eccezione della nevicata del giorno 21 (l'unica che peraltro
sia giunta fin su parte della pianura torinese in tutto l'inverno), e
anche dicembre 2024 ha visto solo nevicate molto modeste, tanto che
nei giorni intorno a Capodanno all'asta nivometrica a 2850 m, presso
la fronte del ghiacciaio, la neve
al suolo era spessa appena 20 cm (tra i minimi per il periodo in 13
anni di osservazione da webcam, insieme ai casi di fine dicembre 2017
e 2023).
La situazione ha cominciato a cambiare da metà gennaio 2025 con
nevicate più frequenti, ma moderate, tanto che ancora a inizio marzo
il manto nevoso non aveva raggiunto il metro di altezza. Le successive
perturbazioni intervenute da metà marzo hanno reso via via più
importante la copertura nevosa, ma la svolta della stagione è
arrivata con l'eccezionale
perturbazione del 14-17 aprile 2025, responsabile di alluvioni
e dissesti a bassa quota e imponenti nevicate oltre i 2000-2500 m tra
Piemonte e Valle d'Aosta (135 cm di neve fresca in quattro giorni alla
fronte del Ciardoney). L'ulteriore nevicata della notte di Pasqua
(20 aprile) ha portato lo spessore nevoso al massimo stagionale
di 300 cm, un valore che d'altronde non risulta anomalo, essendo
raggiunto o superato (per almeno un giorno) due anni su tre.
Secondo il
bollettino idrologico Arpa Piemonte, le precipitazioni di aprile
2025 nel bacino dell'Orco sono state quasi triple (+195%) rispetto
alla media 1991-2020.
In tarda primavera, alcune ulteriori nevicate e
l'assenza di precoci slanci di caldo (salvo il breve episodio intorno
al 1° maggio) hanno mantenuto lo spessore della neve all'asta
nivometrica intorno ai 250 cm, infine la fusione nivale è iniziata
durante l'episodio caldo di fine maggio 2025, proprio in
corrispondenza del sopralluogo per la determinazione dell'accumulo
nevoso sul ghiacciaio (30 maggio).
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30 maggio 2025: veduta aerea da Est
del bacino del Ghiacciaio Ciardoney.
In basso, sul pianoro antistante la fronte, si scorgono i primi
accumuli di acqua di fusione sulla superficie del manto nevoso.
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Veduta aerea più ravvicinata del ghiacciaio, coperto da spessori di
neve compresi
tra 340 e 550 cm.
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L'abbondante innevamento sulla parete settentrionale della Piccola Uja
di Ciardoney (3328 m).
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Un'altra immagine aerea del Ghiacciaio Ciardoney innevato il 30 maggio
2025, ripresa da Ovest (monte) verso Est (valle): all'estremità
inferiore destra dell'immagine si scorge la sella del Colle Ciardoney;
al centro, la zona della fronte e i ripiani sottostanti fino al Pian
della Valletta e al Pian delle Mule (2400-2500 m); sullo sfondo i
rilievi tra Valle Soana e Val Chiusella.

Andamenti giornalieri dell'altezza della neve al suolo all'asta
nivometrica presso la stazione meteorologica (teleosservazioni da
webcam) nelle stagioni dalla 2012-13 in poi: la linea blu spessa
2024-25 è rimasta su valori sotto media fino a inizio marzo, in attesa
di un recupero che è avvenuto per lo più con l'intensa perturbazione
di metà aprile. Con l'episodio caldo di fine maggio-inizio giugno è
cominciata la stagione di fusione nivale, e l'altezza del manto nevoso
ha perso mezzo metro nell'arco di una settimana.

22 aprile 2025, h 09 (UTC+2): il bacino del Ciardoney della
webcam con il manto nevoso prossimo al massimo stagionale (290
cm), in una delle prime immagini serene successive alle intense
perturbazioni di metà aprile.
SUL GHIACCIAIO in media 430 cm di neve,
EQUIVALENTI A 2,5 M DI ACQUA:
seconda
stagione PIù abbondante (ALMENO DAL 2012)
Le misure del 30 maggio 2025 hanno evidenziato spessori
di neve, sul ghiacciaio, in media prossimi a 430 cm, con
estremi inferiori e superiori rispettivamente di 340 cm nel settore
mediano tra i siti di misura n. 2 e 4 (destra orografica), e di circa
550 cm nei pressi della fronte, dove - nonostante la quota più bassa -
la morfologia concava favorisce gli accumuli nevosi per azione del
vento o delle valanghe. Notevoli spessori vicini a 500 cm si sono
riscontrati anche appena a valle del Colle Ciardoney e del sito di
misura n. 3 (accumuli eolici, ragionevolmente).
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30 maggio 2025, Colle Ciardoney:
misura - tramite sonda per ricerca in valanga - dello spessore nevoso, pari a 440 cm.
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Serie degli spessori medi del manto
nevoso rilevati sul ghiacciaio durante il sopralluogo di fine
primavera (medie dei siti di misura, variabili in numero tra 5 e 7
negli anni). Attenzione: la data è mobile, poiché - a causa di fattori
meteorologici e logistici - non è possibile organizzare la missione
sempre nello stesso giorno dell'anno. La data mediana di rilevamento è
l'8 giugno, e nel 53% dei casi ricade nella prima decade del mese. Gli
estremi del periodo di calendario sono il 26 maggio (1993, sopralluogo
più precoce) e il 23 giugno (2008, sopralluogo più tardivo).
Per quanto affetta da questa disomogeneità, la serie dà comunque
un'idea della situazione nivometrica al termine della stagione di
accumulo. Gli anni con gli spessori medi rispettivamente più elevato e
più scarso, peraltro in date molto vicine, sono il 2001 (510 cm) e il
2022 (104 cm). Il valor medio di 429 cm riscontrato il 30 maggio 2025
si colloca quinto dopo i casi del 30 maggio 2001 (510 cm), 5 giugno
2024 (498 cm), 4 giugno 2009 (461 cm) e 26 maggio 1993 (457 cm). La
data relativamente precoce della missione può aver contribuito
all'osservazione di spessori nevosi nel gruppo dei più elevati in
oltre un trentennio di misure, d'altronde i rilievi sono avvenuti
esattamente in fase con l'avvio della fusione nivale.
Le densità della neve sono state desunte dal
carotaggio del manto lungo tutto il suo profilo in due punti,
ottenendo valori molto elevati (neve "pesante"), sebbene non ai
livelli eccezionali di inizio giugno 2024: 683 kg/m3 al
Colle Ciardoney, e 590 kg/m3 nel settore mediano in
prossimità del sito di misura n. 3.
Il manto nevoso appariva relativamente omogeneo e ormai
umidificato in tutto il suo spessore, con una sola tenace crosta
interna a circa 250 cm di profondità nel profilo del Colle Ciardoney,
forse corrispondente al livello basale delle nevicate primaverili. Il
contributo di queste ultime alla formazione di una considerevole parte
della coltre nevosa presente sul ghiacciaio a fine stagione potrebbe
spiegare le elevate densità osservate.
Ecco il dettaglio delle misure di spessore nevoso e del
relativo equivalente d'acqua (le quote dei punti sono
riferite ai
rilievi di precisione 2023,
tuttavia le altezze di neve derivano dalla media di campionamenti
eseguiti nelle immediate vicinanze in modo da ottenere un valore più
rappresentativo):
Spessore
Acqua
neve (cm) equivalente (mm)
sito n. 1 (Colle Ciardoney, 3119 m)
440
3005
sito n. 2 (3046 m) 390
2301
sito n. 3 (2991 m)
370
2183
sito n. 4 (3008 m)
400
2360
sito n. 6 (2953 m)
500
2950
L'accumulo specifico, ponderato sull'intera superficie
glaciale, risulta di 2500 mm di acqua equivalente, ampiamente al di
sopra (+57%) alla media del periodo omogeneo delle stagioni dalla 2011-12
alla 2023-24 in cui è stato utilizzato il carotiere Valtecne (1594
mm), e corrispondente a un volume di 1,1 milioni di metri cubi
d'acqua considerata la superficie glaciale di 0,46 km2
(rilievo 2023).
Un accumulo considerevole, il secondo più elevato della serie
dal 1991-92, anche se nel periodo precedente il 2012 - quando venivano
utilizzati carotatori meno performanti nel campionare la neve rispetto
a quello attualmente in dotazione - è possibile che accumuli superiori
a 2500 mm si fossero verificati anche nelle stagioni 1992-93, 2000-01 e 2008-09.
Ciononostante, è possibile affermare che la stagione di accumulo
nevoso 2024-25 rientri comunque nel gruppo delle più abbondanti in
oltre un trentennio al Ciardoney, in contrasto con le zone di
bassa montagna che invece hanno vissuto un inverno particolarmente
povero di neve a causa delle temperature miti che hanno relegato
il limite pioggia-neve quasi sempre sopra i 1000 m (sesto
inverno più mite dal 1800 al Nord Italia secondo il
CNR-ISAC,
anomalia +1,4 °C).
Proprio la
forte riduzione delle nevicate a bassa quota (a vantaggio della
frazione piovosa delle precipitazioni) è tra i segnali più
appariscenti nell'evoluzione della nevosità sulle Alpi negli ultimi
decenni. Tuttavia, benché alle quote dei ghiacciai i totali di neve
fresca non risultino in diminuzione, l'aumento delle temperature
accelera la fusione nivale e
riduce lo spessore e la durata del manto nevoso, anche in alta
montagna, guidando la rapida deglaciazione in atto.
Durante il sopralluogo del 30 maggio 2025 al Ghiacciaio
Ciardoney non si sono osservati significativi depositi di polveri
sahariane, né in superficie, né nel profilo del manto nevoso,
rispetto a quanto riscontrato in anni recenti (2021 e 2024 in
particolare). Per cui ci si attende che nella prossima estate - a
parità di condizioni meteorologiche - venga a
mancare quanto meno questo
fattore di rilevante incentivazione della fusione nivale che
agisce tramite l'abbassamento della riflettività della neve (albedo).
Tuttavia nel clima attuale un abbondante accumulo
nevoso a fine maggio sul ghiacciaio non comporta necessariamente un
bilancio di massa positivo al termine della stagione di ablazione,
anzi: le estati recenti, molto calde, hanno sempre avuto modo di
asportare tutto o quasi il manto nevoso invernale, per quanto cospicuo
(come avvenuto nel 2009, 2017 e 2024). Ora il testimone passa
all'estate 2025, e ne riparleremo a settembre.
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Serie degli
accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm
di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92:
il valore di 2500 mm del 2024-25 si colloca ben sopra la media del periodo
di misura omogeneo 2012-2024 (1594 mm, +57%), e al secondo posto non
solo in questo intervallo, ma anche nell'intera serie dal 1992.
L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse
potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli
invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il
2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"):
è infatti possibile che, oltre alla stagione 2023-24, anche le stagioni
1992-93, 2000-01 e 2008-09 avessero in realtà superato i 2500 mm di
acqua equivalente. Eventuali disomogeneità
nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano
la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della
sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.
Il dato di accumulo ottenuto (2500 mm d'acqua) è circa doppio
(x 2,1) rispetto alle precipitazioni raccolte dal 1° ottobre 2024 al
20 maggio 2025 ai pluviometri
ARPA Piemonte
nei fondovalle limitrofi (Rosone, Sparone, Piamprato), in linea come
ordine di grandezza con quanto riscontrato nei 13 anni precedenti (x
1,7), e meno rispetto alla stagione 2023-24 in cui l'incentivazione
orografica delle precipitazioni era stata particolarmente marcata (x
2,6).

Volume d'acqua immagazzinato sotto forma di neve nel bacino del Po
durante la stagione 2024-25 (linea arancione), confrontato con la
stagione 2023-24 (linea azzurra) e la situazione normale (area grigia
= distanza interquartile, che racchiude il 50% delle osservazioni
intorno alla mediana). Per gran parte della stagione di accumulo
l'equivalente in acqua del manto nevoso nell'insieme del bacino padano
è stato per lo più deficitario, a causa della prevalente carenza di
innevamento che ha interessato le quote medio-basse, al contrario di
quanto avvenuto in alta montagna soprattutto grazie al recupero con le
nevicate primaverili
(Fonte: CIMA
Research Foundation,
bollettino di metà maggio 2025).
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Gabriele Savio e Marco Perelli
durante il prelievo dei campioni di neve tramite tubo carotiere al
Colle Ciardoney.
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Colle Ciardoney: Marco Perelli
amplia e approfondisce la trincea che permette al carotiere da 3 m di
lunghezza di raggiungere la base del manto nevoso stagionale, qui
spesso 440 cm.
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Daniele Cat Berro mostra una delle
carote di neve estratte e pesate per la determinazione
dell'equivalente idrico del manto nevoso al sito di misura del Colle
Ciardoney. Qui la densità della neve, molto elevata, è di 683 kg/m3,
di conseguenza lo spessore nevoso di 440 cm corrisponde a una lama
d'acqua di circa 3000 mm.
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Pesatura di un campione di neve con
dinamometro digitale.
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Si scende lungo il ghiacciaio, proseguendo con frequenti misure di
altezza neve tramite sonda da ricerca in valanga.
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Nelle due immagini qui sopra, un
secondo rilievo di densità della neve è stato eseguito nel settore
mediano del ghiacciaio in prossimità del sito n. 3, riscontrando un
valore di 590 kg/m3.
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Dal pendio frontale del ghiacciaio,
in vista del pianoro sottostante in cui si distinguono i primi
accumuli di acqua di fusione. Sullo sfondo, a sinistra, la piramidale
Rosa dei Banchi (3164 m), tra le valli Soana e di Champorcher.
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Proprio nei due giorni precedenti la missione per determinare il
bilancio invernale, tra il 28 e il 29 maggio 2025, complice l'arrivo
del caldo l'acqua di fusione ha cominciato a farsi strada lungo il
pianoro fino ai pressi della stazione meteorologica, trovando una via
di deflusso sulla superficie della neve.
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La formazione di questi primi canali di deflusso dell'acqua di fusione
procede per impulsi successivi, durante i quali una miscela di acqua e
neve fradicia si propaga generando ai lati e anteriormente depositi le
cui forme ricordano quelle delle colate detritiche (debris-flow).

Panoramica dalla stazione
meteorologica verso il ghiacciaio
(clicca sulla foto per ingrandirla).

Evoluzione dello spessore nevoso alla
stazione meteorologica al ghiacciaio Ciardoney (2850 m) il 1° giugno negli anni
dal 2013 al 2025: i 175 cm del 2025 si collocano vicino alla media dei 12 anni
precedenti di tele-osservazione da webcam (185 cm). Come visto dai
dati riportati sopra, l'accumulo di neve sul ghiacciaio è stato invece
superiore al consueto, forse per un maggiore contributo - a quote un
po' più elevate (2900-3100 m) - da parte delle nevicate di ottobre
2024 e
aprile 2025.
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30 maggio 2025, ore 13:30: giunti alla stazione meteorologica, si
procede con una verifica del suo assetto dopo l'inverno.
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Tutti gli apparecchi appaiono in buone condizioni eccetto il pluviometro,
il cui collettore (elemento conico superiore) è stato spezzato alla
base durante una burrasca di vento: Gabriele Savio provvede a una
rapida riparazione provvisoria in modo da non perdere la misura delle
precipitazioni di inizio estate, in attesa della sua prossima
sostituzione. Fortunatamente fin qui non sono andati persi dati
significativi, in quanto lo strumento, non dotato di riscaldatore per
la fusione della neve, è in grado di misurare solo le precipitazioni
liquide, irrilevanti tra inverno e primavera a 2850 m di quota.
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Il collettore del pluviometro viene
ricollocato al suo posto.
Alle h 13:30 locali (UTC+2) la stazione rileva 12,1 °C, 35% di umidità
relativa, vento debole (raffica di 14 km/h da N-NE), pressione
atmosferica di 730 hPa, altezza neve al suolo di 180 cm (in buon
accordo con una verifica sul posto tramite sonda da valanga, che ha
indicato 175 cm, e leggermente meno rispetto ai 195 cm presenti alla
vicina asta nivometrica teleosservata da webcam).
Estremi termici della giornata: minima 4,4 °C e massima 15,8 °C,
valori da piena estate.

Temperature medie ogni 10 minuti dal
1° ottobre 2024 al 31 maggio 2025. La temperatura estrema minima di tutta
la stagione fredda 2024-25, pari a -16,7 °C alle h 23:45 del 22
novembre 2024, è stata molto modesta in relazione alla quota di 2850
m.

Come usuale, in più occasioni il
vento ha superato i 100 km/h tra autunno e inverno 2024-25, fino a
massimi di 124 km/h alle h 05:06 (UTC+1) del 20 dicembre 2024 e 125
km/h alle h 08:51 del 14 febbraio 2025, durante tempeste di foehn da
Ovest. Come si nota dall'addensamento di punti intorno al valore di
270°, la direzione di provenienza del vento più rappresentata è
proprio l'Ovest, seguita dall'Est (90°), per l'effetto di
incanalamento orografico delle correnti nel vallone del Ciardoney.

I valori di altezza giornaliera
della neve al suolo riferiti alle h 9 circa e ottenuti tramite 1)
lettura dell'asta nivometrica da "snowcam" e 2) misurazioni del
nivometro automatico a ultrasuoni (collocato sul traliccio della
stazione meteorologica a una decina di metri dall'asta nivometrica),
sono in ottima correlazione tra loro (r2 = 0,98), con
differenze variabili a seconda dei periodi e dovute per lo più a
irregolarità del manto nevoso per l'azione del vento e a ridosso del
traliccio. Di solito i valori rilevati dal sensore automatico sono un
po' inferiori rispetto all'asta (medie ottobre 2024-maggio 2025:
rispettivamente 77 cm e 90 cm), con un divario più marcato tra fine
gennaio e metà aprile 2025.
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