DOVE MI TROVO:  Nimbus Web » Glaciologia» Bilancio 2023 al Ciardoney: tra le annate peggiori

 


BILANCIO 2023 al Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
un'altra stagione molto negativa


Daniele Cat Berro e Luca Mercalli, SMI/Redazione Nimbus

Walter Alberto e Alessio Golzio, Arpa Piemonte - Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali

Luigi Perotti e Francesco Parizia - Università di Torino,
Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Ambientali (DISAFA)

Gianpaolo Palladino - Corpo di Sorveglianza, Parco Nazionale Gran Paradiso


22 settembre 2023

fotografie degli autori, salvo diversa indicazione
 

Veduta d'insieme del ghiacciaio Ciardoney al mattino del 14 settembre 2023, spoglio di neve sia residua, sia recente. In primo piano la fronte, arretrata di 9 metri rispetto al precedente controllo del 20 settembre 2022.
 


Sintesi dei risultati

Perdite di spessore glaciale tra circa 180 e 300 cm (in media 250 cm di ghiaccio nell'insieme del ghiacciaio), bilancio di massa -2,17 m
di acqua equivalente, sesto più negativo in 32 anni di misure.

Ritiro della fronte: -9 m.

L'area aggiornata del ghiacciaio (2023) è 0,46 km2,
rispettivamente -11%, -44% e -73% rispetto al 2019, 1988 e circa 1850.

Il bilancio geodetico 2019-2023 (modello altimetrico del ghiacciaio ottenuto tramite fotogrammetria da drone) indica in 4 anni una perdita media di spessore
di 8,2 m, pari a 7,1 m di acqua equivalente e 3,6 milioni di m3 d'acqua.
Il metodo è più preciso del bilancio glaciologico diretto (paline ablatometriche)
ma è di più complessa applicazione.

Poiché con le paline ablatometriche non è possibile monitorare la zona coperta
da detrito con fusione minore (destra orografica sotto le Uje di Ciardoney),
il bilancio glaciologico diretto ha sovrastimato del 17% le perdite di massa
nel 2019-2023, valore tuttavia contenuto e accettabile nel quadro dell'incertezza
che inevitabilmente caratterizza questo tipo di stime.

 



Giovedì 14 settembre 2023, approfittando di un breve e risicato intervallo mattutino di schiarite, l'équipe della Società Meteorologica Italiana e dell'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura del Comitato Glaciologico Italiano - ha condotto i consueti rilievi di bilancio di massa e variazione frontale al Ghiacciaio Ciardoney.

Alla missione ha partecipato anche un gruppo di operatori afferenti ad Arpa Piemonte e al DiSAFA dell'Università di Torino (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) per la manutenzione della stazione meteorologica e l'esecuzione - tramite sorvolo con drone - di un nuovo modello fotogrammetrico del ghiacciaio che, confrontato con quello precedente del settembre 2019, ha permesso l'aggiornamento dei dati di superficie glaciale e il calcolo del bilancio di massa con metodo geodetico.

Inoltre il cineoperatore RAI Ivo Bonato, già intervenuto in precedenti missioni al Ciardoney, ha ripreso le operazioni girando un servizio andato in onda sul TG1 la stessa sera di giovedì 14 settembre 2023 (vedi il video dal minuto 20 circa).
 

SESTO BILANCIO DI MASSA PIù NEGATIVO
IN 32 ANNI DI MISURE, E SAREBBE STATO ANCOR PEGGIO
SENZA LE COPIOSE NEVICATE DI MAGGIO 2023

 

Per il quarto anno consecutivo sul ghiacciaio non è rimasta traccia di neve residua dell'inverno, per cui su tutta la superficie affiorava il ghiaccio "vivo" e annerito dai detriti rocciosi, inclusi massi di grandi dimensioni franati dalle pareti circostanti e anno dopo anno sempre più numerosi specialmente nel settore destro orografico sotto le Uje di Ciardoney (effetti del crioclastismo e dello scongelamento del permafrost sui versanti che sovrastano il ghiacciaio).

Queste sono le perdite di spessore glaciale rispetto al precedente rilievo del
20 settembre 2022
, misurate alle paline ablatometriche:

palina n. 1: 178 cm

palina n. 2: 285 cm

palina n. 3: 287 cm

palina n. 4: 303 cm

palina n. 6: 273 cm


(la palina n. 5 non è più presente da svariati anni, poiché in quel punto, in sinistra orografica del settore mediano, il ghiaccio è scomparso)

Media pesata sulle superfici di pertinenza per l'intero ghiacciaio: 250 cm

Siccome nel 2022 la fusione si interruppe quattro giorni dopo le misure (strato di neve fresca persistente a partire dal 24 settembre), pressoché tutta la fusione rilevata attualmente è attribuibile all'estate 2023.

Il bilancio di massa specifico, riferito alla superficie glaciale 2022 di 0,47 km2 (calcolata da ortofoto Google Maps del 18 settembre 2022), è stato valutato in
-2,17 m
di acqua equivalente, valore che si pone al sesto posto tra i peggiori nella serie di misure iniziata nella stagione idrologica 1991-92 (dopo i casi del 2021-22, 1997-98, 2002-03, 1998-99 e 2004-05).

Si tratta inoltre di quasi il doppio di quanto in media si è rilevato, annualmente, nel già sfavorevole periodo di deglaciazione 1992-2022 (-1,4 m di acqua equivalente).
 

Serie dei bilanci di massa (saldo tra accumuli invernali di neve e fusione estiva, espressi in acqua equivalente) dalla stagione 1991-92. Il valore dell'annata idrologica 2022-23 (-2,17 m di equivalente d'acqua) è meno estremo rispetto al record negativo del 2022 (-4,00 m), ma risulta pur sempre nel gruppo dei peggiori per il glacialismo,
in sesta posizione tra i più sfavorevoli in 32 anni di misure.
Le perdite di massa cumulate sfiorano i -46 m di acqua equivalente,
pari a oltre 50 m di spessore di ghiaccio.
 

All'ennesima notevole perdita di massa hanno contribuito sia la mediocre alimentazione nevosa invernale - resa meno avara di quella del 2022 solo dalle tardive nevicate di maggio 2023 - sia il caldo insistente dell'estate, prolungatosi a tutta la prima metà di settembre e brevemente interrotto da periodi freschi solo a inizio e fine agosto (grafici e commenti climatici più avanti).

Nel corso della stagione la coltre di neve stagionale ha cominciato a esaurirsi, lasciando affiorare il ghiaccio sottostante, a partire dal settore mediano/destro orografico intorno al 10 luglio, fondendo poi su tutta la superficie entro inizio agosto.

Per lo meno la nevicata del 28 agosto 2023, l'unica di tutto il trimestre estivo alla stazione meteorologica a 2850 m (stimati da webcam circa 5 cm di neve fresca), ha imbiancato il ghiacciaio per quasi una settimana, evitando perdite di spessore glaciale ancora maggiori.

Probabilmente un contributo non trascurabile alla fusione del ghiaccio è derivato anche da alcuni violenti temporali avvenuti sotto forma di pioggia a tutte le quote del bacino glaciale, il più intenso dei quali, accompagnato da un'impetuosa piena torrentizia, il 24 agosto (23,0 mm in 1h e 10 minuti, di cui 7,8 in 10 minuti).
 

REGRESSO DELLA FRONTE: 9 METRI

Nonostante una perdita di spessore dell'ordine di 2,5-3 metri sul pendio inferiore, il regresso del margine frontale rispetto a settembre 2022 è stato relativamente moderato, pari a -9 m al segnale di misura A4G, grazie a fattori morfologici locali (fronte attuale in corrispondenza di un'area dotata di maggiore profondità del ghiaccio rispetto alle posizioni degli anni precedenti; concavità del letto roccioso-detritico sottostante).

L'inattesa erosione al piede del grande masso su cui nel 2022 venne collocato il segnale A4G - avvenuta probabilmente durante la piena del 24 agosto 2023 - ne ha determinato il basculamento di 90° verso Nord, tuttavia ciò non ha alterato la distanza del segnale dal margine del ghiaccio, per cui la misura di variazione frontale non ne ha risentito.

In vista della campagna di misure 2024, un nuovo caposaldo (A4H) è stato istituito in posizione più stabile, pochi metri a Sud, mantenendo invariata la direzione di misura (230°).

Serie delle variazioni frontali dalla posa del primo segnale di misura nell'estate 1971 (l'operatore CGI all'epoca era Gianpaolo Ravarino). In rosso il ritiro del 2023 (-9 m), che porta il regresso cumulato a oltre 530 m.

 

Qui di seguito, un fotoracconto della missione del 14 settembre 2023.
 

 

Al Colle Ciardoney la perdita di spessore glaciale (178 cm alla palina n. 1, rispetto al 20 settembre 2022) ha determinato la completa scomparsa dell'ormai piccola lingua di ghiaccio che si protendeva sul lato Valsoera (Sud-Ovest) e l'affioramento del substrato roccioso in prossimità della sella, come non avveniva da secoli se non dai tempi dell'Optimum Termico Olocenico tra circa 8000 e 6000 anni fa.


Il confronto con la foto ripresa negli Anni Venti del Novecento da R. Locchi,
per quanto scattata da un punto un po' più elevato e con inquadratura differente, permette di rendersi conto della profonda deglaciazione intervenuta in un secolo (immagine tratta da
Rivista Mensile CAI, vol. 46, fascicolo 1-2, p. 8).
Il picco che sovrasta il Colle, ben visibile nella foto 2023, si confonde con la cresta retrostante in quella degli Anni Venti del Novecento (asterischi).

I due minuscoli Ghiacciai di Valsoera, qui ripresi dal Colle Ciardoney, sono molto vicini all'estinzione, essendo costituiti da insignificanti placche di ghiaccio sepolto da abbondante detrito e pressoché invisibili. Il laghetto in primo piano, evoluto a partire dai primi Anni Duemila a spese della trasfluenza glaciale Ciardoney-Valsoera, ora scomparsa, ha dimensioni analoghe a quelle di fine estate 2022.
 

Il Colle Ciardoney, alla sommità del ghiacciaio: al perdurare delle condizioni climatiche attuali potrebbe liberarsi completamente dal ghiaccio in meno di 5-10 anni.
Dopo gli ampi rasserenamenti notturni, alle ore 8:30 iniziano ad addensarsi stratocumuli sulle creste a 3300 m, ed entro fine mattinata l'ulteriore sviluppo di cumuli anche a quote più basse coprirà quasi completamente il cielo.
 

Sul settore superiore del ghiacciaio, in prossimità della palina n. 2. Un crollo roccioso dopo l'altro, la presenza di detriti anche di grandi dimensioni aumenta con il passare degli anni, soprattutto al piede dei versanti settentrionali delle Uje di Ciardoney
(a destra nell'immagine).
 

Alla palina n. 4, nel settore mediano del ghiacciaio, si osservano spesso le più elevate perdite di spessore glaciale: infatti, probabilmente a causa di una più marcata asportazione della neve da parte dei forti venti incanalati da Ovest in inverno, gli spessori nevosi al controllo di fine primavera sono più esigui qui che nel resto dell'apparato, e di conseguenza l'esaurimento del manto nevoso durante l'estate è più rapido, e più lunga l'esposizione del ghiaccio alla radiazione solare.
Il guardaparco PNGP Gianpaolo Palladino mostra con il bastoncino, sulla palina ablatometrica, il livello del ghiaccio del 20 settembre 2022, abbassatosi di 3 m nell'estate 2023.
 

 

Consueta presenza dei "mulini" o "pozzi" glaciali poco a monte della palina ablatometrica n. 3, nel settore mediano. Il loro numero e le dimensioni sono tuttavia diminuiti rispetto a 10-20 anni fa probabilmente a seguito di mutazioni del profilo del ghiacciaio e del reticolo idrografico superficiale che li genera. Nelle immagini, uno dei mulini attivi il 14 settembre 2023, alimentato dall'acqua di una modesta bédière.


Il ritiro del ghiacciaio sul lato sinistro orografico, poco a monte della fronte, ha abbandonato lembi di ghiaccio "morto" e sepolto dal detrito al piede della morena laterale. I temporali dell'estate hanno prodotto ulteriori erosioni e trasportato colate di detrito sulla superficie del ghiacciaio.
 

A pochi metri dalla fronte, il grande masso del segnale di misura A4G - scalzato al piede dall'erosione del torrente glaciale - si è ribaltato verso Nord di circa 90° forse durante la piena del 24 agosto 2023, tanto che la sigla in vernice rossa, collocata nel settembre 2022 per le misure di variazione frontale, si trova ora sul lato superiore del blocco roccioso. La sua distanza dal ghiaccio tuttavia non è cambiata a seguito del basculamento, di conseguenza la misura di variazione frontale non ne ha risentito,
ma si è comunque provveduto a stabilire un nuovo segnale (A4H) che sarà di riferimento per i prossimi anni.
 

Il Ghiacciaio Ciardoney ripreso dalla stazione fotografica S2
presso la stazione meteorologica, il 14 settembre 2023.

 
RILIEVO FOTOGRAMMETRICO DA DRONE:
AGGIORNAMENTO DEL MODELLO ALTIMETRICO DEL GHIACCIAIO, DELLA SUA SUPERFICIE, E VALUTAZIONE DEL BILANCIO GEODETICO

Con l'intervento del geologo Walter Alberto (Arpa Piemonte) e dei topografi Luigi Perotti (Università di Torino/DiSAFA e Comitato Glaciologico Italiano) e Francesco Parizia (UniTO/DiSAFA) è stato possibile ripetere un rilievo fotogrammetrico da drone a quattro anni dal precedente del 13 settembre 2019.

La georeferenziazione del mosaico di 720 immagini aeree ha permesso di ottenere, oltre all'aggiornamento del dato di superficie del ghiacciaio (e delle sotto-aree di riferimento di ciascuna palina ablatometrica), un nuovo modello di altimetria della superficie glaciale (DTM, Digital Terrain Model), con precisione dell'ordine di alcune decine di centimetri.

Confrontando quest'ultimo con quello del 2019, condotto dal medesimo personale con metodo e strumenti identici, è stato possibile quantificare - tramite le differenze di quota di circa 170 milioni di punti - le perdite di spessore e volume nell'insieme del ghiacciaio in 4 anni, ovvero:

-8,2 m di spessore di ghiaccio, in media (riferendosi alla superficie originaria 2019 per non escludere dal calcolo porzioni di ghiacciaio presenti allora e poi scomparse),
pari a -7,1 m di acqua equivalente;

-3,6 milioni di m3 di ghiaccio nell'insieme del ghiacciaio.

Il bilancio geodetico così ottenuto ha il vantaggio di considerare in maniera continua, tramite le variazioni altimetriche, tutta la superficie glaciale, anche le zone coperte da detrito e battute da frane che sarebbe impossibile monitorare tramite paline ablatometriche (bilancio glaciologico diretto, condotto sul Ciardoney dal 1992).

Solo una ristretta fascia a ridosso delle pareti settentrionali delle Uje di Ciardoney, dove non era possibile spingersi con il drone, è stata esclusa dal modello.

Per la prima volta dunque è possibile un confronto affidabile tra bilancio geodetico e bilancio glaciologico su questo ghiacciaio, e i risultati sono incoraggianti.

Negli ultimi quattro anni (settembre 2019 - settembre 2023) la stima del bilancio glaciologico diretto tramite paline (-8,3 m di acqua equivalente) è stato superiore del 17% a quello geodetico (-7,1 m di acqua equivalente) che per le sue caratteristiche offre una valutazione più aderente al vero.

In sostanza, la collocazione delle paline ablatometriche per lo più lungo la zona assiale e soleggiata del ghiacciaio, con copertura detritica relativamente modesta e sparsa - che dunque non attenua in modo rilevante la fusione a differenza della spessa coltre detritica sotto le Uje di Ciardoney, dove non è possibile installare paline - porta a una inevitabile sovrastima nella valutazione delle perdite di massa, che tuttavia riteniamo di entità contenuta e accettabile (17%), nel quadro dell'incertezza
che inevitabilmente caratterizza questo tipo di stime
.

Le nuove quote delle paline ablatometriche, ottenute tramite georeferenziazione con GPS differenziale, sono:

1 (Colle Ciardoney): 3119 m
2: 3046 m
3: 2991 m
4: 3008 m
6: 2953 m

fronte presso il segnale di misura A4F: 2900 m.

Il bilancio geodetico è più preciso rispetto al bilancio glaciologico diretto ottenuto da poche paline ablatometriche, ma anche più complesso e oneroso da eseguire, e per questo meno diffuso.

Una sua applicazione in siti-campione come il Ciardoney è ragionevole a intervalli di alcuni anni, in modo da ottenere aggiornamenti sulle variazioni areali e volumetriche e stime di fattori correttivi eventualmente da applicare alle misure di bilancio glaciologico diretto.


Francesco Parizia (Università di Torino/DiSAFA) pilota il drone con il quale viene eseguito il rilievo fotogrammetrico completo del ghiacciaio. L'acquisizione e l'orientamento di 720 fotogrammi hanno permesso di ottenere un modello della superficie glaciale caratterizzato da una nuvola di circa 170 milioni di punti.
 

Per ogni sequenza di riprese (sono stati eseguiti tre voli distinti su rispettivi settori del ghiacciaio, superiore, mediano e inferiore) la stazione GPS di riferimento consente la georeferenziazione dei punti sulla superficie del ghiacciaio con precisione dell'ordine
di alcuni decimetri, anche sull'altimetria.
 

Walter Alberto (Arpa Piemonte) e Luigi Perotti (Università di Torino/DiSAFA) durante la fase conclusiva del terzo e ultimo volo del drone sopra il settore inferiore del ghiacciaio, qui a ridosso della fronte. Il passaggio di alcuni banchi di nebbia non ha intaccato la qualità delle riprese aerofotogrammetriche.
 

Mosaico dei 720 fotogrammi ripresi dal drone sull'intero ghiacciaio e sul pianoro antistante, fino ai pressi della stazione meteorologica.
 

Carta delle variazioni di spessore tra il 13 settembre 2019 e il 14 settembre 2023:
i colori rosso-marrone evidenziano che le maggiori perdite si verificano sul settore sinistro orografico del ghiacciaio, più soleggiato e sgombro da detrito, con valori superiori a 10 m in quattro anni in una vasta fascia che dalla fronte risale fino alle quote più elevate. Le riduzioni di spessore decrescono portandosi in destra orografica, per effetto combinato dell'abbondante detrito roccioso, che protegge il ghiaccio dalla radiazione solare, e del maggiore ombreggiamento da parte delle Uje di Ciardoney. Sono dunque questi due i fattori più importanti di controllo della fusione, più che la modesta differenza di quota tra fronte e sommità del ghiacciaio (circa 220 m).

La carta è stata ottenuta dalla rappresentazione delle variazioni altimetriche nei circa 170 milioni di punti che compongono il modello altimetrico del ghiacciaio.

 

SUPERFICIE GLACIALE: -11% IN  SOLI QUATTRO ANNI

La fotogrammetria da drone ha permesso anche l'aggiornamento dei dati di superficie del ghiacciaio, che tra il settembre 2019 e il settembre 2023 è passata da 0,516 km2 a 0,458 km2, pari a una riduzione dell'11% in soli quattro anni.

L'ottima ortofoto Google Maps del settembre 2022 è stata utilizzata come base per completare il perimetro del ghiacciaio nel settore in destra orografica - sotto le pareti delle Uje di Ciardoney, a ridosso delle quali il drone per motivi di sicurezza non ha potuto spingersi - in modo da ottenere valori di area più completi e realistici.

Considerando la superficie ottenuta da fotointerpretazione di immagini aeree Regione Piemonte 2010 (0,57 km2), si ottiene che il tasso di riduzione areale 2019-2023 (-11% in 4 anni) è più che raddoppiato rispetto al precedente periodo 2010-2019 (-9% in 9 anni).

I nuovi dati di area 2023 (e relative sotto-aree di riferimento per ciascuna palina) verranno impiegati per il calcolo del bilancio di massa il prossimo anno.

Perimetro del Ghiacciaio Ciardoney il 13 settembre 2019 e il 14 settembre 2023
(su base ortofoto Google Maps del settembre 2022). A contrarsi è stato soprattutto
il settore frontale in sinistra orografica (in alto a destra nell'immagine).
La superficie glaciale si è ridotta da 0,516 km2 nel 2019 a 0,458 km2 nel 2023,
pari a -11%.


Perimetro del Ghiacciaio Ciardoney ottenuto tramite interpretazione di immagini aeree riprese a fine estate in diversi anni dal 1988 al 2023 (da drone nel 2019 e 2023).
La superficie glaciale si è ridotta da 0,825 km2 nel 1988 a 0,458 km2 nel 2023,
pari a -44%, ovvero quasi dimezzandosi in 35 anni!

 

LA STAZIONE E I DATI MeTEOROLOGICI:
seconda estate piu' calda Nella breve serie dal 2011

Mentre il resto dello staff era impegnato nelle misure glaciologiche e topografiche, il socio SMI e meteorologo Arpa Piemonte Alessio Golzio ha provveduto alla manutenzione della stazione meteorologica, con la reinstallazione del sensore di altezza neve a seguito di una riparazione, e l'aggiornamento del programma di acquisizione e trasmissione dei dati e delle immagini webcam.

Anche nell'estate 2023 i sensori (eccetto quello di altezza neve) hanno funzionato in modo ottimale e continuo. Solo il cilindro protettivo dell'idrometro a pressione, immerso nel torrente glaciale per le misure di livello dell'acqua, è stato riempito di sedimenti durante la piena del 24 agosto con probabile alterazione di qualità delle misure, e occorrerà valutare una nuova modalità di collocazione più resiliente di fronte agli impetuosi ingrossamenti del corso d'acqua con erosioni di sponda ed elevato trasporto solido. L'idrometro, pur senza subire danni all'elemento sensore, era già stato travolto da un'erosione spondale durante la piena del 2-3 ottobre 2020.


La stazione meteorologica Campbell. A sinistra del traliccio si scorge il braccio con il sensore del nivometro a ultrasuoni, che - nuovamente operativo - nel prossimo inverno 2023-24 consentirà il confronto dei dati automatici di altezza del manto nevoso con quelli derivanti da osservazione diretta dell'asta nivometica tramite webcam.
 

Ecco una sintesi delle principali caratteristiche climatiche dell'estate 2023 (trimestre giugno-agosto; gli orari indicati sono UTC+1, ovvero ora solare).

Temperatura media: 8,1 °C
seconda estate più calda del breve periodo dal 2011, dopo quella del 2022 (8,4 °C);
1,3 °C sopra la media decennale 2011-2020


Temperatura estrema minima: -2,6 °C il 7 agosto (h 02:40)

Temperatura estrema massima: 20,9 °C il 3 giugno (h 12:40)
record assoluto, per qualunque mese, nella serie 2010-2023

Temperatura minima più elevata: 11,7 °C il 23 agosto
record assoluto, per qualunque mese, nella serie 2010-2023

Massima sequenza di giorni consecutivi senza gelo: 54 gg, dal 2 giugno al 25 luglio


Precipitazioni totali:
348 mm (pioggia e neve fusa)

Massima precipitazione giornaliera (intervallo h 00-24): 41,4 mm il 27 agosto

Massima precipitazione in 10 minuti: 7,8 mm il 24 agosto (h 15:00 - 15:10)

Numero giorni con almeno 1 mm di precipitazione: 40 (43% del totale)

Massima velocità del vento: 131 km/h (12 luglio, h 05:40; 19 luglio, h 02:40)

Neve fresca totale: 5 cm (unico evento: 28 agosto)

Data di esaurimento del manto nevoso invernale: 26 giugno
(8 giorni più precoce rispetto alla data media del periodo 2013-2022), 4 luglio

Segnaliamo inoltre che:

1) i 17,8 °C del 23 agosto 2023 sono la seconda Tmax giornaliera più elevata per questo mese nella serie dal 2010 dopo i 18,4 °C del 19 agosto 2012 (e sono la più elevata per la terza decade di agosto);

2) i 18,4 °C del 5 settembre 2023 sono il nuovo record di temperatura massima per questo mese nella serie dal 2010 (superano di gran lunga i 15,2 °C del 13 settembre 2019).




Andamento della radiazione solare globale e delle temperature dell'aria, registrazioni ogni 10 minuti, dal 1° giugno al 14 settembre 2023, rispettivamente le date delle misure di accumulo nevoso e di chiusura del bilancio 2022-23.
Le temperature sono rimaste sopra 0 °C per quasi tutta la stagione, salvo alcune gelate notturne il 26 luglio, 6-7 agosto e dal 28 al 31 agosto.

Quello di fine agosto-inizio settembre 2023 è stato un intervallo fresco più significativo, per quanto non straordinario, della durata di circa una settimana, curiosamente inserito tra due periodi di caldo estremo. Insieme alla nevicata di
5 cm del 28 agosto ha permesso una temporanea interruzione della fusione glaciale.

 



Precipitazioni ogni 10 minuti e cumulate dal 1° giugno al 14 settembre 2023. Gli apporti sono stati piuttosto frequenti ma non hanno raggiunto la quantità totale normale (348 mm nel trimestre giugno-agosto, rispetto a una media prossima a 400 mm). Spicca il periodo senza la minima precipitazione dall'1 all'11 settembre.

Velocità medie e massime del vento, e direzioni di provenienza, su intervalli di 10 minuti. In 8 giorni si sono rilevate raffiche superiori a 100 km/h, sempre in occasione di burrasche da Nord-Ovest (i cui venti, per ragioni orografiche, si orientano intorno Ovest/Sud-Ovest alla stazione meteorologica).
 



La canalizzazione del vento da parte dell'orografia è evidente nella distribuzione delle direzioni (rosa dei venti). Le correnti sono quasi sempre orientate o intorno Ovest-Nord-Ovest (burrasche nord-atlantiche, brezze di monte/di ghiacciaio) o intorno Est-Sud-Est (brezze di valle, o flussi sinottici di origine sciroccale).


La fusione glaciale è proseguita tardivamente anche dopo il sopralluogo del
14 settembre 2023, come testimonia il torrente ingrossato nel primo pomeriggio del 17 settembre, in occasione di una successiva missione.


TEMPORALE E PIENA TORRENTIZIA
DEL 24 AGOSTO 2023

Dopo una settimana di caldo estremo che ha portato l'isoterma 0 °C a 5200-5300 m sulle Alpi, il 24 agosto 2023 un primo e lieve cedimento della potente struttura anticiclonica in quota e l'instabilità diurna alimentata dal forte surriscaldamento del suolo hanno favorito l'innesco di temporali pomeridiani sulle Alpi. Uno di questi ha interessato il bacino del Ghiacciaio Ciardoney, da cui si è generata una notevole piena del torrente dovuta al sommarsi dei contributi della massiccia fusione glaciale delle ore precedenti e dei violenti rovesci, caduti in forma piovosa fino alle quote più elevate. Infatti, nonostante il rapido calo termico avvenuto durante il temporale, ai 2850 m della stazione meteorologica la temperatura non è riuscita a scendere sotto i 9,7 °C, dopo una massima giornaliera di ben 17,2 °C (degna di nota, poi, la temperatura minima del 23 agosto, pari a 11,7 °C, la più elevata nella pur breve serie di misura 2010-2023).

Il pluviometro ha rilevato 23,0 mm di precipitazione tra le h 14:10 e le 15:20 (ora solare, UTC+1), di cui 14,2 concentrati in 20 minuti e 7,8 mm in 10 minuti. Da quanto si deduce dalle immagini radar Arpa Piemonte, è probabile che quantità ancora più elevate siano cadute a monte, sul ghiacciaio (peraltro con ulteriore contributo alla fusione del ghiaccio).

Data la ridotta dimensione del bacino sotteso alla stazione meteorologica (1,7 km2) e l'acclività dei versanti che lo coronano, la risposta del torrente è stata molto rapida - il suo tempo di corrivazione è inferiore a mezz'ora - con fenomeni di erosione lungo le morene ed estesi alluvionamenti del pianoro in sinistra idrografica, come rare volte osservato da quando il sito è equipaggiato con sensori meteo-idrologici e webcam (agosto 2010).

Episodi temporaleschi con effetti al suolo analoghi si verificarono il 3-4 settembre 2011, il 22 agosto 2012 e l'8-9 agosto 2015, oltre che (in un contesto di precipitazioni alluvionali ben più estese) durante la tempesta "Alex" il 2-3 ottobre 2020

Le temperature in aumento, l'incremento di frequenza e intensità delle ondate di caldo, e, parallelamente, la risalita del limite pioggia-neve, rendono più probabile il verificarsi di precipitazioni intense e liquide anche ad alta quota, sui suoli - detritici e facilmente erodibili - recentemente liberati dai ghiacciai in regresso, favorendo l'innesco di episodi di dissesto e di ingente trasporto solido fin dalle porzioni più elevate dei bacini torrentizi alpini.
 

La violenta piena del torrente glaciale del Ciardoney ripresa alle h 16:09 locali
(ora legale) del 24 agosto 2023, al culmine dell'episodio, dalla webcam della stazione meteorologica. Sullo sfondo, a destra nell'immagine, si nota lo straripamento del corso d'acqua in sinistra orografica e il conseguente esteso alluvionamento del pianoro antistante il ghiacciaio.

Precipitazioni e livello medio del torrente su intervalli di 10 minuti il 24 agosto 2023.
Il livello medio più elevato (84 cm) si è registrato tra le h 15:00 e 15:10 (ora solare) esattamente in fase con l'apice di intensità del temporale (7,8 mm in 10').
Il livello massimo istantaneo è stato invece di 112 cm.
Il tempo di risposta di un bacino così piccolo (1,7 km2) è molto breve, dell'ordine di 15-20 minuti (si tenga anche presente che, al picco di intensità della pioggia alla stazione meteorologica, le precipitazioni erano probabilmente già in attenuazione alla testata del bacino, da cui la piena si è trasferita a valle).
 

Il 14 e 17 settembre 2023 erano ben visibili gli effetti dell'esteso alluvionamento
del pianoro proglaciale, con massicce deposizioni di sedimenti ghiaioso-limosi
anche intorno al segnale storico del 1971.


 

IL CIARDONEY TRA I GHIACCIAI DI RIFERIMENTO
DEL WORLD GLACIER MONITORING SERVICE

Dal 2023 il Ghiacciaio Ciardoney, insieme ad altri 49 ghiacciai di diverse catene montuose del mondo - dalle Ande, alle Alpi, all'Himalaya - è ufficialmente un "reference glacier" (ghiacciaio campione, di riferimento) del WGMS/World Glacier Monitoring Service (Zurigo) per i bilanci di massa, avendo la sua serie di misura superato i 30 anni di lunghezza (inizio nel 1992). I dati che misuriamo ogni anno contribuiranno dunque alla quantificazione dell'impatto a lungo termine del cambiamenti climatici sulla criosfera terrestre.

L'unico altro ghiacciaio "campione" WGMS in Italia è, da tempo, quello del Careser nel gruppo del Cevedale, la cui serie di bilancio di massa venne avviata nel 1967, e prosegue tuttora a cura di Luca Carturan dell'Università di Padova e Mauro Gaddo di MeteoTrentino.

Si tratta di un obiettivo che ci riempie di soddisfazione, raggiunto grazie al costante appoggio e alla collaborazione di IREN Energia e del Parco Nazionale Gran Paradiso, a tutti gli amici e colleghi che in questo lungo periodo ci hanno accompagnati nelle variegate attività sul ghiacciaio, nonché ai sostenitori che tramite il 5*1000 a SMI permettono il mantenimento dei rilievi e la manutenzione della stazione meteorologica.

Scheda WGMS del Ciardoney, che verrà aggiornata di anno in anno con i nuovi dati.

Elenco dei "reference glaciers" mondiali.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Distribuzione dei cinquanta ghiacciai di riferimento WGMS per i bilanci di massa,
nelle diverse e principali catene montuose glacializzate del mondo
(sono escluse le calotte polari, il cui monitoraggio avviene per lo più grazie a misure gravimetriche satellitari).

 

AGOSTO 2023: INAUGURAZIONE
DEL PERCORSO GLACIOLOGICO "FEDERICO SACCO"
AL CIARDONEY

Nell'estate 2023, su iniziativa del Parco Nazionale Gran Paradiso e della SMI, e con il determinante appoggio del Comune di Ronco Canavese, è stato segnalizzato ed equipaggiato con apposite stazioni di riferimento il sentiero che dal Bivacco Revelli (2610 m) in circa un'ora di cammino porta alla stazione meteorologica del Ciardoney (2850 m), passando per le morene della Piccola Età Glaciale.

Il percorso glaciologico, di livello escursionistico ma con brevi tratti esposti, è stato intitolato a Federico Sacco (1864-1948), illustre geologo, paleontologo e glaciologo piemontese particolarmente attivo nel rilevamento del territorio e dei ghiacciai delle Alpi occidentali (tra cui il Ciardoney) nei primi decenni del Novecento.

Le cinque soste proposte, segnalate lungo il percorso con cartelli numerati che fanno riferimento a un dépliant esplicativo, consentono di osservare le variegate forme glaciali e periglaciali a valle del Ciardoney, dal rock-glacier di Geri, alle morene storiche, alle rocce montonate, fino alla vista del ghiacciaio stesso dalla stazione meteorologica.

Il percorso è stato presentato al pubblico con una serata divulgativa martedì 1° agosto 2023 al teatro comunale di Ronco Canavese, e inaugurato domenica 6 agosto con un'escursione sul posto guidata dal guardaparco PNGP Gianpaolo Palladino, ideatore dell'iniziativa, e da Daniele Cat Berro della SMI.

Ulteriori informazioni sul percorso e dépliant in pdf scaricabile qui.

Il dépliant è disponibile anche in formato cartaceo presso gli uffici turistici e i centri visitatori del Parco nelle valli Orco e Soana, ed è scaricabile tramite QR code da appositi cartelli nelle borgate di Forzo e Tressi (Val Soana), basi di partenza per raggiungere il Bivacco Revelli e il percorso glaciologico, nonché alla diga del Telessio (Valle Orco).

Museo e Fondazione Federico Sacco, Fossano.
 

6 agosto 2023, stazione meteorologica SMI al Ciardoney: foto di gruppo dei
14 partecipanti all'inaugurazione del percorso glaciologico "Federico Sacco", in una giornata fredda, ventosa ed eccezionalmente limpida per il periodo, con temperature minima e massima di -0,7 °C e 4,4 °C, e velocità massima del vento da Ovest
di 94 km/h (foto di Lorenzo Bossotto).
 

Stazione n. 3 lungo il percorso glaciologico presso l'apice delle morene della Piccola Età Glaciale. Le difficili condizioni ambientali, soprattutto invernali, hanno suggerito la scelta di una soluzione minimale con piccoli segnali numerici riferiti a descrizioni in un apposito dépliant, evitando così l'installazione di bacheche più complesse ed esposte a danni da vento e neve.
 

Il Ghiacciaio Ciardoney ripreso dalla stazione fotografica S2 presso la stazione meteorologica, punto di arrivo del percorso glaciologico "Federico Sacco", nell'ambito del quale sono stati collocati alcuni cartelli indicatori delle posizioni storiche della fronte. Qui, secondo la cartografia Sacco, si attestava il margine del ghiacciaio intorno al 1930, oggi collocato oltre 800 m più a Ovest.

 

Parte dell'abbigliamento indossato dall'équipe al lavoro sul ghiacciaio
è stata gentilmente offerta da
Cape Horn,
azienda di materiale tecnico per l'outdoor.

 


 

Segui in in tempo reale la situazione
sul Ghiacciaio Ciardoney (dati meteo e webcam)


Devolvi il 5 per mille alla SMI,
sosterrai le ricerche sul Ghiacciaio Ciardoney!



 

 


Torna indietro

Guida al   sito    |    Contattaci    |    Segnala il sito    |   Credits    |   Copyrights