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PROGETTO «TORBCLIM»: EFFETTUATI I CAROTAGGI
ALLA TORBIERA PESSEY,
PARCO NATURALE DEL MONT AVIC (VALLE D'AOSTA)
 

15.10.2013
A cura di SMI / Redazione Nimbus

 

Ricordiamoci in grazia che il cercar la costituzione del mondo
è de' maggiori e de' più nobil problemi che sieno in natura.

Galileo Galilei, Dialogo, II


A seguito dei sopralluoghi estivi e delle indagini eseguite il 30 luglio scorso, nei giorni tra l'8 e l'11 ottobre 2013 sono state condotte le operazioni di carotaggio a fini di ricerche paleoclimatiche e paleoambientali alla torbiera Pessey (progetto «TorbClim»), a quota 1800 m nel Parco Naturale del Mont Avic (bassa Valle d'Aosta).

«TorbClim» è un progetto voluto e finanziato dalla Società Meteorologica Italiana, anche grazie al contributo di Daikin Italy nonché ai proventi del 5 per mille.

Ecco un fotoracconto delle giornate di lavoro, a cui hanno partecipato:

- Società Meteorologica Italiana,
Studio Associato di Geologia Maffeo (Biella)
ed
Équipe Arc-en-ciel (La Salle, Aosta) per il coordinamento.

- Parco Naturale Mont Avic per l'assistenza alla logistica.

- Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e
Università degli Studi del Molise (Campobasso) - Dipartimento di Agricoltura, Ambiente e Alimenti, per la consulenza scientifica.

- La ditta CTE - Costruzioni Tecno - Elettriche (Acqui Terme) per l'esecuzione dei carotaggi.

- Airstar Elicotteri (Mottalciata, Biella) per l'elitrasporto dei materiali.

- La sede RAI di Aosta e il fotografo Franco Borrelli per la documentazione dei lavori con fotografie e riprese video in alta qualità.




8 ottobre 2013, ore 12: dopo una settimana di cielo ostinatamente coperto e visibilità ridotta sulle Alpi occidentali, il lento colmamento della depressione presente sull'Italia consente alcune schiarite, sebbene pur sempre in un contesto di nuvolosità irregolare che ostacola a tratti i voli in elicottero, ma è l'ultima finestra disponibile prima dell'arrivo della neve.
Ecco i pesanti materiali (totale oltre 50 quintali) della ditta CTE, che provvederà all'esecuzione dei carotaggi, radunati sul piazzale di Covarey (Champdepraz) in attesa dell'elitrasporto (f. SMI).
 



8 ottobre 2013: ore 13, si inizia... (f. SMI).
 


 

... ma presto le nebbie avvolgono nuovamente la zona. La squadra - sotto l'efficientissimo coordinamento logistico di Stefano Maffeo (Studio Geologi Maffeo ed Équipe Arc-en-ciel) - giunta sulla torbiera Pessey per l'avvio del montaggio della sonda geognostica,
attende una schiarita (f. Franco Borrelli).
 

La nebbia si dilegua e riprendono le rotazioni d'elicottero. In primo piano, uno dei cingoli che permetteranno di muovere la sonda sul suolo in parte paludoso della torbiera
(f. Franco Borrelli).
 


 

8 ottobre 2013: terminate le operazioni di trasporto, gli operai CTE provvedono al montaggio della sonda geognostica (f. Franco Borrelli).
 


 




9 ottobre 2013: il secondo giorno di lavori è dedicato all'inizio dei carotaggi.
Il temporaneo afflusso di aria più asciutta permette ampie schiarite nelle valli alpine interne: al primo mattino, dopo una notte serena, il raffreddamento dei bassi strati atmosferici in assenza di vento produce lieve brina al suolo, e una sottile nebbia che si dissolve al levar del sole, producendo un'atmosfera suggestiva (f. Franco Borrelli).
 



Ubicazione dei siti in cui sono stati eseguiti i sondaggi preliminari del 30 luglio 2013 (sigle in giallo da PP1 a PP5) e quelli prescelti per l'estrazione di 3 «carote» complete fino a profondità di 10 m circa (sigle in azzurro, da S1 a S3). Le indagini si sono concentrate sul lobo orientale della torbiera, lievemente più depresso rispetto a quello occidentale, e che in base alle prove penetrometriche della scorsa estate mostrava le maggiori potenzialità in base a spessori e caratteristiche fisiche dei sedimenti (elaborazione Studio Maffeo).


9 ottobre 2013: per evitare danni alla fragile cotica erbosa della torbiera
si è disteso un nastro di geotessuto su cui si sono appoggiate plance metalliche traforate
in grado di distribuire il peso della macchina operatrice (f. SMI).
 



Ed ecco la sonda che si avvicina (qui sopra) e viene messa in attività (qui sotto) al primo sito prescelto per la perforazione e l'estrazione dei campioni di torba (S1) (f. SMI).
 






L'elemento perforatore porta al suo interno una fustella cilindrica in PVC
della lunghezza di 1,5 m, che ospiterà il campione prelevato (f. SMI).
 



Durante le operazioni di carotaggio, un telo plastico protegge il suolo sottostante da eventuali perdite di sostanze oleose. La perforazione procede per intervalli di 1,5 m, estraendo ogni volta la sonda e un campione di sedimento, fino alla profondità di 10,5 m, più o meno lentamente in base alla natura dei materiali incontrati (f. SMI).
 



In queste immagini, l'estrazione della prima «carota». La presenza di torba coinvolge
il primo metro circa dalla superficie, mentre al di sotto prevalgono limi di origine lacustre,
qui saggiati da Luca Mercalli. Sopra, in secondo piano, compaiono anche Roberto Facchini, guardaparco del Mont Avic, nonché Michele D'Amico e Consolata Siniscalco, dell'Università di Torino -
Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (f. Franco Borrelli).
 




Luca Mercalli mostra un campione dei materiali estratti
alla telecamera dell'operatore RAI Pietro Taldo (sede regionale di Aosta) (f. Franco Borrelli).
 

Mentre Stefano Maffeo (Studio Geologi Maffeo ed Équipe Arc-en-ciel) consulta gli operai CTE,  Consolata Siniscalco (Università di Torino) annota le informazioni
sulle prime operazioni di estrazione... (f. Franco Borrelli).
 

... e osserva insieme a Luca Mercalli alcuni campioni (f. Franco Borrelli).
 

Roberto Giacometti (geologo CTE) ripulisce e prepara per le analisi di laboratorio

la prima fustella estratta dalla sonda (0 - 1.5 m di profondità, sito S1) (f. SMI).
 

 


Per evitare perdite di materiale, le estremità vengono sigillate
con paraffina liquefatta... (f. SMI).

 


... ciascuna fustella viene numerata e contrassegnata con una etichetta ... (f. SMI).

 


... e riposta in cassette per il successivo trasporto a valle (f. Franco Borrelli).

 


10 ottobre 2013: un momento dei lavori al sito S2. Brunello Maffeo (Studio Geologi Maffeo) e Roberto Giacometti (CTE) osservano le cassette contenenti i campioni estratti fino a 10 m di profondità (f. SMI).

 


La cassetta contenente i primi 5 m dalla superficie (in questo caso, ciascun campione è lungo un metro). Il profilo sedimentologico è simile a quanto già riscontrato in S1: da sinistra, il primo metro è interamente contraddistinto da torba, che gradualmente cede il passo a limi di origine lacustre al di sotto di 1.2 - 1.3 m. Alcuni orizzonti sono costituiti da sedimenti ghiaiosi e materiale lapideo di natura serpentinitica, probabilmente attribuibili a trasporto solido alluvionale (f. SMI).

 

 

Ma, in questo sito (S2) l'elemento di grande interesse è dato dal rinvenimento, a 5.3 m dalla superficie, di un tronco sepolto (probabilmente di Pinus uncinata, molto diffuso in zona) che consentirà una più precisa datazione dei sedimenti con il metodo del carbonio-14 (14C) e migliorerà la ricostruzione del paleoambiente locale (f. SMI).

 


10 ottobre 2013: nel pomeriggio si prosegue con i carotaggi al sito S3 (profondità 10,5 m), che conferma la situazione riscontrata in S1 e S2. Intanto una perturbazione da Ovest si addossa alle Alpi e produce pioggia moderata, seguita dopo le h 16 da schiarite in atmosfera turbolenta al passaggio del fronte freddo, con vento in rinforzo, temperatura in calo e una prima spruzzata di neve sopra i 2200 m (f. SMI).

 

 


11 ottobre 2013: i lavori sono terminati, il cantiere viene smontato e verso mezzogiorno, approfittando delle schiarite portate dal vento da Nord,
inizia l'elitrasporto dei materiali verso valle (f. SMI).

 


Smontato il cantiere, l'aspetto della torbiera Pessey appare pressoché inalterato, salvo l'inevitabile calpestio delle specie erbacee che scomparirà alla ripresa vegetativa della prossima stagione (f. SMI).

 

Come evolverà il progetto «TorbClim» ?
I campioni estratti alla torbiera Pessey sono ora conservati presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi - Orto Botanico - dell'Università di Torino (Consolata Siniscalco, Rosanna Caramiello), che insieme all'Università del Molise (Elisabetta Brugiapaglia) e al Museo Archeologico del Finale (Daniele Arobba) coordinerà nei prossimi mesi le analisi palinologiche dei sedimenti.
Franco Gianotti (Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino) curerà le indagini sedimentologiche; dettagliate analisi chimiche verranno inoltre condotte dall'équipe di Michele Freppaz (sempre dell'Università di Torino), mentre la datazione dei campioni sarà eseguita dall'Università di Lecce - Centro di Datazione al Radiocarbonio (CEDAD).

Un ringraziamento particolare va a Massimo Bocca, direttore del Parco Naturale Mont Avic,
per l'importante disponibilità offerta, e a tutti coloro che - anche se non espressamente nominati - hanno lavorato insieme con grande professionalità, flessibilità e spirito di squadra.

 

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