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Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
stagione nevosa 2024-25 ABBONDANTE IN ALTA QUOTA
GRAZIE ALLE COPIOSE PRECIPITAZIONI DI PRIMAVERA


SMI/Redazione Nimbus
3 giugno 2025

operatori coinvolti nelle misure, nonché autori delle immagini:
Daniele Cat Berro (socio SMI)
Marco Perelli (socio SMI e tecnico IREN Energia)
Gabriele Savio (socio SMI e collaboratore esterno CNR-IRPI, Torino)

testo: Daniele Cat Berro

grafici: Alessio Golzio (SMI)


 

Giovedì 30 maggio 2025 gli operatori della Società Meteorologica Italiana hanno condotto i consueti rilievi di spessore e densità del manto nevoso per la determinazione del bilancio invernale sul Ghiacciaio Ciardoney, in collaborazione con IREN Energia e l'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano.

30 maggio 2025, Ghiacciaio Ciardoney: esecuzione di carotaggi del manto nevoso per la determinazione del suo equivalente in acqua, dunque del bilancio invernale del ghiacciaio. Tempo sereno grazie a correnti asciutte da Nord sulla regione alpina, al margine di un promontorio di alta pressione in espansione dall'Europa sud-occidentale.
 


Sintesi dei risultati

Sul versante piemontese del Gran Paradiso l'innevamento è stato decisamente carente fino a metà gennaio 2025, in seguito il ritorno di precipitazioni ha permesso un graduale recupero, più apprezzabile oltre i 2000 m nel corso della primavera
e in particolare con l'intensa perturbazione del 15-17 aprile 2025.

Sul Ghiacciaio Ciardoney il 30 maggio 2025 sono stati misurati spessori nevosi compresi tra 340 e 550 cm, con media dei siti di misura pari a 429 cm, in quinta posizione tra le più elevate a fine maggio-metà giugno dal 1992 dopo i casi del 2001 (510 cm), 2024 (498 cm), 2009 (461 cm) e 1993 (457 cm).

La
elevate densità del manto nevoso (683 e 590 kg/m3 nei due punti di carotaggio del manto) hanno contribuito a un notevole accumulo specifico di 2500 mm di acqua equivalente, secondo più elevato della serie (quanto meno in riferimento alla sua porzione più omogenea, dal 2012 in poi) peraltro dopo il primato recente del 2024 (3150 mm).
 



STAGIONE NEVOSA 2024-25 SUL GHIACCIAIO:
AVVIO MAGRO, POI RECUPERO PRIMAVERILE
CON L'INTENSA PERTURBAZIONE DI METà APRILE

Come già era avvenuto l'anno precedente, anche la stagione nevosa 2024-25 è cominciata all'insegna della scarsità sulle montagne del Parco Nazionale Gran Paradiso e sul Ghiacciaio Ciardoney.

In ottobre 2024 le numerose e intense perturbazioni, accompagnate da flussi di libeccio e scirocco molto miti, hanno determinato cadute di pioggia talora fino a 3000 m, poi novembre è stato quasi del tutto secco a eccezione della nevicata del giorno 21 (l'unica che peraltro sia giunta fin su parte della pianura torinese in tutto l'inverno), e anche dicembre 2024 ha visto solo nevicate molto modeste, tanto che nei giorni intorno a Capodanno all'asta nivometrica a 2850 m, presso la fronte del ghiacciaio, la neve al suolo era spessa appena 20 cm (tra i minimi per il periodo in 13 anni di osservazione da webcam, insieme ai casi di fine dicembre 2017 e 2023).

La situazione ha cominciato a cambiare da metà gennaio 2025 con nevicate più frequenti, ma moderate, tanto che ancora a inizio marzo il manto nevoso non aveva raggiunto il metro di altezza. Le successive perturbazioni intervenute da metà marzo hanno reso via via più importante la copertura nevosa, ma la svolta della stagione è arrivata con l'eccezionale perturbazione del 14-17 aprile 2025, responsabile di alluvioni e dissesti a bassa quota e imponenti nevicate oltre i 2000-2500 m tra Piemonte e Valle d'Aosta (135 cm di neve fresca in quattro giorni alla fronte del Ciardoney). L'ulteriore nevicata della notte di Pasqua (20 aprile) ha portato lo spessore nevoso al massimo stagionale di 300 cm, un valore che d'altronde non risulta anomalo, essendo raggiunto o superato (per almeno un giorno) due anni su tre.

Secondo il bollettino idrologico Arpa Piemonte, le precipitazioni di aprile 2025 nel bacino dell'Orco sono state quasi triple (+195%) rispetto alla media 1991-2020.

In tarda primavera, alcune ulteriori nevicate e l'assenza di precoci slanci di caldo (salvo il breve episodio intorno al 1° maggio) hanno mantenuto lo spessore della neve all'asta nivometrica intorno ai 250 cm, infine la fusione nivale è iniziata durante l'episodio caldo di fine maggio 2025, proprio in corrispondenza del sopralluogo per la determinazione dell'accumulo nevoso sul ghiacciaio (30 maggio).

30 maggio 2025: veduta aerea da Est del bacino del Ghiacciaio Ciardoney.
In basso, sul pianoro antistante la fronte, si scorgono i primi accumuli di acqua di fusione sulla superficie del manto nevoso.
 

Veduta aerea più ravvicinata del ghiacciaio, coperto da spessori di neve compresi
tra 340 e 550 cm.
 

L'abbondante innevamento sulla parete settentrionale della Piccola Uja di Ciardoney (3328 m).
 

Un'altra immagine aerea del Ghiacciaio Ciardoney innevato il 30 maggio 2025, ripresa da Ovest (monte) verso Est (valle): all'estremità inferiore destra dell'immagine si scorge la sella del Colle Ciardoney; al centro, la zona della fronte e i ripiani sottostanti fino al Pian della Valletta e al Pian delle Mule (2400-2500 m); sullo sfondo i rilievi tra Valle Soana e Val Chiusella.
 

Andamenti giornalieri dell'altezza della neve al suolo all'asta nivometrica presso la stazione meteorologica (teleosservazioni da webcam) nelle stagioni dalla 2012-13 in poi: la linea blu spessa 2024-25 è rimasta su valori sotto media fino a inizio marzo, in attesa di un recupero che è avvenuto per lo più con l'intensa perturbazione di metà aprile. Con l'episodio caldo di fine maggio-inizio giugno è cominciata la stagione di fusione nivale, e l'altezza del manto nevoso ha perso mezzo metro nell'arco di una settimana.


22 aprile 2025, h 09 (UTC+2): il bacino del Ciardoney della webcam con il manto nevoso prossimo al massimo stagionale (290 cm), in una delle prime immagini serene successive alle intense perturbazioni di metà aprile.



SUL GHIACCIAIO in media 430 cm di neve,
EQUIVALENTI A 2,5 M DI ACQUA:
seconda stagione PIù abbondante (ALMENO DAL 2012)

Le misure del 30 maggio 2025 hanno evidenziato spessori di neve, sul ghiacciaio, in media prossimi a 430 cm, con estremi inferiori e superiori rispettivamente di 340 cm nel settore mediano tra i siti di misura n. 2 e 4 (destra orografica), e di circa 550 cm nei pressi della fronte, dove - nonostante la quota più bassa - la morfologia concava favorisce gli accumuli nevosi per azione del vento o delle valanghe. Notevoli spessori vicini a 500 cm si sono riscontrati anche appena a valle del Colle Ciardoney e del sito di misura n. 3 (accumuli eolici, ragionevolmente).

30 maggio 2025, Colle Ciardoney: misura - tramite sonda per ricerca in valanga - dello spessore nevoso, pari a 440 cm.
 

Serie degli spessori medi del manto nevoso rilevati sul ghiacciaio durante il sopralluogo di fine primavera (medie dei siti di misura, variabili in numero tra 5 e 7 negli anni). Attenzione: la data è mobile, poiché - a causa di fattori meteorologici e logistici - non è possibile organizzare la missione sempre nello stesso giorno dell'anno. La data mediana di rilevamento è l'8 giugno, e nel 53% dei casi ricade nella prima decade del mese. Gli estremi del periodo di calendario sono il 26 maggio (1993, sopralluogo più precoce) e il 23 giugno (2008, sopralluogo più tardivo).
Per quanto affetta da questa disomogeneità, la serie dà comunque un'idea della situazione nivometrica al termine della stagione di accumulo. Gli anni con gli spessori medi rispettivamente più elevato e più scarso, peraltro in date molto vicine, sono il 2001 (510 cm) e il 2022 (104 cm). Il valor medio di 429 cm riscontrato il 30 maggio 2025 si colloca quinto dopo i casi del 30 maggio 2001 (510 cm), 5 giugno 2024 (498 cm), 4 giugno 2009 (461 cm) e 26 maggio 1993 (457 cm). La data relativamente precoce della missione può aver contribuito all'osservazione di spessori nevosi nel gruppo dei più elevati in oltre un trentennio di misure, d'altronde i rilievi sono avvenuti esattamente in fase con l'avvio della fusione nivale.
 

Le densità della neve sono state desunte dal carotaggio del manto lungo tutto il suo profilo in due punti, ottenendo valori molto elevati (neve "pesante"), sebbene non ai livelli eccezionali di inizio giugno 2024: 683 kg/m3 al Colle Ciardoney, e 590 kg/m3 nel settore mediano in prossimità del sito di misura n. 3.

Il manto nevoso appariva relativamente omogeneo e ormai umidificato in tutto il suo spessore, con una sola tenace crosta interna a circa 250 cm di profondità nel profilo del Colle Ciardoney, forse corrispondente al livello basale delle nevicate primaverili. Il contributo di queste ultime alla formazione di una considerevole parte della coltre nevosa presente sul ghiacciaio a fine stagione potrebbe spiegare le elevate densità osservate.

Ecco il dettaglio delle misure di spessore nevoso e del relativo equivalente d'acqua (le quote dei punti sono riferite ai rilievi di precisione 2023, tuttavia le altezze di neve derivano dalla media di campionamenti eseguiti nelle immediate vicinanze in modo da ottenere un valore più rappresentativo):

                                              Spessore               Acqua
                                                   neve (cm)       equivalente (mm)

sito n. 1 (Colle Ciardoney, 3119 m)        440                     3005
sito n. 2 (3046 m)                              390                     2301
sito n. 3 (2991 m)                              370                     2183
sito n. 4 (3008 m)                              400                     2360
sito n. 6 (2953 m)                              500                     2950

L'accumulo specifico, ponderato sull'intera superficie glaciale, risulta di 2500 mm di acqua equivalente, ampiamente al di sopra (+57%) alla media del periodo omogeneo delle stagioni dalla 2011-12 alla 2023-24 in cui è stato utilizzato il carotiere Valtecne (1594 mm), e corrispondente a un volume di 1,1 milioni di metri cubi d'acqua considerata la superficie glaciale di 0,46 km2 (rilievo 2023).

Un accumulo considerevole, il secondo più elevato della serie dal 1991-92, anche se nel periodo precedente il 2012 - quando venivano utilizzati carotatori meno performanti nel campionare la neve rispetto a quello attualmente in dotazione - è possibile che accumuli superiori a 2500 mm si fossero verificati anche nelle stagioni 1992-93, 2000-01 e 2008-09.

Ciononostante, è possibile affermare che la stagione di accumulo nevoso 2024-25 rientri comunque nel gruppo delle più abbondanti in oltre un trentennio al Ciardoney, in contrasto con le zone di bassa montagna che invece hanno vissuto un inverno particolarmente povero di neve a causa delle temperature miti che hanno relegato il limite pioggia-neve quasi sempre sopra i 1000 m (sesto inverno più mite dal 1800 al Nord Italia secondo il CNR-ISAC, anomalia +1,4 °C).

Proprio la forte riduzione delle nevicate a bassa quota (a vantaggio della frazione piovosa delle precipitazioni) è tra i segnali più appariscenti nell'evoluzione della nevosità sulle Alpi negli ultimi decenni. Tuttavia, benché alle quote dei ghiacciai i totali di neve fresca non risultino in diminuzione, l'aumento delle temperature accelera la fusione nivale e riduce lo spessore e la durata del manto nevoso, anche in alta montagna, guidando la rapida deglaciazione in atto.

Durante il sopralluogo del 30 maggio 2025 al Ghiacciaio Ciardoney non si sono osservati significativi depositi di polveri sahariane, né in superficie, né nel profilo del manto nevoso, rispetto a quanto riscontrato in anni recenti (2021 e 2024 in particolare). Per cui ci si attende che nella prossima estate - a parità di condizioni meteorologiche - venga a mancare quanto meno questo fattore di rilevante incentivazione della fusione nivale che agisce tramite l'abbassamento della riflettività della neve (albedo).

Tuttavia nel clima attuale un abbondante accumulo nevoso a fine maggio sul ghiacciaio non comporta necessariamente un bilancio di massa positivo al termine della stagione di ablazione, anzi: le estati recenti, molto calde, hanno sempre avuto modo di asportare tutto o quasi il manto nevoso invernale, per quanto cospicuo (come avvenuto nel 2009, 2017 e 2024). Ora il testimone passa all'estate 2025, e ne riparleremo a settembre.


Serie degli accumuli invernali specifici sul ghiacciaio Ciardoney, espressi in mm di lama d’acqua equivalente, nelle stagioni idrologiche dal 1991-92:
il valore di 2500 mm del 2024-25 si colloca ben sopra la media del periodo di misura omogeneo 2012-2024 (1594 mm, +57%), e al secondo posto non solo in questo intervallo, ma anche nell'intera serie dal 1992. L'utilizzo nel tempo di tubi carotieri con caratteristiche diverse potrebbe aver introdotto disomogeneità nella serie degli accumuli invernali, con possibili sottostime in alcune annate antecedenti il 2012 (anno di adozione dell'ottimo carotiere "Valtecne"): è infatti possibile che, oltre alla stagione 2023-24, anche le stagioni 1992-93, 2000-01 e 2008-09 avessero in realtà superato i 2500 mm di acqua equivalente. Eventuali disomogeneità nella valutazione degli accumuli invernali in ogni caso non inficiano la stima del bilancio complessivo, che dipende dalla misura della sporgenza dal ghiaccio delle paline ablatometriche a metà settembre.
Il dato di accumulo ottenuto (2500 mm d'acqua) è circa doppio (x 2,1) rispetto alle precipitazioni raccolte dal 1° ottobre 2024 al 20 maggio 2025 ai pluviometri ARPA Piemonte nei fondovalle limitrofi (Rosone, Sparone, Piamprato), in linea come ordine di grandezza con quanto riscontrato nei 13 anni precedenti (x 1,7), e meno rispetto alla stagione 2023-24 in cui l'incentivazione orografica delle precipitazioni era stata particolarmente marcata (x 2,6).

Volume d'acqua immagazzinato sotto forma di neve nel bacino del Po durante la stagione 2024-25 (linea arancione), confrontato con la stagione 2023-24 (linea azzurra) e la situazione normale (area grigia = distanza interquartile, che racchiude il 50% delle osservazioni intorno alla mediana). Per gran parte della stagione di accumulo l'equivalente in acqua del manto nevoso nell'insieme del bacino padano è stato per lo più deficitario, a causa della prevalente carenza di innevamento che ha interessato le quote medio-basse, al contrario di quanto avvenuto in alta montagna soprattutto grazie al recupero con le nevicate primaverili
(Fonte: CIMA Research Foundation, bollettino di metà maggio 2025).

 

Gabriele Savio e Marco Perelli durante il prelievo dei campioni di neve tramite tubo carotiere al Colle Ciardoney.
 

Colle Ciardoney: Marco Perelli amplia e approfondisce la trincea che permette al carotiere da 3 m di lunghezza di raggiungere la base del manto nevoso stagionale, qui spesso 440 cm.
 

Daniele Cat Berro mostra una delle carote di neve estratte e pesate per la determinazione dell'equivalente idrico del manto nevoso al sito di misura del Colle Ciardoney. Qui la densità della neve, molto elevata, è di 683 kg/m3, di conseguenza lo spessore nevoso di 440 cm corrisponde a una lama d'acqua di circa 3000 mm.
 

Pesatura di un campione di neve con dinamometro digitale.
 

Si scende lungo il ghiacciaio, proseguendo con frequenti misure di altezza neve tramite sonda da ricerca in valanga.
 

Nelle due immagini qui sopra, un secondo rilievo di densità della neve è stato eseguito nel settore mediano del ghiacciaio in prossimità del sito n. 3, riscontrando un valore di 590 kg/m3.


Dal pendio frontale del ghiacciaio, in vista del pianoro sottostante in cui si distinguono i primi accumuli di acqua di fusione. Sullo sfondo, a sinistra, la piramidale Rosa dei Banchi (3164 m), tra le valli Soana e di Champorcher.
 

Proprio nei due giorni precedenti la missione per determinare il bilancio invernale, tra il 28 e il 29 maggio 2025, complice l'arrivo del caldo l'acqua di fusione ha cominciato a farsi strada lungo il pianoro fino ai pressi della stazione meteorologica, trovando una via di deflusso sulla superficie della neve.
 

La formazione di questi primi canali di deflusso dell'acqua di fusione procede per impulsi successivi, durante i quali una miscela di acqua e neve fradicia si propaga generando ai lati e anteriormente depositi le cui forme ricordano quelle delle colate detritiche (debris-flow).
 

Panoramica dalla stazione meteorologica verso il ghiacciaio
(clicca sulla foto per ingrandirla).


Evoluzione dello spessore nevoso alla stazione meteorologica al ghiacciaio Ciardoney (2850 m) il 1° giugno negli anni dal 2013 al 2025: i 175 cm del 2025 si collocano vicino alla media dei 12 anni precedenti di tele-osservazione da webcam (185 cm). Come visto dai dati riportati sopra, l'accumulo di neve sul ghiacciaio è stato invece superiore al consueto, forse per un maggiore contributo - a quote un po' più elevate (2900-3100 m) - da parte delle nevicate di ottobre 2024 e aprile 2025. 
 

30 maggio 2025, ore 13:30: giunti alla stazione meteorologica, si procede con una verifica del suo assetto dopo l'inverno.


Tutti gli apparecchi appaiono in buone condizioni eccetto il pluviometro, il cui collettore (elemento conico superiore) è stato spezzato alla base durante una burrasca di vento: Gabriele Savio provvede a una rapida riparazione provvisoria in modo da non perdere la misura delle precipitazioni di inizio estate, in attesa della sua prossima sostituzione. Fortunatamente fin qui non sono andati persi dati significativi, in quanto lo strumento, non dotato di riscaldatore per la fusione della neve, è in grado di misurare solo le precipitazioni liquide, irrilevanti tra inverno e primavera a 2850 m di quota.
 

Il collettore del pluviometro viene ricollocato al suo posto.
Alle h 13:30 locali (UTC+2) la stazione rileva 12,1 °C, 35% di umidità relativa, vento debole (raffica di 14 km/h da N-NE), pressione atmosferica di 730 hPa, altezza neve al suolo di 180 cm (in buon accordo con una verifica sul posto tramite sonda da valanga, che ha indicato 175 cm, e leggermente meno rispetto ai 195 cm presenti alla vicina asta nivometrica teleosservata da webcam).
Estremi termici della giornata: minima 4,4 °C e massima 15,8 °C, valori da piena estate.
 

Temperature medie ogni 10 minuti dal 1° ottobre 2024 al 31 maggio 2025. La temperatura estrema minima di tutta la stagione fredda 2024-25, pari a -16,7 °C alle h 23:45 del 22 novembre 2024, è stata molto modesta in relazione alla quota di 2850 m.
 

Come usuale, in più occasioni il vento ha superato i 100 km/h tra autunno e inverno 2024-25, fino a massimi di 124 km/h alle h 05:06 (UTC+1) del 20 dicembre 2024 e 125 km/h alle h 08:51 del 14 febbraio 2025, durante tempeste di foehn da Ovest. Come si nota dall'addensamento di punti intorno al valore di 270°, la direzione di provenienza del vento più rappresentata è proprio l'Ovest, seguita dall'Est (90°), per l'effetto di incanalamento orografico delle correnti nel vallone del Ciardoney.


I valori di altezza giornaliera della neve al suolo riferiti alle h 9 circa e ottenuti tramite 1) lettura dell'asta nivometrica da "snowcam" e 2) misurazioni del nivometro automatico a ultrasuoni (collocato sul traliccio della stazione meteorologica a una decina di metri dall'asta nivometrica), sono in ottima correlazione tra loro (r2 = 0,98), con differenze variabili a seconda dei periodi e dovute per lo più a irregolarità del manto nevoso per l'azione del vento e a ridosso del traliccio. Di solito i valori rilevati dal sensore automatico sono un po' inferiori rispetto all'asta (medie ottobre 2024-maggio 2025: rispettivamente 77 cm e 90 cm), con un divario più marcato tra fine gennaio e metà aprile 2025.
 


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