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«TORBCLIM»: PROGETTO RICOSTRUZIONE PALEOCLIMA DA TORBIERE
NEL PARCO NATURALE DEL MONT AVIC (VALLE D'AOSTA)
 

La Società Meteorologica Italiana Onlus, nell'ottica di promuovere le ricostruzioni del clima storico in area alpina, ha dato avvio a un progetto di analisi paleo-palinologica (pollini fossili) in torbiera, grazie all'indispensabile supporto finanziario di Daikin Italy e alla collaborazione di:

Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi
Università degli Studi del Molise (Campobasso) - Dipartimento di Agricoltura, Ambiente e Alimenti

Parco Naturale Mont Avic
Studio Associato di Geologia Maffeo (Biella)
Équipe Arc-en-ciel (La Salle, Aosta)
STI - Servizi Tecnici Integrati (Biella)
 

Le torbiere alpine derivano dall'impaludamento di laghetti glaciali via via invasi dalla vegetazione, che vi si accumula decomponendosi solo in piccola parte in scarsità d'ossigeno. Questi suoli umidi e acidi caratteristici di regioni temperato-fredde presentano una successione ordinata di strati (orizzonti), databili con il metodo del carbonio-14 (14C), in cui si possono rintracciare pollini dei differenti gruppi vegetali che si sono susseguiti nel tempo in risposta alle variazioni climatiche.

I pollini sono infatti estremamente resistenti grazie alla robusta parete cellulare (esina) e possono conservarsi inalterati per milioni d'anni. Tuttavia le torbiere alpine sono tutte successive alla fine delle grandi glaciazioni circa 11.500 anni fa, e consentono dunque di aggiungere elementi di conoscenza del clima passato alla scala di alcuni secoli o millenni, a seconda della loro età e stadio evolutivo: la scienza che se ne occupa si chiama «paleo-palinologia» e permette di estendere la conoscenza del clima a periodi precedenti all'inizio delle misurazioni strumentali (XVIII secolo).

L'obiettivo è dunque mettere in relazione gli attuali rapidi cambiamenti climatici e ambientali con quelli avvenuti durante l'Olocene, l'era che, a partire da circa 11.500 anni fa, è seguita al termine delle grandi glaciazioni del Pleistocene, e che ha visto lo sviluppo della civiltà umana e la colonizzazione delle Alpi.

Come sito di ricerca è stata individuata la torbiera «Pessey» nel Parco Naturale del Mont Avic, a 1730 m in bassa Valle d'Aosta.

Ubicazione della torbiera «Pessey» (asterisco) nell'alto vallone del torrente Chalamy,
affluente destro della Dora Baltea (da www.parks.it/parco.mont.avic/).




La torbiera in una veduta aerea del 2005
sovrapposta alla Carta Tecnica della Regione Autonoma Valle d'Aosta.

Il sito si trova attorno a 1730 m di quota, circondato da boschi pressoché puri di Pinus uncinata,
in esposizione nord-orientale. L'assenza di versanti ampi e ripidi nelle immediate vicinanze e di un significativo torrente immissario limita le azioni di disturbo da parte di valanghe o piene torrentizie, situazione che sembrerebbe dunque favorevole alla deposizione piuttosto indisturbata delle torbe
alla scala degli ultimi secoli-millenni, una volta ritiratisi i grandi ghiacciai pleistocenici.


Un primo sopralluogo per la verifica delle potenzialità del sito è stato condotto il 30 luglio 2013 (fotoracconto qui sotto), mentre il carotaggio profondo per il prelievo dei campioni di torba è previsto per settembre 2013.
 



Panoramica della torbiera Pessey, ripresa in direzione Est.
Si tratta della più ampia e significativa torbiera del Parco Naturale del Mont Avic (f. Studio Maffeo).
 



Particolare del lobo occidentale della torbiera. Sullo sfondo, chiudono l'orizzonte l'acuminato
Mont Avic (3006 m, al centro) e il più piatto Mont Ruvi (2922 m, a destra).
Il moderato vento da Nord-Ovest dopo il fronte temporalesco del giorno precedente mantiene serena e radiosa l'atmosfera al Sud delle Alpi (f. SMI).
 



Ore 7.30, Covarey (Champdepraz, AO): l'elicottero preleva i materiali da trasportare alla torbiera (f. Studio Maffeo).
 

L'arrivo delle attrezzature per l'esecuzione dei sondaggi (f. Studio Maffeo).
 

Il lobo orientale della torbiera, depresso di circa 2 metri rispetto a quello occidentale. Dei due, questo settore sembrerebbe quello evoluto in situazione più tranquilla, come indicherebbe la maggiore e più promettente presenza di torba (f. SMI).
 

Dettaglio della tipica vegetazione da ambiente acido di torbiera: Eriophorum latifolium (f. SMI).
 



Ubicazione dei siti in cui sono stati eseguiti sondaggi tramite penetrometro dinamico leggero (vedi immagini seguenti) per identificare gli spessori dei sedimenti e la loro durezza, indizio della tipologia dei depositi (torba, sabbie, limi, argille...).
 









Nelle quattro immagini qui sopra, prove con penetrometro dinamico leggero:
si tratta di un apparecchio composto da un maglio percussore da 30 kg azionato da un generatore accoppiato a circuito oleodinamico, che infigge nel suolo un'asta graduata cui si aggiungono elementi mano a mano che si scende in profondità, fino a raggiungere il substrato roccioso.
In questo modo è possibile conoscere lo spessore (in questo caso fino a 8-10 m)
e le caratteristiche fisiche dei depositi (f. SMI).
 

Stefano Maffeo (Équipe Arc-en-ciel) annota i risultati delle prove penetrometriche (f. SMI).






A corredo delle prove penetrometriche, sono stati eseguiti anche alcuni saggi con carotiere manuale per l'estrazione e una prima analisi visiva di campioni di torba (f. SMI).


La palinologa Elisabetta Brugiapaglia (Università degli Studi del Molise)
osserva un campione di torba dall'aspetto promettente per le prossime ricerche (f. SMI).
 

Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana), promotore del progetto «TorbClim»
con due campioni di torba appena estratti (f. SMI).
 



Elisabetta Brugiapaglia (Università degli Studi del Molise) e Consolata Siniscalco (Università degli Studi di Torino) sovrintenderanno alla datazione della torba
e all'analisi dei pollini fossili contenuti (f. SMI).
 

Dettaglio di campioni di torba, in cui si può ancora distinguere
il materiale vegetale di origine (f. SMI).
 

L'ambiente della torbiera Pessey, ripreso verso Est, con la cresta rocciosa
tra il Bec de Nona (2329 m) e Cima Piana (2511 m) (f. SMI).
 

Il ritrovamento di antichi elementi legnosi (fusti e rami di Pinus uncinata) inglobati nella torba e riportati alla luce dall'azione erosiva del piccolo rio emissario della torbiera, potrà aiutare a ricostruire il paleoambiente locale (f. SMI).
 

Il gruppo di lavoro. Da sinistra a destra: in piedi, Stefano Maffeo (Studio Maffeo ed Équipe Arc-en-ciel), Giuseppe Massaro (STI Biella), Loris Gyppaz (tecnico Parco Naturale Mont Avic), Luca Mercalli (Società Meteorologica Italiana), Paolo Dalla Ore e Mauro Giovannini (STI Biella), Elisabetta Brugiapaglia (Università del Molise), Consolata Siniscalco (Università di Torino), Sergio Gaioni (Guida Natura - La Genziana, Verres), Gabriele Francini (Studio Maffeo); accosciati, Brunello Maffeo (Studio Maffeo) e Massimo Bocca (direttore Parco Naturale Mont Avic) (f. SMI).

 

A seguito di questo sopralluogo, il progetto «TorbClim» è proseguito con l'esecuzione dei carotaggi della torbiera Pessey l'8-11 ottobre 2013: ecco il fotoracconto delle operazioni.


 

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