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BILANCIO 2025 al Ghiacciaio Ciardoney (GRAN PARADISO):
una stagione nella SFAVOREVOLE media dell'ultimo trentennio, NONOSTANTE il copioso
innevamento primaverile


Daniele Cat Berro e Alessio Golzio, SMI/Redazione Nimbus

e con la partecipazione operativa alla campagna glaciologica di:

Marco Frasca - ARPA Piemonte - Dipartimento Rischi Fisici e Tecnologici,
Struttura Semplice Radiazioni Ionizzanti (Ivrea)

Gianpaolo Palladino - Corpo di Sorveglianza, Parco Nazionale Gran Paradiso

Lorenzo Colombo - Astrofisico e divulgatore scientifico per "Chi ha paura del buio"


24 settembre 2025

fotografie di Daniele Cat Berro e Lorenzo Colombo
 


Veduta aerea del Ghiacciaio Ciardoney il mattino del sopralluogo per la chiusura del bilancio di massa della stagione idrologica 2024-25 (venerdì 19 settembre 2025).
Salvo insignificanti residui inferiori al 5% della superficie totale del ghiacciaio, la quinta estate più calda in Piemonte nella serie termometrica regionalizzata a partire dal 1958 (anomalia trimestre giugno-agosto +1,4 °C rispetto alla norma del trentennio 1991-2020) è riuscita a fondere tutta l'abbondante coltre nevosa invernale-primaverile, che al sopralluogo del 30 maggio 2025 risultava spessa tra 340 cm e 550 cm.
 

Il ghiacciaio ripreso dai pressi del Colle Ciardoney.

 


Sintesi dei risultati

L'estate 2025, quinta più calda almeno dal 1958 in Piemonte (anomalia termica +1,4 °C rispetto al trentennio di riferimento 1991-2020), ha fuso pressoché del tutto il pur abbondante innevamento riscontrato sul Ghiacciaio Ciardoney con le misure del 30 maggio (spessore nevoso medio di 429 cm, pari a 2500 mm d'acqua equivalente), determinando
perdite di spessore glaciale comprese tra 61 cm e 242 cm.

Il
bilancio di massa della stagione idrologica 2024-25 è valutato in
-
1,36 m di acqua equivalente, prossimo alla sfavorevole media del periodo
di osservazione dal 1992, e rispetto al settembre 2024 la fronte del ghiacciaio
si è
ritirata di 5 m.

Malgrado una perdita di massa non estrema come quella di anni passati (2003, 2022),
il ghiacciaio ha continuato a consumarsi, e si sono riscontrate alcune
significative variazioni morfologiche: l'assenza di inghiottitoi glaciali, l'affioramento del substrato roccioso lungo il pendio frontale, che minaccia di determinarne la frammentazione nell'arco di pochi anni (isolando a valle una porzione di ghiaccio "fossile", non più alimentato da monte), e la comparsa di un piccolo lago proglaciale in cui la fronte si immerge.

Inoltre, con un sopralluogo intermedio il 5 agosto 2025 è stata eseguita la manutenzione della stazione meteorologica (sostituzione del collettore del pluviometro e dell'anemometro-banderuola) ed è stata completata la posa di cartelli indicanti la posizione storica della fronte glaciale. Il 19 settembre, in concomitanza con la chiusura del bilancio di massa, Arpa Piemonte ha condotto campionamenti della crioconite e dell'acqua di fusione per la valutazione della radioattività ambientale.
 


 

Venerdì 19 settembre 2025 gli operatori della Società Meteorologica Italiana, di Arpa Piemonte e dell'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso - in collaborazione con IREN Energia e nel quadro delle campagne di misura della Fondazione Glaciologica Italiana - ha condotto i consueti rilievi di bilancio di massa e variazione frontale al Ghiacciaio Ciardoney, in Valle Soana.

Le operazioni sono avvenute in atmosfera serena, calma e straordinariamente calda per un giorno di metà settembre (Tmin 7,7 °C, Tmax 16,1 °C, rispettivamente circa 8 °C e 10 °C sopra media), al culmine di un periodo dominato dall'anticiclone nord-africano. Tuttavia pochi giorni dopo, mentre andiamo on line con questo resoconto (23 settembre), aria fredda sopraggiunta sul lato occidentale della depressione "Alessio" posizionata proprio sulla regione alpina si accinge a portare la prima nevicata rilevante della stagione sul ghiacciaio, ponendo fine a un'altra lunga e intensa stagione di ablazione.

19 settembre 2025, fronte del ghiacciaio Ciardoney: il regresso del margine glaciale, seppure moderato (5 m rispetto a fine estate 2024) tra agosto e settembre ha liberato una piccola depressione che si è colmata d'acqua di fusione dando origine a un piccolo lago proglaciale.

 

Perdite di massa glaciale nella sfavorevole media di un trentennio di misure, nonostante l'abbondante innevamento primaverile.
Bilancio -1,36 m di acqua equivalente

Le straordinarie precipitazioni della primavera 2025, e di aprile in particolare, avevano accumulato un manto nevoso importante, che ai rilievi del 30 maggio risultava spesso tra 340 cm e 550 cm (media 429 cm) ed equivalente a una lama d'acqua di ben 2500 mm: era il secondo valore più elevato della serie di misura, quanto meno in riferimento alla sua porzione più omogenea dal 2012 in poi (ovvero da quando è stato adottato il carotiere pesaneve Valtecne), peraltro dopo il primato recente del 2024 (3150 mm).

Un giugno estremamente caldo, secondo solamente a quello record del 2003 sulle Alpi, ha determinato una fusione accelerata della neve, che alla stazione meteorologica al margine del pianoro proglaciale (2850 m) si è esaurita il 1° luglio 2025, con 8 giorni di anticipo rispetto alla data mediana di scomparsa (periodo 2013-2024, teleosservazioni da webcam).


Grafico dell'andamento giornaliero dell'altezza totale della neve all'asta nivometrica, teleosservata da webcam nelle stagioni dalla 2012-13 in poi. La linea blu spessa indica la stagione 2024-25. L'inverno è trascorso con innevamento inferiore al consueto, poi le precipitazioni primaverili hanno determinato una graduale ripresa degli spessori nevosi, divenuti importanti con l'eccezionale perturbazione del 16-17 aprile e le ulteriori precipitazioni di Pasqua (massimo di 300 cm proprio domenica 20 aprile). Tuttavia il caldo eccessivo di giugno ha determinato una rapida fusione della neve, esauritasi all'asta nivometrica il 1° luglio, con 8 giorni di anticipo rispetto alla data mediana calcolata sul periodo 2013-2024 (grafico sotto).



Intorno al 15 luglio 2025 sul ghiacciaio sono apparsi i primi affioramenti di ghiaccio "vivo", tuttavia le temperature rientrate complessivamente nella norma (perfino fresche a fine mese) hanno rallentato l'esaurimento del nevato, che a un successivo sopralluogo del 5 agosto copriva ancora almeno due terzi dell'apparato glaciale (stima eseguita anche con l'aiuto di immagini satellitari Sentinel-2).
 

5 agosto 2025: il Ghiacciaio Ciardoney (visto dai pressi del Colle) ancora coperto per due terzi dalla neve invernale, che tuttavia fonderà pressoché del tutto entro il mese e mezzo successivo, con il determinante contributo della lunga e intensa ondata di caldo di metà agosto.


Tuttavia la successiva ondata di calore dell'8-18 agosto, straordinaria per intensità e durata, ha spogliato il ghiacciaio della neve residua fino alla sua sommità (Colle Ciardoney), esponendo il ghiaccio a marcata fusione che è poi proseguita - seppure attenuata rispetto al culmine dei calori estivi, e con alcune pause - fino alla data di chiusura del bilancio di massa il 19 settembre.

Pochi e insignificanti residui di nevato (accumuli di valanga) sono rimasti solamente in destra orografica alla base delle pareti settentrionali delle Uje di Ciardoney e, in sinistra, sotto la Cima occidentale di Valeille presso il Colle Ciardoney, e in prossimità della fronte, coprendo una superficie inferiore al 5% dell'area totale del ghiacciaio (AAR/Accumulation Area Ratio = < 0,05).

Dunque ancora una volta la linea delle nevi si è venuta a trovare al di sopra della quota massima del ghiacciaio (3120 m), come ormai accade nella quasi totalità degli anni. Occorre risalire al 2014 per trovare una significativa situazione di accumulo nevoso nel settore sommitale del bacino glaciale, con 75 cm di neve residua il 22 settembre al Colle Ciardoney, peraltro sovrapposti agli ulteriori 70 cm rimasti dalla stagione 2013.

A parte alcune giornate fresche nella terza decade di luglio e verso metà settembre, la fusione nivoglaciale ha potuto proseguire pressoché senza sosta anche con il concorso della completa assenza di nevicate estive - che sarebbero state in grado di aumentare per qualche giorno l'albedo della superficie glaciale altrimenti annerita dai detriti (riflettività elevata della neve fresca) - e di un lungo periodo senza gelo durato  76 giorni, dal 9 luglio al 22 settembre 2025, alla stazione meteorologica a 2850 m.

Se non altro le deposizioni di polveri sahariane, decisamente minori rispetto al 2024, hanno evitato di fornire un ulteriore contributo alla fusione tramite un abbassamento della riflettività del manto nevoso.


Ecco dunque le perdite di spessore di ghiaccio rispetto al precedente rilievo del 17 settembre 2024, misurate alle paline ablatometriche, da monte a valle:

palina n. 1 (Colle Ciardoney): 121 cm

palina n. 2: 205 cm

palina n. 3: 242 cm

palina n. 4: 61 cm

palina n. 6: 232 cm


(la palina n. 5 non è più presente da svariati anni, poiché in quel punto, in sinistra orografica del settore mediano, il ghiaccio è scomparso)

Il bilancio di massa specifico, riferito alla superficie glaciale 2023 di 0,46 km2 (ottenuta tramite rilievo fotogrammetrico da drone), è stato valutato in
-1,36 m
di acqua equivalente, valore nella media dello sfavorevole periodo di deglaciazione 1992-2024 (-1,4 m di acqua equivalente).

Alla data del sopralluogo (19 settembre 2025) la fusione glaciale era ancora molto attiva nelle ore diurne a causa dell'intenso soleggiamento e delle temperature straordinariamente elevate per il periodo (Tmin del giorno 7,7 °C, Tmax 16,1 °C), tuttavia il netto raffrescamento dei giorni successivi e i primi, sottili depositi di neve fresca sul ghiacciaio del 22-23 settembre hanno posto fine alla stagione di ablazione pressoché in fase con i rilievi di chiusura del bilancio.

5 agosto 2025: il guardaparco PNGP Gianpaolo Palladino alla palina n. 6 durante il sopralluogo di mezza estate, che ha permesso di calcolare il tasso medio giornaliero di fusione su ghiaccio nella seconda parte della stagione (qui pari a 4,6 cm/giorno tra il 5 agosto e il 19 settembre).
 

Il confronto tra le sporgenze delle paline ablatometriche misurate il 5 agosto (laddove il ghiaccio era già affiorato) e il 19 settembre 2025 ha permesso di valutare il tasso medio giornaliero di ablazione nella seconda metà dell'estate, rispettivamente pari a 4,0 cm di ghiaccio/giorno, 4,5 cm/giorno e 4,6 cm/giorno alle paline n. 2, 3 e 6.
Si presume che durante le giornate più calde dell'estate, ad esempio intorno al 10 agosto, la fusione abbia asportato fino a 7-8 cm di ghiaccio al giorno.
 

Serie dei bilanci di massa (saldo tra accumuli invernali di neve e fusione estiva, espressi in acqua equivalente) dalla stagione 1991-92. Il valore dell'annata idrologica 2024-25 (-1,36 m di equivalente d'acqua) risulta in linea con la sfavorevole media del periodo di osservazione dal 1992. Le perdite di massa cumulate raggiungono i -48 m di acqua equivalente, pari a oltre 50 m di spessore di ghiaccio.


Regresso della fronte moderato: -5 metri

Nonostante le marcate perdite di massa nell'insieme del ghiacciaio, la locale e più prolungata persistenza della neve a ridosso del margine frontale (probabile accumulo di valanga, oppure eolico) ha fatto sì che il suo ritiro sia stato moderato, pari a 5 m in corrispondenza del segnale di riferimento A4H (direzione di misura 245°). Il regresso cumulato dal 1971 ammonta a circa 545 m.

Il ritiro del ghiaccio sta liberando un avvallamento (ora in parte occupato da un piccolo lago proglaciale sviluppatosi proprio nell'estate 2025), la cui morfologia concava è favorevole a notevoli accumuli di neve in inverno-primavera e alla permanenza di banchi di nevato anche fino a estate inoltrata, la cui presenza non è tuttavia rappresentativa delle (pessime) condizioni generali del ghiacciaio.

Malgrado la fronte immersa in acqua, è stato possibile individuarne correttamente il margine, procedendo senza ostacoli alla misurazione della variazione frontale.

Serie delle variazioni frontali dalla posa del primo segnale di misura nell'estate 1971 (l'operatore CGI all'epoca era Gianpaolo Ravarino). In rosso il ritiro del 2025 (-5 m).

 

Importanti variazioni morfologiche: inghiottitoi glaciali assenti, affioramenti rocciosi e un nuovo lago proglaciale

Benché le perdite di massa glaciale dell'estate 2025 siano state meno estreme rispetto ad altri anni recenti, si sono verificate alcune importanti variazioni morfologiche sul ghiacciaio e ai suoi margini.

1) Fatto molto raro in decenni di osservazioni, non erano visibili gli inghiottitoi (mulini o pozzi glaciali), solitamente presenti nel settore mediano del ghiacciaio poco a monte della palina n. 3, ma di cui già da alcuni anni si era notata una progressiva riduzione di numero e dimensioni; le acque di fusione, convogliate dalle consuete bédières che nella zona degli ex-inghiottitoi si approfondiscono fino a 2-3 m, almeno in parte si inabissano in fratture della massa glaciale, tuttavia non visibili dalla superficie e senza le classiche ed evidenti imboccature circolari.

Nonostante la stagione avanzata, nelle ore centrali del 19 settembre la fusione era ancora molto attiva e alimentava con notevoli portate d'acqua il reticolo idrografico superficiale del ghiacciaio, costituito da marcate bédières.
Assenti invece, i consueti inghiottitoi (mulini, o pozzi glaciali).


Di fronte a queste forme della complessa rete di drenaggio idrico del ghiacciaio, il gruppo di lavoro si è soffermato per un momento di raccoglimento in memoria del geologo planetario Riccardo Pozzobon, ricercatore dell'Università di Padova tragicamente scomparso il 2 settembre 2025 in un inghiottitoio del grande Ghiacciaio Mendenhall (Juneau Icefield, Alaska), mentre era impegnato nel progetto internazionale Gemini per lo studio delle fratture dei ghiacciai terrestri come modello per la comprensione della tettonica di satelliti ghiacciati come quelli di Giove e Saturno.


2) La perdita di spessore glaciale di oltre 2 m ha determinato l'affioramento del substrato roccioso (alcuni metri quadrati di rocce montonate) poco a valle della palina n. 6 (la più bassa), avviando così un processo di frammentazione del pendio frontale che nell'arco di pochi anni minaccia di isolare la porzione inferiore del ghiacciaio dal resto dell'apparato.
In realtà questa porzione di ghiaccio potrà rimanere più a lungo collegata al bacino superiore del ghiacciaio in destra orografica, dove la coltre di detrito roccioso e il maggiore ombreggiamento rallentano la fusione e la perdita di spessore, ma ciò difficilmente potrà evitarne la trasformazione in un corpo di ghiaccio "morto", privo di alimentazione e di dinamica. In tal caso la fronte "attiva" del ghiacciaio diverrà quella che si sta delineando a ridosso dell'affioramento roccioso, circa 150 m a monte (in proiezione orizzontale) della fronte attuale.
Al Ciardoney, in un quarantennio di campagne glaciologiche, è la prima volta che si osserva un fenomeno di questo tipo, divenuto molto comune sui ghiacciai delle Alpi in questi tempi di intensa deglaciazione, comportando diffusi eventi di disarticolazione e collasso di lingue glaciali.
Che a breve termine potesse avvenire un affioramento del substrato roccioso lo si sospettava a seguito delle perforazioni di settembre 2024 per la posa della nuova palina n. 6: in due punti distanti pochi metri tra loro, la lancia termica della sonda a vapore "Heucke" si era fermata a circa 6 m di profondità, lasciando intuire il raggiungimento del bedrock e un sottile spessore glaciale residuo in quel tratto del pendio frontale.

3) Come già accennato, il ritiro della fronte ha liberato una depressione allungata in direzione Sud-Est / Nord-Ovest che tra agosto e settembre 2025 si è riempita di acqua di fusione dando luogo alla formazione di un piccolo lago proglaciale, in cui il margine inferiore del ghiacciaio si immerge (la profondità stimata dell'acqua è dell'ordine del metro). Curiosamente, le acque fuoriescono dal modesto corpo idrico attraverso due emissari alle estremità sud-orientale e nord-occidentale, in quest'ultimo caso scorrendo per alcune decine di metri sotto la morena di fondo (till di alloggiamento) deposta negli anni recenti dal ghiacciaio in ritiro.

Il nuovo lago proglaciale in cui la fronte si immerge.
 

Vista dal segnale di misura A4H: la freccia indica l'affioramento del substrato roccioso che ragionevolmente nell'arco di pochi anni determinerà la separazione del settore frontale dal resto del ghiacciaio, lungo una traiettoria ipotizzata con il tratteggio.
 


 

Due vedute più ravvicinate dell'affioramento del substrato roccioso.
 

Qui di seguito, un fotoracconto della missione del 19 settembre 2025.
 

Due vedute aeree del settore superiore del Ghiacciaio Ciardoney, con la sella
dell'omonimo colle (3120 m), spartiacque tra la Valle Soana e la Valle Orco.
 

Il Colle Ciardoney ripreso da Sud-Est, quasi interamente libero da neve residua (il modesto accumulo visibile in alto a destra risale probabilmente alla stagione 2024).
Gli spessori glaciali sono ormai ridotti, ragionevolmente inferiori a 10 m (la palina n. 1 è ancora infissa nel ghiaccio per
7 m), ed entro un decennio potrebbe completarsi la deglaciazione dell'intera sella.
 

Dettaglio del Colle Ciardoney.
 

Parte della sella del Colle Ciardoney è già priva di copertura glaciale (a partire dal 2023), come non avveniva da secoli se non dai tempi dell'Optimum Termico Olocenico tra circa 8000 e 6000 anni fa. A fine estate 2025 un ignoto escursionista ha eretto un piccolo "menhir" come segnavia per il transito da e per il vallone di Valsoera.


Colle Ciardoney: la palina ablatometrica n. 1 è stata spezzata ragionevolmente al livello del ghiaccio da parte di valanghe di fondo nelle stagioni sia 2023-24 sia 2024-25. Nel settembre 2024 la valutazione dell'ablazione su ghiaccio era incerta (stimati circa 55 cm, peraltro in parte attribuibili al caldo tardivo di fine settembre-inizio ottobre 2023), ma ora la misura della lunghezza degli spezzoni rotti e la fuoriuscita del segmento di palina sottostante, intatto, ha permesso di chiarire l'entità della fusione di ghiaccio nelle ultime due annate: 42 cm nella stagione idrologica 2023-24 (portando una piccola correzione del bilancio di massa nell'insieme del ghiacciaio, da -1,04 m a -1,00 m di acque equivalente), e 121 cm in quella 2024-25.


Panoramica del ghiacciaio dai pressi del Colle Ciardoney.
 

Alessio Golzio e Daniele Cat Berro durante il rilievo
della sporgenza dal ghiaccio della palina n. 2, dove la perdita di spessore glaciale rispetto al 17 settembre 2024 è stata di 205 cm.
 

Nelle tre immagini soprastanti: coni di detrito sulla superficie del ghiacciaio, nel settore mediano poco a monte della palina n. 3. Si tratta di accumuli di sedimenti a granulometria fine (per lo più sabbie e piccole ghiaie), concentrati dal ruscellamento delle acque di fusione probabilmente al fondo di cavità ora scomparse (anse di bédières, oppure inghiottitoi); affiorato in superficie con la perdita di spessore del ghiacciaio, ha protetto dalla radiazione solare il ghiaccio sottostante, rimasto così in rilievo per ablazione differenziale. Sono forme effimere, di durata solitamente non superiore a un anno.
 

Nel corso della mattinata si è riattivato un vivace ruscellamento
dell'acqua di fusione nelle bédières.
 

Alessio Golzio alla palina n. 3: qui si è misurata la massima ablazione su ghiaccio dell'estate 2025, pari a 242 cm (con un tasso medio di 4,5 cm/giorno nel periodo
5 agosto-19 settembre).
 

Il pendio inferiore del ghiacciaio, verso la fronte. A sinistra, un banco di neve residua (circa un ettaro di superficie) ragionevolmente attribuibile a un accumulo di valanga sopravvissuto all'estate in una posizione insolita e prossima al margine frontale, senza tuttavia impedire le misure di arretramento.


Affioramento del substrato roccioso lungo il pendio inferiore del ghiacciaio. Questa, a breve, potrebbe divenire la nuova fronte "attiva" del ghiacciaio, con l'imminente separazione del settore inferiore dal resto del corpo glaciale. Sullo sfondo, Lorenzo Colombo indica la posizione della palina n. 6, che - al perdurare dei tassi attuali di fusione - verrà definitivamente persa entro 1-2 anni: rimane infissa nel ghiaccio per soli 370 cm, al di sotto dei quali c'è il fondo roccioso.


La fronte e il nuovo lago proglaciale.


Panoramica del settore inferiore del ghiacciaio e della fronte
dal segnale di misura A4H (clicca sull'immagine per ingrandirla).


L'impressionante smagrimento del ghiacciaio intervenuto tra il 2004 e il 2025,
ripreso dalla stazione fotografica "F" in destra idrografica del torrente ablatore.
 

Un altro schiacciante confronto fotografico tra le situazioni del 1971 e del 2025 (stazione "S2", a pochi metri dall'attuale stazione meteorologica).
La foto d'epoca è dell'operatore CGI Gianpaolo Ravarino, che proprio 54 anni fa avviò le misure frontali, ancorché discontinue fino alla ripresa sistematica dei rilievi nel 1986 da parte di Luca Mercalli e Fulvio Fornengo.
Rispetto a mezzo secolo fa l'assetto dei massi nel pianoro frontale è in parte cambiato a causa della lieve avanzata del ghiacciaio nel corso degli Anni Settanta e del rimaneggiamento da parte del torrente ablatore il cui percorso nei primi tempi dopo il regresso della fronte era più instabile e mutevole di oggi.
 

Dalla stazione meteorologica, uno sguardo a Sud-Est, verso l'imponente mole del Monte Gialin (3270 m): ai piedi della parete settentrionale si annida il minuscolo glacionevato di Geri, che sopravvive grazie alla posizione in una nicchia ombrosa e favorevole alla persistenza di accumuli di valanga.
 

19 settembre 2025, due riprese aeree del Ghiacciaio Ciardoney: in primo piano la sella del Colle Ciardoney, al centro delle immagini si scorge la fronte, nei pressi del piccolo banco di neve residua; a destra, la scura parete settentrionale della Grande Uja di Ciardoney (3325 m); lontano, a sinistra, il Monte Rosa.


La testata del vallone di Valsoera (Valle Orco) ripresa dal Colle Ciardoney: al di là dei residui di nevato, pressoché nulla rimane dei ghiacciai di Valsoera, di fatto estinti salvo la probabile presenza di resti di ghiaccio sepolto da una spessa coltre di detriti. L'unità settentrionale, che si estendeva nella nicchia visibile nella parte centro-destra dell'immagine, è stata sorvegliata con misure di variazione frontale fino al 2000, dopodiché queste hanno perso di significato in virtù della crescente copertura detritica. In primo piano la conca sottostante il Colle Ciardoney, occupata dalla trasfluenza del Ghiacciaio Ciardoney fino ai decenni finali del Novecento, e ora da un laghetto e da banchi di neve residua di estensione variabile in base all'andamento climatico delle annate.


La stazione e i dati meteorologici:
seconda estate più calda nella breve serie dal 2011 al Ciardoney
(quinta dal 1958 in Piemonte)

La manutenzione della stazione meteorologica a quota 2850 m sul pianoro proglaciale, curata dal socio SMI Alessio Golzio, ha comportato un sopralluogo intermedio il 5 agosto 2025 (con pernottamento al casotto di sorveglianza PNGP della Muanda di Forzo, grazie alla disponibilità dell'Ente Parco): si è così provveduto alla sostituzione del collettore del pluviometro, peraltro installato da pochi mesi, nel settembre 2024, ma poi rotto alla base da una tempesta di vento invernale (senza tuttavia pregiudicare le misure di precipitazione liquida durante i primi mesi estivi del 2025) e dell'anemometro-banderuola, la cui elica non era più ben accoppiata all'asse dell'apparecchio (lo strumento vecchio verrà riparato in laboratorio e sottoposto a taratura).
L
a stazione meteorologica, la webcam e gli apparati di trasmissione di dati e immagini si trovano in piena e ottimale operatività in vista dell'inverno.
 



Con il sopralluogo di manutenzione del 5 agosto 2025 e il successivo controllo del 19 settembre, la stazione meteorologica è pronta ad affrontare l'inverno alpino.


Ecco una sintesi delle principali caratteristiche climatiche dell'estate 2025 (trimestre giugno-agosto; gli orari indicati sono UTC+1, ovvero ora solare).

Temperatura media: 8,1 °C
seconda
estate più calda del breve periodo dal 2011, dopo quella del 2022 (8,4 °C), e pari merito con quelle del 2023 e 2024; 1,3 °C sopra la media decennale 2011-2020

Temperatura estrema minima: -1,5 °C l'8 luglio (h 22:58)

Temperatura estrema massima: 17,7 °C l'8 agosto (h 08:16) e 9 agosto (h 12:08)

Temperatura minima più elevata: 10,4 °C il 10 agosto (h 23:26)

Massima sequenza di giorni consecutivi senza gelo (incluso settembre):
76 gg, dal 9 luglio al 22 settembre (ritorno del gelo dal 23 settembre)

Precipitazioni totali: 289,4 mm (-31% rispetto alla media 2011-2020)

Giorno più piovoso: 28 agosto (47,5 mm)

Massima velocità del vento: 118 km/h da Ovest-Sud-Ovest (7 luglio, h 20:24)

Neve fresca totale: nessuna nevicata misurabile (primo velo di neve il 23 settembre 2025).

Data di esaurimento del manto nevoso invernale: 1° luglio
(con 8 giorni di anticipo rispetto alla data mediana di esaurimento del periodo di osservazione 2013-2024, 9 luglio)


Grafico delle temperature rilevate dalla stazione meteorologica nel periodo 1° giugno - 19 settembre 2025 (risoluzione 10 minuti).
Si noti in particolare il lungo periodo con temperature sempre >0 °C, anomalo per una località alpina a 2850 m: ben 73 giorni consecutivi dal 9 luglio al 19 settembre, che tuttavia diventeranno 76 fino al 22 settembre, prima del ritorno del gelo e di lievi spruzzate di neve il giorno 23, chiudendo così la stagione di fusione sul ghiacciaio.

Importanti ondate di caldo si sono verificate nella seconda metà di giugno e intorno alla metà di agosto (quando per tre giorni, dall'8 al 10, le Tmax hanno superato i 17 °C), ma anomali episodi di tepore sono avvenuti anche in settembre. Al contrario condizioni più fresche del solito hanno caratterizzato la terza decade di luglio e i primi giorni di agosto, senza eventi di gelo alla stazione meteorologica, ma con temperature minime comunque vicine a 0 °C (0,2 °C il 29 luglio).
 

Grafico in alto: velocità media (elementi blu) e massima del vento (elementi rossi) dal 1° giugno al 19 settembre 2024 (risoluzione 10 minuti). Spicca la tempesta da Ponente del 7 luglio, in corrispondenza del transito di un fronte freddo (118 km/h).
Grafico in basso: direzioni di provenienza del vento (risoluzione 10 minuti); il vistoso addensamento di osservazioni intorno ai valori 90° e 270° indica la netta prevalenza dei flussi occidentali (venti associati ai flussi a grande scala delle medie latitudini, oppure brezze locali di ghiacciaio) e orientali (brezze diurne di valle), incanalati dall'orografia nel circo glaciale con asse disposto in direzione Ovest-Est.

 


 

Precipitazioni in 10 minuti e totali, dal 1° giugno al 19 settembre 2025. L'estate si è caratterizzata per l'assenza di eventi pluviometrici di particolare rilievo: le quantità massime in 10 minuti e in un giorno sono state rispettivamente di 1,6 mm (h 23:10-23:20 del 12 agosto) e di 47,5 mm (28 agosto), di conseguenza non si sono verificati significativi episodi di piena del torrente glaciale. Nel trimestre giugno-agosto si sono totalizzati 289 mm di pioggia (-31% rispetto alla media del decennio 2011-2020), in aumento a 333 mm considerando anche il periodo fino al 19 settembre, giorno di chiusura del bilancio di massa sul ghiacciaio. Tuttavia vale la pena segnalare che, subito dopo, sistemi temporaleschi in arrivo da Sud-Ovest hanno scaricato ulteriori 75 mm di pioggia il 21-22 settembre 2025.
 

Ampliando lo sguardo sul clima dell'estate 2025 a scala regionale,
l'analisi Arpa Piemonte indica che il trimestre giugno-agosto si è collocato quinto tra i più caldi nella serie regionalizzata delle temperature con inizio nel 1958 (dopo le estati 2003, 2022, 2017 e 2015), con anomalia termica di +1,4 °C rispetto alla media dell'attuale trentennio di riferimento standard 1991-2020.
 

La serie meteorologica plurisecolare di Torino-centro conferma sia la quinta estate più calda nella serie termometrica omogeneizzata dal 1753 (d'altra parte tutte e dieci le stagioni estive più calde sono concentrate dal 2003 in poi), sia l'anomalia termica trimestrale di +1,4 °C rispetto al 1991-2020.

Ulteriori informazioni sulla calda estate 2025 al Nord Italia in questo report SMI.
 

Due giorni dopo la chiusura del bilancio di massa, con l'avanzata di una depressione atlantica associata ad aria molto fresca la stagione di ablazione è bruscamente terminata: le immagini della webcam hanno mostrato che dapprima, il 22-23 settembre, sottili spruzzate di neve sotto temporali hanno velato per lo più il ghiacciaio, poi al mattino del 24 settembre era imbiancata da circa 5 cm di neve anche la piana proglaciale, primo evento nevoso significativo dallo scorso 20 maggio. L'episodio fresco in corso in questa fine di settembre si annuncia rilevante per entità e durata, ma non straordinario a lungo termine. Anzi, semmai a essere molto anomale a questa quota - dove in passato nevicava abitualmente anche in piena estate - sono la precedente e lunga assenza di nevicate (quattro mesi) e le ripetute e intense ondate di caldo avute in giugno, agosto e settembre 2025.


Campionamenti Arpa Piemonte per il monitoraggio della radioattività nella crioconite e nelle acque di fusione

(
di Marco Frasca, ARPA Piemonte)

Nel 2025 è proseguita l’attività di monitoraggio della radioattività ambientale avviata lo scorso anno da parte del Dipartimento Radiazioni ionizzanti di ARPA Piemonte, sede tematica di Ivrea, sugli apparati glaciali del territorio regionale.

Venerdì 19 settembre l’attività di campionamento delle crioconiti ha interessato nuovamente il Ghiacciaio Ciardoney, già sede di primi rilievi nel 2024.
 

Esempi di "vaschette" crioconitiche sul Ghiacciaio Ciardoney: il concentrarsi di  sedimento scuro (crioconite) in un sottile strato riduce localmente l'albedo e amplifica la fusione del ghiaccio, determinando dunque l'approfondimento di una cavità, che si riempie d'acqua. Si tratta di formazioni molto comuni sulla superficie di ghiacciai, che rappresentano peraltro un elemento di grande interesse per il monitoraggio ambientale: infatti la crioconite ha notevoli capacità di accumulo di radionuclidi di origine sia naturale, sia antropica.  


Il termine “crioconiti” deriva dall’unione delle parole greche κρύον (freddo) e κόνις (polvere), e identifica una caratteristica tipologia di sedimenti di polvere aerodispersa di colore scuro che si originano esclusivamente sulla superficie dei ghiacciai interessati stagionalmente dal fenomeno della fusione e conseguentemente dalla presenza di acqua allo stato liquido. Si tratta di un sedimento non consolidato a granuolometria molto fine di origine composita, costituito principalmente da particelle minerali e subordinatamente da una minima (ma importante) frazione organica, formatosi dalla complessa interazione tra le componenti biogeniche, geogeniche, cosmogeniche e antropogeniche.

Tali sedimenti si possono comunemente trovare dispersi sulla superficie dei ghiacciai o accumulati sul fondo di caratteristiche “vaschette” o veri e propri “fori” scavati nel ghiaccio per ablazione differenziale e riempite da acqua di fusione (il colore scuro del sedimento riduce l'albedo, dunque favorisce l'assorbimento di radiazione solare e accentua la fusione rispetto al ghiaccio circostante, approfondendo queste cavità che di solito hanno diametro da uno a pochi decimetri).

Rappresenta una matrice con caratteristiche uniche di rilevante importanza per il monitoraggio della radioattività ambientale: infatti è stato ormai accertato che le crioconiti possiedono una notevole capacità di accumulo di radionuclidi artificiali e naturali dispersi nell’ambiente (con tempi di integrazione dell’ordine delle decine di anni) e la loro presenza è stata riscontrata sui ghiacciai di tutto il mondo, da quelli polari a quelli montani.

I nuovi campioni prelevati al Ciardoney verranno analizzati in laboratorio per stabilire il contenuto di radionuclidi tramite spettrometria gamma e tecniche radiochimiche.

I risultati delle analisi condotte nel 2024 hanno già accertato la presenza di radionuclidi sia naturali sia artificiali, confermando il grande interesse per questa matrice, potenzialmente in grado di fornire preziose informazioni - attraverso lo studio dei vari rapporti isotopici - sulle complesse dinamiche presenti negli ambienti glaciali interconnesse con l’atmosfera e i suoi mutamenti. L’attività di campionamento condotta anche quest’anno sui ghiacciai delle Alpi occidentali consentirà di estendere l’area di indagine sul territorio della Regione Piemonte.
 

 

19 settembre 2025, Colle Ciardoney: Marco Frasca (Arpa Piemonte) provvede
al prelievo di campioni di acqua di fusione e di crioconite per le analisi
della radioattività ambientale.
 

19 settembre 2025: ulteriore raccolta di acqua di fusione alla fronte,
per indagare il trasporto di specie chimiche attraverso il ghiacciaio.

 

Agosto 2025: posa di nuovi segnali delle posizioni storiche
della fronte del Ciardoney (1971-2020)

Nell'estate 2025 al Ciardoney si sono svolte non solo operazioni di misura glaciologica, ma anche un'iniziativa di valorizzazione delle campagne osservative dei decenni precedenti, in ottica di preservazione della memoria storica del ghiacciaio e di sensibilizzazione degli escursionisti sul tema della deglaciazione.

Peraltro, conservare la memoria dei ghiacciai (anche e soprattutto di quelli che entro pochi decenni non ci saranno più, come il Ciardoney), rientra nello spirito del "2025 - International Year for Glaciers' Preservation" indetto dalle Nazioni Unite.


Così, con una lunga salita di mezza estate (ripartita in due giorni grazie alla possibilità di pernottare al casotto PNGP della Muanda di Forzo, per gentile concessione dell'Ente Parco), martedì 5 agosto 2025 è stata completata l'installazione dei cartelli indicanti alcune tappe del ritiro della fronte del Ghiacciaio Ciardoney nell'ultimo mezzo secolo, corrispondente a un regresso di oltre mezzo chilometro.

La ricostruzione delle posizioni della fronte in annate significative (1971, 1979, 1986, 1990, 2000, 2010, 2020) è stata possibile rintracciando i vecchi massi-segnale istituiti come caposaldi per le misurazioni (cominciate nel 1971 con l'operatore Gianpaolo Ravarino e riprese con continuità nel 1986 da Luca Mercalli e Fulvio Fornengo), e analizzandone i dati contenuti nelle relazioni delle campagne di osservazione della Fondazione Comitato Glaciologico Italiano (CGI).

Percorrendo la piana proglaciale verso la fronte ci si potrà rendere conto dell'accelerazione del regresso negli ultimi decenni, giacché i cartelli, riferiti a intervalli di tempo (quasi) regolari, tendono a essere sempre più distanti tra loro.

Un piccolo progetto nato a margine del "Percorso glaciologico Federico Sacco" grazie alla collaborazione tra SMI, CGI, Comune di Ronco Canavese (che ha sostenuto economicamente la stampa dei cartelli) e Parco Nazionale Gran Paradiso.

Un ringraziamento va dunque al sindaco di Ronco Lorenzo Giacomino e all'Ente Parco nelle persone di Bruno Bassano (già direttore dell'Ente, fino al 31 agosto 2025), dell'ispettore di sorveglianza Renzo Guglielmetti, di Marcella Tortorelli che ha curato la grafica dei cartelli, e al guardaparco di zona Gianpaolo Palladino, il cui lavoro sul campo è stato determinante per la loro installazione.
 

                                

 

Alcuni dei cartelli indicanti la posizione della fronte dagli Anni Settanta in poi
(fotografie del 5 agosto 2025).
 


Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare va a IREN Energia per il concreto e sempre tempestivo appoggio logistico alle operazioni sul Ghiacciaio Ciardoney, ad Arpa Piemonte e all'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso per la costruttiva collaborazione. 



Devolvi il 5 per mille alla SMI,
sosterrai le ricerche sul Ghiacciaio Ciardoney!



 


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